Dalida: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m minifix incipit
wip
Riga 1: Riga 1:
{{WIP|Twice25}}
{{Gruppo
|Nome Gruppo = Dalida
|Nazione gruppo = Francia
|Generi musicali = [[musica leggera]]
|Anni di attività = [[1957]] - [[1987]]
|Etichetta =
|Tipo artista = Solista
|Fotografia = DALIDA.jpg
|Dimensione Fotografia = 300
|Didascalia = Tomba di Dalida al [[cimitero di Montmartre]] a [[Parigi]]
|Url = http://www.dalida.com
|Strumento =
|Band attuale =
|Band precedenti =
|Numero totale album pubblicati =
|Numero album studio =
|Numero album live =
|Numero raccolte =
}}
{{Bio
{{Bio
|Nome =
|Nome =
Riga 14: Riga 34:
|Nazionalità = francese
|Nazionalità = francese
|PostNazionalità =  egiziana di nascita ma di origine italiana
|PostNazionalità =  egiziana di nascita ma di origine italiana
|Immagine=DALIDA
|Didascalia=Tomba di Dalida al [[cimitero di Montmartre]] a [[Parigi]]
}}
}}


==Biografia==
Dalida nacque a Choubrah (piccolo sobborgo alle porte del [[Il Cairo|Cairo]]) da genitori calabresi originari di [[Serrastretta]], in provincia di [[Catanzaro]]. Il padre Pietro era primo violino all'Opera del Cairo.
Dalida nacque a Choubrah (piccolo sobborgo alle porte del [[Il Cairo|Cairo]]) da genitori calabresi originari di [[Serrastretta]], in provincia di [[Catanzaro]]. Il padre Pietro era primo violino all'Opera del Cairo.


===L'Egitto===
Dalida vive con i suoi genitori e i suoi due fratelli nella casa di famiglia sita in 11 Sharia Khumahawiyaà a Choubrah. Durante l'infanzia è costretta ad indossare gli occhiali per via di una malattia agli occhi che le provocherà un leggero (ma comunque evidente) [[strabismo]] e che la costringerà a numerose operazioni anche in età adulta. Grazie al suo aspetto, a 17 anni vince il concorso di bellezza "Miss Ondine" e successivamente la fascia di Miss Egitto che le aprirà le porte del mondo del [[cinema]].
Dalida vive con i suoi genitori e i suoi due fratelli nella casa di famiglia sita in 11 Sharia Khumahawiyaà a Choubrah. Durante l'infanzia è costretta ad indossare gli occhiali per via di una malattia agli occhi che le provocherà un leggero (ma comunque evidente) [[strabismo]] e che la costringerà a numerose operazioni anche in età adulta. Grazie al suo aspetto, a 17 anni vince il concorso di bellezza "Miss Ondine" e successivamente la fascia di Miss Egitto che le aprirà le porte del mondo del [[cinema]].


In ''Joseph et ses frères'' (''Giuseppe e i suoi fratelli'', con [[Omar Sharif]]), doppia [[Rita Hayworth]], di cui è una grande ammiratrice; nel [[1954]] entra a far parte del cast de ''La Masque de Toutankhamon'' (''La maschera di Tutankhamon'') e di ''Un verre, une cigarette'' (''Un bicchiere, una sigaretta'').
In ''Joseph et ses frères'' (''Giuseppe e i suoi fratelli'', con [[Omar Sharif]]), doppia [[Rita Hayworth]], di cui è una grande ammiratrice; nel [[1954]] entra a far parte del cast de ''La Masque de Toutankhamon'' (''La maschera di Tutankhamon'') e di ''Un verre, une cigarette'' (''Un bicchiere, una sigaretta'').


==Biografia==
==24 dicembre 1954: Parigi==
===1954 - Parigi===
Desiderosa di affermarsi nel mondo dello spettacolo decide di lasciare l'Egitto e tentare la fortuna come attrice in Europa. Il [[24 dicembre]] del 1954 contro il volere della madre che comunque la sosterrà, Dalida sale su un aereo con la sua valigia e tante speranze alla volta di Parigi. Nella capitale francese abiterà provvisoriamente in un appartamento di Rue [[Ponthieu]], vicino agli [[Champs Elysées]]. Il primo anno a Parigi sarà difficile, Dalida, per la prima volta in Europa, si sente spaesata nella grande ''Ville lumière'', ma nel contempo ha tanta voglia di dimostrare il suo valore.
Desiderosa di affermarsi nel mondo dello spettacolo decide di lasciare l'Egitto e tentare la fortuna come attrice in Europa. Il [[24 dicembre]] del 1954 contro il volere della madre che comunque la sosterrà, Dalida sale su un aereo con la sua valigia e tante speranze alla volta di Parigi. Nella capitale francese abiterà provvisoriamente in un appartamento di Rue [[Ponthieu]], vicino agli [[Champs Elysées]]. Il primo anno a Parigi sarà difficile, Dalida, per la prima volta in Europa, si sente spaesata nella grande ''Ville lumière'', ma nel contempo ha tanta voglia di dimostrare il suo valore.


Riga 47: Riga 64:
Nel [[1965]] Dalida è la cantante preferita dai francesi, anno in cui recita in ''[[Ménage all'italiana]]'' (con [[Ugo Tognazzi]], [[Romina Power]] e [[Paola Borboni]], musiche di [[Ennio Morricone]]), ed incide ''La danse de Zorba'' (in italiano ''La danza di Zorba''), su una base di [[sirtaki]], ''Amore scusami'' (cover di un successo di [[John Foster]]), ''Cominciamo ad amarci'' e ''La vie en rose'', storico [[cavallo di battaglia]] di Edith Piaf, venuta a mancare solo due anni prima nel [[1963]].
Nel [[1965]] Dalida è la cantante preferita dai francesi, anno in cui recita in ''[[Ménage all'italiana]]'' (con [[Ugo Tognazzi]], [[Romina Power]] e [[Paola Borboni]], musiche di [[Ennio Morricone]]), ed incide ''La danse de Zorba'' (in italiano ''La danza di Zorba''), su una base di [[sirtaki]], ''Amore scusami'' (cover di un successo di [[John Foster]]), ''Cominciamo ad amarci'' e ''La vie en rose'', storico [[cavallo di battaglia]] di Edith Piaf, venuta a mancare solo due anni prima nel [[1963]].


== L'incontro con Luigi Tenco ==
=== L'incontro con Luigi Tenco ===

Dopo una breve storia di tre anni con [[Christian de la Mazière]], nel [[1966]] instaura una relazione con il celebre cantautore italiano [[Luigi Tenco]], e sarà proprio con lui che Dalida parteciperà al [[Festival di Sanremo 1967|Festival di Sanremo del 1967]] con la canzone ''Ciao amore ciao'', scritta dallo stesso Tenco. Pare che sia stata la stessa Dalida a convincere il [[cantautore]] [[piemonte]]se a partecipare anche alla versione francese, mantenendo lo stesso titolo.
Dopo una breve storia di tre anni con [[Christian de la Mazière]], nel [[1966]] instaura una relazione con il celebre cantautore italiano [[Luigi Tenco]], e sarà proprio con lui che Dalida parteciperà al [[Festival di Sanremo 1967|Festival di Sanremo del 1967]] con la canzone ''Ciao amore ciao'', scritta dallo stesso Tenco. Pare che sia stata la stessa Dalida a convincere il [[cantautore]] [[piemonte]]se a partecipare anche alla versione francese, mantenendo lo stesso titolo.


Riga 59: Riga 75:


=== 1968 - nasce la "seconda Dalida" ===
=== 1968 - nasce la "seconda Dalida" ===

Il [[4 agosto]] [[1968]] Dalida diventa bionda: data mitica nell'evoluzione artistica della cantante, il cambio di colore dei capelli segna anche l'inizio di un nuovo repertorio musicale e di un nuovo stile, del suo trasformarsi da cantante di grande successo a vera e propria icona e diva.
Il [[4 agosto]] [[1968]] Dalida diventa bionda: data mitica nell'evoluzione artistica della cantante, il cambio di colore dei capelli segna anche l'inizio di un nuovo repertorio musicale e di un nuovo stile, del suo trasformarsi da cantante di grande successo a vera e propria icona e diva.


Riga 68: Riga 83:
Nnel [[1969]] Dalida si innamora di un ragazzo italiano di 22 anni di nome Lucio: relazione che viene interrotta per le pressioni del suo stesso staff (il ragazzo si presenterà alla vigilia di Natale presso l'abitazione parigina della cantante riunita con la sua famiglia, scatenando l'ira del fratello).
Nnel [[1969]] Dalida si innamora di un ragazzo italiano di 22 anni di nome Lucio: relazione che viene interrotta per le pressioni del suo stesso staff (il ragazzo si presenterà alla vigilia di Natale presso l'abitazione parigina della cantante riunita con la sua famiglia, scatenando l'ira del fratello).


== La ricerca interiore e il lavoro psicanalitico ==
=== La ricerca interiore e il lavoro psicanalitico ===
Un anno dopo Dalida è in [[Nepal]] e soggiorna in un [[ashram]].
Un anno dopo Dalida è in [[Nepal]] e soggiorna in un [[ashram]]. Da questo punto di vista il 1967 è l'anno della svolta.

Da questo punto di vista il 1967 è l'anno della svolta.


Tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta, infatti, Dalida intraprende un complesso lavoro di ricerca interiore e spirituale. Un percorso di studio e di approfondimento che include non solo la lettura di testi propriamente filosofici e il confronto con l'orizzonte della psicoanalisi, ma anche l'incontro con Arnaud Desjardins (regista, scrittore e studioso della cultura orientale) e con Swamji Prajnanpad (il cui insegnamento è caratterizzato dal tentativo di realizzare una sintesi armonica tra psicanalisi freudiana e spiritualità orientale).
Tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta, infatti, Dalida intraprende un complesso lavoro di ricerca interiore e spirituale. Un percorso di studio e di approfondimento che include non solo la lettura di testi propriamente filosofici e il confronto con l'orizzonte della psicoanalisi, ma anche l'incontro con Arnaud Desjardins (regista, scrittore e studioso della cultura orientale) e con Swamji Prajnanpad (il cui insegnamento è caratterizzato dal tentativo di realizzare una sintesi armonica tra psicanalisi freudiana e spiritualità orientale).
Riga 79: Riga 92:
Nel [[1975]] il [[Quebec (provincia)|Québec]] nomina Dalida "personaggio più popolare", dopo [[Elvis Presley]], e "donna dell'anno" insieme a [[Jackie Kennedy]].
Nel [[1975]] il [[Quebec (provincia)|Québec]] nomina Dalida "personaggio più popolare", dopo [[Elvis Presley]], e "donna dell'anno" insieme a [[Jackie Kennedy]].


== Il cinquantesimo compleanno ==
=== Il cinquantesimo compleanno ===
In occasione del suo cinquantesimo compleanno il fratello Orlando e gli amici organizzano una festa il 17 gennaio 1983 presso un celebre cabaret parigino di trasformisti, Chez Michou; in quell'occasione si esibisce una drag queen nelle vesti della cantante. Dalida ha un momento di tristezza, probabilmente per il fatto che ad una certa età il personaggio Dalida cominciò a pesare sulla donna Yolanda.
In occasione del suo cinquantesimo compleanno il fratello Orlando e gli amici organizzano una festa il 17 gennaio 1983 presso un celebre cabaret parigino di trasformisti, Chez Michou; in quell'occasione si esibisce una drag queen nelle vesti della cantante. Dalida ha un momento di tristezza, probabilmente per il fatto che ad una certa età il personaggio Dalida cominciò a pesare sulla donna Yolanda.
Riga 126: Riga 139:
Paradigmatico, in questo senso, un brano di grande complessità come "Et tous ces regards" (Hanin-Stora), dove l'esperienza psicanalitica, il lavoro di ricerca interiore e di approfondimento culturale svolto negli anni Settanta viene in qualche modo tradotto in immagine. In questo caso - come in brani per molti versi affini, pur nelle evidenti differenze, quali "Amoureuse de la vie", "Fini la comédie", "A ma manière", "Il y a toujours une chanson" (ottimo esempio di canzone strutturalmente meta-testuale) - il tema decisivo è quello, non solo freudiano e psicanalitico, della "elaborazione del lutto".
Paradigmatico, in questo senso, un brano di grande complessità come "Et tous ces regards" (Hanin-Stora), dove l'esperienza psicanalitica, il lavoro di ricerca interiore e di approfondimento culturale svolto negli anni Settanta viene in qualche modo tradotto in immagine. In questo caso - come in brani per molti versi affini, pur nelle evidenti differenze, quali "Amoureuse de la vie", "Fini la comédie", "A ma manière", "Il y a toujours une chanson" (ottimo esempio di canzone strutturalmente meta-testuale) - il tema decisivo è quello, non solo freudiano e psicanalitico, della "elaborazione del lutto".


Qui infatti centrale è il riconoscimento di quello che potremmo definire il "dover essere" del senso: la consapevolezza cioè che il senso, lungi dall'essere qualcosa di già da sempre garantito, si configura per noi - e, in modo eminente, per l'artista, in questo caso per la "cantante" - come una dimensione da ri-costituire sempre e di nuovo. Un senso, insomma, da ri-definire di volta in volta. La solitudine e il fallimento esistenziale dell'artista - tema più volte affrontato da Dalida - diventa così l'exemplum di una condizione ontologica di fatto universale: qualcosa cioè che riguarda l'operare di tutti e di ciascuno.
Qui infatti centrale è il riconoscimento di quello che potremmo definire il "dover essere" del senso: la consapevolezza cioè che il senso, lungi dall'essere qualcosa di già da sempre garantito, si configura per noi - e, in modo eminente, per l'artista, in questo caso per la "cantante" - come una dimensione da ri-costituire sempre e di nuovo. Un senso, insomma, da ri-definire di volta in volta. La solitudine e il fallimento esistenziale dell'artista - tema più volte affrontato da Dalida - diventa così l'exemplum di una condizione ontologica di fatto universale: qualcosa cioè che riguarda l'operare di tutti e di ciascuno:
{{quote|Avec des faux pas, des faux plis, chacun de nous porte sa vie, à sa manière. Viens, mais ne viens pas quand je serai seule, moi qui ai tout choisi dans ma vie, je veux choisir ma mort aussi.Un soir de 31 décembre dans la vallée des poupées, elle était toute seule dans sa chambre, personne ne l'appellait: c'était la plus belle fille du monde, elle était riche, elle était blonde, pourtant, au dernier coup de minuit, adieu la vie!".Moi qui sombrais vers l'infini, je suis là, et c'est Dieu merci, pour t'aimer, et danser toute la vie!. "Le décor n'a pas changé, mais les acteurs n'ont rien à jouer: il faut baisser le rideau!".|}}

"Avec des faux pas, des faux plis, chacun de nous porte sa vie, à sa manière".
"Viens, mais ne viens pas quand je serai seule, moi qui ai tout choisi dans ma vie, je veux choisir ma mort aussi".
"Un soir de 31 décembre dans la vallée des poupées, elle était toute seule dans sa chambre, personne ne l'appellait: c'était la plus belle fille du monde, elle était riche, elle était blonde, pourtant, au dernier coup de minuit, adieu la vie!".
"Moi qui sombrais vers l'infini, je suis là, et c'est Dieu merci, pour t'aimer, et danser toute la vie!".
"Le décor n'a pas changé, mais les acteurs n'ont rien à jouer: il faut baisser le rideau!".


In questo senso, la Dalida espressionistica e straniata di brani come "Je suis malade" (Lama-Dona) o, appunto, quella di "Et tous ces regards" è la Dalida più interessante e profonda: lì quella coincidentia oppositorum, quel cortocircuito di arte e vita, ma anche di verità e menzogna, di essenza e apparenza, si fa carne e musica. In quei brani, in definitiva, l'allusività ironica e "clin d'oeil" di "Comme disait Mistinguett" o dell'eccentrico pastiche di "Génération 78" viene in qualche modo riassorbita in un microcosmo di straordinaria densità estetica, di altissimo spessore artistico. Ma Dalida, al di là di ogni contraddizione come di ogni riduzionismo, è insieme l'una e l'altra cosa. Contemporaneamente. E' Mistinguett e, insieme, Fedra. E' Medea e insieme Marylin. E', davvero, sotto ogni profilo, "toutes les femmes".
In questo senso, la Dalida espressionistica e straniata di brani come "Je suis malade" (Lama-Dona) o, appunto, quella di "Et tous ces regards" è la Dalida più interessante e profonda: lì quella coincidentia oppositorum, quel cortocircuito di arte e vita, ma anche di verità e menzogna, di essenza e apparenza, si fa carne e musica. In quei brani, in definitiva, l'allusività ironica e "clin d'oeil" di "Comme disait Mistinguett" o dell'eccentrico pastiche di "Génération 78" viene in qualche modo riassorbita in un microcosmo di straordinaria densità estetica, di altissimo spessore artistico. Ma Dalida, al di là di ogni contraddizione come di ogni riduzionismo, è insieme l'una e l'altra cosa. Contemporaneamente. E' Mistinguett e, insieme, Fedra. E' Medea e insieme Marylin. E', davvero, sotto ogni profilo, "toutes les femmes".
Riga 138: Riga 146:
Nel [[2006]] è stato trasmesso un film-TV (regia: Joyce Bunuel) diviso in due parti e incentrato sulla vita dell'artista, per l'occasione interpretata da [[Sabrina Ferilli]].
Nel [[2006]] è stato trasmesso un film-TV (regia: Joyce Bunuel) diviso in due parti e incentrato sulla vita dell'artista, per l'occasione interpretata da [[Sabrina Ferilli]].


=== 2007: iniziative per il 20.mo anniversario della scomparsa ===
=== 2007: ventesimo anniversario della morte ===
In occasione del ventennale della morte di Dalida (3 maggio 1987-2007), il sindaco di [[Parigi]], nonché grande amico di Dalida, [[Bertrand Delanoe]] ha predisposto una grande mostra commemorativa nei locali del Comune di Parigi (''Mairie de Paris''). Per l'occasione verrà anche realizzato un cofanetto con 8 DVD con alcuni tra i suoi più bei filmati televisivi e non, nonché numerose iniziative in campo discografico, tra cui una compilation di cinque CD con le cento più belle canzoni di Dalida.
In occasione del ventennale della morte di Dalida (3 maggio 1987-2007), il sindaco di [[Parigi]], nonché grande amico di Dalida, [[Bertrand Delanoe]] ha predisposto una grande mostra commemorativa nei locali del Comune di Parigi (''Mairie de Paris'').


È annunciata inoltre l'uscita in DVD di diversi film: ''Le sixième jour'', opera importante del grande regista arabo Youssef Chahine e una versione per collezionisti del film di Joyce Bunuel ''Dalida'' ed il film ''Io ti amo'', mai uscito per l'home video.
Il ciclo di manifestazioni commemorative ha compreso la realizzazione di un cofanetto con otto DVD con alcuni tra i filmati televisivi e documentaristici riguardanti l'artista, una compilation di cinque CD con le cento più belle canzoni di Dalida, un DVD dal titolo ''Le sixième jour'', opera del regista arabo Youssef Chahine, e una versione per collezionisti del film di Joyce Bunuel ''Dalida'', oltre ad una versione rimasterizzata del film ''Io ti amo'', mai pubblicato per il mercato dell'home video.


=== Curiosità - nota tecnica ===
=== Curiosità - nota tecnica ===

Versione delle 00:20, 2 dic 2007

Template:Gruppo Dalida- nome d'arte di Iolanda Cristina Gigliotti, con il nome di battesimo poi francesizzato in Yolanda - (Il Cairo, 17 gennaio 1933Parigi, 3 maggio 1987) è stata una cantante francese egiziana di nascita ma di origine italiana.

Dalida nacque a Choubrah (piccolo sobborgo alle porte del Cairo) da genitori calabresi originari di Serrastretta, in provincia di Catanzaro. Il padre Pietro era primo violino all'Opera del Cairo.

Dalida vive con i suoi genitori e i suoi due fratelli nella casa di famiglia sita in 11 Sharia Khumahawiyaà a Choubrah. Durante l'infanzia è costretta ad indossare gli occhiali per via di una malattia agli occhi che le provocherà un leggero (ma comunque evidente) strabismo e che la costringerà a numerose operazioni anche in età adulta. Grazie al suo aspetto, a 17 anni vince il concorso di bellezza "Miss Ondine" e successivamente la fascia di Miss Egitto che le aprirà le porte del mondo del cinema.

In Joseph et ses frères (Giuseppe e i suoi fratelli, con Omar Sharif), doppia Rita Hayworth, di cui è una grande ammiratrice; nel 1954 entra a far parte del cast de La Masque de Toutankhamon (La maschera di Tutankhamon) e di Un verre, une cigarette (Un bicchiere, una sigaretta).

Biografia

1954 - Parigi

Desiderosa di affermarsi nel mondo dello spettacolo decide di lasciare l'Egitto e tentare la fortuna come attrice in Europa. Il 24 dicembre del 1954 contro il volere della madre che comunque la sosterrà, Dalida sale su un aereo con la sua valigia e tante speranze alla volta di Parigi. Nella capitale francese abiterà provvisoriamente in un appartamento di Rue Ponthieu, vicino agli Champs Elysées. Il primo anno a Parigi sarà difficile, Dalida, per la prima volta in Europa, si sente spaesata nella grande Ville lumière, ma nel contempo ha tanta voglia di dimostrare il suo valore.

Siamo nel 1956 quando, ispirandosi al film Sansone e Dalila, adotta il nome d'arte Dalila, che cambierà in seguito su consiglio di Fred Machard, scenarista della "Villa d'Este", in Dalida.

È sempre il 1956 l'anno in cui registra il suo primo vinile con Madona, versione francese di Barco negro, successo della cantante portoghese Amalia Rodriguez. Sarà molta la curiosità riscossa da quella nuova cantante venuta dall'oriente dalla voce calda e sensuale, tanto che in molti si chiederanno, ascoltandola alla radio, se a cantare sia una donna o un uomo.

Al successo di Madona, seguiranno Bambino (traduzione della canzone napoletana Guaglione), lanciata da "Radio Europe 1", e dal suo direttore Lucien Morisse, di cui Dalida si innamora. Il successo di Bambino sarà travolgente e Dalida diventa per i francesi "madame Bambino". In brevissimo tempo sono più di 500.000 le copie dei dischi vendute in Francia (primo disco d'oro della nostra "vedette" e, per ben 39 settimane, n° 1 nelle classifiche dei dischi più venduti, secondo Infodisc).

Recita in Rapt au Deuxième Bureau (Rapimento al secondo ufficio) di Jean Stelli, con Frank Villarde ed iniziano le esibizioni in un récital al Cairo; sarà la volta di Come prima (per cui riceve un premio Bobino), Piove, successo di Domenico Modugno e Gli zingari (Les Gitans), canzone pseudospagnola, ma creata da Hubert Giraud per il "Coq d'Or de la chanson française" (edizione 1958). Cantando Gli zingari, si fa conoscere in Italia nella trasmissione Il Musichiere, condotta da Mario Riva; seguono La canzone di Orfeo e Milord, portata al successo, in italiano, anche da Milva.

In ex-aequo con Tino Rossi, nel 1959 ottiene l'Oscar della canzone ed un anno dopo riceve l'Oscar di Radio Monte Carlo come vedette preferita dagli ascoltatori, nonché il Gran Premio della canzone per l'interpretazione in francese di Romantica, la canzone vincitrice del Festival di Sanremo 1960.

Seguono le incisioni di Les enfants du Pirée (incisa in italiano come Uno a me uno a te), O sole mio (motivo tradizionale napoletano), L'arlecchino gitano, T'aimer follement (in italiano T'amerò dolcemente), Garde-moi la derniere danse (in italiano Chiudi il ballo con me).

È l'8 aprile 1961 quando Dalida sposa Lucien Morisse. Solo pochi mesi dopo incontra a Cannes Jean Sobieski, giovane e bellissimo pittore di cui si innamora e per il quale Dalida non solo lascia Morisse, ma ben presto si trasferisce a Neuilly a convivere. Nel 1961 è con Charles Aznavour che vince l'Oscar per la canzone, precedendo Gloria Lasso ed Edith Piaf.

Nel 1964 è la prima donna a vincere il disco di platino per aver venduto più di 10 milioni di dischi e, sempre nel 1964, segue il Tour de France (vinto da Jacques Anquetil), cantando più di duemila canzoni lungo 2900 km.

Nel 1965 Dalida è la cantante preferita dai francesi, anno in cui recita in Ménage all'italiana (con Ugo Tognazzi, Romina Power e Paola Borboni, musiche di Ennio Morricone), ed incide La danse de Zorba (in italiano La danza di Zorba), su una base di sirtaki, Amore scusami (cover di un successo di John Foster), Cominciamo ad amarci e La vie en rose, storico cavallo di battaglia di Edith Piaf, venuta a mancare solo due anni prima nel 1963.

L'incontro con Luigi Tenco

Dopo una breve storia di tre anni con Christian de la Mazière, nel 1966 instaura una relazione con il celebre cantautore italiano Luigi Tenco, e sarà proprio con lui che Dalida parteciperà al Festival di Sanremo del 1967 con la canzone Ciao amore ciao, scritta dallo stesso Tenco. Pare che sia stata la stessa Dalida a convincere il cantautore piemontese a partecipare anche alla versione francese, mantenendo lo stesso titolo.

Si dice che la cantante, colpita dalla bellezza della canzone (si tratta tra l'altro di un brano carico di rimandi alla poetica di C. Pavese) abbia convinto Tenco, ancora esitante, a partecipare alla manifestazione e addirittura che gli organizzatori, che l'avevano esclusa in prima battuta.

La giuria elimina comunque la canzone Ciao amore ciao e il 27 gennaio Luigi Tenco si suicida con un colpo alla tempia. È Dalida che, entrando nella stanza d'albergo di Tenco, lo trova rivolto per terra. La cantante, che chiedeva di bloccare il Festival, lascia Sanremo per volontà degli organizzatori. Il filmato della loro partecipazione al festival scomparirà dagli archivi RAI.

Il primo tentativo di suicidio

Il 26 febbraio Dalida con il cuore distrutto per quanto accaduto tenta di togliersi la vita a Parigi seguendo un piano molto lucido: finge di recarsi all'aeroporto di Orly per partire per l'Italia, si fa invece portare all'hotel "Principe di Galles", sistemandosi nella camera 410 con il suo nome Yolanda Gigliotti. Appende sulla porta un biglietto con scritto "Si prega di non disturbare" e prima di ingerire molti farmaci scrive tre lettere: una all'ex marito, una alla madre in cui le dice di non disperarsi, ed una al pubblico che adorava. Dalida sarà salvata grazie ad una cameriera che, insospettita dal fatto che una luce accesa filtrava dalla porta della stanza, non riordinata da 48 ore, avverte il direttore che entra da un'altra stanza e trova Dalida in coma, dal quale uscirà dopo cinque giorni.

1968 - nasce la "seconda Dalida"

Il 4 agosto 1968 Dalida diventa bionda: data mitica nell'evoluzione artistica della cantante, il cambio di colore dei capelli segna anche l'inizio di un nuovo repertorio musicale e di un nuovo stile, del suo trasformarsi da cantante di grande successo a vera e propria icona e diva.

Dalida partecipa a Partitissima (ex Canzonissima) dove vince con la canzone Dan dan dan. Nel ritirare il premio, Dalida afferma Lassù qualcuno è contento riferendosi evidentemente a Luigi Tenco. È una vittoria chiacchierata e sofferta: chiacchierata perché considerata "politica", dovuta più all'enorme pubblicità che il tentato suicidio le ha procurato che a meriti effettivi; sofferta su un piano personale, perché Dalida proprio in questo periodo sta decidendo se tenere o meno il bimbo che porta in grembo, frutto di un'effimera avventura, decidendo di abortire per via della situazione sentimentale.

Nello stesso anno in Italia recita sul set di Io ti amo, film di Antonio Margheriti con Alberto Lupo. Il 18 giugno 1968 ottiene il titolo di "Commendatore delle Arti, delle Scienze e delle Lettere", conferitole dal presidente francese Charles De Gaulle, e il 5 dicembre è la prima donna a ricevere la medaglia della Presidenza della Repubblica.

Nnel 1969 Dalida si innamora di un ragazzo italiano di 22 anni di nome Lucio: relazione che viene interrotta per le pressioni del suo stesso staff (il ragazzo si presenterà alla vigilia di Natale presso l'abitazione parigina della cantante riunita con la sua famiglia, scatenando l'ira del fratello).

La ricerca interiore e il lavoro psicanalitico

Un anno dopo Dalida è in Nepal e soggiorna in un ashram. Da questo punto di vista il 1967 è l'anno della svolta.

Tra la fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta, infatti, Dalida intraprende un complesso lavoro di ricerca interiore e spirituale. Un percorso di studio e di approfondimento che include non solo la lettura di testi propriamente filosofici e il confronto con l'orizzonte della psicoanalisi, ma anche l'incontro con Arnaud Desjardins (regista, scrittore e studioso della cultura orientale) e con Swamji Prajnanpad (il cui insegnamento è caratterizzato dal tentativo di realizzare una sintesi armonica tra psicanalisi freudiana e spiritualità orientale).

Questo duplice lavoro (culturale e psicologico-spirituale) rappresenta per Dalida un'occasione fondamentale di trasformazione e di rinnovamento. La Dalida sensuale e travolgente - ma sempre ambivalente, sempre nel segno di Eros e Thanatos ! - degli anni Cinquanta e Sessanta, si trasfigura in una Dalida nuova: la Dalida mistica e spirituale dei lunghi abiti bianchi. La Dalida che fa appello al dettaglio del gesto, al movimento dei capelli, all'intensità dello sguardo, al dinamismo delle mani per tentare di dire l'indicibile: per mettere in immagine ciò che resta irriducibilmente altro da ogni possibile immagine. Il dolore, la sofferenza, la morte, la perdita, l'abbandono. Una Dalida matura e consapevole. Un'artista completa e compiuta. Nel segno del tragico.

Nel 1975 il Québec nomina Dalida "personaggio più popolare", dopo Elvis Presley, e "donna dell'anno" insieme a Jackie Kennedy.

Il cinquantesimo compleanno

In occasione del suo cinquantesimo compleanno il fratello Orlando e gli amici organizzano una festa il 17 gennaio 1983 presso un celebre cabaret parigino di trasformisti, Chez Michou; in quell'occasione si esibisce una drag queen nelle vesti della cantante. Dalida ha un momento di tristezza, probabilmente per il fatto che ad una certa età il personaggio Dalida cominciò a pesare sulla donna Yolanda.

Nel 1981 Dalida festeggia i 25 anni di carriera con la consegna di un disco di diamante per aver venduto 86 milioni di dischi in tutto il mondo e per aver interpretato ben 38 dischi d'oro in 7 lingue.

Il ritorno in Egitto ed il cinema

Parte per l'Egitto nel 1986, dove recita nel film Le Sixième Jour (Il sesto giorno, di Yussef Chahine) e per la prima volta nel ruolo principale. Torna a Parigi e dichiara che, dopo aver rivisto i luoghi della sua infanzia, è stanca e incapace di riprendere la vita e i ritmi di sempre e sarà proprio approfittando del lungo ponte in occasione della festa dei lavoratori, che Dalida organizzerà il disarmante piano del suo suicidio.

Pardonnez-moi, la vie m'est insupportable

Sabato 2 maggio 1987 Dalida chiama il fratello-manager Orlando che le annuncia di aver rinviato un previsto servizio fotografico a causa del freddo; la sera, la cantante dice alla cameriera che farà tardi perché ha intenzione di recarsi a teatro e le chiede di svegliarla verso le 17 del giorno successivo. In realtà, con la macchina fa il giro dell'isolato, imbuca una lettera per il fratello Orlando, per poi barricarsi nella sua villa della rue d'Orchamps ed ingerire un cocktail di barbiturici.

È il 3 maggio 1987 che, a Montmartre, Dalida si toglie la vita, a vent'anni dal primo tentativo.

Accanto al corpo lascia appena un biglietto:

«Perdonatemi, la vita mi è insopportabile.»

Tra i primi a scoprire la tragedia vi è il fratello Orlando, nominato erede universale ed oggi custode intransigente dell'immagine di Dalida. La morte di Dalida lascia sotto shock la Francia intera; ai funerali, lo storico Claude Manceron (ufficialmente in nome del Presidente François Mitterrand, in realtà parlando per l'intera nazione) la saluta dicendo: «Yolanda arrivederci. Dalida grazie».

Riposa nel cimitero di Montmartre a Parigi, e accanto alla sua tomba si trova una statua commemorativa in cui la cantante mostra gli occhi chiusi allo spettatore. Nel 1997 è stata inaugurata a Montmartre una piazza in suo onore, dove per altro è posto un busto di bronzo che la raffigura (realizzato da Aslan).

Dal 1954 al 1987 ha venduto circa 125 milioni di dischi accumulando oltre settanta dischi d'oro, numerosi dischi di platino e quello di diamante (creato appositamente per lei). A questi bisogna aggiungere altri 9 milioni di dischi dalla sua scomparsa. Un record mai battuto da nessun'altra cantante vivente in Francia. Tra le molteplici ricompense: due Oscars mondiali della canzone nel 1963 e nel 1974 ("Gigi l'Amoroso"), nonché il Premio dell'Académie du Disque français nel 1975 ("Il venait d'avoir 18 ans"). Insieme a Edith Piaf, Dalida è la cantante francese che ha maggiomente contrassegnato il XX secolo. Per giunta, fu "tête d'affiche" all'Olympia (tempio della musica leggera parigina, ovvero francese) nei seguenti anni: 1961, 1964, 1967, 1971, 1974, 1977, 1981 (si parlava persino di un suo ritorno per il 1987).

L'Opera di Dalida, tra arte e vita

Dalida - icona della cultura popolare francese: drammatica e kitsch, ironica e tragica, allegorica e straniata - è stata e resta grande nella sua capacità di rinnovarsi senza mai cedere alle facili tentazioni di una vana "commercializzazione" della sua figura; al contrario, anche quando ha assunto forme, stilemi e strutture dell'industria culturale (per dirla con Adorno), Dalida è stata in grado di ripensare l'ovvio, di rielaborare il banale, mettendo in questione per così dire "dall'interno" - Derrida avrebbe detto: decostruendo - quelle stesse forme di fatto popolari o kitsch.

In definitiva, nel momento stesso in cui Dalida ha usato il kitsch o ha inscritto se stessa in un meccanismo mediatico "nazional-popolare", ciò che caratterizza quella scelta e quel gesto è, appunto, la capacità di scardinare gli schemi e le convenzioni, instaurando, di volta in volta, occasioni inedite di significatività.

Da questo punto di vista, potremmo dire che l'arte di Dalida consiste in quel suo portare a rappresentazione l'unità indissolubile di arte e vita, in quel suo fare di se stessa e del suo corpo - quasi in una dinamica neo-avanguardistica (penso agli happenings o all'uso dell'oggetto-simulacro nella Pop Art di Warhol) - una fonte inesauribile di simboli; in qualche modo, heideggerianamente, un'orizzonte di manifestatività del vero.

Il fatto è che la sorprendente forza drammatica che caratterizza Dalida scaturisce dalla sua capacità di istituire (e di rinnovare, sempre e di nuovo) uno stile, non accogliendo passivamente ma, al contrario, "dominando" e di fatto re-inventando (di qui, tra l'altro, l'intrinseca forza "critica", l'inafferrabile eccedenza della sua arte scenica) le tendenze massificanti e omologanti del suo tempo, dell'industria culturale in quanto tale.

In questo modo, l'arte vocale e scenica di Dalida, in virtù della indicibile forza espressiva e "patica" che le è propria, interrompe la continuità deterministica dell'ovvio, lasciando apparire, di colpo e sull'occasione del brano di volta in volta interpretato, significati, idee, contenuti emotivi e psicologici sempre nuovi e diversi.

La voce-gesto di Dalida - quel suo consapevole istituire e portare a rappresentazione l'unità inscindibile di parola, gesto e musica - è questa unione paradossale, questo cortocircuito, questa identità degli opposti. Un equilibrio instabile di elementi eterogenei e irriducibili l'uno all'altro: la finzione (inautentica) della scena e la verità (originaria, ancestrale) del Pathos, il kitsch potenzialmente regressivo della canzone intesa come mero "prodotto culinario" e la sorprendente forza espansiva e immaginativa dell'interpretazione. Uno stile interpretativo, quello di Dalida, che tutto trasfigura e trasvaluta, anche la mediocritas del quotidiano.

Dalida ha in sé tutto questo: l'esistenzialismo tragico di Ferré ("Avec le temps": un vertice di espressione psicologica e direi anche di riflessione filosofica) e, insieme, il teatro epico di Brecht ("Alabama Song", su coreografia di Lester Wilson), la scrittura colta e raffinata dei massimi esponenti della "chanson à texte" francese e internazionale e, contemporaneamente, la sperimentazione audace e intelligente di nuovi linguaggi musicali e di forme sceniche eterogenee (dal récital francese tradizionale di gusto neo-realista, al grande show "polifonico" e "pluri-stilistico" hollywoodiano, dal cabaret di impianto espressionistico-brechtiano alla video-arte di J.-C. Averty).

Dalida - erotica e drammatica nella prima fase della sua carriera (quando veniva giustamente definita la "Callas des variétés"), mistica e intellettuale nella seconda fase (il periodo "Madone", dal 1967 al 1975), ironica e consapevolmente kitsch negli anni della "decostruzione" (dal 1978 al 1987) - è stata la voce dei poeti (da Brel a Lama, da Aznavour a Becaud, da Trenet a Moustaki), ma anche la fondatrice della musica "rai" francese ("Salma ya salama" di Jahine e Barnel); di fatto ha anticipato certe istanze della "world music", muovendosi con intelligenza e sensibilità tra pop, reggae, cabaret e musica etnica (dalla musica greca - Théodorakis e Hadjidakis - a quella napoletana, dal "folk music revival" americano - P. Seeger e W. Guthrie - al patrimonio musicale arabo).

La grandezza artistica di Dalida (vorrei dire: la sua "extra-temporalità", la sua irriducibilità a schemi, modelli e classificazioni) sta tutta in questa multidimensionalità stilistica, in questa polivalenza estetica. In quella sua capacità di passare con eleganza e disinvoltura dalla disco-music - intendiamoci: quella sofisticata, sinfonico-orchestrale proposta da compositori come Tony Rallo e Alec Costandinos - al misticismo della tradizione ebraica, dall'intimismo drammatico di ispirazione "psicanalitica" che si trova nei testi realizzati dalla sua fedele équipe di collaboratori (Michaele, i fratelli Lana e Paul Sébastien, la coppia Faure-Balasko, Pascal Sevran), alla consapevole decostruzione della tradizione neo-realista francese, che Dalida ri-pensa nelle sue strutture di fondo portando in scena piccoli pezzi di bravura come "Gigi l'amoroso" (mirabilmente sospesa tra Goldoni e De Sica), o "Gigi in Paradisco" (allegoria danzante di matrice quasi futurista: un brano che spezza, dilatandoli, gli schemi metrico-ritmici e formali della "canzone di consumo", crescendo su stessa in un'efficace compenetrazione di canto, danza e recitazione).

Ma penso anche alla Dalida allegorica e meta-testuale di "Mourir sur scène" (Barnel-Jouveaux) o di "Bravo": la Dalida che non muore sulla scena come aveva cantato e annunciato, ma che dilegua in solitudine, nell'ombra - l'aveva già cantato, del resto, nel 1971, sulle note oniriche e visionarie di Théodorakis ("Mon frère le soleil", testo di Delanoé) - per recuperare un'identità scissa e frantumata, per ritrovare in sé l'unità, il volto di "Jolanda", al di là dell'effimero, al di là di "paillettes strass et télégrammes": simboli vuoti di un "inautentico" che l'ha resa unica e indimenticabile. Sublime, appunto, in quell'intreccio ossimorico di arte e vita, di finzione e realtà di cui la sua vita e la sua opera sono testimonianza.

Paradigmatico, in questo senso, un brano di grande complessità come "Et tous ces regards" (Hanin-Stora), dove l'esperienza psicanalitica, il lavoro di ricerca interiore e di approfondimento culturale svolto negli anni Settanta viene in qualche modo tradotto in immagine. In questo caso - come in brani per molti versi affini, pur nelle evidenti differenze, quali "Amoureuse de la vie", "Fini la comédie", "A ma manière", "Il y a toujours une chanson" (ottimo esempio di canzone strutturalmente meta-testuale) - il tema decisivo è quello, non solo freudiano e psicanalitico, della "elaborazione del lutto".

Qui infatti centrale è il riconoscimento di quello che potremmo definire il "dover essere" del senso: la consapevolezza cioè che il senso, lungi dall'essere qualcosa di già da sempre garantito, si configura per noi - e, in modo eminente, per l'artista, in questo caso per la "cantante" - come una dimensione da ri-costituire sempre e di nuovo. Un senso, insomma, da ri-definire di volta in volta. La solitudine e il fallimento esistenziale dell'artista - tema più volte affrontato da Dalida - diventa così l'exemplum di una condizione ontologica di fatto universale: qualcosa cioè che riguarda l'operare di tutti e di ciascuno:

«Avec des faux pas, des faux plis, chacun de nous porte sa vie, à sa manière. Viens, mais ne viens pas quand je serai seule, moi qui ai tout choisi dans ma vie, je veux choisir ma mort aussi.Un soir de 31 décembre dans la vallée des poupées, elle était toute seule dans sa chambre, personne ne l'appellait: c'était la plus belle fille du monde, elle était riche, elle était blonde, pourtant, au dernier coup de minuit, adieu la vie!".Moi qui sombrais vers l'infini, je suis là, et c'est Dieu merci, pour t'aimer, et danser toute la vie!. "Le décor n'a pas changé, mais les acteurs n'ont rien à jouer: il faut baisser le rideau!".»

In questo senso, la Dalida espressionistica e straniata di brani come "Je suis malade" (Lama-Dona) o, appunto, quella di "Et tous ces regards" è la Dalida più interessante e profonda: lì quella coincidentia oppositorum, quel cortocircuito di arte e vita, ma anche di verità e menzogna, di essenza e apparenza, si fa carne e musica. In quei brani, in definitiva, l'allusività ironica e "clin d'oeil" di "Comme disait Mistinguett" o dell'eccentrico pastiche di "Génération 78" viene in qualche modo riassorbita in un microcosmo di straordinaria densità estetica, di altissimo spessore artistico. Ma Dalida, al di là di ogni contraddizione come di ogni riduzionismo, è insieme l'una e l'altra cosa. Contemporaneamente. E' Mistinguett e, insieme, Fedra. E' Medea e insieme Marylin. E', davvero, sotto ogni profilo, "toutes les femmes".

Nel 2006 è stato trasmesso un film-TV (regia: Joyce Bunuel) diviso in due parti e incentrato sulla vita dell'artista, per l'occasione interpretata da Sabrina Ferilli.

2007: ventesimo anniversario della morte

In occasione del ventennale della morte di Dalida (3 maggio 1987-2007), il sindaco di Parigi, nonché grande amico di Dalida, Bertrand Delanoe ha predisposto una grande mostra commemorativa nei locali del Comune di Parigi (Mairie de Paris).

Il ciclo di manifestazioni commemorative ha compreso la realizzazione di un cofanetto con otto DVD con alcuni tra i filmati televisivi e documentaristici riguardanti l'artista, una compilation di cinque CD con le cento più belle canzoni di Dalida, un DVD dal titolo Le sixième jour, opera del regista arabo Youssef Chahine, e una versione per collezionisti del film di Joyce Bunuel Dalida, oltre ad una versione rimasterizzata del film Io ti amo, mai pubblicato per il mercato dell'home video.

Curiosità - nota tecnica

Dal punto di vista vocale Dalida è un contralto/mezzosoprano. L'estensione del suo registro vocale è di due ottave. Una voce calda e sensuale, proiettata al di là della semplice interpretazione, caratterizzata da una profondità rara e da una straordinaria forza espressiva. Una voce, insomma, in grado di manifestare, sempre e comunque, un "di più": qualcosa - un'istanza indicibile, un'infigurabile opacità - che eccede-trascende ciò che di volta in volta viene interpretato.

Icona della cultura gay internazionale

Dalida è adorata nel mondo gay in Francia e in tutti i paesi dove è conosciuta. Tale venerazione è dovuta non solo al suo lato glamour - l'esuberanza quasi manieristica delle mises di scena, la scelta raffinata delle coreografie e l'intensità drammatica delle sue interpretazioni - ma anche al fatto che le viene riconosciuto il merito di aver posto in evidenza e, in qualche modo, di aver tematizzato nel suo repertorio la "questione omosessuale".

Nel 1972 il brano Pour ne pas vivre seul ( scritto da Daniel Faure e da Sebastien Balasko, con arrangiamento del maestro François Rauber) viene censurato dalla radio proprio a causa del suo contenuto.

Si tratta, è opportuno ricordarlo, di una canzone di altissimo livello artistico: un vero "oggetto estetico". In "Pour ne pas vivre seul", infatti, alla pregnanza emotiva e concettuale del testo - carico di implicazioni esistenziali molteplici - si unisce la raffinatezza della scrittura musicale, valorizzata da una orchestrazione di grande forza e densità (significativo, in particolare, l'uso del pianoforte che, in efficace interazione contrappuntistica con il fraseggio dell'interprete, ne sottolinea i molteplici livelli di significato, la polivalenza semantica).

Straordinaria, poi, l'interpretazione live che di questo brano Dalida ha offerto in occasione del récital al Palais des Sports del 1980: se nella registrazione in studio prevalgono toni intimistici e introspettivi, nella performance live il senso di inquietudine esistenziale - l' "Unheimlich" - immanente al brano viene rielaborato attraverso un'accentuazione del pathos e della drammaticità mimico-gestuale. Sembra quasi che l'articolazione sintattica del testo venga frantumata, come per sottolineare, attraverso la discontinuità del fraseggio, l'impossibilità di redimere quella dissonanza e quella disarmonia ontologica che propriamente fanno uomo l'uomo e che il tema della solitudine, esemplarmente, esibisce. La stessa discontinuità che ritroviamo, del resto, in altre performance live: "Je suis malade" e "Entrez sans frapper" (M.Fugain), innanzitutto.

(FR)

«Pour ne pas vivre seul... des filles aiment des filles et l'on voit des garçons... épouser des garçons»

(IT)

«Per non vivere soli, ci sono ragazze che amano altre ragazze e vediamo ragazzi sposare altri ragazzi (la versione italiana del brano è firmata da Medail).»

Discografia

Album

Singoli (1956-1987)

In ordine alfabetico:

  • À ma manière (1980)
  • À qui (1967)
  • Aghani Aghani (1982)
  • Am tag als der Regen Kam (1959/1982)
  • Americana (1981)
  • Amore Scusami (1964)
  • Amoureuse de la vie (1977)
  • Anima Mia (1974)
  • Aranjuez la tua voce (1967)
  • Avant de te connaître (1970)
  • Avec le temps (1971)
  • Bambino (1956)
  • Bang Bang (1966)
  • Besame Mucho (Embrasse-moi) (1976)
  • Buenas Noches mi Amor (1957)
  • C'est mieux comme ça (Le Parrain 2) (1975)
  • C'était mon ami (1984)
  • Captain Sky (1977)
  • Chanteur des années 80 (1980)
  • Chaque instant de chaque jour (1964)
  • Ciao Amore, Ciao (1967)
  • Ciao, Ciao Bambina (1959)
  • Come Prima (Tu me donnes) (1958))
  • Comme disait Mistinguett (1979)
  • Concerto pour une voix (1970)
  • Confidences sur la fréquence (1982)
  • Ça me fait rêver (1978) - con Bruno Guillain
  • Dan Dan Dan (1968)
  • Dans le bleu du ciel bleu (1958)
  • Danza (1982)
  • Darla Dirladada (1970)
  • El Cordobes (1966)
  • Et de l'amour... de l'amour (1975) - con Richard Chanfrey come « St-Germain »
  • Eux (1963)
  • Femme (1983)
  • Femme est la nuit (1977)
  • Fini, la comédie (1981)
  • Gamil El Soura (1983)
  • Garde-moi la dernière danse (1961)
  • Génération 78 (1978) - con Bruno Guillain
  • Gigi l'Amoroso (1974)
  • Gigi in Paradisco (1980)
  • Gondolier (1958)
  • Guitare et tambourin (1958)
  • Hava Naguila (1958)
  • Helwa Ya Baladi (1979)
  • Hene Ma Tov (1965)
  • Histoire d'un amour (1957)
  • Il faut danser reggae (1979)
  • Il pleut sur Bruxelles (1981)
  • Il Silenzio (Bonsoir mon amour) (1965)
  • Il venait d'avoir 18 ans / 18 Anni / He must have been eighteen (1973)
  • Ils ont changé ma chanson (1970)
  • Itsi bitsi petit bikini (1960)
  • J'ai rêvé (1959)
  • J'attendrai / Tornerai (1975)
  • Je l'attends (1962)
  • Je m'endors dans tes bras (1968)
  • Je pars (1958)
  • Je reviens te chercher (1967)
  • Je suis malade (1973)
  • Je suis toutes les femmes (1980)
  • Jouez Bouzouki (1982)
  • Kalimba de Luna (1984)
  • L'amour et moi (1981)
  • L'An 2005 (1969)
  • L'Arlequin de Tolède / Arlecchino (1960)
  • L'Innamorata (1984)
  • L'ultimo valzer (1967)
  • La chanson du Mundial '82 (1982)
  • La colpa e tua (1971)
  • La Danse de Zorba / La Danza di Zorba (1965/1986)
  • La leçon de Twist (1962)
  • La Mamma (1975, inédit 1996)
  • La Sainte Totoche (1965)
  • La vie en rose (1965/1976)
  • Lady d'Arbanville (1970)
  • Le Flamenco (1965)
  • Le jour du retour (1963)
  • Le jour le plus long (1962)
  • Le jour où la pluie viendra (1958/1982)
  • Le Lambeth Walk / The Lambeth Walk (1978)
  • Le petit bonheur (1976)
  • Le petit Gonzalès (1962)
  • Le promesse d'amore (1969)
  • Le restaurant italien (1983)
  • Le sixième jour (1986)
  • Le temps d'aimer (1985)
  • Le temps des fleurs (1968)
  • Le Vénitien de Levallois (1985)
  • Les anges noirs (1968)
  • Les choses de l'amour (1971)
  • Les enfants du Pirée (1960)
  • Les Gitans (1958)
  • Les hommes de ma vie (1986)
  • Les grilles de ma maison (1967)
  • Les p'tits mots (1983)
  • Love in Portofino (1959)
  • Lucas (1983)
  • Ma vie je la chante (1974)
  • Mama (1967)
  • Maman, la plus belle du monde (1957)
  • Marjolaine (1981)
  • Mein Lieber Herr (1975)
  • Milord (1960)
  • Monday, Tuesday... Laissez-moi danser / Let me dance tonight (1979)
  • Mourir sur scène (1983)
  • Ne lui dis pas (1975)
  • Nuits d'Espagne (1961)
  • Nostlagie (1981)
  • Oh! Lady Mary (1969)
  • Ô Sole Mio (1960)
  • Parce que je ne t'aime plus (1986)
  • Parle plus bas (Le Parrain) (1972)
  • Parlez-moi de lui (1966)
  • Paroles... Paroles... (1973) - con Alain Delon
  • Petit homme (1966)
  • Pour ne pas vivre seul (1972)
  • Pour te dire je t'aime (1984)
  • Problemorama (L'argent... l'argent...) (1979)
  • Quand je n'aime plus je m'en vais (1981)
  • Quand on n'a que l'amour (1957/1979)
  • Quand s'arrêtent les violons (1977)
  • Que sont devenues les fleurs? (1962)
  • Remember... c'était loin (1977) - con Richard Chanfrey come « St-Germain »
  • Reviens-moi (1985)
  • Rio do Brasil (1980)
  • Romantica (1960)
  • Salma Ya Salama (1977)
  • Si j'avais des millions (1968)
  • Soleil / Mediterraneo (1984)
  • T'aimer follement (1960)
  • Ta femme (1974)
  • Ti Amo (Je t'aime) (1977)
  • Tony (1982)
  • Tu croiras (1963)
  • Tu n'as pas très bon caractère (1957)
  • Un enfant (1965)
  • Un po d'amore (1968)
  • Une femme à quarante ans (1981)
  • Vado Via (1973)
  • Vedrai Vedrai (1979)
  • Viva la pappa (1965)
  • Voilà pourquoi je chante (1978)

Video

Template:Mvideo

Voci correlate

Collegamenti esterni