Stereofantascopio

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Lo stereofantascopio è un dispositivo ottico per la visione di immagini stereoscopiche in movimento che unisce zootropio e stereoscopio. Inventato da Charles Wheatstone, sviluppato e brevettato da Luis-Jules Duboscq nel 1852, è un sistema precursore del cinema tridimensionale.

Principio di funzionamento[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stereoscopia, Stereoscopio e Zootropio.

Lo stereofantascopio unisce la visione stereoscopica con le immagini in movimento date dallo zootropio. Il dispositivo è costituito da una coppia di zootropio, montanti una coppia di strisce con immagini stereoscopiche fotografiche al posto dei disegni.[1]I due zootropio, vengono abbinati ad un visore stereoscopico, che permette così di visualizzare una immagine tridimensionale in movimento.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Stereoscopia e Stereoscopio.

Fin dall'apparizione dello stereoscopio si dimostrò interesse nello sviluppare una tecnica che permettesse di riprodurre immagini stereoscopiche in movimento. Già lo stesso Charles Wheatstone, l'inventore della stereoscopia ufficialmente riconosciuto, congiuntamente a Joseph Antoine Pleateau, suggerì di abbinare il movimento al rilievo, ma sarà il solo Wheatstone a sviluppare singolarmente il progetto, che non verrà tuttavia commercializzato[2].

Lo sviluppo dell'invenzione si deve invece a Luis-Jules Duboscq, già responsabile dello sfruttamento commerciale dello stereoscopio di David Brewster, che lo brevettò nel 1852 con il nome di fantastereoscopio o bioscopio. L'invenzione di Duboscq in pratica unisce due zootropio, con le immagini destinate ai due occhi, al visore stereoscopico, ottenendo così delle immagini tridimensionali in movimento[2].

Molti altri, a partire dal fotografo Antoine-François-Jean Claudet nel 1853, si dedicheranno ad ampliare questa tecnica, con scarsi risultati, attribuendo i nomi più svariati alle proprie invenzioni: stereoforoscopio, kinimoscopio, omniscopio, kinematoscopio e infine il fotobioscopio, progettato dal torinese Gaetano Bonelli, costituito da un visore stereoscopico, le cui lenti destra e sinistra vengono alternativamente oscurate da un otturatore, e un disco in movimento con le immagini[2].

Una invenzione similare sarà sviluppata indipendentemente da Charles-Émile Reynaud nel 1907 con il nome di stereo-cinema. Si tratta di una evoluzione del prassinoscopio a cui viene accoppiato un visore stereoscopico.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Erminia Pascarella I nuovi media al servizio del cinema Archiviato il 4 marzo 2016 in Internet Archive., Università degli Studi di Salerno, 2003.
  2. ^ a b c Donata Pesenti Campagnoni, Quando il cinema non c'era. Storie di mirabili visioni, illusioni ottiche e fotografie animate, UTET Università, 2007.
  3. ^ (FR) Le Stéréo-Cinéma Archiviato il 31 ottobre 2010 in Internet Archive. in EmileReynaud.fr

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]