Giuseppe Goracci

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Giuseppe Goracci
NascitaSpoleto, 3 marzo 1917
MorteHyères, 13 giugno 1940
Cause della morteCaduto in combattimento
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Aeronautica
SpecialitàBombardamento
Unità172ª Squadriglia
Anni di servizio1935-1940
GradoSergente maggiore
GuerreSeconda guerra mondiale
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Decorazionivedi qui
dati tratti da Medaglie d'Oro al Valor Militare[1]
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Giuseppe Goracci (Spoleto, 3 marzo 1917Hyères, 13 giugno 1940) è stato un militare e aviatore italiano, decorato di Medaglia d'oro al valor militare alla memoria nel corso della seconda guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Spoleto, provincia di Perugia, il 3 marzo 1917.[1] Nel settembre 1935 si arruolò volontario nella Regia Aeronautica, assegnato dapprima alla Scuola di volo di Torino-Caselle e poi a quella di volo per plurimotori di Grottaglie, dove nell'aprile 1936 ottenne la nomina a primo aviere pilota.[2] Passato in forza al 13º Stormo Bombardamento Terrestre di stanza a Lonate Pozzolo, nell'agosto 1937 fu promosso sergente pilota, e nell'ottobre 1938 sergente maggiore.[2] All'atto della dichiarazione di guerra da parte del Regno d'Italia a Francia e Gran Bretagna, avvenuta il 10 giugno 1940,[3] il suo reparto, la 3ª Squadriglia, 43º Gruppo, del 13º Stormo B.T, di stanza sull'aeroporto di Novara-Cameri ed equipaggiato con i bombardieri Fiat B.R.20 Cicogna, iniziò subito le operazioni sul fronte occidentale.[4] Il 13 giugno partecipò, come secondo pilota, ad una azione di bombardamento condotta da 19 B.R.20 contro il porto di Tolone.[5]

La formazione italiana venne attaccata da 3 caccia Dewoitine D.520 del CC.III/6 guidati dall'adjutant Pierre Le Gloan.[5] I caccia francesi colpirono il suo aereo, ferendo quasi tutti i membri dell'equipaggio.[5] Si lanciarono col paracadute il primo pilota tenente Sammartano, che scese in mare e non fu più recuperato, il primo aviere Vannuzzo, il sergente motorista Costa, poi deceduto per le gravi ferite riportate, e il primo aviere Mangiarotti.[5] Goracci si mise ai comandi del velivolo per dare il tempo ai compagni di lanciarsi, e poi abbandonò l'aeroplano in fiamme lanciandosi anch'egli con il paracadute.[5] Il primo aviere Mangiarotti fu fatto segno da colpi di arma da fuoco mentre scendeva a terra col paracadute, e rimase ucciso, mentre più fortunato fu l'aviere Vannuzzo che scese dentro un giardino privato e fu salvato dal linciaggio da una coraggiosa signora che lo protesse fino all'arrivo dei gendarmi.[5] Quando Goracci toccò terra fu immediatamente circondato da una folla di esagitati e ucciso a colpi di remo.[5] Per onorarne la memoria fu decretata la concessione della Medaglia d'oro al valor militare.[1]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Sottufficiale secondo pilota di velivolo da bombardamento, durante un’azione su munita base nemica, nonostante le pessime condizioni atmosferiche e la forte reazione contraerea, coadiuvava validamente il comandante per portare sul nemico la più efficace offesa. Attaccato da soverchiante caccia avversaria, rimasto unico pilota valido al governo del velivolo, sosteneva a lungo e vigorosamente l’impari lotta riuscendo ad abbattere in fiamme un caccia assalitore, mentre a bordo del suo apparecchio, un motore s’incendiava, il motorista veniva ucciso, tutti gli altri compagni feriti. Tentava allora di ricondurre l’apparecchi o col suo carico di gloria e di morte verso il cielo della Patria. Tra le fiamme che ormai investivano la fusoliera, con stoica fermezza ordinava ai compagni feriti di agganciare il paracadute alla salma del camerata deceduto e di lanciarlo al suolo perché il corpo glorioso non si consumasse nel rogo. Egli si lanciava per ultimo, dopo aver dato ai compagni di volo l’ordine di salvarsi. Ferito e ustionato gravemente, discendeva sulla terra di Francia, ove un’orda barbarica, alla quale opponeva le ultime disperate energie, dava alla sua fronte, a colpi di clava, la corona del martirio. Nell’attimo del trapasso il suo grido fu uno solo: Viva l’italia! Simbolo della fascista gente dell’italia Imperiale. Cielo di Hyères, 13 giugno 1940 .[6]»
— Regio Decreto 14 ottobre 1940.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Chris Dunning, Combat Units od the Regia Aeronautica. Italia Air Force 1940-1943, Oxford, Oxford University Press, 1988, ISBN 1-871187-01-X.
  • Chris Dunning, Solo coraggio! La storia completa della Regia Aeronautica dal 1940 al 1943, Parma, Delta Editrice, 2000.
  • Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Ufficio Storico Stato Maggiore dell'Aeronautica, 1969.
Periodici
  • Il massacro dei B.R.20, in Aviatori italiani vol.1, n. 1, Parma, Delta Editrice, gennaio-febbraio 2009, pp. 4-7.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]