Euforione di Calcide

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Euforione di Calcide, figlio di Polimnesto (in greco antico: Εὐϕορίων?, Euphoríōn, in latino Euphorion; Calcide, 275 a.C.Antiochia di Siria, 200 a.C.) è stato un poeta e bibliotecario greco antico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Euforione nacque a Calcide, in Eubea, e studiò con il filosofo Lacide, capo dell'Accademia tra il 241 e il 216 a.C. e con il poeta Archebulo di Tera.
Protetto da Nicea, moglie del governatore dell'Eubea, riuscì ad essere presentato al re Antioco III, divenendo direttore della biblioteca di Antiochia e scrivendo opere di erudizione storica in prosa, come uno studio sugli Aleuadi di Tessaglia e uno sui Giochi Istmici; fu anche filologo, studiando il lessico di Ippocrate e critico letterario, occupandosi dei poeti lirici.
Euforione morì in Siria e venne sepolto ad Apamea o ad Antiochia.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Delle sue opere poetiche ci restano due brevi epigrammi e circa 300 versi sparsi e frammentari. Il lessico Suda riporta, tra le opere euforionee:

«Esiodo; Mopsopia o narrazioni sparse, così detto perché contiene storie miscellanee, e Mopsopia era il nome dell'omonima figlia di Oceano e dell'Attica. Chiliadi, con una prefazione diretta contro alcuni che gli avevano rubato del denaro messo a deposito, in modo che potessero pagare la causazione; poi egli mette insieme oracoli che si erano compiuti in mille anni.»

Sicché, dal lessico bizantino e da altre fonti, ricostruiamo i titoli di Μοψοπία; Χιλιάδες (in cinque libri); Ἀραὶ ἢ Ποτηριοκλέπτης (Maledizioni, ovvero il ladro del vaso); Διόνυσος: probabilmente conteneva leggende dionisiache; Θρᾷξ, che conteneva la storia di incesto di Climeno e Arpalice con la loro trasformazione in uccelli[1], l'amore criminale e la morte di Trambelos[2], il salvataggio di Anfiarao dai suoi cavalli e almeno la menzione casuale di Eracle, che porta alla luce Cerbero. Cosa indichi il titolo, comunque, rimane oscuro[3].
I suoi brevi poemetti hanno come modello i poemi omerici per quanto riguarda il metro esametro e i riferimenti al mito; invece, per quanto riguarda la tecnica poetica, richiama quella callimachea, la brevità e l'interesse per il particolare, per il mito meno noto; e tutto questo ha la funzione di stupire il lettore, di produrre meraviglia.

Infatti Euforione fu un poeta dotto, una figura di proverbiale oscurità; nel suo stile si trovano numerosi neologismi, parole rare, ricercate, preziose, che riflettono la sua vasta cultura e il gusto tipicamente ellenistico per il particolare.[4]

Fu ammirato da Catullo e imitato dagli altri neoteroi, ma non da Cicerone, che deplorava chi lo preferiva a Ennio e definì sdegnosamente cantores Euphorionis i suoi imitatori.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Partenio, 13.
  2. ^ Ivi, 26.
  3. ^ Sulle opere di Euforione resta sempre valido A. Meineke, Analecta Alexandrina, Berlino 1843, pp. 1-168.
  4. ^ Una disamina su Euforione è in A. W. Bulloch, La poesia ellenistica. Figure minori, in Letteratura greca della Cambridge University, Milano, Mondadori, 1987, vol. II, pp. 340-344.
  5. ^ vedi anche il saggio di Piero Treves, Euforione e la storia ellenistica, Milano-Napoli, Ricciardi, 1955.

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