Utente:BlackPanther2013/Sandbox/rapaci

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Squalo baffuto
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Chondrichthyes
Ordine Carcharhiniformes
Famiglia Triakidae
Genere Furgaleus
Whitley, 1951
Specie F. macki
Nomenclatura binomiale
Furgaleus macki
(Whitley, 1943)
Sinonimi

Fur macki Whitley, 1943
Fur ventralis Whitley, 1943

Areale[2]

Lo squalo baffuto (Furgaleus macki (Whitley, 1943)) è una specie di palombo della famiglia dei Triakidi, unico rappresentante del suo genere. È una specie comune che abita la piattaforma continentale australiana dall'Australia Occidentale allo stretto di Bass, fino a 220 m di profondità. Vive sul fondale e predilige habitat rocciosi e ricoperti da vegetazione. Squalo dalla forma tozza e dalla caratteristica «gobba», si distingue da tutti gli altri membri della sua famiglia per la presenza di lunghi barbigli nasali. Le due pinne dorsali moderatamente grandi hanno dimensioni più o meno uguali. Presenta una livrea grigio-brunastra sopra e più chiara sotto, con un motivo a macchie e chiazze più scure negli esemplari più giovani. Raggiunge i 160 cm di lunghezza.

Lo squalo baffuto si nutre quasi prevalentemente di polpi. È viviparo: le femmine partoriscono da quattro a 28 piccoli ogni due anni, da agosto a ottobre, dopo un periodo di gestazione di 7-9 mesi. Questo squalo innocuo viene sfruttato per la carne e viene catturato principalmente da pescherecci commerciali con le reti da posta. Il numero di esemplari è diminuito notevolmente a causa della pesca eccessiva negli anni '70 e nei primi anni '80, tanto che già a metà degli anni '80 vennero introdotte nuove misure di gestione. Da allora, la rigorosa gestione della pesca ha mantenuto stabile o in aumento la popolazione, con il risultato che l'Unione internazionale per la conservazione della natura l'ha inserita tra le «specie a rischio minimo» (Least Concern).

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Hemitriakis

Furgaleus

Triakis semifasciata

Galeorhinus

Hypogaleus

Triakis megalopterus + Scylliogaleus + Mustelus

Albero filogenetico dello squalo baffuto[3]

L'ittiologo australiano Gilbert Percy Whitley descrisse lo squalo baffuto come un nuovo genere e specie, Fur macki, in un numero della rivista scientifica Australian Zoologist del 1943.[4] Tuttavia, poiché il nome Fur era già in uso per indicare un genere di mosche, in 1951 Whitley lo sostituì con Furgaleus[5] L'esemplare tipo è un maschio immaturo di 50 cm catturato al largo di Mordialloc, nel Victoria.[4] In passato si riteneva che gli squali della parte occidentale dell'areale di questa specie costituissero una specie separata, F. ventralis, ma gli studi comparativi di Leonard Compagno non riuscirono a trovare aspetti che la differenziassero significativamente da F. macki.[6]

Sull base della morfologia, Leonard Compagno ha raggruppato Furgaleus con i generi Hemitriakis, Iago e Gogolia nella tribù Iagini della sottofamiglia Galeorhininae.[6] Uno studio filogenetico del 2006 condotto da J. Andrés López e dai suoi colleghi, basato sull'analisi di quattro sequenze di geni codificanti proteine, ha confermato che Furgaleus ed Hemitriakis sono taxa fratelli; lo stesso studio, però, era piuttosto equivoco riguardo alla posizione di Iago e non contemplava Gogolia.[3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Due tratti distintivi dello squalo baffuto sono i barbigli nasali e il profilo «gibboso».

Lo squalo baffuto ha una struttura moderatamente robusta, con un profilo quasi «gibboso». Il corto rostro, visto dall'alto, è arrotondato o cuneiforme. È l'unica specie di palombo in cui i lembi di pelle davanti alle narici si allungano in sottili barbigli. Gli occhi, ovali e disposti orizzontalmente, sono posti in alto sulla testa e sono dotati di membrane nittitanti (terze palpebre dalla funzione protettiva) rudimentali. Sotto l'occhio si trova una cresta prominente e dietro l'occhio c'è un minuscolo spiracolo. La bocca forma un arco corto e largo e reca agli angoli dei solchi piuttosto lunghi. I denti sono disposti in 24-32 file nella mascella superiore e in 36-42 file in quella inferiore. Ogni dente superiore ha una cuspide principale angolata, a forma di coltello, con cuspidi più piccole sul margine posteriore, mentre i denti della mascella inferiore presentano un'unica cuspide verticale. Sono presenti cinque paia di fessure branchiali.[2][7]

La prima pinna dorsale è piuttosto grande e posizionata più vicino alle pinne pettorali che a quelle pelviche, ma la base della prima è situata ben dietro alla punta posteriore delle pinne pettorali. La seconda pinna dorsale ha all'incirca le stesse dimensioni della prima ed è posizionata leggermente davanti alla pinna anale, che è molto più piccola di entrambe le pinne dorsali. La pinna caudale ha un lobo inferiore corto e una profonda tacca ventrale vicino alla punta del lobo superiore. Gli adulti sono di colore grigio-brunastro sopra e più chiari sotto; i giovani sono di colore più chiaro e presentano chiazze e macchie più scure sul corpo e sulle pinne, che sbiadiscono e possono scomparire con l'età.[2][7] Questa specie può raggiungere i 160 cm di lunghezza e i 13 kg di peso.[8]

Distribuzion e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Endemico dell'Australia, lo squalo baffuto abita le acque temperate della piattaforma continentale dal Capo Nord-Ovest nell'Australia Occidentale a Wynyard in Tasmania. È più comune nella parte sud-occidentale dell'areale, tra Kalbarri e Albany, ed è raro al largo di Victoria e Tasmania. L'areale sembra comprendere una singola popolazione. Questa specie vive nei pressi del fondale, fino a 220 m di profondità.[1][2] Predilige le aree rocciose e i letti di kelp.[7]

Biology and ecology[modifica | modifica wikitesto]

Octopuses are the predominant food source of the whiskery shark.

Lo squalo baffuto è un predatore attivo e altamente specializzato, che si nutre quasi esclusivamente di polpi.[9] Nei contenuti stomacali sono stati rinvenuti anche altri cefalopodi, pesci ossei, piccole aragoste, echiuroidei ed erbe marine.[8][10] Un parassita conosciuto di questa specie è la tenia Calliobothrium pritchardae.[11]

Like other houndsharks, the whiskery shark is viviparous; the developing embryos are sustained by yolk and probably also maternally produced histotroph.[2] Males can mate every year, while females have a biennial reproductive cycle. Mating takes place in August and September; females store sperm until late January to early April of the following year, when the ova are ready to be ovulated into the uterus. After a 7– to 9-month-long gestation period, litters of four to 28 (average 19) pups are born between August and October. The litter size increases with the size of the female. The newborns measure 22–27 cm (8,7–10,6 in) long.[12][13]

Juvenile whiskery sharks are rarely caught by commercial fishers, suggesting that nursery areas may be found in deeper water or other unfished habitats. Pups double to triple in size in the first 15–17 months of life, and continue to grow rapidly until they are 3–4 years old. Sexual maturity is attained at a length of 1,1–1,3 m (3,6–4,3 ft) for both sexes, corresponding to around five years of age for males and seven years of age for females. Mature sharks exhibit negligible growth rates, perhaps due to resources being diverted towards reproduction.[12][13] The maximum lifespan is estimated to be 15 years.[1]

Human interactions[modifica | modifica wikitesto]

Harmless to humans, the whiskery shark is fished commercially for its meat, which is sold fresh.[8] It is one of the shark species marketed as "flake".[14] Along with the dusky shark (Carcharhinus obscurus) and the gummy shark (Mustelus antarcticus), it is targeted by a shark fishery operating off Western Australia, currently managed as the Western Australian Joint Authority Southern Demersal Gillnet and Demersal Longline Fishery. The fishery began in the 1940s with a small number of demersal longline vessels, though the whiskery shark was not caught in substantial numbers until the 1970s, with the introduction of monofilament gillnets, hydraulic net haulers, and additional vessels. Catches peaked in the early 1980s, when 400–600 tons were taken annually. Overfishing reduced the population to <30% of pre-exploitation levels by the mid-1980s, prompting the Western Australian government to enact a management plan that stabilized the population at 25–30% of pre-exploitation levels.[15][13][16]

In 1995, the management advisory committee for the Western Australian shark fishery recommended that the whiskery shark stock be rebuilt to 40% of pre-exploitation levels by the 2010/11 season, through a series of fishing effort reductions. Although this target was not met because the effort reductions were not completed until 2000/01, preliminary catch per unit effort data indicate that the population is increasing.[1][16] In 2004/05, this species made up 12% (153 tons) of the fishery by weight.[2] The whiskery shark is also a minor catch of the southern shark fishery, which does not threaten the species overall. Since its population is stable and regularly monitored, and the fisheries that affect it are well-managed, the International Union for Conservation of Nature has assessed this species as least concern.[1]

References[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e (EN) Simpfendorfer, C., McAuley, R.B. & Harry, A.V. 2016, BlackPanther2013/Sandbox/rapaci, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b c d e f Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore last and stevens
  3. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore lopez et al
  4. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore whitley
  5. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore whitley2
  6. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore compagno2
  7. ^ a b c Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore compagno
  8. ^ a b c Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore fishbase
  9. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore simpfendorfer et al3
  10. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore michael
  11. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore caira and ruhnke
  12. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore simpfendorfer and unsworth
  13. ^ a b c Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore simpfendorfer et al2
  14. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore olsen
  15. ^ Template:Cite iucn
  16. ^ a b Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore simpfendorfer et al

External links[modifica | modifica wikitesto]