AEG B.II

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AEG B.II
Descrizione
Tipoaereo da ricognizione
Equipaggio2
CostruttoreBandiera della Germania AEG
Data primo volo1914
Data entrata in servizio1914
Utilizzatore principaleBandiera della Germania Luftstreitkräfte
Sviluppato dalAEG B.I
Altre variantiAEG B.III
Dimensioni e pesi
Lunghezza15,50 m
Apertura alare10,50 m
Altezza3,15 m
Superficie alare40,12
Peso a vuoto723 kg
Propulsione
Motoreun Mercedes D.II
Potenza120 PS (88 kW)
Prestazioni
Velocità max110 km/h
Velocità di crociera96 km/h
Autonomia1 130 km
Tangenza3 000 m

i dati sono estratti da Уголок неба[1]

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L'AEG B.II fu un ricognitore biposto biplano prodotto in modesta quantità dall'azienda tedesco imperiale Allgemeine Elektrizitäts-Gesellschaft (AEG) negli anni dieci del XX secolo.

Sviluppato nel 1914 entrò in servizio nei reparti della Luftstreitkräfte, la componente aerea del Deutsches Heer (l'esercito imperiale tedesco), già nelle prime fasi della prima guerra mondiale ma ben presto venne accantonato superato nelle prestazioni da modelli più recenti.

Storia del progetto[modifica | modifica wikitesto]

Durante le prime fasi della prima guerra mondiale, l'industria meccanica progredì velocemente nello sviluppo della componentistica sottoposta alle autorità militari tedesco imperiali. Nell'ambito aeronautico, le nuove esigenze belliche crearono i presupposti per la produzione di nuovi velivoli da destinare ai reparti della Luftstreitkräfte, la componente aerea del Deutsches Heer (l'esercito imperiale tedesco).

In quest'ambito la AEG, dopo aver realizzato il B.I che rispondeva alle specifiche Idflieg per la classe B Typ, quella dei ricognitori biposto biplani non armati, sviluppò un nuovo modello, il secondo di quel tipo realizzato dall'azienda e che per questo assunse la designazione B.II.[1]

Il B.II conservava l'aspetto generale del suo predecessore ma adottava una diversa ala, più piccola e collegata da due coppie di montanti per lato invece che tre, ed una più potente motorizzazione, il Mercedes D.II.

Tecnica[modifica | modifica wikitesto]

L'AEG B.II conservava l'aspetto generale, per l'epoca convenzionale, dei simili modelli prodotti nello stesso periodo dalle altre aziende: biplano, monomotore biposto con carrello fisso.

La fusoliera, realizzata con struttura in tubi d'acciaio saldati e ricoperta di tela verniciata, era caratterizzata due abitacoli aperti in tandem, l'anteriore destinato all'osservatore ed il posteriore al pilota. Posteriormente terminava in un impennaggio classico monoderiva dotato di piani orizzontali controventati da una coppia di montanti obliqui per lato.

La configurazione alare era biplana con ala superiore dall'apertura leggermente superiore dell'inferiore, collegate tra loro da una doppia coppia di montanti per lato ed integrati da tiranti in cavetto in acciaio.

Il carrello d'atterraggio era fisso, molto semplice, montato su una struttura tubolare al di sotto della fusoliera, dotato di ruote di grande diametro collegate da un asse rigido ed integrato posteriormente con un pattino d'appoggio.

La propulsione era affidata ad un motore Mercedes D.II, un 6 cilindri in linea raffreddato a liquido capace di erogare una potenza pari a 120 PS (88 kW), posizionato all'apice anteriore della fusoliera racchiuso da un cofano metallico ed abbinato ad un'elica bipala in legno a passo fisso.

Sui modelli identificati dall'Idflieg B Typ non era previsto alcun armamento.

Impiego operativo[modifica | modifica wikitesto]

Il B.II cominciò ad essere consegnato alle prime Feldflieger Abteilung (FAA), piccole unità aeree con funzioni generiche del Deutsches Heer, durante le fasi iniziali della prima guerra mondiale, venendo impiegato in missioni di ricognizione aerea e come aereo da addestramento.[2]

Utilizzatori[modifica | modifica wikitesto]

Bandiera della Germania Germania

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b AEG B.I (B.III) in Уголок неба.
  2. ^ Gray e Thetford 1970, p. 232.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Peter Gray, Owen Thetford, German Aircraft of the First World War, 2nd Revised Edition, Garden City, New York, Doubleday & Company, 1970 [1962].

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]