Manifesto delle 343

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Il Manifesto delle 343 (in francese: "le manifeste des 343"), fu una dichiarazione pubblicata il 5 aprile 1971 dalla rivista Nouvel Observateur in cui 343 donne ammettevano di aver avuto un aborto, esponendo se stesse alle relative conseguenze penali. In Francia vigeva all'epoca una legge del 1920 che multava con pene fino a sei anni chi avesse abortito o procurato aborti. Nel 1943 durante il Governo di Vichy Marie-Louise Giraud fu condannata alla ghigliottina per avere procurato 27 aborti illegali. Il manifesto è un esempio di disobbedienza civile. Nessuna delle firmatarie fu perseguita ai termini di legge.

Il testo[modifica | modifica wikitesto]

Il testo del manifesto fu scritto da Simone de Beauvoir.[1] Tradotto in italiano, esso cominciava nel seguente modo:

Ogni anno in Francia, abortiscono un milione di donne.
Condannate alla segretezza, sono costrette a farlo in condizioni pericolose quando questa procedura, eseguita sotto supervisione medica, è una delle più semplici.
Queste donne sono velate, in silenzio.
Io dichiaro di essere una di loro. Ho avuto un aborto.
Così come chiediamo il libero accesso al controllo delle nascite, chiediamo la libertà di abortire.[2]

Impatto[modifica | modifica wikitesto]

La settimana dopo che il manifesto fu pubblicato, la prima pagina della rivista satirica Charlie Hebdo portò un attacco ai politici maschi, ponendo loro una domanda, espressa da una vignetta: "Qui a engrossé les 343 salopes du manifeste sur l'avortement?"[3] ("Chi ha messo incinte le 343 puttane del manifesto sull'aborto?"). La vignetta disegnata da Cabu, diede al manifesto il suo soprannome di "Manifeste des 343 salopes" (manifesto delle 343 puttane)[1][4].

Il manifesto fu anche l'ispirazione per una dichiarazione in supporto dell'aborto da parte di 331 medici che pubblicarono il proprio manifesto il 3 febbraio 1973:

Noi vogliamo la libertà di abortire. È una decisione interamente della donna. Rifiutiamo qualunque condizione che costringa la donna a difendersi, perpetui una atmosfera di colpevolezza, e permetta agli aborti clandestini di continuare ad esistere...[5]

Il manifesto contribuì notevolmente all'adozione, nel dicembre 1974-gennaio 1975, della "legge Veil", così chiamata per il Ministro della sanità Simone Veil, che rese possibile per le donne interrompere la gravidanza entro le prime dieci settimane (successivamente estese a dodici).

L'iniziativa fu replicata in Germania dalla rivista Stern, che intitolò il numero del 6 giugno 1971 Wir haben abgetrieben! "Abbiamo abortito!"; fu firmato da 374 donne, fra cui alcune celebri come Romy Schneider e Senta Berger.

Firmatarie celebri[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Marie Renard, Swans Commentary: The Unfinished Business Of Simone de Beauvoir, su swans.com, 11 febbraio 2008. URL consultato il 19 dicembre 2008.
  2. ^ (FR) Le "Manifeste des 343 salopes" paru dans le Nouvel Obs en 1971, in NouvelObs.com, Le Nouvel Observateur, 23 giugno 2008. URL consultato il 28 dicembre 2008.
  3. ^ Image of cover from Charlie Hebdo
  4. ^ Brief history of women's rights, su sosfemmes.com, SOS Femmes. URL consultato il 19 dicembre 2008.
  5. ^ Michelle Zancarini-Fournel, « Histoire(s) du MLAC (1973-1975) », Clio, numéro 18-2003, Mixité et coéducation, [En ligne], mis en ligne le 04 décembre 2006. URL : http://clio.revues.org/index624.html. Consulté le 19 décembre 2008.
  6. ^ Simone de Beauvoir and the women's movement in France: An eye-witness account Archiviato l'8 luglio 2011 in Internet Archive., by Claudine Monteil

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]