Provincia di Catania (Regno delle Due Sicilie)

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Provincia di Catania
Informazioni generali
Nome ufficialeProvincia di Catania
CapoluogoCatania
50.262 abitanti (1840)
Dipendente daRegno delle Due Sicilie
Suddiviso in4 distretti
32 circondari
62 comuni
60 villaggi
Amministrazione
Organi deliberativiIntendente
Consiglio d'intendenza
Consiglio Provinciale
Evoluzione storica
Inizio1º gennaio 1818 con il Duca di Sammartino[1]
CausaReal Decreto dell'11 ottobre 1817 del Regno delle Due Sicilie
Fine1860
CausaOccupazione garibaldina e annessione al Regno di Sardegna
Preceduto da Succeduto da
Val Demone
Val di Noto
Provincia di Catania
Cartografia

La Provincia di Catania o valle minore di Catania o Intendenza di Catania è stata un'unità amministrativa del Regno delle Due Sicilie.

Istituzione della provincia[modifica | modifica wikitesto]

Fu istituita da Ferdinando I delle Due Sicilie con una legge varata l'11 ottobre 1817 che riformò la ripartizione territoriale del Regno delle Due Sicilie a seguito della fusione della corona napoletana con quella siciliana.

Nel 1818 Catania diveniva Capoluogo di Valle con i distretti di Catania, Caltagirone e Nicosia.

Infatti, fu il Regio decreto n. 932 dell'11 ottobre 1817[2] di Ferdinando I re delle Due Sicilie – con decorrenza dal 1º gennaio 1818 – che dispose la suddivisione delle tre valli di Sicilia (Vallo di Mazara, Val di Noto, Val Demone) in sette valli minori ed amministrate da sette Intendenze (Palermo, Messina, Catania, Girgenti, Siracusa, Trapani e Caltanissetta).

Di seguito, con un nuovo R. Decreto n. 4458 del 3 febbraio 1838[3], per volere di Ferdinando II, si premiò la città di Acireale per la sua fedeltà alla monarchia borbonica, istituendo il quarto Distretto con la Sott'Intendenza di Acireale.

L'Intendenza di Catania, compresa l'autorità dell'Intendente del Valle di Catania – come tutte le entità amministrative del regno borbonico – veniva soppressa con l'occupazione garibaldina e l'annessione al Regno di Sardegna sabaudo-piemontese del 1860, prima che la Sicilia entrasse a far parte del Regno d'Italia.

Suddivisione amministrativa[modifica | modifica wikitesto]

La provincia era suddivisa in successivi livelli amministrativi gerarchicamente dipendenti dal precedente.

Al livello immediatamente successivo alla provincia individuiamo i distretti che, a loro volta, erano suddivisi in circondari. I circondari erano costituiti dai comuni, l'unità di base della struttura politico-amministrativa dello Stato moderno, ai quali potevano far capo i villaggi, centri a carattere prevalentemente rurale.

La provincia comprendeva i seguenti distretti istituiti nel 1812 con la Costituzione del Regno di Sicilia[4]:

Nel gennaio del 1838, Ferdinando II delle Due Sicilie istituì un quarto distretto per scorporo dal distretto di Catania[5]:

I distretti erano suddivisi complessivamente in 32 circondari e 62 comuni[6].

Intendenti del Valle di Catania[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ L'azzurro del cielo": un polo museale tra arte, architettura e natura nel Cimitero di Catania [collegamento interrotto], su comune.catania.it, Comune di Catania. URL consultato il 9 agosto 2010.
  2. ^ R. decreto n. 932 del 11 ottobre 1817, in Comentario su le leggi di procedura ne' giudizii civili e commerciali, vol. 1, Napoli, 1839, pp. 333-334. URL consultato il 27 febbraio 2019.
  3. ^ R. decreto n. 4458 del 3 febbraio 1838, in Collezione delle leggi e de' decreti reali del Regno delle Due Sicilie. Anno 1838. Semestre I, Napoli, 1838, pp. 13-14. URL consultato il 27 febbraio 2019.
  4. ^ Costituzione del regno di Sicilia stabilita dal parlamento dell'anno 1812, Napoli, Stamperia De Marco, 1848, pp. 153-157. ISBN non esistente
  5. ^ Giuseppe Buttà, I Borboni di Napoli al cospetto di due secoli, vol. II (TXT), Napoli, Tipografia del Giornale la discussione, 1877. ISBN non esistente
  6. ^ Gabriello De Sanctis (a cura di), Elenco alfabetico delle province, distretti, circondari, comuni e villaggi del regno delle Due Sicilie, Napoli, Stabilimento Tipografico di Gaetano Nobile, 1854.
  7. ^ cfr. I documenti diplomatici italiani: 20 giugno-7 novembre 1866, Roma, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, 1983.
  8. ^ Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d'Italia, voll.5-6, Sala Bolognese, Forni, 1965 (ed.or.: Napoli, stab. tip. G. De Angelis, 1882), p.161.
  9. ^ Alfio Signorelli, Catania borghese nell'età del Risorgimento: a teatro, al circolo, alle urne, Milano, Angeli, 2015, p.237.
  10. ^ Vittorio Spreti, Enciclopedia storico-nobiliare italiana: famiglie nobili e titolate viventi riconosciute dal R. g̊overno d'Italia compresi: città, comunità, mense vescovili, abazie, parrocchie ed enti nobili e titolati riconosciuti, Vol. 6, Sala Bolognese, A. Forni, 1981, p.712.
  11. ^ Elena Frasca, «Questa sì deliziosa e cospicua parte dell’Isola». Il Valle di Catania nei discorsi degli Intendenti (1819-1854), in Annali della facoltà di Scienze della formazione, n. 13, Catania, 2014, p. 79, DOI:10.4420/unict-asdf.13.2014.4. URL consultato il 28 febbraio 2019.
  12. ^ Alfio Signorelli, o.cit., p.205.
  13. ^ don Giuseppe Giuliana, La Diocesi di Piazza Armerina: note di religione, storia arte, folklore su: Piazza Armerina, Enna, Gela, Aidone, Barrafranca, Butera, Mazzarino, Niscemi, Pietraperzia, Riesi, Valguarnera, Villarosa: edizione del 150º della diocesi, Caltagirone, Scuola tipografica Città dei ragazzi, 1967, p.137.
  14. ^ Raffaele De Cesare, La fine di un Regno: Napoli e Sicilia, Città di Castello, Lapi, 1900, vol.2, p.135, 190.
  15. ^ Francesco Costa, Il cardinale Antonio Maria Panebianco da Gela (1808-1885), in Francescanesimo e cultura nelle province di Caltanissetta ed Enna, atti del Convegno di studio (Caltanissetta-Enna, 27-29 ottobre 2005), a cura di Carolina Miceli, Palermo, Biblioteca francescana/Officina di studi medievali, 2008, p.41.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]