Agustín Gómez Morato

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Agustín Gómez Morato
NascitaValencia, 11 dicembre 1879
MorteValencia, 1º febbraio 1952
Dati militari
Paese servitoBandiera della Spagna Regno di Spagna
Bandiera della Spagna Repubblica spagnola
Forza armata, Ejército de Tierra
ArmaFanteria
Anni di servizio1896- 1936
GradoGenerale di divisione
GuerreGuerra ispano-americana
Guerra del Rif
Guerra civile spagnola
Comandante diComandante dell'Armata d'Africa
Studi militariAcademia General de Infantería di Toledo
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Agustín Gómez Morato (Valencia, 11 dicembre 1879Valencia, 1º febbraio 1952) è stato un generale spagnolo, che all'inizio della guerra civile ricopriva l'incarico di comandante dell'Armata d'Africa (Ejército de Marruecos) operante nel Protettorato del Marocco. Arrestato all'aeroporto di Melilla, da alcuni ufficiali nazionalisti il 27 luglio 1936, fu imprigionato per il resto della guerra civile, e in seguito condannato a dodici anni di prigione.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Valencia l'11 dicembre 1879, ed entrò nell'Academia General de Infantería di Toledo il 26 agosto 1895, seguendo un corso accelerato a causa delle esigenze belliche legate allo scoppio della Guerra ispano-americana. Destinato a prestare servizio nel 14º Battalón Expeditionario di stanza a Manila, Filippine, raggiunse il proprio reparto nel marzo 1897 ma dopo solo sei mesi dovette rientrare in Spagna a causa di una malattia contratta in servizio.

Nel 1909, con il grado di capitano, fu destinato a prestare servizio presso il Battalón Cazadores "de Barbastro", appartenente alla Brigata Cacciatori di stanza a Madrid. Nel luglio di quell'anno la brigata, a causa dei continui attacchi dei ribelli riffani agli operai che costruivano la linea ferroviaria per il trasporto dei minerali, fu trasferita a Melilla, in Marocco. Al comando della 2ª Compagnia si distinse nelle operazioni di controguerriglia, avvenute nella zona di Barranco del Lobo, terminate nel gennaio 1910.

Ritornò in Africa nel corso del 1913, assegnato alla zona occidentale del protettorato, comandando vari battaglioni con il grado di tenente colonnello. Promosso colonnello fu assegnato al Comando generale delle truppe[1] avente Quartier generale a Tetuan. Dopo la sconfitta di Annual (1921) fu trasferito a Melilla, e nel corso del 1922 si distinse durante l'occupazione di Azib de Midar e Issen-Lasen, e nelle operazioni di Tafersit, Afrau e Tizzi Aza. Nel giugno 1923 prese parte ai duri combattimenti di Tizzi Aza,[2] e verso la fine del 1924 alle operazioni di ritiro del contingente spagnolo che presidiava la città di Xauen, operando di concerto con il colonnello Francisco Franco. Per queste operazioni nel luglio 1925 fu decorato con la Medalla Militar individuale.

Al termine del ripiegamento sulla linea Primo de Rivera, nell'aprile 1925 assunse il comando del Regimiento "Ceuta" n.60[3] e nel mese di agosto fu promosso Generale di brigata. A quell'epoca risultava affiliato alla massoneria.[4] Nel maggio 1928 fu elevato al rango di generale di divisione ed assunse il comando della 9ª Divisione di stanza a Saragozza, e il 13 marzo 1931 presiedette la seconda Corte marziale che doveva giudicare alcuni degli imputati che avevano partecipato alla rivolta di Jaca.[5][6] Dopo la proclamazione della Repubblica nel 1931 fu Governatore militare dell'Aragona, entrando in contrasto con il generale Franco, allora direttore dell'Accademia militare di Saragozza per via della bandiera esposta.[7] Dopo la proclamazione della Repubblica Gómez Morato aveva telefonato a Franco ordinandogli di cambiare la bandiera esposta sul pennone all'interno dell'Accademia, ma Franco aveva replicato che lo avrebbe fatto solo dopo aver ricevuto un ordine scritto. La bandiera fu cambiata solo dopo qualche giorno.[7]

Profondo sostenitore della riforma delle forze armate avviata dal Ministro della Guerra Manuel Azaña Díaz,[8] il 5 febbraio 1932 divenne comandante[9] delle Forze armate spagnole di stanza in Marocco (Armata d'Africa) con Quartier generale a Ceuta, e giurisdizione sui due distretti militari del protettorato.[10]

Nel novembre 1934 lasciò l'incarico in Marocco, su decisione del Ministro della Guerra e capo del governo Alejandro Lerroux, per assumere il comando della 3ª Divisione Orgánica con sede a Valencia.[11] Il 1º marzo 1936, dopo il trionfo del Frente Popular alle elezioni legislative, riassunse l'incarico di comandante delle forze armate spagnole in Marocco,[12] ma la sua nomina incontrò forti antipatie negli ambienti militari a causa del fatto che aveva aiutato il ministro Azaña a trasferire in posti di rilievo militari a lui fedeli.[13]

Il 17 luglio 1936[14] si trovava in visita a Larache quando fu raggiunto presso il locale Casinò da una telefonata del capo del governo, Santiago Casares Quiroga che lo informava del fatto che non riusciva più a raggiungere telefonicamente il generale Manuel Romerales Quintero[14] a Melilla, il quale lo aveva avvertito del fatto che si stava preparando un'insurrezione militare.[14] Rimasto sbalordito lasciò immediatamente Larache su un aereo Breguet Bre 19, ma appena sbarcato all'aeroporto di Melilla fu subitò arrestato[8] ed imprigionato[15] su ordine del generale Francisco Franco, che stava arrivando dalle Canarie, il quale lo sostituì alla testa dell'Ejército de Marruecos.[16] Mediante un decreto del 23 dicembre 1936 i ribelli disposero la sua espulsione dai ranghi dell'esercito.[17] Rimasto agli arresti per tutta la durata della guerra civile,[18] al suo termine fu processato e nel 1940 condannato a dodici anni di prigione,[19] ma fu liberato dopo poco tempo. Si spense a Valencia il 1º febbraio 1952.[19]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di Sant'Ermenegildo - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Croce al merito militare con distintivo rosso - nastrino per uniforme ordinaria
Medalla Militar individual - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ In lingua spagnola Inspección General de Intervención Militar y Tropas Jalifianas.
  2. ^ Do trovò la morte il comandante della Legione, tenente colonnello Valenzuela.
  3. ^ L'assunzione del comando di tale reparto, di stanza a Ceuta, comportava anche l'assunzione dell'incarico di Presidente della giunta municipale della città.
  4. ^ Ferrer Benimeli 1996, p. 899.
  5. ^ Ferrer Benimeli 1996, p. 903.
  6. ^ TuñóndeLara2000, p. 270.
  7. ^ a b Preston 2008, p. 23.
  8. ^ a b Beevor 2005, p. 85.
  9. ^ Sostituì il generale Miguel Cabanellas entrato in contrasto con l'Alto Comissario López Ferrer in quanto appartenente alla massoneria. Secondo quanto dichiarato dal deputato López Cano anche Gómez Morato era uno dei 21 generali iscritti all'organizzazione della massoneria.
  10. ^ Ruiz Manjón-Cabeza 1990, p. 150.
  11. ^ Anoche fue firmada la combinacion de alto mandos militares, in ABC Viernes, Edicion de la Mañana, 15 de febrero de 1935, pag.21.
  12. ^ Thomas 1985, p. 229.
  13. ^ Thomas 1985, p. 230.
  14. ^ a b c Barbieri 2006, p. 127.
  15. ^ Thomas 1985, p. 241.
  16. ^ Galán 1988, p. 42.
  17. ^ Redondo 1993, p. 193.
  18. ^ Tre dei suoi figli e suo genero combatterono come ufficiali nell'esercito nazionalista.
  19. ^ a b Ruiz Manjón-Cabeza 1990, p. 289.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Pietro Barbieri, Le cause della guerra civile spagnola, Roma, Robin Edizioni, 2006, ISBN 8-87371-213-4.
  • (ES) Anthony Beevor, La guerra civil española, Barcelona, Critíca, 2005.
  • (ES) José Antonio Ferrer Benimeli, La masonería en la España del siglo XX, Zaragoza, Universidad de Castilla La Mancha, 1996, ISBN 84-89492-41-7.
  • (ES) Luis Galán, Después de todo: recuerdos de un periodista de la Pirenaica, Barcelona, Esplugues de Llobregat, 1988, ISBN 84-7658-080-0.
  • (ES) Hugh Thomas, La guerra civil española, Barcelona, Grijalbo, 1985, ISBN 8-42530-693-0.
  • (ES) Gonzalo Redondo, Historia de la Iglesia en España, 1931-1939: La Guerra Civil, 1936-1939, vol. 2, Madrid, Ediciones Rialp, 1993, ISBN 84-321-3016-8.
  • (ES) Octavio Ruiz Manjón-Cabeza, La Segunda República y la guerra, vol. 17, Madrid, Ediciones Rialp, 1990, ISBN 84-321-2115-0.
  • (ES) Paul Preston, El Gran manipulador. La Mentira cotidiana de Franco, Ediciones B S.A., 2008, ISBN 978-8-46663-829-6.
  • (ES) Paul Preston, El holocausto español: Odio y exterminio en la Guerra Civil y después, Barcelona, Random House Mondadori, 2001, ISBN 978-8-48306-852-6.
  • (ES) Luis Tuñón de Lara, Después de todo: recuerdos de un periodista de la Pirenaica, Tres Cantos, Madrid, Ediciones Akal, 2000, ISBN 84-460-1105-0.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]