Vittorio De Seta

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Vittorio De Seta

Vittorio De Seta (Palermo, 15 ottobre 1923Sellia Marina, 28 novembre 2011) è stato un regista e sceneggiatore italiano. È considerato il padre del cinema documentario italiano[1].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Inizi[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Palermo da famiglia aristocratica: suo padre era il marchese Giuseppe de Seta (figlio di Francesco De Seta, prefetto di Palermo[2]) e sua madre Maria Elia De Seta poi Pignatelli (figlia di Giovanni Emanuele Elia).

Trascorse l'infanzia in Calabria, dove sua madre, poi separatasi dal marito, risiedeva spesso; dopo aver studiato per qualche tempo architettura a Roma, nel 1953 intraprende la carriera cinematografica lavorando come secondo aiuto regista di Mario Chiari per un episodio del film Amori di mezzo secolo.[3] Nel 1954 diventa aiuto regista di Jean-Paul Le Chanois in Vacanze d'amore.[4] Successivamente si dedica all'attività di sceneggiatore e documentarista.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

I documentari che realizza negli anni 1950, ambientati prevalentemente in Sicilia e Sardegna, descrivono con potente espressività i modi di vivere del proletariato meridionale (come le feste sacre di Pasqua in Sicilia) e le dure condizioni di vita dei pescatori siciliani (come la mattanza), dei minatori di zolfo nisseni, dei pastori della Barbagia.[5] Tra questi cortometraggi il documentario Isola di fuoco, ambientato nelle isole Eolie, viene premiato come miglior documentario al Festival di Cannes del 1955.[6]

Nel 1959 regala al pubblico I dimenticati, ambientato ad Alessandria del Carretto, comune calabrese di circa 1600 anime privo al tempo ancora di una strada di accesso al paese, documentando per intero l'antica tradizione della "festa della Pita".

Nel 2008 questa serie di cortometraggi girati negli anni cinquanta è stata restaurata dalla Cineteca di Bologna, e pubblicata dalla Feltrinelli in un DVD intitolato Il mondo perduto[7].

Nel 1961 debutta al cinema con Banditi a Orgosolo, sceneggiato con la moglie Vera Gherarducci, un film stilisticamente asciutto, che arricchisce di una sensibilità più moderna e consapevole la lezione del neorealismo e si annovera "tra le cose migliori di ogni tempo sulla Sardegna"[8]. Il film vince il premio Opera prima al Festival di Venezia e il Nastro d'Argento alla migliore fotografia.[9]

Nel 1966 realizza Un uomo a metà, che si allontana dal documentarismo che contraddistingue la sua carriera: è un'analisi in chiave psicanalitica della crisi di un intellettuale nei confronti del suo impegno sociale. Il film, presentato alla XXVII Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, valse la vittoria della Coppa Volpi, per la migliore interpretazione maschile all'attore francese Jacques Perrin. Tra il 1969 e i primi anni 1970 si trasferisce in Francia per girare L'invitata. Il film, anche se apprezzato da Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini, sarà accolto freddamente.[4]

Nel 1973 De Seta ritorna alle tematiche degli esordi con una miniserie televisiva prodotta dalla RAI, Diario di un maestro, documento di una difficile esperienza didattica condotta in una borgata romana. Il film viene accolto molto bene dal pubblico; questo successo avvia la lunga collaborazione del regista con la RAI.[4]

Negli anni ottanta realizza documentari per la televisione e si trasferisce nella tenuta materna di Sellia Marina in provincia di Catanzaro.

Il suo profondo legame con la Calabria, dove trascorse l'infanzia insieme a sua madre, è esplorato nel documentario In Calabria, del 1993.

Nel 2000 partecipa come attore (nella parte di se stesso) al mediometraggio Melissa 49/99 di Eugenio Attanasio e Giovanni Scarfò.[10] Nello stesso anno realizza, con il fotografo Angelo Franco Aschei, il corto Mano e partecipa come attore ad un video realizzato da Leandro Manuel Emede con musiche di Giacomo Dati.[11]

Nel 2006 realizza il lungometraggio Lettere dal Sahara, che segue la vita di un immigrato africano in Italia. Il film partecipa fuori concorso al Festival di Venezia.[4]

Sposato con la sceneggiatrice, attrice e poetessa Vera Gherarducci[12], è nonno dell'attrice Vera Dragone[13], figlia della sua primogenita Francesca De Seta, anch'essa attrice[14].

Trascorre gli ultimi anni della sua vita in Calabria, dove muore all'età di 88 anni.[15]

Tributi[modifica | modifica wikitesto]

A partire dal 2009 il Bif&st di Bari assegna un premio intitolato a Vittorio De Seta per il "miglior documentario" del festival.

Cantieri Culturali della Zisa di Palermo Cinema De Seta, retro padiglione 7
Cantieri Culturali della Zisa di Palermo Cinema De Seta, targa ingresso padiglione 7

Il Padiglione 4 dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo è una delle cinque sedi della Scuola nazionale di cinema appartenente al Centro sperimentale di cinematografia, assieme alla sede centrale di Roma e a quelle distaccate di Milano, Torino e L'Aquila. Nell'aprile del 2012, il movimento "I cantieri che vogliamo" vi riapre il cinema da 500 posti e lo intitola a Vittorio De Seta. Da allora è ufficialmente il Cinema De Seta e vi si sperimenta una programmazione d'essai.

Filmografia[modifica | modifica wikitesto]

Cinema[modifica | modifica wikitesto]

Lungometraggi[modifica | modifica wikitesto]

Documentari[modifica | modifica wikitesto]

  • Lu tempu di li pisci spata - cortometraggio (1954)
  • Isole di fuoco - cortometraggio (1954)
  • Sulfarara - cortometraggio (1955)
  • Pasqua in Sicilia - cortometraggio (1955)
  • Contadini del mare - cortometraggio (1955)
  • Parabola d'oro - cortometraggio (1955)
  • Pescherecci - cortometraggio (1958)
  • Pastori di Orgosolo - cortometraggio (1958)
  • Un giorno in Barbagia - cortometraggio (1958)
  • I dimenticati - cortometraggio (1959)
  • In Calabria (1993)
  • Dedicato ad Antonino Uccello - cortometraggio (2003)
  • Pentedattilo - Articolo 23, episodio del film All Human Rights for All (2008)

Televisione[modifica | modifica wikitesto]

Pubblicazioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Introduzione del volume La Calabria (a cura di Curtosi F. e Candido G., 2009, Città del Sole edizioni, RC), antologia dell'omonima rivista di letteratura popolare (1838-1902) diretta dal prof. Luigi Bruzzano (2009).

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ [1], Il Fatto Quotidiano, 1º dicembre 2011
  2. ^ Luciano Cessari, Elena Gigliarelli, Il palazzo Forcella de Seta a Palermo: Analisi architettonica per il Restauro, Gangemi Editore - ISBN 8849297491
  3. ^ Scheda su Amori di mezzo secolo dell'Internet Movie Database
  4. ^ a b c d Vittorio De Seta - Biografia, su «Trovacinema» di «La Repubblica». Consultato il 15 luglio 2010
  5. ^ I documentari di Vittorio De Seta (1954-1959), rubrica RAI Tg2 Mizar (su YouTube) - 28 febbraio 2009. Consultato il 2 dicembre 2011.
  6. ^ a b Scheda su Isola di Fuoco, miglior documentario - corto metraggio del Festival di Cannes 1955. Consultato il 15 luglio 2010
  7. ^ Libro Il mondo perduto - V. De Seta - Feltrinelli - Real Cinema, su LaFeltrinelli. URL consultato il 30 dicembre 2020.
  8. ^ Giulio Angioni, Sul grande schermo il volto degli ultimi, "La Nuova Sardegna", 30.11.2011 [2]
  9. ^ a b c Banditi a Orgosolo - Scheda premi su IMBd. Consultato il 14 luglio 2010
  10. ^ kataweb cinema - Torino film festival | cinema giovani
  11. ^ Vittorio De Seta | Festival della Montagna 2010 | Cuneo
  12. ^ Vera Gherarducci poeta, su iris.unive.it. URL consultato il 31 ottobre 2023.
  13. ^ Maria Rosaria Donato, L’attrice Vera Dragone, una nipote d’arte, su Il Quotidiano del Sud. URL consultato il 31 ottobre 2023.
  14. ^ Francesca De Seta | Interprete, Regista di Seconda Unità o Assistente alla Regia, su IMDb. URL consultato il 31 ottobre 2023.
  15. ^ Morto il regista Vittorio De Seta, in cinema-tv.corriere.it, 29 novembre 2011. URL consultato il 29 novembre 2011.
  16. ^ Film per la televisione in quattro puntate, liberamente ispirato al romanzo autobiografico di Albino Bernardini Un anno a Pietralata.
  17. ^ Premi David di Donatello – Vittorio De Seta Archiviato il 25 luglio 2011 in Internet Archive.. Consultato il 12 luglio 2010
  18. ^ Scheda su Détour De Seta Archiviato il 19 gennaio 2012 in Internet Archive. al Tribeca Film Festival. URL consultato il 5 luglio 2010
  19. ^ Full Frame Fest Advisory Board – Martin Scorsese Archiviato il 1º luglio 2010 in Internet Archive.. Consultato il 12 luglio 2010
  20. ^ Pino La Rocca. Alessandria del Carretto: cittadinanza onoraria al regista De Seta. URL consultato il 2 dicembre 2011 (archiviato dall'url originale il 14 agosto 2009). Consultato il 2 dicembre 2011

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alessandro Rais (a cura di). Il cinema di Vittorio De Seta. Catania, Giuseppe Maimone Editore, 1995. ISBN 88-7751-088-9
  • Giulio Angioni, Sul grande schermo i volti degli ultimi, "La Nuova Sardegna", 30 novembre 2011 [3].
  • Damiano Felini, Una proposta pedagogica sullo schermo. La scuola in due produzioni televisive di Vittorio De Seta (1970-1979), "Orientamenti Pedagogici", vol. 62, n. 2 (aprile-giugno 2015), pp. 273–291, [4].
  • Goffredo Fofi, Gianni Volpi, Gaetano Capizzi (a cura di). "Vittorio De Seta il mondo perduto", Torino, Lindau, 1999. ISBN 88-7180-291-8
  • Roberto Saviano, Goffredo Fofi, Alberto Farassino, Martin Scorsese, Vincenzo Consolo, Gian Luca Farinelli, La fatica delle mani. Scritti su Vittorio De Seta, (volume pubblicato insieme al DVD Il mondo perduto), Feltrinelli, Milano, 2008. ISBN 978-88-07-74034-3
  • Sergio Toffetti (a cura di), Il maestro impaziente (volume pubblicato insieme al DVD Diario di un maestro), Feltrinelli, Milano, 2012.
  • Paolino Nappi, L'avventura del reale. Il cinema di Vittorio De Seta, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2015. ISBN 978-88-498-4493-1
  • Franco Blandi, Vittorio De Seta, il poeta della verità, Navarra Editore, Palermo, 2016. ISBN 978-88-98865-02-4

Videografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paesaggi della memoria di Paolo Isaja e Maria Pia Melandri, 2002.
  • Détour De Seta, documentario di Salvo Cuccia. Palomar-Endemol, 2004 (57 min.)
  • Le cinéaste est un athlète, documentario di Vincent Sorrel e Barbara Vey, 2010.
  • Sodankylä ikuisesti, documentario di Peter von Bagh, 2010.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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