Questione settentrionale

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Questione settentrionale è un termine, coniato in antitesi a quella che in ambito storiografico è definita questione meridionale, e utilizzato nel lessico politico italiano per identificare le problematiche sociopolitiche correlate con una presunta condizione di disagio delle regioni dell'Italia settentrionale nei confronti delle politiche seguite dal governo italiano, soprattutto nella seconda parte del XX secolo, a sostegno del Mezzogiorno d'Italia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Lo studio nel XIX secolo[modifica | modifica wikitesto]

La questione settentrionale vede un antecedente nelle posizioni di alcuni pensatori dell'XIX secolo: Cesare Correnti nel 1860 sul quotidiano La Perseveranza, scrisse l'articolo Finis Longobardiae che viene indicato da alcuni come precursore di tale tematica[1]. Si sviluppò poi, soprattutto in Lombardia, una posizione in difesa delle istituzioni amministrative autonome locali[2] in cui lo "Stato di Milano" veniva opposto ad una gestione centralistica del paese[3].

Nel XX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Dalla fine dell'Ottocento e per tutto il XX secolo vi fu, secondo questo tipo di visione, una ricorrente contrapposizione, effettiva o di maniera tra un settentrione aperto alle attività industriali e un meridione passivo.

Il collegamento tra questo filone storico e la sua successiva reincarnazione politica fu legato alla figura di Gianfranco Miglio, professore universitario di scienza della politica e che dagli anni '80 del XX secolo fu punto di riferimento non solo nel mondo culturale[4], ma anche all'interno della Lega Nord, fino a quando le visioni di Bossi non entrarono in conflitto con le idee di Miglio[5].

Lo sviluppo negli anni 1990[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio degli anni novanta la questione settentrionale passò da dibattito culturale a rivendicazione politica.

I punti cardine della questione settentrionale in questo senso sono riassumibili in una maggiore indipendenza della cosiddetta Padania dalle regioni centrali e meridionali, accusate di essere un peso per la parte produttiva del paese. Umberto Bossi dichiarò più volte che se l'Italia settentrionale fosse stata divisa da quella meridionale sarebbe riuscita a rispettare i parametri di Maastricht richiesti e partecipare a pieno titolo all'Unione europea (soddisfacendo in breve tempo i parametri economici), sarebbe dotata di infrastrutture migliori in quanto il denaro pubblico non sarebbe stato sprecato nella Cassa del Mezzogiorno in opere e appalti fagocitati dalla criminalità organizzata.[senza fonte]

Il dibattito negli anni 2000[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni editorialisti accademici rimasero scettici sulla vera fondatezza della questione settentrionale mentre altri, anche al di fuori dell'Italia, contribuirono ad alimentare il dibattito riconoscendo tale questione[6][7].

Dal punto di vista politico l'esito delle elezioni del 2008 (con un largo successo della Lega Nord) fece comunque tornare in auge la discussione sulla questione settentrionale[8] Nonostante la questione settentrionale fosse stata per anni appannaggio politico della Lega Nord, anche esponenti settentrionali del centrosinistra (come Sergio Chiamparino, Guido Fanti, Riccardo Illy, Massimo Cacciari, etc.) sulla spinta delle considerazione che seguirono le elezioni, iniziarono a considerarla più apertamente (anche se lo avevano già anticipato in una festa dell'Unità del 2000[9]).

Inquadramento secondo Alfredo Canavero[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Alfredo Canavero, docente a contratto presso l'Università Statale di Milano[10], tale questione sarebbe stata presente sin dalla fondazione del Regno d'Italia; secondo quanto riporta Canavero, «il Nord ha sempre rivendicato una propria peculiarità (e una propria superiorità) rispetto al Sud», a partire «dall’articolo di Cesare Correnti Finis Longobardiae su “La Perseveranza” del gennaio 1860» fino al «concetto comune, nell’Ottocento non meno che nel Novecento, di un Settentrione attivo, progredito ed operoso contrapposto a Roma capitale e ad un meridione parassitario, arretrato e indolente»[1].

Tali correnti di pensiero hanno trovato risonanza e rappresentazione nel movimento e partito politico della Lega Nord (fautore dell'indipendentismo padano), ma hanno suscitato attenzione e riconoscimento anche in altri partiti, specie di destra, che hanno dimostrato sensibilità verso una certa autonomia, soprattutto economica, dell'Italia settentrionale (ad esempio proponendo il federalismo fiscale).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b caffeeuropa.it: "La questione settentrionale" (Alfredo Canavero)., su caffeeuropa.it. URL consultato il 1º settembre 2009 (archiviato l'8 febbraio 2010).
  2. ^ Ne furono espressione – ad esempio – i risultati della Commissione Giulini che sancì l'annessione di nuovi territori lombardi al Piemonte di Vittorio Emanuele, mantenendo separati gli ordinamenti amministrativi delle due regioni, lasciando che in Lombardia continuassero a sussistere una parte delle istituzioni austriache esistenti.
  3. ^ La scuola lombarda (tra i repubblicani Carlo Cattaneo) era tradizionalmente su posizioni federaliste, mentre la soluzione di un forte governo centrale trovò fautori proprio tra i politici di un'altra regione settentrionale: il Piemonte.
  4. ^ In un primo tempo il dibattito fu soprattutto culturale e trovò espressione nel testo Le contraddizioni dello Stato unitario (in Miglio – Benvenuti, L'unificazione amministrativa e i suoi protagonisti, Publicaziun ISAP, Neri Pozza, Vicenza, 1969).
  5. ^ Corriere.it: "Miglio: Bossi non è federalista e attenti a quelle speronate" (1994)., su archiviostorico.corriere.it. URL consultato il 2 settembre 2009 (archiviato il 17 aprile 2010).
  6. ^ Ricolfi: attenti il Gattopardo si farà un boccone del federalismo, su archiviostorico.corriere.it, milano.corriere.it, 26-1-2010. URL consultato il 6-7-2010 (archiviato dall'url originale il 19 aprile 2010).
  7. ^ Il nord Europa con Francia e Germania, Roma e il sud vadano con la Grecia, su repubblica.it, la Repubblica, 30-4-2010. URL consultato il 6-7-2010 (archiviato il 30 luglio 2010).
  8. ^ polena.net: "Le elezioni di aprile e la questione settentrionale" (Luca Ricolfi, Paola Ferragutti, Francesca Dallago) (PDF), su polena.net. URL consultato il 2 settembre 2009 (archiviato dall'url originale l'8 maggio 2006).
  9. ^ Festa Unità 2000 da Radio radicale., su radioradicale.it. URL consultato il 2 settembre 2009 (archiviato il 26 dicembre 2016).
  10. ^ Copia archiviata, su unimi.it. URL consultato il 25 marzo 2020 (archiviato il 25 marzo 2020).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Massimo Riva, Intervista su la questione settentrionale, Rionero in Vulture, Calice, 1994
  • Ada Ferrari, Alcide De Gasperi e la questione settentrionale, Firenze, Le Monnier, 2004
  • Giuseppe Berta, La questione settentrionale: economia e società in trasformazione, Milano, Feltrinelli, 2007
  • Aa. Vv., Questione settentrionale, Meridiana. Rivista di Storia e Scienze Sociali. Vol. XVI, Imes, Roma 1993

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]