Dialetti della Campagna e Marittima: differenze tra le versioni
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Versione delle 18:36, 27 apr 2011
Ciociaro Ciuciare, Ciuciaro, Ciuciaru | |
---|---|
Parlato in | Italia, Canada |
Regioni | Lazio |
Locutori | |
Totale | 300.000 ca. |
Classifica | - |
Altre informazioni | |
Tipo | subregionale |
Tassonomia | |
Filogenesi | lingue indoeuropee lingue romanze dialetti italiani mediani Ciociaro |
Estratto in lingua | |
Dichiarazione universale dei diritti umani, art. 1 ' | |
Il dialetto ciociaro, o anticamente campanino[2], è un termine scarsamente usato in linguistica per indicare i dialetti del gruppo dell'italiano centrale parlati nel nord della provincia di Frosinone, in quel territorio che ricadeva nell'antica Campagna e Marittima, comprendente anche parte della provincia di Roma e della Provincia di Latina. Volgarmente si indicano come dialetto ciociaro anche altre parlate dei comuni della provincia di Frosinone.[3]. Il Ciociaro viene ancora oggi parlato in Canada dagli anziani appartenenti alla comunitá ciociara, particolarmente vasta nelle provincia dell'Ontario e a Montreal.
Fonologia
A volte è identificato ambiguamente come ciociaresco.[4][5] In realtà l'espressione più propria è dialetto ciociaro perché con ciociaresco si indica un tipo di metafonia conosciuta anche come metafonia sabina tipica di molti dialetti mediani e presente in alcuni dialetti dei dialetti meridionali. Si differenzia entro delle linee immaginarie che lo separano dai dialetti campani, dal romanesco e, più debolmente, dal dialetto dei Castelli e dal sublacense. Con i meridionali condivide la sonorizzazione della sorda dopo N (montone > mondone) e la posposizione del pronome personale possessivo (mio padre > patremo) mentre per la quasi totale assenza sia dello schwa[6] sia della riduzione delle latine PL - CL > kj[7], è incluso nel gruppo dell'italiano centrale. Un confine meridionale intuitivo è delineato dalla fascia Veroli-Amaseno-Monte San Biagio: a sud di questo confine prevale un dialetto affine al campano, che ha comunque qualche elemento del dialetto ciociaro vero e proprio. Il confine nord è rappresentato dalla linea immaginaria Vallepietra-Valmontone-Velletri dove si distingue dal sublacense per la totale assenza del vocalismo arcaico, tipico dei dialetti umbri e del sabino, e dai dialetti dei Castelli Romani che invece si caratterizzano per la presenza della metafonia napoletana (Albano, Ariccia, Genzano di Roma, Nemi, Lanuvio, Velletri) o di tracce di vocalismo arcaico (Marino).[8][9][10][11]
Metafonia di tipo «ciociaresco» o «metafonia sabina»
Giacomo Devoto identifica con «ciociaresco» un tipo di metafonia per cui le vocali mediane metafonizzate (per -ī e -ŭ preromanze) ié e uó si contraggono in é ed ó connotandola come una caratteristica territoriale «ciociara».
- Esempi
- bégljə < BJÉGLJU (lat. *bellŭ), bèlla < BELLA (lat. *bella) = bello/a
- nóuə < NUOVU (lat. *novŭ), nòva < NOVA (lat. *nova) = nuovo/a
In realtà questo fenomeno che il dialettologo Clemente Merlo studia in Fonologia del dialetto di Sora è proprio di molti altri volgari mediani e meridionali (Ancona, Sabina); il Merlo ipotizza che la metafonesi in é ed ó nel sorano sia passata per una fase in cui le sillabe mediane metafonizzavano in ié e uó, fenomeno conservatosi altrove e definito «metafonia napoletana» o «metafonia sannita»: gli sviluppi in é ed ó della metafonia da -ī ed -ŭ comunque sono scientificamente denominate «metafonia sabina» o «metafonia di tipo ciociaresco». Merlo inoltre descrive questi fenomeni nell'analizzare le differenze fra il dialetto arpinate e il sorano: ad Arpino si verifica la metafonia di a tonico quando la parola terminava in -ī ed -ŭ preromanze, che dittonga in ié: (iézə 'alzi', chjérənə 'cadono'), contariamente a quanto accade nel sorano (addàusə 'alzi') dove la a resta salda.[12][13]
Citazioni
«Tre ssò' (o suò') lë gra' pputenzë: lę papa, l'arré, i kki nęn tē' nïēntë.»
«Carnuale uiecchie i pazze, s'è 'mpegnate glie matarazze, i la moglie pe' dispiette, s'è 'mpegnata glie scallaliette.
Essegliè, essegliè, essegliè...
Carnuale è 'ne bon' ome : tè la faccia de galantome, uà gerenne pe' Frusenone, pe' magnasse gli maccarune.
Nui che seme urtulane, i sapeme bene culteuà, piantereme la rauanella, viva sempre la radechella!
Essegliè, essegliè, essegliè...
i s'è ammusciata la radeca: nen s'aradrizza chiù!»
«Onoramola sta terra addo simo nati pure pe rispetto 'gli nostri andennati»
«Te si missu l'anellu allu dito
vattela a trova che te maritu
povera a te Maria Gnicò»
«Io vellàno che tè le fico,
non conosce più j'amico»
«Io vo' j'ovo voie?
sé glio' vo', tè io tongo mo',
sé gno' vo' mé io bévo jé!!»
«Mamma gli tè, mamma gli vò,
mamma gli mette agli commò,
agli commò, agli commotino,
mamma gli chiute agli cassottino»
Da notare la presenza dello schwa nel dialetto di Frosinone.
Note
- ^ Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
- ^ Re Z., La vita di Cola di Rienzo
- ^ [1], [2], [3]
- ^ Giammarco E., Profilo dei dialetti italiani, CNR - Pacini ed., Pisa 1979: a pag. 87 l'autore parla di un dominio laziale di tipo ciociaresco che condivide con l'abruzzese le metafonie da -ī e -ŭ finali delle mediane e di a.
- ^ Il Giammarco poi denomina anche ciociaresco un gruppo di parlate esclusive dei dialetti italiani meridionali foneticamente divergenti ma unite dalla «metafonia sabina» o «di tipo ciociaresco» e da un sostrato lessicale al dialetto abruzzese occidentale, il sorano e l'arpinate.
- ^ La finale muta è tuttavia registrata attualmente nei dialetti di Frosinone, Alatri, Amaseno e Monte San Giovanni Campano mentre torna la regola mediana con l'atona finale in -o e -u a Ceccano e Veroli.
- ^ La riduzione delle latine PL - CL > kj (es. chiù per più, dal latino plus) segna un'isoglossa a sud della quale il fenomeno si verifica, che sembra solcare fedelmente nella provincia di Frosinone il confine tra lo Stato Pontificio e il Regno di Napoli, con le eccezioni di Veroli, Castro dei Volsci (cfr. Merlo C., op. cit., 1978, p. 132) e Frosinone. È inoltre da rilevare per il dialetto frusinate la presenza di tratti metafonetici di tipo napoletano, tipici dei dialetti meridionali (tiempe per tempo).
- ^ a b Pellegrini G., Carta dei dialetti d'Italia, CNR - Pacini ed., Pisa 1977
- ^ Giammarco E., Profilo dei dialetti italiani, CNR - Pacini ed., Pisa 1979
- ^ AA. VV. Guida d'Italia - Lazio, Touring Club Italiano, 1935.
- ^ Poesia in dialetto veliterno
- ^ Devoto G., Per la storia linguistica della Ciociaria, in La Ciociaria. Storia, arte e costume, Editalia, Roma 1972.
- ^ Merlo C., Fonologia del dialetto di Sora, Arnaldo Forni ed., Sala Bolognese 1978.
- ^ Merlo C., Fonologia del Dialetto di Sora. Romano N., L'area di interscambio fra i dialetti centrali e quelli meridionali in Ciociaria. ALI - Atlante Linguistico Italiano. Pellegrini G. B., Carta dei dialetti d'Italia
- ^ Carlo Vignoli, Il Folklore di Castro dei Volsci, in «Studj Romanzi», XIII (1917), pp. 99-319, p. 186. Il testo è in grafia fonetica secondo il sistema di trascrizione CDI (non AFI).
- ^ Carnevale Frusinate : la Festa della Radeca
- ^ La canzone è citata anche ne Il ferroviere di Pietro Germi, in una versione italianizzata.
- ^ La canzone «Maria Nicola» nel film di Germi
Voci correlate
- Dialetti italiani mediani
- Ciociaria
- Basso Lazio
- Dialetti italiani meridionali
- Fonologia del dialetto di Sora
- Neno Pisani, poeta dilaettale isolano