La bella estate

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La bella estate
Titolo originaleLa bella estate
AutoreCesare Pavese
1ª ed. originale1949
Genereromanzi
Lingua originaleitaliano

La bella estate è una raccolta di tre romanzi brevi scritti da Cesare Pavese in tempi diversi; fu pubblicata per la prima volta dall'editore Einaudi di Torino nel 1949, nella collana "I supercoralli". Il volume comprendeva le opere: La bella estate (1940), che diede il titolo alla raccolta, Il diavolo sulle colline (1948), e Tra donne sole (1949). Nel 1950 questo trittico vinse l'edizione di quell'anno del Premio Strega.[1]

Nel 1961 l'editore Einaudi, nel pubblicare per la prima volta le opere complete di Pavese, decise di includere in due volumi i nove romanzi dello scrittore nell'ordine in cui erano stati scritti e non nell'ordine della loro pubblicazione. La bella estate si trova dunque inserito nel primo volume dell'opera.

Sebbene ciascuna delle tre composizioni possa di per sé rappresentare, per contenuti, un lavoro autonomo, essi riportano le stesse tematiche: il passaggio dall'adolescenza alla maturità tramite l'esplorazione, la scoperta e quindi la delusione e la sconfitta. Nei tre romanzi il personaggio più debole, inesperto e giovane è quello che subisce in maniera più marcata e pesante il passaggio di crescita; particolarmente rilevante è poi la questione della tensione verso il limite che si manifesta nel gusto per la trasgressione e nel tendere al suicidio. Nell'opera è affrontato anche il classico rapporto tra la campagna e la città; qui, a differenza di altre opere, l'azione è sbilanciata su un'ambientazione urbana.

La bella estate[modifica | modifica wikitesto]

Il primo romanzo breve, da cui prese il titolo la raccolta, fu scritto da Pavese tra il 2 marzo e il 6 maggio del 1940 ed era inizialmente intitolato La tenda. Quella del 1949 fu la prima pubblicazione.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

«A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e attraversare la strada, per diventare come matte, e tutto era bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che succedesse qualcosa, che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, o magari venisse giorno all'improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare fino ai prati e fin dietro le colline...[2]»

Ginia è una giovanissima operaia in un atelier che proviene dalla campagna e vive con il fratello Severino che fa l'operaio del gas. Di carattere gioioso e fiducioso, diventa amica di una ragazza più grande di lei, Amelia, che lavora come modella per alcuni pittori e che la convince a frequentare l'ambiente artistico della città. Amelia, che è attratta fisicamente da Ginia e nello stesso tempo è invidiosa della sua semplicità e gioia di vivere, la invita nello studio di un pittore, Guido, di cui Ginia si innamora e a cui infine si concede. Ginia è felice perché pensa che Guido la ami e di aver così coronato il suo sogno di trovare l'amore. Amelia intanto, che continua a fare proposte ambigue alla ragazza, le confida di essere ammalata di sifilide che ha contratto non da Rodriguez, lo strano tipo che frequenta lo studio di Guido, ma da una donna.

Assai presto Ginia si accorge che Guido la trascura e preferisce stare in compagnia degli amici e di Rodriguez e ne soffre. Un giorno, dopo aver visto Amelia posare per Guido, gli dice che vuole posare per lui nuda non sapendo che l'amico Rodriguez guardava la ragazza da dietro una tenda che divideva il letto dallo studio. Quando egli all'improvviso apre la tenda, Ginia, tutta spaventata e piena di vergogna, fugge dalla casa dopo aver ascoltato le parole dette da Guido ad Amelia e all'amico: "Lasciala stare, è una scema".[3]

«Quando fu sola nella neve le parve di essere ancor nuda. Tutte le strade erano vuote, e non sapeva dove andare... Si divertiva a pensare che l'estate che aveva sperato, non sarebbe venuta mai più. Perché adesso era sola e non avrebbe parlato mai più a nessuno ma lavorato tutto il giorno.[4]»

Ginia alla fine accetterà la compagnia e le premure di Amelia, mettendo una pietra sopra i suoi sogni di una bella estate.

«E mentre Ginia cercava di sorridere, continuò: "Sono contenta perché questa primavera sarò guarita. Quel tuo medico dice che mi ha preso in tempo. Senti, Ginia, al cinema non c'è niente di bello" "Andiamo dove vuoi" disse Ginia "conducimi tu".[5]»

Analisi dell'opera[modifica | modifica wikitesto]

Nella presentazione[6] di Pavese dei tre racconti de La bella estate egli scrive:

«Si tratta di un clima morale, un incontro di temi, una temperie ricorrente in ciascuno dei vari intrecci e ambienti è quello della tentazione, dell'ascendente che i giovani sono tutti condannati a subire. Un altro è la ricerca affannata del vizio, il bisogno baldanzoso di violare la norma, di toccare il limite. Un altro, l'abbattersi della naturale sanzione sul più colpevole e inerme, sul più 'giovane'»

Ne La bella estate questi temi vengono affrontati in forme ancora semplici e lineari, con uno stile descrittivo che dà maggiore rilievo alla rappresentazione esterna sia dei personaggi che degli ambienti.

Il racconto presenta uno schema basato su due momenti ben distinti che si possono facilmente seguire attraverso la narrazione che si svolge cronologicamente.

Pavese definì La bella estate «la storia di una verginità che si difende».

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

  • La bella estate, Collana Nuovi Coralli, 4, Torino, Einaudi, 1949.
  • La bella estate, Collana Supercoralli, Torino, Einaudi, 1953.
  • La bella estate, Collana Il bosco, 47, Milano, Mondadori, 1961. - Collana Oscar, Mondadori, 1965.
  • La bella estate, Bergamo, Euroclub, 1978.
  • La bella estate, Collana Oscar narrativa, Milano, Mondadori, 1983. - Collana Oscar Moderni, Mondadori, 2019.

Adattamenti[modifica | modifica wikitesto]

Ognuno dei tre romanzi della raccolta è stato trasposto, più o meno liberamente, al cinema o in televisione.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ 1950 Cesare Pavese, su premiostrega.it. URL consultato il 14 aprile 2019 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2019).
  2. ^ Incipit da Cesare Pavese, La bella estate, Einaudi, I vol., 1962, pag. 187
  3. ^ op. cit., pag. 261
  4. ^ op. cit., pag. 261
  5. ^ op. cit., pag. 263.
  6. ^ Presentazione in Opere di Cesare Pavese, Einaudi, 1968

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