Spina santa (dolce)

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Spina santa
Particolare della composizione di dolci Spina santa con petali e corona di spine di Marruca
Origini
Altri nomispina santa,
dolci del convento
Luogo d'origineBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
Diffusionecomunale
Zona di produzioneCaltanissetta
Dettagli
Categoriadolce
Settorepaste fresche e prodotti della panetteria, biscotteria, pasticceria e confetteria
Monache benedettine del monastero della Santa Croce a Caltanissetta intente a produrre i dolci
Spina santa e crocette presentate dal maestro pasticciere

La Sacra Spina o Spina santa è un antico dolce nisseno, prodotto fino al 1908, poi dimenticato e quindi riscoperto di recente.

È uno dei dolci nisseni tipici del monastero delle Benedettine, insieme alla crocetta. Entrambi venivano preparati e donati durante la festa del Santissimo Crocifisso in 14 settembre dalle monache di clausura del monastero delle benedettine annesso alla chiesa di Santa Croce. Il nome deriva dalla pianta di Marruca (Paliurus spina-christi Mill.) con la quale vengono presentate, i cui rami, si dice, fossero stati intrecciati per la corona di spine che fu posta sul capo di Gesù.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Insieme alle crocette le monache, per festeggiare gli ospiti illustri del monastero, crearono due dolci; la spina santa che veniva prodotta annualmente in occasione della settimana santa, e la crocetta di Caltanissetta prodotta invece in occasione della ricorrenza della festa della Santissima Croce il 14 settembre. Questa consuetudine, propria dei monasteri femminili, di preparare dolci al suo interno non nasce per fini commerciali, quanto per la necessità delle monache di contraccambiare in maniera elegante e significativa favori e servizi ricevuti dall'esterno. Successivamente si trovò il modo per mantenersi grazie allo scambio (baratto) di materie prime in cambio di prodotto finito.[2]

«Principalissima fu sempre in questo tempio la festa dell’Invenzione della Croce. I migliori parati con i preziosi argenti della Contessa Luna si mettevano in mostra la copia di numerosi ceri e di sfarzosi addobbi. Nella solenne processione della Reliquia insigne della Croce nel pomeriggio del giorno interveniva tutto il Clero secolare e regolare in unione delle numerose Confraternite e l’accompagnamento di varie musiche.

L’annuale festività fu stabilita la domenica precedente il 29 settembre. All’Abadessa Mammana seguì nel 1664 suor D. Anna Ippolito che oltre all’arricchire di nuovi arredi, suppellettili e gioiali la chiesa ebbe a cuore che le festività dell’anno fossero celebrate col migliore decoro e splendore, specie quella della Invenzione della Croce in cui s’invitavano a tesser gli elogi i migliori oratori.»

La pasticceria è storicamente una espressione della storia dei luoghi e dei tempi in cui vive l'uomo; inoltre, l'aspetto religioso e devozionale nella pasticceria è un elemento non secondario di accompagnamento alle feste secondo il calendario liturgico e agiografico.
Nella pasticceria, infatti, le similitudini e le differenze si manifestano nella ricetta a seconda del periodo in cui il dolce viene preparato. Similitudini e differenze che incidono anche nel suo significato economico e sociale, tant'è che si può parlare di dolci ricchi e dolci poveri, a seconda del tipo, della qualità e quantità di materie prime impiegate insieme all'imprescindibile aspetto creativo. In altri termini il dolce ha un ruolo di testimonianza etnoantropologica della storia delle genti e dei luoghi di produzione.[4]

Ingredienti[modifica | modifica wikitesto]

Gli ingredienti usati nella spina santa sono tipici del comprensorio nisseno, di inizio secolo scorso.
Le mandorle pelate, la purea dolce di cotogno e gelso, lo zucchero e il miele, l'albume e la scorza grattugiata di limone e arance, nonché il cioccolato fondente, che venne introdotto agli inizi del 800 a Caltanissetta per la prima volta dalla ditta Infantolino[5]

La farina utilizzata, proviene rigorosamente da grani biologici[6] del comprensorio nisseno, come il grano russello[7] e il timilia o tumminia.[7]

Attualmente la ricetta continua ad essere un segreto: è nota solamente a quattro donne di fede dell'omonimo quartiere Santa Croce, alle quali è stato affidato il compito di tramandare la tradizione, e al pasticciere che l'ha riportata alla luce dopo una ricerca ventennale, principiata da una testimonianza orale di un'abitante del quartiere, che narrava di una tradizione tramandata da madre in figlia di una ricetta di un antico dolce nisseno.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Filmato audio Caltanissetta riscopre le "Crocette" ereditate dalle monache benedettine, su YouTube, Tcs 116 Giornalenisseno. Sicilia informazione, 26 agosto 2014. URL consultato il 30 gennaio 2017.
  2. ^ I dolci dei monasteri femminili, su duciezio.it. URL consultato il 30 gennaio 2017.
  3. ^ Mons. Francesco Pulci, Lavori sulla storia ecclesiastica di Caltanissetta, su librarsi.comune.palermo.it, Edizioni del Seminario Caltanissetta, 1977. URL consultato il 30 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2016).
  4. ^ Dolcezze di Sicilia, storia e tradizioni della pasticceria siciliana, su amicidiserradifalco.wordpress.com. URL consultato il 30 gennaio 2017.
  5. ^ Carlo Sorbetto, Scampoli di Storia Nissena: “Crocetta e Spina Santa” | La Gazzetta Nissena, su lagazzettanissena.it, 9 maggio 2015. URL consultato il 30 gennaio 2017.
  6. ^ A. Spina, M. Cambrea, S. Licciardello, A. Cambrea, M. Palumbo, Frumenti duri siciliani per la produzione di pani tipici (PDF), su ismea.it, www.agrinnovazione.regione.sicilia.it, pp. 23-27 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).
  7. ^ a b Molino San Giuseppe S.a.s., Scheda Tecnica Prodotto: Farina prodotta da Grano Duro Italiano varietà Russello (PDF), su moliniriggi.it, Riggi M. & A. Fratelli srl. URL consultato il 30 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2016).
  8. ^ Caltanissetta riscopre le "Crocette", su tcsnews.tv. URL consultato il 25 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 29 aprile 2015).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]