Djent

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Djent
Origini stilisticheProgressive metal - Math rock - Mathcore
Origini culturaliNord Europa e Stati Uniti d'America a partire dagli anni 2000
Strumenti tipicivoce, chitarra elettrica, chitarra multicorde, basso, batteria, Virtual Instruments
PopolaritàIn ambito metal, negli anni 2010
Generi correlati
Metalcore - Industrial metal - Nu metal - Mathcore
Categorie correlate
Gruppi musicali djent · Musicisti djent · Album djent · EP djent · Singoli djent · Album video djent

Il djent (/dʒɛnt/[1]) è un sottogenere del progressive metal, il cui termine è un'onomatopea che rimanda al suono prodotto dalle corde di chitarra più gravi suonate con la tecnica del palm mute e saturate con la tipica distorsione del genere[2].

Origine[modifica | modifica wikitesto]

Il termine è stato coniato da Fredrik Thordendal[senza fonte], chitarrista degli svedesi Meshuggah, in seguito reso popolare su Internet da Misha Mansoor, chitarrista degli statunitensi Periphery[3].

I Meshuggah sono considerati i pionieri di questo genere: l'album del 2002 Nothing ne è un esempio, in cui cominciano a fare utilizzo di accordature molto basse e a comporre brani caratterizzati da sezioni ritmiche molto articolate, incentrate in particolar modo sulla poliritmia, elementi che caratterizzeranno tutti i loro album successivi.

Il genere deriva principalmente dal progressive metal, ma molte band provengono da metalcore e deathcore, come ad esempio After the Burial, Veil of Maya, Born of Osiris, The Contortionist e Within The Ruins; si è diffuso anche il termine "djentcore",[4] per diversificare le band di stampo hardcore da quelle semplicemente strumentali (per esempio Animals as Leaders e Vitalism) o con voce pulita (come i Tesseract).

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Il djent è principalmente caratterizzato da una forte enfasi sul groove e sui ritmi sincopati, da un ampio uso di poliritmie (caratteristica derivata dal math rock) assieme alla complessità dei riff, in cui si trovano variazioni fra tonalità molto basse (e alte, ad esempio nel brano Shadow[5] dei Vildhjarta), spesso accompagnate da atmosfere create con chitarre clean riverberate o con l'effetto delay. Una particolarità importante riguarda la strumentazione, per via dell'utilizzo di chitarre elettriche spesso con 7 e 8 corde (in rari casi anche 9[6]), o semplicemente di chitarre baritone, come nel caso degli Humanity's Last Breath[7][8].

Non è raro trovare nei brani djent suoni prodotti con sintetizzatori digitali o altri strumenti virtuali, essendo molto diffuso tra i musicisti di questo genere l'utilizzo di plugin come Kontakt sui software di registrazione musicale, per programmare ad esempio la batteria, le orchestre o strumenti particolari come il sitar[9].

La voce presenta caratteristiche comuni al metal, alternando parti di growl, scream (o altre tecniche di voce distorta) e spesso voci pulite come nel caso degli ERRA, Novelists, The Northern, Surroundings e Intervals. Altri gruppi, come gli Hacktivist[10][11] e i DVSR,[12] si affidano a parti vocali di derivazione rap.[13]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ How to pronounce, How to pronounce djent. URL consultato l'8 febbraio 2019.
  2. ^ (EN) 5 Modern Tube Amps to Achieve Djent Tones, su reverb.com. URL consultato l'8 febbraio 2019.
  3. ^ PERIPHERY - Chi Si Ferma È Perduto..., su Metalitalia.com. URL consultato l'8 febbraio 2019.
  4. ^ Tag djentcore | Bandcamp, su bandcamp.com. URL consultato l'8 febbraio 2019.
  5. ^ Century Media Records, VILDHJARTA - shadow (bergström guitar play). URL consultato l'8 febbraio 2019.
  6. ^ Ibanez Guitar, After The Burial's Justin Lowe demos the Ibanez RG90BKP. URL consultato l'8 febbraio 2019.
  7. ^ Humanity's Last Breath, su m.facebook.com. URL consultato il 24 dicembre 2019.
  8. ^ HLBofficial, Humanity's Last Breath - Abyssal Mouth (Guitar Playthrough). URL consultato l'8 febbraio 2019.
  9. ^ Sumerian Records, ANIMALS AS LEADERS - Arithmophobia. URL consultato l'8 febbraio 2019.
  10. ^ Axl Rosenberg, Djent-rappers Hacktivist Kind Enough to Put the Word Hack Right There in the Name, su metalsucks.net, MetalSucks, 17 ottobre 2011. URL consultato il 1º maggio 2015.
  11. ^ Islander, Hacktivist, su nocleansinging.com, No Clean Singing, 9 novembre 2012. URL consultato il 1º maggio 2015.
  12. ^ CroOZza, DVSR - Got-Djent.com, su got-djent.com, 25 novembre 2013. URL consultato il 31 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 30 marzo 2018).
  13. ^ (EN) Robert Pasbani, Is Nü-Djent The Next Big Thing?, su Metal Injection, 5 maggio 2014. URL consultato il 22 marzo 2022.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Heavy metal: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di heavy metal