Cugia

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Cugia di Sant'Orsola è una famiglia della nobiltà italiana, originaria della Sardegna, e precisamente di Sassari, dove è documentata dal XVI secolo, mentre l'omonimo palazzo ivi presente è del XVIII secolo[1], che si è segnalata soprattutto, attraverso l'opera e le iniziative di diversi suoi esponenti, i quali hanno rivestito ruoli di primo piano a livello sia militare, sia politico, nell'ambito della storia del Regno di Sardegna prima e del Regno d'Italia poi. L'arma di questa schiatta è blasonata come segue: «Troncato al 1° d'azzurro al cane rampante, posto a sinistra ed in alto a destra un'aquila, il tutto d'argento; l'aquila volante verso un sole d'oro orizzontale a destra; al 2° doro all'olmo nodrido sulla campagna erbosa, il tutto di verde, sinistrato da un leone di rosso tenente una spada d'argento»[2].

Il primo esponente di spicco è stato Giovanni Battista Cugia, un giurista e uomo politico, che nel 1716 ricevette, con diploma dell'imperatore Carlo VI datato 17 luglio, il titolo di marchese, unitamente al predicato d'uso di Sant'Orsola[3], da cui il toponimo di un quartiere di Sassari. Governatore provvisorio della stessa città dal 1709 al 1711, Giovanni Battista fu successivamente a Madrid come reggente del Supremo Consiglio e dal 1714, con lo stesso ufficio, presso la Corte arciducale d'Austria, a Vienna, dove morì nel 1725[4].

Incarichi simili ha avuto anche Carlo Cugia, che nel primo decennio del XIX secolo è stato governatore di Alghero[5]. La sua documentazione, per lo più manoscritta e conservata in un apposito fondo archivistico allo stesso intestato presso la Biblioteca comunale di Sassari, ha permesso di ricostruire importanti vicende storico-politiche della Sardegna in generale e di Alghero in particolare[6].

Particolare rilevanza ha ottenuto Efisio Cugia, nato a Cagliari nel 1818 e morto a Roma nel 1872, che è stato deputato prima del Regno di Sardegna (dalla V alla VII e ultima legislatura, tra il 1853 e il 1860) e poi del Regno d'Italia (dall'VIII all'XI, tra il 1861 e il 1874), generale dell'esercito sabaudo con incarichi di primo piano durante le fasi a ridosso dell'Unità, nonché ministro della marina nel primo governo Minghetti (1863-1864) e ministro della guerra nel secondo governo Ricasoli (1866-1867)[7].

Fratello di Efisio è, della medesima famiglia, il colonnello Francesco Cugia (1829-1885), eletto deputato del Regno d'Italia dal 1871 al 1881 per il collegio di Macomer, che ha intrapreso la carriera militare nel corpo d'artiglieria e, al comando di essa, si è segnalato durante la breccia di Porta Pia[8]. Pronipote di questi è lo scrittore, regista e autore radiotelevisivo Diego Cugia (nato nel 1953).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ S. Naitza, Architettura dal tardo '600 al classicismo purista, (collana «Storia dell'arte in Sardegna»), Ilisso, Nuoro 1992, scheda n. 44 (presente sul web)
  2. ^ Libro d'oro della Nobiltà italiana, vol. XIV, Roma 1962-1964, p. 449.
  3. ^ V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, vol. II, rist. an., Forni, Sala Bolognese 1981, p. 586.
  4. ^ P. Tola, Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna, vol. I, Torino 1837, p. 188 e G. Manno, Note sarde e ricordi, Stamp. Reale, Torino 1868, p. 138
  5. ^ G.B. Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, vol. II, rist. an., Forni, Sala Bolognese 1986, pp. 342-343.
  6. ^ A. Mattone - P. Sanna, Alghero, la Catalogna, il Mediterraneo: storia di una città e di una minoranza catalana in Italia (XIV-XX secolo), Gallizzi, Sassari 1994, p. 568.
  7. ^ T. Sarti, I rappresentanti del Piemonte e d'Italia nelle tredici legislature del Regno, Paolini, Roma 1880, p. 299, ad vocem; «Dizionario Enciclopedico Moderno», vol. II, Ed. Labor, Milano 1942, p. 237, ad vocem.
  8. ^ T. Sarti, op. cit., p. 299; R. De Cesare, Roma e lo Stato del Papa dal ritorno di Pio IX al XX Settembre, Longanesi, Roma 1970, p. 423.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • G.B. di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, vol. II, rist. an., Forni, Sala Bolognese 1986, ad vocem.
  • F. Floris, Dizionario delle famiglie nobili della Sardegna, vol. I, edizioni della Torre, Cagliari 2009, ad vocem.
  • V. Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana, vol. II, Forni, Sala Bolognese 1969, ad vocem.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]