Esercito cartaginese: differenze tra le versioni

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'''L'esercito cartaginese''' era la componente armata della società cartaginese.
'''L'esercito cartaginese''' era la componente armata della società [[Cartagine|cartaginese]].


A differenza di altri eserciti classici, quello punico non era composto da cittadini, bensì da [[mercenari]] o genti soggette all'autorità di Cartagine. Sono rari infatti i casi in cui vennero impiegati gli abitanti di Cartagine, comunque inquadrati in unità di elite o in unità di fanteria regolare in casi disperati.
A differenza di altri eserciti classici, quello punico non era composto da cittadini, bensì da [[mercenari]] o genti soggette all'autorità di Cartagine. Sono rari infatti i casi in cui vennero impiegati gli abitanti di Cartagine, comunque inquadrati in unità di elite o in unità di fanteria regolare in casi disperati.


La macchina bellica cartaginese era perciò un meccanismo composto da molti elementi differenti, accomunati dalla sola [[egidia]] a cui appartevano senza però esserne intimamente legati. Si capisce subito che questo fu il principale difetto dell'esercito, contrapposto alla grande professionalità dei soldati che lo componevano. I [[mercenari]] erano infatti corpi specializzati nel combattimeno, sia di schermaglia che di corpo a corpo.
La macchina bellica cartaginese era perciò un meccanismo composto da molti elementi differenti, accomunati dalla sola [[egidia]] a cui appartevano senza però esserne intimamente legati. Si capisce subito che questo fu il principale difetto dell'esercito, contrapposto alla grande professionalità dei soldati che lo componevano. I mercenari erano infatti corpi specializzati nel combattimento, sia di schermaglia che di corpo a corpo.

Lungo tutta la sua storia, l'esercito cartaginese subì modifiche importanti, soprattutto nell'organizzazione e nell'addozione di nuove tipologie di unità da combattimento.


Lungo tutta la sua storia, l'esercito cartaginese subì modifiche importanti, soprattutto nell'organizzazione e nell'addozione di nuove tipologie di unità da combattimento.


=== L'esercito arcaico (VIII-IV secolo a.C.) ===
=== L'esercito arcaico (VIII-IV secolo a.C.) ===

Versione delle 14:54, 4 feb 2009

L'esercito cartaginese era la componente armata della società cartaginese.

A differenza di altri eserciti classici, quello punico non era composto da cittadini, bensì da mercenari o genti soggette all'autorità di Cartagine. Sono rari infatti i casi in cui vennero impiegati gli abitanti di Cartagine, comunque inquadrati in unità di elite o in unità di fanteria regolare in casi disperati.

La macchina bellica cartaginese era perciò un meccanismo composto da molti elementi differenti, accomunati dalla sola egidia a cui appartevano senza però esserne intimamente legati. Si capisce subito che questo fu il principale difetto dell'esercito, contrapposto alla grande professionalità dei soldati che lo componevano. I mercenari erano infatti corpi specializzati nel combattimento, sia di schermaglia che di corpo a corpo.

Lungo tutta la sua storia, l'esercito cartaginese subì modifiche importanti, soprattutto nell'organizzazione e nell'addozione di nuove tipologie di unità da combattimento.

L'esercito arcaico (VIII-IV secolo a.C.)

Sin dagli albori della loro storia, i Cartaginesi fecero affidamento sul mercenariato per assicurarsi un esercito. La fase iniziale di vita della città dovette essere assicurata dagli stessi coloni fenici fino almeno alla fine del VII secolo. Fu comunque un periodo di relativa calma dal punto di vista militare. Cartagine venne interessata da fermenti interni più che da attacchi esterni. Nel VI secolo si ebbe la grande espansione della città in Nord-Africa, operazione che la portò ad assicurare i propri confini conquistando le popolazioni vicine, le quali vennero obbligate a fornire truppe in caso di necessità. E' molto probabile che in questo momento vennero utilizzati mercenari libici e numidi, facendo leva sulle rivalità che dividevano le varie tribù africane. E' questo il periodo in cui si gettano le basi della creazione di una coalizione africana al cui vertice vi era Cartagine. Il modello è simile a quello poi adottato da Roma. Ogni popolo sottomesso era tenuto a fornire soldati in caso di necessità. Da questo momento si ha una prima modifica dell'organizzazione militare. Da un primo esercito cittadino, si passa ad un esercito composto, per la quasi totalità, da Libi e in minor numero da Numidi. E' questo un periodo che vede Cartagine attiva anche oltremare. Vengono così inglobate nello stato cartaginese anche le colonie fenice siceliote e sarde, cui segue un'apertura economica che porta la città ad allacciare fitte relazioni commerciali con le colonie fenice d'Iberia. Tutte queste proiezioni extra-africane portano all'acquisizione di nuovi poli di reclutamento di mercenari. Soprattutto durante la fase delle guerre di Sicilia contro i Greci troviamo, accanto a Libi-fenici e Numidi, mercenari: Iberici, Balearici, Sardi, Siculi, Elimi, Greci, Etruschi e Liguri. Il nuovo scenario che si delinea è quello di un esercito composto per la maggior parte da popoli soggetti e da mercenari di origine varia. I Cartaginesi non sono praticamente presenti in ambiente militare, se non in qualità di ufficiali e di generali. Tale prassi rimarrà uguale fino all'epoca di Annibale Barca.

In questo periodo si svolgono i grandi fatti d'arme di Sicilia che vedono contrapposti i Cartaginesi ai Greci Sicelioti e in particolar modo ai Siracusani. Tutte le varie battaglie sono però accomunate dall'impiego di un'arma assolutamente obsoleta e completamente inadatta al combattimento su terreni accidentati o comunque non pianeggianti; il carro da guerra.

E' infatti attestata la persistenza, da parte cartaginese, di questo tipo di unità di derivazione orientale. Tale utilizzo ci fa intuire quanto la città fosse ancora legata alla cultura ed alle tradizioni fenice di oriente, nonostante si sforzasse di integrare le nuove esperienze belliche provenienti dall'Ellade. Si ha infatti in questo periodo l'addozione della panoplia oplitica, cui segue, nella Battaglia del Crimisso contro i Siracusani di Timoleonte la creazione di un Battaglione Sacro, sul modello di quello tebano, composto da soli cittadini cartaginesi. Di questa unità ci parla Plutarcoa proposito della Battaglia del Crimisso:

«Apparve allora il Crimiso e si videro i nemici che lo stavano attraversando: in testa le quadrighe con le loro terribili armi e già pronte alla battaglia, dietro diecimila opliti armati di scudi bianchi e che, a giudicare dallo splendido armamento, dalla lentezza e dall'ordine con cui marciavano, si suppose che fossero Cartaginesi.»

E' questo l'unico caso di utilizzo di cittadini in questa fase.

L'esercito ellenistico e la prima fase Bàrcide (IV-III secolo a.C.)

Proprio a partire dalla Battaglia del Crimisso si può far partire la fase di trasformazione dell'esercito cartaginese, che portò gli africani a cercare di emulare le novità proposte dai Greciin ambito militare. Con la creazione del Battaglione Sacro, si intuisce che i punici iniziarono a guardare sempre più alla scuola di guerra greca, scuola che rimarrà privilegiata fino almeno alla Seconda Guerra Punica. E' in questo periodo che si innestano le guerre contro i Siracusani di Agatocle, gli Epiroti di Pirro e successivamente con i Romani, durante la Prima Guerra Punica.

Dal primo confronto i Cartaginesi impararono una lezione molto importante dal punto di vista difensivo. Se in Sicilia infatti non vi erano stati problemi e l'esercito aveva ripetutamente sconfitto i Siracusani, così non si potè dire per gli scontri avvenuti in terra africana. Per la prima volta i Cartaginesi si trovarono ad affrontare la guerra in casa, rendendosi conto di essere completamente sguarniti dal punto di vista difensivo. Anche gli eserciti approntati per assicurare la difesa del territorio e scacciare l'invasore dal suolo africano, si rivelarono completamente inadatti a tale compito. La cosa si risolse attraverso vie diplomatiche.

Il secondo scontro portò Cartagine a conoscere la falange di tipo macedone, una formazione che garantiva al proprio esercito una difesa frontale impenetrabile ed una spinta inesorabile. A tale novità si accompagnò quella dello scontro con gli elefanti da guerra di Pirro. Questa difficoltà fu tuttavia la minore delle tre, sebbene portò i Cartaginesi a perdere grandi parti di territorio, in quanto venne sentita solo in Sicilia.

In tutti i casi, a Cartagine non serviva avere il controllo della terra per vincere sui nemici. Essa viveva sulla talassocrazia, che le permetteva di mantenere il controllo sulle colonie oltremare e soprattutto di difendere totalmente il territorio africano. Questo fino allo scontro coi Romani.

Con la prima guerra punica i Cartaginesi si trovarono a fare i conti con una realtà totalmente differente. Era infatti la loro potenza sul mare ad essere minacciata e di seguito a questo, la stessa Cartagine. Con la Battaglia di Cartagine, che vide contrapposte le legioni di Attilio Regolo all'esercito cartaginese comandato dallo spartano Santippo, si arrivò a capire l'importanza degli elefanti su un campo di battaglia. Era infatti questa un'arma volta al potenziamento della parte più debole dell'esercito a cui appartenevano e verranno di volta in volta utilizzati in questo senso. Solo Annibale li userà per perseguire una propria strategia.

A seguito della prima guerra punica, Cartagine si trovò ad affrontare la rivolta dei mercenari, una guerra casalinga che portò la città africana sull'orlo della distruzione. In questo caso vennero nuovamente utilizzati cittadini punici. Nella Battaglia del Bagradas, il comandante cartaginese Amilcare Barca, comandante in capo delle armate e generale invitto della prima guerra punica, utilizzò molto probabilmente per la prima volta, in ambito punico, una falange di tipo macedone. Nonostante si scontrasse contro forze ribelli molto più numerose, riuscì ad ottenere un'importantissima vittoria, dovuta anche allo sfruttamento della divisione delle forze ribelli in due armate divise e in contatto visivo tra loro, ma completamente scoordinate sul piano dei tempi di attacco. In questa battaglia, Amilcare utilizzò gli elefanti per coprire i fianchi e dare maggiore spinta alla carica della cavalleria. La grande scuola tattica bàrcide, che portò Cartagine a vivere un momento di gloria militare, inizia proprio in questo momento.

L'esercito annibalico

Con l'avvento dei Bàrcidi, l'esercito cartaginese arriva a subire un'ultima grande rivoluzione interna, che lo poterà alla consacrazione nella guerra annibalica. Fino a quel momento erano stati utilizzati mercenari accanto ai popoli sottomessi, fra cui vi erano i libi. Questi erano stati utilizzati per secoli, e con scarsi risultati, nella falange punica sebbene la loro natura li portasse allo scontro corpo a corpo con spada. Annibale, per garantirsi una maggiore capacità di manovra, diminuì il numero di soldati armati con la sarissa (comunque presenti per contrastare meglio le lance dei Triarii romani) aumentando invece quelli armati con la spada, arma tipicamente da corpo a corpo che permetteva ai soldati di esprimere tutta la loro ferocia durante il combattimento.

Con Annibale si ha poi un cambiamento di rotta anche sul piano delle relazioni con gli alleati. La fanteria africana è infatti composta da libi-fenici. Questo nome ci indica chiaramente che il nucleo di fanteria pesante cartaginese era il risultato della commistione fra i due popoli. Per quel che riguarda la campgna d'Italia, viene menzionata una unità di cavalleria pesante d'elite composta da soli cittadini punici, o meglio, nobili cartaginesi. E' questa la Cavalleria Sacra, partita per l'Italia con circa 1.500 effettivi. Durante la fase di ristagno delle operazioni in Calabria, nella parte finale della guerra, sappiamo che tale numero era diminuito solamente di circa 500 unità.

Sempre attraverso l'opera di Annibale, vengono integrati nell'esercito anche soldati alleati celtici, utili soprattutto per l'impeto che esprimevano nello scontro di fanteria ma soprattutto per le ottime cavallerie che producevano. Dopo la Battaglia di Canne, Annibale potè reclutare anche soldati italici del meridione, come i Sanniti, i Bruzi, gli Osci e i Campani di Capua, oltre ovviamente ai Greci delle polis che si erano ribellate a Roma

L'ultima grande innovazione del genio militare del Bàrcide è sicuramente l'introduzione di un nuovo assetto dell'esercito. Nascono le speìrai, unità tattiche ancora piuttosto misteriose. Da quanto se ne deduce però, dovevano essere più affini ai manipoli romani piuttosto che agli assetti interni della falange macedone, anche perché la maggior parte dei soldati che le componevano erano armati con la spada pittusto che con la sarissa.

A questo proposito basta menzionare un passo di Polibio per comprendere meglio:

«L'armamento dei Libici era romano, poiché Annibale aveva equipaggiato tutti i suoi soldati con le spoglie raccolte nella battaglia precedente»

.

L'addozione delle armature dei fanti romani, specializzati nel combattimento con la spada, ci induce a pensare che i Libici (solitamente usati dai cartaginesi per formare la falange) fossero equipaggiati allo stesso modo dei loro nemici, piuttosto che con la lunga lancia macedone.

Grazie alla sua nuova creatura, Annibale riuscì ad avere la mobilità necessaria a creare una manovra avvolgente di nuova concezione, mantendendo un'elasticità del fronte che non aveva paragoni in quel periodo. La nuova strategia venne poi perfezionata da Scipione l'Africano, ma attraverso l'utilizzo di fanterie altamente inclini alla manovra. La battaglia di Canne e quella di Zama sono capolavori di un genio che riuscì a rendere un esercito eterogeneo una macchina micidiale.

Sul campo di Zama, vediamo poi l'ultima evoluzione per quel che concerne l'utilizzo degli elefanti da guerra. Se nei primi due casi, gli elefanti erano stati usati per proteggere o dar man forte ai punti più deboli dell'esercito, a Zama vengono utilizzati per un compito di schermaglia. A seguire i due esempi precedenti, Annibale avrebbe dovuto porre gli elefanti a coprire i fianchi per dare un supporto alla cavalleria (in netta minoranza rispetto a quella romana), ma preferì utilizzarli per coprire il frone della fanteria e dare inizio alla battaglia con la carica preceduta dal tiro degli schermagliatori. Questa mossa probabilmente fu voluta per scompaginare la tattica manipolare romana.. creando i corridoi dove far scivolare gli elefanti, Publio Cornelio Scipione si dovette precludere la possibilità di utilizzare la tattica manipolare, che necessitava della disposizione a scacchiera per essere attuata. E' questo il metodo più fine di utilizzo degli elefanti che, seppure non utilizzati nel combattimento in senso stretto, diedero comunque tantissimo fastidio alle legioni di Publio. Quasi tutta la prima parte dello scontro fu sostenuto dagli astati.

Grazie alla sua formazione, Annibale riuscì a far arretrare le sue linee più avanzate e a farle defluire sulle ali, per tentare un aggiramento che, in realtà, non fu tale grazie all'arrivo della cavalleria romana nella fase finale dello scontro tra le fanterie.


I mercenari

Come si è già detto, la principale forza su cui si fondava l'esercito punico, era quella dei mercenari. Erano questi specialisti e provenivano da gran parte del Mediterraneo occidentale.

Iberia

- Caetrati: Fanteria leggera spagnola armata di scudo rotondo (parma) e giavellotto. In combattimento utilizzavano le tipiche spade iberiche, il gladio hispanico e la falcata iberica.

- Scutari: Fanteria da combattimento spagnola, armata con scudo ovale, spada iberica, giavellotto o soliferrum. Erano equipaggiati alla leggera ma potevano indossare un kardiophylax' di protezione per il busto. Erano molto portati per il combattimento a schermaglia e per le imboscate.

- Guerrieri Celtiberi: Fanteria pesante proveniente dalla Spagna settentrionale. Erano equipaggiati con scudo ovale, lancia o spada celtica ed erano protetti alla spagnola o con cotta di maglia di ferro. Erano guerrieri molto forti ed assolutamente tra i più temuti nel corpo a corpo.

- Frombolieri Balearici: Fanteria da schermaglia, solitamente equipaggiata con scudo rotondo (parma) e frombola. Erano considerati i migliori tiratori con la frombola, particolarmente rinomati per la loro precisione nel tiro, usavano portare tre tipi di frombole legate intorno alla testa. Ogni tipo corrispondeva ad una distanza di tiro. Usavano ghiande missili di piombo.

- Cavaleri Iberici: Cavalleria medio-pesante da mischia. Era armata con spada ed era molto rinomata per la capacità di effettuare evoluzioni sul campo. Il resto dell'equipaggiamento era simile a quello degli scutari, tranne per lo scudo che era rotondo e non ovale.

- Cavalieri Celtiberi: Cavalleria pesante da urto, armata con lancia ed equipaggiata alla maniera dei fanti.

Numidia

- Cavalleggeri Numidi: Probabilmente la migliore cavalleria leggera del mondo antico. erano equipaggiati con uno scudo rotondo coperto di pelli e un chitone. Armati con giavellotti ed un piccolo pugnaletto che usavano per tagliare i tendini dei nemici in fuga. Nel caso il nemico fosse stato sorpreso nel deserto, non avrebbe avuto alcuna possibilità di sopravvivere ed avrebbe dovuto subire una morte terribile. La loro tattica era di schermaglia, anche grazie ai loro veloci ed agili cavalli. Erano soliti guidare il cavallo attraverso una corda di canapa e non con le redini.

Italia

- Liguri: I fanti liguri erano equipaggiati allo stesso modo dei guerrieri celtici appiedati.

- Fanteria Celtica: Fanteria da urto e da mischia. Utilizzavano scudi ovali e lunghe spade. Usavano la loro forza prorompente nella carica iniziale che spesso bastava a mandare il nemico in rotta. Nel caso di un combattimento lungo venivano colti dalla stanchezza prima dei loro nemici in quanto erano soliti andare alla battaglia ubriachi. La loro panoplia poteva variare considerevolmente. Si passava infatti da guerrieri armati con cotta di maglia in ferro ed elmo in bronzo di tipo montefortino o corinzio-italico, a guerrieri completamente ignudi.

- Cavalleria Celtica: Cavalleria pesante da urto e da mischia. Erano equipaggiati alla stessa maniera dei fanti più pesanti, ma con grossi scudi che potevano essere ovali, tondi o esagonali.

Note

Giovanni Brizzi, Il Guerriero, l'Oplita e il Legionario, Bologna, Il Mulino, 2002.

Bibliografia

Fonti primarie

Fonti secondarie

(si riprendono quì i testi citati nel libro di ispirazione del professor Brizzi)

  • Giovanni Brizzi, Il guerriero, l'oplita e il legionario, 2002
  • Osprey Publishing, Armies of the Carthaginian Wars, 256-146 b.C.
  • C.M. Weels, The Defence of Carthage, 1982
  • P. Bartoloni, L'esercito, la marina, la guerra
  • G.-Ch. Picard, Annibale, il sogno di un impero, trad. it. Roma 1968
  • S.Moscardi, Il tramonto di Cartagine, Torino,1993, VIII
  • Giovanni Brizzi, Amilcare e Santippo, storie di generali

Voci correlate

Collegamenti esterni