Trifiodoro
Trifiodoro (in greco antico: Τριφιόδωρος?, Triphiódōros; Egitto, ... – ...; fl. III secolo) è stato uno scrittore e poeta greco antico.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nato in Egitto, vissuto alla metà del III secolo, autore di svariate opere perdute (Marathoniaca, una storia di Ippodamia e una rielaborazione dell'Odissea, secondo una tradizione risalente a Timolao in età ellenistica e Nestore di Laranda nella prima età imperiale).
In effetti, quel poco che si conosce della vita di Trifiodoro proviene dal lessico bizantino Suda[1] che indica che egli era di Panopoli (oggi Akhmim, Egitto) e che era un grammatico e poeta epico, ma non aiuta con la sua datazione.
Tradizionalmente era datato al V secolo, poiché da un lato si riteneva imitasse le Dionisiache di Nonno di Panopoli (a sua volta datato al IV-V secolo), dall'altro, appariva imitato da Colluto, vissuto sotto l'imperatore Anastasio, 491-518. Tuttavia, la pubblicazione nel 1970 di un frammento di papiro da Ossirinco[2], che contiene i versi 301-402 del Sacco di Troia e datato al III secolo o agli inizi del IV, ha fatto anticipare la sua datazione al III secolo[3].
La Presa di Troia
[modifica | modifica wikitesto]Di Trifiodoro rimane un epillio, dal titolo La presa di Troia (Ἰλίου Ἅλωσις, in latino Ilii excidium), in 691 esametri dattilici, stilisticamente vicino, come detto, a Nonno di Panopoli e a Quinto Smirneo, edito per la prima volta da Aldo Manuzio nel 1521 insieme a opere di Quinto Smirneo e di Colluto.
Il poeta, dopo una brevissima invocazione a Calliope, parla della situazione disastrosa delle truppe dei Greci e Troiani (vv. 6-39): entrambi sono minati dalla stanchezza di anni di combattimenti e di pesanti perdite.
Poi i greci catturano Eleno, veggente di Troia e, seguendo il suo consiglio, chiamano Neottolemo (figlio di Achille) per rinfrancare l'esercito e rubare il Palladio da Troia (vv. 40-56). La costruzione del cavallo di legno è ispirata da Atena e il poeta ne dà una lunga descrizione (vv. 57-107), dopodiché i greci tengono un'assemblea in cui Odisseo convince i combattenti più coraggiosi a nascondersi con lui nel cavallo e il resto delle truppe a fingere di fuggire da Troia, mentre si prepareranno a tornare nella notte seguente (108-234).
Il mattino seguente i Troiani scoprono la scomparsa dell'esercito acheo, ispezionano il loro accampamento e ammirano il cavallo di legno (235-257). Sinone appare davanti a loro coperto di sangue e convince Priamo a prendere il cavallo nella loro cittadella per conquistare l'attenzione di Atena ed evitare che aiuti i greci a tornare (258-303). I Troiani decidono di trasportare il cavallo e rompono le mura, altrimenti indistruttibili, di Troia per portarlo nella loro cittadella (304-357), al che Cassandra cerca di farli rinsavire, ma, su ordine di Priamo, viene allontanata (358-443).
Mentre si festeggia la fine della guerra, Afrodite dice ad Elena di riunirsi a Menelao (che si nasconde nel cavallo): sicché Elena va al tempio di Atena, dove il cavallo è tenuto e chiama per nome gli eroi nascosti, fingendo di imitare le voci delle loro mogli, in modo da tentarli ad uscire. Uno di loro, Anticlo, sta per cedere e Odisseo deve strangolarlo, mentre per ordine di Atena Elena si reca nella sua stanza e accende una torcia per chiamare la flotta greca a Troia per la battaglia finale (454-498a).
Mentre i Troiani sono sopraffatti da un sonno profondo, gli dei abbandonano Troia ed Elena e Sinone accendono le torce per guidare il ritorno della flotta greca (498b-521). La flotta arriva e i guerrieri nascosti lasciano il cavallo, dando inizio ad una lunga notte di combattimenti, ricca di episodi drammatici (506-663).
Il poeta poi decide di porre fine alla narrazione e concludere (664-667) con la una breve descrizione di come, all'inizio del nuovo giorno, i vincitori controllino i sopravvissuti e bottino, mettano Troia a fuoco, sacrifichino Polissena per placare lo spirito di Achille, distribuiscano il bottino e lascino la città per sempre (668-691).
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- A. W. Mair, Oppian, Colluthus, Tryphiodorus, Cambridge, London 1958.
- P. L. M. Leone, Ancora sulla Presa di Troia di Trifiodoro, in "Quaderni Urbinati di Civiltà Classica", VI (1984), pp. 5–15.
- Triphiodore, La prise d'Ilion, texte établi et traduit par Bernard Gerlaud, Paris 1982.
- Tryphiodorus, Ilii excidium, ed. Henricus [= Enrico] Livrea, Leipzig 1982.
- U. Dubielzig, Triphiodor. Die Einnahme Ilions, Tübingen 1996.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikisource contiene una pagina dedicata a Trifiodoro
- Wikisource contiene una pagina in lingua greca dedicata a Trifiodoro
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Trifiodoro
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Trifiodòro, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- TRIFIODORO, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1937.
- Trifiodòro, su sapere.it, De Agostini.
- Opere di Trifiodoro, su MLOL, Horizons Unlimited.
- (EN) Opere di Trifiodoro, su Open Library, Internet Archive.
- (EN) http://www.theoi.com/Text/Tryphiodorus.html
- http://www.miti3000.it/mito/biblio/trifiodoro/caduta_troja.htm
Controllo di autorità | VIAF (EN) 87464456 · ISNI (EN) 0000 0001 1576 9988 · SBN VIAV088287 · BAV 495/55225 · CERL cnp00962572 · LCCN (EN) n80128532 · GND (DE) 118760890 · BNE (ES) XX1719701 (data) · BNF (FR) cb11927188g (data) · J9U (EN, HE) 987007269018005171 · NDL (EN, JA) 00907608 · CONOR.SI (SL) 88588131 |
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