Gaio Valerio Flacco (poeta)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Valerio Flacco (poeta))
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Gaio Valerio Flacco Balbo Setino[1], noto semplicemente come Valerio Flacco (latino: C. Valerius Flaccus Balbus Setinus[2][3]; ... – tra l'89 e il 92[2]), è stato un poeta romano e uno dei principali esponenti della poesia epica dell'età flavia, assieme a Silio Italico e a Publio Papinio Stazio[4][5], ma, nonostante ciò, della sua vita non si conosce praticamente nulla. Le fonti tramandano sotto il suo nome un poema epico in esametri, intitolato Argonautica[1][2][3] (le Argonautiche), rimasto bruscamente interrotto all'VIII libro[1][2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Poche sono le notizie circa la sua vita: Flacco è stato identificato come amico del poeta Marziale; dal prologo alla sua opera, si sa che fu membro del collegio dei quindici, guardiani dei libri sibillini: era quindi membro della gens patrizia dei Valerii e l'ultimo membro noto del ramo dei Valerii Flacci.

In uno dei manoscritti vaticani è identificato anche come Setino Balbo, il che farebbe dedurre le sue origini presso Setia nel Lazio. Il solo scrittore antico che lo cita è Quintiliano, che nell'Institutio oratoria lamenta la sua prematura e recente scomparsa come una grande perdita[6]; poiché Quintiliano terminò l'Institutio oratoria nel 96 dopo Cristo, si deduce che la sua morte debba essere avvenuta poco tempo prima.

Argonautica[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Storia della letteratura latina (69 - 117).
Giasone e Medea, protagonisti degli Argonautica di Valerio Flacco. Dipinto del 1865 di Gustave Moreau.

L'unica opera che abbiamo, gli Argonautica, dedicata a Vespasiano per le sue conquiste in Britannia, fu scritta in parte durante la vittoria sui Giudei, o poco più tardi la distruzione di Gerusalemme da parte di Tito avvenuta nel 70. Pare, dai cenni nel testo sull'eruzione del Vesuvio (79), e dai riferimenti ad altri avvenimenti successivi, che la stesura del poema abbia tenuto occupato l'autore molto a lungo; alcuni studiosi parlano di due decenni.

Gli Argonautica sono un poema epico in otto libri sulla conquista del Vello d'oro. Il poema ci è stato tramandato molto frammentato, e finisce bruscamente con la richiesta di Medea di accompagnare Giasone nel suo viaggio verso casa. Non si sa esattamente se l'ultima parte dell'opera è andata perduta o se non fu scritta affatto. Le Argonautiche sono una libera imitazione e in parte rielaborazione del lavoro omonimo (gr. Ἀργοναυτικά) di Apollonio Rodio, già famoso presso i Romani nella versione e adattamento di Publio Terenzio Varrone Atacino. L'oggetto dell'opera è la glorificazione di Vespasiano per aver reso più sicuro l'impero romano alla frontiera britannica e per avere favorito i viaggi nell'Oceano (allo stesso modo in cui l'Eusino fu aperto dalla nave Argo).

Molti hanno stimato positivamente lo stile di Flacco, e alcuni critici hanno sottolineato la sua vivacità nelle descrizioni e la sua sensibilità e intuito psicologico nella resa dei personaggi con i loro caratteri e affetti, ad esempio di Medea. La sua espressione è pura, il suo stile corretto, i suoi versi sono lineari, sebbene monotoni. D'altro canto, egli manca di originalità, e la sua poetica, sebbene libera da grandi difetti, appare artificiosa e troppo elaborata. Il suo modello, anche per quanto riguarda la concezione dell'esistenza, fu Virgilio, a cui egli fu molto inferiore in gusto e lucidità. Le sue esagerazioni retoriche lo rendono difficile da leggere, il che fa comprendere la sua impopolarità nei tempi antichi. Nel Medioevo l'opera, non più letta, fu dimenticata.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Valerio Flacco, in sapere.it. URL consultato il 17 marzo 2018.
  2. ^ a b c d Valèrio Flacco, in Treccani. URL consultato il 17 marzo 2018.
  3. ^ a b VALERIO Flacco, in Treccani. URL consultato il 17 marzo 2018.
  4. ^ Stàzio, Publio Papinio, in Treccani. URL consultato il 17 marzo 2018.
  5. ^ STAZIO, in Treccani. URL consultato il 17 marzo 2018.
  6. ^ «[...] multum in Valerio Flacco nuper amisimus» («molto abbiamo perso poco tempo fa con la morte di Valerio Flacco»), Institutio oratoria, X, 1, 90.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • E. J. Kenney, W. V. Clausen (a cura di), The Cambridge History of Classical Literature. Vol. II Latin Literature. Cambridge, University Press, 1982. Trad. it. di l. Simonini.La letteratura latina della Cambridge University. Milano, Mondadori, 20072. Vol. II. pp. 262–278.
  • Valerio Flacco, Le Argonautiche, a cura di Franco Caviglia, Testo latino a fronte 3ª ediz., Milano, BUR, 2007.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN100899421 · ISNI (EN0000 0001 2096 7401 · SBN CFIV054859 · BAV 495/23098 · CERL cnp01322534 · LCCN (ENn84216357 · GND (DE118625950 · BNE (ESXX1145430 (data) · BNF (FRcb12043060v (data) · J9U (ENHE987007269337405171 · NSK (HR000328980 · CONOR.SI (SL55938659 · WorldCat Identities (ENlccn-n84216357