Chiesa di San Giorgio in Kemonia

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Chiesa di San Giorgio in Kemonia
Facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàPalermo
Coordinate38°06′33.42″N 13°21′17.54″E / 38.109282°N 13.354871°E38.109282; 13.354871
Religionecattolica
TitolareSan Giorgio e San Giuseppe Cafasso
Arcidiocesi Palermo
Stile architettonicobarocco
Inizio costruzione1765
Completamento?

La chiesa di San Giorgio in Kemonia oggi altrimenti nota come chiesa di San Giuseppe Cafasso è ubicata nel centro storico di Palermo nel mandamento di Palazzo Reale o Albergaria in Via dei Benedettini.[1][2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Navata.
Controfacciata.

Epoca bizantino-araba[modifica | modifica wikitesto]

Epoca normanno-sveva[modifica | modifica wikitesto]

Epoca aragonese-spagnola[modifica | modifica wikitesto]

Epoca borbonica[modifica | modifica wikitesto]

Epoca contemporanea[modifica | modifica wikitesto]

Prospetto[modifica | modifica wikitesto]

Una breve gradinata attraverso una cancellata conduce all'ingresso del tempio. L'asse dell'attuale edificio è ribaltato. Il prospetto del primitivo edificio era rivolto a occidente, oggi si affaccia a oriente su via dei Benedettini ed è ripartito in due ordini. Tre coppie di paraste articolano il primo ordine, il portale è delimitato da colonne sormontate da timpano ad archi sovrapposti prospetticamente spezzato. L'ingresso è sormontato da timpano triangolare.

Al secondo ordine le coppie di paraste di riducono a due e delimitano un finestrone centrale, volute con riccioli terminali raccordano i due livelli. Chiude la prospettiva una coppia di volute con stele intermedia sormontata da croce.

Sul fianco destro, in posizione arretrata, si erge un vezzoso campanile dalla cui sommità, è possibile godere di uno dei panorami più belli della città.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

Esterno in stile barocco, l'interno in stile neoclassico, le decorazioni in stile rococò costituite da stucchi attribuiti a Giovanni Maria Serpotta.[6]

Nella controfacciata due colonne ai lati dell'ingresso reggono il palchetto del coro con l'organo.

Impianto a croce latina a navata unica, sei cappelle laterali e due negli emicicli del transetto. La volta reca dipinta in trompe-l'œil una falsa cupola. Sul soffitto della navata è presente un affresco settecentesco di Giuseppe Tresca raffigurante La Santa Vergine dona lo scapolare a San Benedetto.

Nel 1745 - 1747 con l'ulteriore trasferimento della Congregazione olivetana, della primitiva Cappella Ansaloni di Antonello Gagini e bottega del 1528,[7] solo custodia e la statua di Santa Maria del Riposo trovano una nuova collocazione. Per questo tempio è realizzata una copia del simulacro mentre l'originale e la custodia sono trasferiti nella Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis.[2]

Navata destra[modifica | modifica wikitesto]

  • Prima campata: Cappella della Sacra Famiglia.[8] La grotta ricavata sotto la mensa ospita la statua di Santa Rosalia.
  • Seconda campata: Cappella di San Giorgio. Sull'altare è collocato il quadro di San Giorgio, opera di Giuseppe Tresca.[8] Sotto la mensa è presente una teca con la raffigurazione del Cristo morto. Nella cappella staziona la vara del Crocifisso.
  • Terza campata: Cappella del Santissimo Crocifisso. Sull'altare Crocifisso del XVII secolo collocato su reliquiario intagliato da Giuseppe Marabitti.[8]

Navata sinistra[modifica | modifica wikitesto]

  • Prima campata: Cappella di Santa Francesca Romana. L'altare custodisce il dipinto Santa Francesca Romana porge il Bambino alla Madonna raffigurante Santa Francesca Romana oblata Olivetana e la Vergine Maria, opera di Giuseppe Tresca.[8] Fonte battesimale.
  • Seconda campata: Cappella della Madonna Addolorata primitiva Cappella dell'Immacolata Concezione. Sull'altare in marmi mischi è custodito il simulacro della Madonna Addolorata. Sulla parete destra è incastonato il cenotafio in memoria di Rosalia Colonna di Ventimiglia. Gaspare Palermo documenta un quadro raffigurante San Bernardo Tolomei senese fondatore della Congregazione Olivetana.[8]
  • Terza campata, Cappella di San Benedetto. Sull'altare è documentato il dipinto di San Benedetto raffigurante il fondatore dell'Ordine benedettino nell'atto di ricevere la veste, accompagnato dai discepoli, opera di Giuseppe Velazquez.[2][8]

Presbiterio[modifica | modifica wikitesto]

Sulle pareti laterali dell'abside due ovali con tele di Giuseppe Tresca. Sulla parete del catino absidale è riprodotto su raggiera l'Agnus Dei adagiato su nembi e circondato putti osannanti.

Sacrestia[modifica | modifica wikitesto]

In sacrestia è documentato il sepolcro del presidente della regia corte di giustizia Carlo Onofrio Buglio opera di Lorenzo Marabitti.

  • Deposizione, dipinto di Pietro Novelli.[9]
  • Maria Vergine, dipinto collocato sull'altare del locale.

Monastero benedettino dei Bianchi di Monte Oliveto[modifica | modifica wikitesto]

  • 1747, Monastero benedettino dei Bianchi di Monte Oliveto sotto il titolo di «Santa Maria dello Spasimo in San Giorgio in Kemonia».[2]

Il magnifico scalone in marmo rosso è progettato dal sacerdote e architetto del Senato Palermitano Nicolò Palma nipote del domenicano Andrea Palma.

Il soffitto dello scalone è impreziosito dal bellissimo affresco settecentesco Trionfo dell'Ordine raffigurante i Benedettini bianchi tra schiere d'angeli che ascendono al Cielo ove sono accolti da Gesù e Maria.

  • XXI secolo, Il monastero è ristrutturato da poco. In epoca successiva al 1866, dopo l'emanazione delle leggi eversive e la confisca dei beni, l'edificio è stato adibito ad alloggi per truppe militari, destinazione d'uso che conserva tuttora.

Carcere delle benedettine[modifica | modifica wikitesto]

L'ex Carcere delle Benedettine è ubicato dirimpetto alla chiesa di San Giorgio, chiuso da trent'anni e si presenta oggi in avanzato stato di degrado.

Sul portale d'ingresso una targa marmorea recita "CASA D'ISTRUZIONE ED EMENDA DIRETTA DALLE SUORE DEL BUON PASTORE".

Cimitero[modifica | modifica wikitesto]

Come per l'attigua chiesa di San Giovanni degli Eremiti, il recinto scoperto del luogo sacro in epoca normanna era utilizzato come cimitero per i membri di corte del Palazzo reale.

Moschea[modifica | modifica wikitesto]

Similmente all'attigua chiesa di San Giovanni degli Eremiti, la costruzione edificata in epoca araba era stata convertita in moschea.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pagina 481, Tommaso Fazello, "Della Storia di Sicilia - Deche Due" [1] Archiviato il 29 novembre 2015 in Internet Archive., Volume uno, Palermo, Giuseppe Assenzio - Traduzione in lingua toscana, 1817.
  2. ^ a b c d Vincenzo Mortillaro, p. 37.
  3. ^ a b c Gaspare Palermo Volume terzo, p. 84.
  4. ^ a b c d e Gaspare Palermo Volume terzo, p. 85.
  5. ^ Gaspare Palermo Volume terzo, p. 86.
  6. ^ a b c Gaspare Palermo Volume terzo, p. 87.
  7. ^ Gioacchino di Marzo, pp. 367-371.
  8. ^ a b c d e f g Gaspare Palermo Volume terzo, p. 88.
  9. ^ Gaspare Palermo Volume terzo, p. 90.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]