Oronzo di Lecce
| Sant'Oronzo di Lecce | |
|---|---|
Protovescovo martire | |
| Nascita | Rudiae, 22 |
| Morte | Lecce, 26 agosto 68 |
| Venerato da | Chiesa cattolica |
| Santuario principale | Sant'Oronzo fuori le Mura e Cattedrale di Lecce |
| Ricorrenza | 26 agosto |
| Attributi | abiti vescovili, bastone pastorale, palma del martirio, idoli pagani frantumati ai suoi piedi e angeli |
| Patrono di | Lecce (città, provincia e diocesi), Turi, Ostuni (e Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni), Campi Salentina, Surbo, Caprarica di Lecce, Muro Leccese, Paola(compatrono) Botrugno, calamità naturali, acqua, olio e forestieri |
Oronzo (Rudiae, 22 – Lecce, 26 agosto 68) fu, secondo la tradizione, il primo vescovo di Lecce e del Salento, eletto da san Paolo. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica e il suo culto è diffuso nel Salento, dove è titolare di molti patronati, tra i quali quello sulla città di Lecce e tutta l'arcidiocesi. La sua festa principale ricorre il 26 agosto, giorno tradizionalmente assegnato al suo martirio.[1]

Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Introduzione
[modifica | modifica wikitesto]Le prime Vite di Oronzo di Lecce risalgono soltanto alla fine del Cinquecento. Si tratta in particolare di due testi:[2]
- La Paradossica apologia di Giacomo Antonio Ferrari, scritta nel 1571, ma rimasta inedita fino alla sua stampa nel 1706. Il capitolo XII è dedicato all'evangelizzazione del Salento, ed è qui che si trovano le prime note biografiche di Oronzo.[3] Ferrari cita più volte un manoscritto non più rintracciabile;[4] secondo Raffaele De Simone, l'autore attinse anche alla tradizione orale leccese sul santo.[5]
- La Vita de' SS. Giusto et Orontio MM., pubblicata nel 1592 da Paolo Regio, vescovo di Vico Equense.[6] L'autore riprende molte informazioni dalla Paradossica apologia di Ferrari, aggiungendo elementi nuovi, soprattutto riguardo al culto.[7] Secondo De Simone, questa biografia contribuì a diffondere le notizie sul patrono di Lecce.[8]
Altre biografie seguirono, tra cui quella di Antonio Beatillo inserita nella Vita di S. Irene Vergine e Martire del 1609, che aggiunse ulteriori dettagli.[9]
Gli studiosi sottolineano che queste Vite sono da interpretare in chiave agiografica e devozionale, e che il loro valore storico è incerto.[10] Esse risentono del clima successivo al Concilio di Trento, dei dettami della Controriforma e della necessità di offrire modelli di santità locale da proporre alle comunità.[11][12]
La vita
[modifica | modifica wikitesto]Secondo le narrazioni emerse nel XVI e XVII secolo, Oronzo nacque, col nome di Publio, a Rudiae, antica località nei pressi di Lecce, 22 anni dopo la nascita di Cristo, da una nobile famiglia pagana. Il padre era tesoriere dell'imperatore e fu succeduto nella sua carica proprio dal figlio Publio all'età di 35 anni.
Si racconta che un giorno san Paolo abbia consegnato una sua lettera (alcuni studiosi pensano che si tratti della "Lettera ai Romani") a Giusto di Corinto, affinché la recapitasse a Roma. Mentre era in viaggio, Giusto fu sorpreso da una violenta tempesta, al largo delle coste salentine, che ne causò il naufragio presso l'attuale spiaggia di San Cataldo, ove fu salvato e curato da Publio e suo nipote Fortunato, che si trovavano a caccia.
Giusto parlò a Publio dell'unico Dio e Publio ne rimase talmente affascinato da convertirsi alla fede cristiana, ricevendo il battesimo insieme a suo nipote Fortunato e cambiando il proprio nome in "Oronzo", che significa "risorto". Giusto e Oronzo cominciarono a predicare il vangelo e furono denunciati dai sacerdoti pagani al pretore romano, che impose loro di offrire incenso a Giove nel tempio a lui dedicato. A questa imposizione Oronzo e Giusto si opposero e professarono la loro fede. Il pretore condannò Oronzo e Giusto alla flagellazione e li fece rinchiudere in carcere.
Scarcerato, Giusto andò per qualche tmpo a Roma da san Pietro. Ritornato dalla capitale dell'impero e resosi conto dell'ardore apostolico che animava Oronzo e Fortunato, li invitò a seguirlo a Corinto, per presentarli all'apostolo Paolo. A Corinto furono accolti da Paolo, che consacrò Oronzo primo vescovo di Lecce e della Japigia (l'odierna penisola salentina), dandogli quale compagno di apostolato il laico Giusto, e nominando Fortunato successore di Oronzo.
Tornati nel Salento, fecero opera di predicazione e di conversione, ma l'inasprimento delle persecuzioni contro i cristiani voluta dall'imperatore Nerone (64 d.C.) con l'invio a Lecce del ministro Antonino, costrinse Oronzo e Giusto a un esilio forzato lontano da Lecce. Così intrapresero un lungo viaggio missionario, che li portò in varie città della Puglia e della Lucania, tra cui Ostuni e Turi, celebrando di nascosto nelle grotte, per sfuggire alle persecuzioni.
Lasciata Turi, i due apostoli si recarono a Siponto, a Potenza e a Taranto, per tornare poi a Turi, dove furono trovati dai legionari e ricondotti a Lecce. Qui, al termine di un processo sommario, accusati di perduellio, ossia di alto tradimento nei confronti degli dei dell'impero, vennero condannati a morte per decapitazione, secondo le leggi dell'ordinamento romano. Dopo undici giorni di prigionia tra tormenti e vessazioni, furono condotti a tre chilometri da Lecce, dove subirono il martirio mediante decapitazione. Era il 26 agosto dell'anno 68 dopo Cristo.
I loro corpi furono portati in segreto in una casa di campagna di proprietà di una matrona cristiana di nome Petronilla e qui sepolti. In seguito, in quel luogo fu edificata una cappella, poi sostituita da una chiesa, oggi denominata Sant'Oronzo fuori le mura.
Il culto a Lecce
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Il culto del Santo è tuttora praticato a Lecce nel Salento, dove, assieme ai santi Giusto e Fortunato, è il patrono della città e dell'arcidiocesi.
Le origini del culto
[modifica | modifica wikitesto]Il culto a sant'Oronzo, non anteriore all'XI secolo,[13] è attestato in diversi centri dell'Italia meridionale. Chiese dedicate al santo sono documentate a Taranto nel 1082,[14] a Monte Sant'Angelo nel 1098,[15], ad Avellino nel 1116,[16] e a Monopoli nel 1180.[17] Località intitolate a sant'Oronzo sono menzionate a Biccari nel 1112,[18] a Siponto nel 1193[19] e a San Giovanni in Fiore nel 1229.[20]
Le prime testimonianze del culto di sant'Oronzo a Lecce risalgono alla fine del XII secolo. In un diploma di Tancredi di Sicilia del 1181 si parla di una strada que vadit ad Sanctum Arontium, in riferimento ad una chiesa esistente fuori le mura della città, probabilmente il santuario di Sant'Oronzo fuori le mura.[21] Un diploma di Ladislao I di Napoli del 1407 attesta l'esistenza, presso questa chiesa, di una fiera di sant'Oronzo nell'ultima domenica di agosto.[22]
A Nona, in Croazia, è conservato un reliquiario, datato alla fine dell'XI secolo, con i resti di tre santi, tra cui quelli di S(anctus) Aronci, raffigurato con insegne episcopali, che viene identificato con il santo leccese.[23] Secondo Andrea Pino, questo rinvenimento "testimonierebbe un culto del santo vescovo di Lecce già nitido e radicato alla fine del primo millennio cristiano".[24]
Problematica è l'esatta interpretazione di un passo della Cronaca di Antonello Coniger, secondo cui, attorno al 1480, Francesco II del Balzo, duca di Andria, avrebbe donato alla città di Lecce le reliquie dei santi Irene e Oronzo, donazione che trovò poco entusiasmo nei leccesi.[25] Poco dopo, sul finire del Quattrocento, sant'Irene fu proclamata patrona di Lecce,[26] la cui devozione fu promossa in particolare dai Teatini, che edificarono la grande chiesa a lei dedicata (1591-1639).[27]
Tra Quattrocento e Cinquento due opere di interesse locale notevole, ignorano qualsiasi tipo di culto reso a sant'Oronzo. Si tratta del De situ Iapygiae di Antonio De Ferraris (1558), che parla delle diverse tradizioni agiografiche del Salento, ma tace su Oronzo; e il Breviarum Lyciense (1527), che descrive le varie feste liturgiche celebrate a Lecce, ma non quella di sant'Oronzo.[28]
Secondo De Simone, se si esclude il culto nel santuario fuori le mura, non esistono documenti che attestano un culto pubblico e liturgico nella città salentina, fino alla pubblicazione delle vite del santo alla fine del Cinquecento.[29]
Oronzo di Lecce e Aronzo di Potenza
[modifica | modifica wikitesto]Secondo alcuni autori[30] il santo leccese è forse da identificare con Aronzo (o Aronzio) venerato come patrono di Potenza.[31] Il culto di Aronzo di Potenza è antichissimo, documentato nel martirologio geronimiano al 27 agosto, assieme ad altri martiri, con cui avrebbe condiviso il martirio.[32]
Nell'VIII secolo, in concomitanza con la traslazione delle sue reliquie a Benevento, fatta nel 760 all'epoca del duca Arechi II, fu elaborata una passio leggendaria, secondo cui Aronzo faceva parte di una famiglia di 12 fratelli i quali, arrestati per la loro fede, furono trasferiti dalla loro città di origine, Adrumeto in Africa, in Italia meridionale, dove subirono il martirio in giorni e luoghi diversi, tra il 27 e il 29 agosto. Aronzo subì il martirio a Potenza il 27 agosto, assieme a Onorato, Fortunato e Sabiniano.[33][34]
Il culto è attestato a Benevento nel X e XI secolo nei martirologi e nei testi liturgici locali, dove al nome Aronzo si sostituisce ben presto quello di Oronzo.[35]
Secondo il sacerdote De Simone, il culto a sant'Oronzo documentato in diverse località dell'Italia meridionale nell'XI e XII secolo è da riferirsi al santo di Potenza/Benevento,[36] per cui Oronzo di Lecce non sarebbe in realtà che Aronzo/Oronzo di Potenza/Benevento, che nella tradizione locale leccese fu assunto al rango episcopale. Questa interpretazione ha suscitato un vivace dibattito nel corso degli Anni Sessanta del secolo scorso, in particolare con l'intervento di un altro sacerdote leccese, Luigi Protopapa, che fu invece uno dei più strenui difensori della tradizione agiografica locale.[24]
Approvazione liturgica del culto
[modifica | modifica wikitesto]Le rivolte del 1647 e la peste del 1656 furono eventi decisivi che portarono al riconoscimento ufficiale del culto liturgico di Oronzo di Lecce. Infatti, secondo una tradizione locale, fu grazie all'intervento del santo che la città di Lecce si sarebbe salvata dalla pestilenza del 1656.[37] In questo contesto Luigi Pappacoda, vescovo di Lecce dal 1639 al 1670, colse l'occasione per proporre un nuovo patrono, Oronzo, meno legato a un ordine religioso e più controllabile dall'autorità episcopale.[38]
Nel 1640 Pappacoda dovette sospendere la festa di sant'Oronzo che si celebrava nella chiesa fuori le mura, dopo le direttive rilasciate nel 1625 da papa Urbano VIII sul culto dei santi locali, la cui autorizzazione era da questo momento avocata alla Santa Sede.[39] Pappacoda si mostrò tuttavia il principale sostenitore del culto dei santi leccesi. Nel 1658 inviò a Roma la richiesta ufficiale del riconoscimento del culto dei santi Oronzo, Giusto e Fortunato. L'approvazione romana fu rilasciata con decreto della Congregazione dei riti il 13 luglio dello stesso anno.[40][41]
Da questo momento, i tre santi furono proclamati patroni principali della città e dell’arcidiocesi. In questo modo il culto di sant’Irene passò in secondo piano e i Teatini persero il primato simbolico sulla vita religiosa cittadina.[38]
Funzione politica e controriformista
[modifica | modifica wikitesto]La decisione del 1658 è letta e interpretata nel quadro della Controriforma e della politica religiosa spagnola. La Controriforma aveva regolamentato il culto dei santi e lo aveva definito come forma legittima di devozione oltre che aver uniformato le liturgie. Nel primo Seicento la diffusione dei dettami della controriforma fu promossa soprattutto dagli ordini religiosi, nel caso leccese, dai Teatini, che costruirono la chiesa della patrona di allora, sant'Irene. Tuttavia, nella seconda metà del Seicento, specialmente dopo i disordini del 1647 e il ruolo ambiguo della nobiltá locale, si affermò la centralità del vescovo come garante unico dell'ortodossia e della disciplina. Pappacoda interpretò questa linea imponendo un patrono civico non più legato a un singolo ordine, ma all'intera comunità diocesana, rafforzando così il controllo episcopale e riducendo l'influenza delle confraternite e delle clientele nobiliari.[11]
La promozione di sant'Oronzo da parte del vescovo Pappacoda rientrava dunque in un più ampio disegno strategico politico-religioso che voleva ridurre il ruolo degli ordini religiosi visti come troppo divisi e vicini alla nobiltá locale e non capaci di mantenere l'ordine. Questo rinnovato ruolo del vescovo rispondeva alla linea post-tridentina, sancita ufficialmente nel concilio di Trento che li voleva come garanti diretti dei culti, in linea con il processo di centralizzazione del potere religioso dato che erano di nomina papale.[12] Inoltre, la scelta del nuovo santo era funzionale al potere spagnolo, che temeva nuove rivolte popolari dopo quella del 1647 e desiderava centralizzare il controllo sociale attraverso una rinnovata promozione della fede religiosa da parte di un vescovo vicino alla famiglia reale asburgica come Pappacoda. La figura di sant'Oronzo, permise di unificare la città attorno a un patrono “civico”, sottraendo la memoria religiosa a contese di parte. La leggenda, che introduceva, per la prima volta, un'origine leccese del Santo (in particolare Rudiae) e un ruolo come primo vescovo della città serviva anche a rafforzare il ruolo della città di Lecce come capitale, ora anche religiosa, della provincia. Ruolo che aveva assunto da solo un secolo a scapito di Otranto.[11]
Opere come il rifacimento della cattedrale (1659–1670, Giuseppe Zimbalo) e la costruzione della colonna di sant'Oronzo (1666–1683) sono da leggersi come la celebrazione nello spazio pubblico della scelta del vescovo Pappacoda, inaugurando in grande stile il nuovo ruolo del santo come patrono della città e inscrivendolo per sempre nell'urbanistica barocca della città.[27][42]
Patronati
[modifica | modifica wikitesto]Dal Seicento il culto di sant’Oronzo si diffuse in tutto il Salento, spesso attraverso leggende di predicazione o di protezione miracolosa (Turi, Ostuni, Campi Salentina, Surbo, ecc.). In questi centri il santo divenne patrono o compatrono, segnando l’ampia proiezione del culto e la volontá di centralizzare Lecce all'interno dell'arcidiocesi.
Oggi sant'Oronzo è il patrono principale di Lecce, della diocesi e di numerosi comuni salentini, celebrato solennemente ogni 26 agosto.
A Lecce e provincia
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In provincia di Lecce, il culto e il patronato di sant'Oronzo è particolarmente celebrato nei comuni di Maglie (comprotettore insieme alla Madonna delle Grazie e San Nicola), Botrugno, Muro Leccese, Campi Salentina, Diso, Acaya e Surbo.
Ma è soprattutto a Lecce che il santo è ricordato, per essere il patrono principale non solo della città ma di tutta l'arcidiocesi. Nel 1658, secondo una leggenda devozionale, Oronzo liberò la città dalla peste. Da questo momento è diventato il patrono principale, al posto di sant'Irene. Per ricordare l'evento fu innalzata la colonna di Sant'Oronzo nella piazza principale della città. Nella cattedrale cittadina si trova l'altare dedicato al santo sul lato destro del transetto con una tela di Giovanni Andrea Coppola. La piazza principale della città è intitolata a sant'Oronzo; qui sorge la colonna di sant'Oronzo (fine XVII secolo), una colonna romana alta circa 30 metri, in cima alla quale è posta una statua del santo. Sempre a Lecce si trovano: il santuario di Sant'Oronzo fuori le mura, ritenuto il luogo del martirio del santo; il luogo dove, secondo la tradizione, il santo venne imprigionato prima della sua uccisione, sul luogo del quale è la chiesa della Nova.
Il capoluogo salentino festeggia il santo nei giorni 24, 25 e 26 agosto, durante i quali si susseguono numerosi riti religiosi e civili. Negli undici giorni precedenti la festa si celebra la cosiddetta "undena" in ricordo degli undici giorni di prigionia del santo prima del martirio. Il 24 agosto si ha la solenne processione dei santi patroni Oronzo, Giusto e Fortunato.[43] Il 25 agosto è il giorno del ricordo del martirio presso il santuario di Sant'Oronzo fuori le mura.[44] Il 26 agosto è il giorno liturgico della solennità di sant'Oronzo.
A Ottobre tradizionalmente si celebra un altro momento legato al culto del santo, con una processione che giunge fino al santuario di Sant'Oronzo fuori le mura. Questa manifestazione di religiosità popolare ricorda un altro evento miracoloso operato dal santo, la protezione accordata ala città dal terremoto del 12 ottobre 1858.[45]
Città fuori provincia
[modifica | modifica wikitesto]Oronzo è ricordato anche nelle seguenti località:
- Turi, dove si trova la grotta di sant'Oronzo. Si racconta che il santo, mentre si trovava in questa località per una predicazione, fu oggetto di persecuzioni e si nascose in una grotta, che si ritiene collocata oggi nei pressi del cimitero comunale. La grotta, di cui si era persa memoria, sarebbe stata ritrovata nel Seicento in seguito ad un fatto miracoloso: durante la pestilenza degli anni 1656-1658, Oronzo sarebbe apparso a una vergine in preghiera, promettendo che avrebbe ottenuto da Dio la fine del morbo, e le rivelò l'accesso della grotta. Persasi nuovamente la memoria dell'ingresso della grotta, fu rinvenuta dal francescano Tommaso di Carbonara, che avrebbe avuto in visione sant'Oronzo che gli ingiungeva di erigere una croce sopra l'ingresso della grotta. Il 3 maggio 1726 la croce fu solennemente innalzata, e in seguito nei pressi fu costruita una chiesa, denominata Cappellone di Sant'Oronzo[46]. Tutti questi eventi sono ricordati a Turi con una festa religiosa e civile il 26 agosto.
- Ostuni. Sant'Oronzo si nascose anche in una grotta a Ostuni, nel luogo dove è stata poi costruita la chiesa e il relativo santuario. I festeggiamenti si svolgono il 25, 26 e 27 agosto con la rinomata Cavalcata di Sant'Oronzo, una processione nella quale sfilano esponenti del clero e dell'amministrazione comunale, seguiti da cavalli e cavalieri, addobbati con costumi d'epoca.
- Paola. Qui sant'Oronzo è conosciuto anche come "Oronzo l'Accompagnatore", o "Ermete l'Accompagnatore". La leggenda narra, infatti, che sant'Oronzo, con un piccolo calesse, riuscì miracolosamente a trarre in salvo gli abitanti della città, minacciata dall'ennesima rivolta dei Bruzi che ormai l'avevano cinta d'assedio. Ogni anno, il 13 marzo, questo fatto viene ricordato dai paolani con una fiera.
Associazione comuni oronziani
[modifica | modifica wikitesto]Il 20 febbraio 2020, a Botrugno, è stata costituita l'associazione "Città Oronziane", che unisce i comuni che hanno il santo come patrono, nell'intento di perseguire lo sviluppo locale, anche valorizzando la vita e le opere del loro patrono.[47] Aderiscono a questa iniziativa i comuni di Botrugno, Caprarica di Lecce, Campi Salentina, Diso, Lecce, Muro Leccese, Ostuni, Surbo, Turi, Vernole, Andrano.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ La sua reale esistenza é dibatutta e vari storici moderni considerano la sua storia un'invenzione del XVI secolo, mentre il suo culto fu costruito sulla base di quello legato ad altre figure, come Arontius di Potenza ricordato nel martirologio geronimiano e probabilmente morto nel IV secolo d.C., o altri martiri appulo-lucani. De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, pp. 315-316. Mario Spedicato, Simboli identitari. Studi sui Santi Patroni del Salento moderno, Congedo, 2005, pp. 85-112.
- ^ Cf. De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, seconda parte, pp. 279 e seguenti.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, seconda parte, pp. 280-282.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, seconda parte, pp. 284-288.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, seconda parte, p. 288.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, seconda parte, pp. 288-289.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, seconda parte, p. 294.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, seconda parte, p. 295.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, seconda parte, pp. 298-299.
- ^ Cf. De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, seconda parte, pp. 282-283.
- ^ a b c Del Sole, La Devotio orontiana
- ^ a b Mario Oronzo Spedicato, Episcopato e processi di tridentinizzazione nella Puglia del sec. XVII., Galatina, 1990.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, p. 295.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, pp. 296-298.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, pp. 298-299.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, pp. 299-300.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, pp. 300-301.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, p. 299.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, p. 301.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, p. 302.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, pp. 304-305.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, pp. 307-308.
- ^ Nikola Jakšić, Sant'Oronzo nei reliquiari medievali a Zara e Nona, 2021, pp. 285-286.
- ^ a b Andrea Pino, Una controversia che ha fatto storia. De Simone-Protopapa e la vicenda del protovescovo, www.portalecce.it
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, pp. 309-314.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, p. 314.
- ^ a b Francesco Del Sole, Fenomenologia del Barocco leccese. Un delicato compromesso fra Controriforma e Riforma cattolica, Bollettino Telematico dell'Arte, nº 916, 25 Luglio 2021.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, pp. 314-315.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, pp. 315-316.
- ^ De Simone, Bibliotheca Sanctorum, VII, col. 52. Francesco Lanzoni, Le diocesi d'Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), vol. I, Faenza, 1927, pp. 310-311. Giovanni Antonucci, Agiografia e diplomatica, Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, anno X, 1940 (fasc. 1), pp. 89-98.
- ^ Sant'Aronzio, il primo patrono di Potenza martire sul Basento, basilicata.wayglo.it
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, pp. 283-284.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, p. 287.
- ^ La memoria di questi santi era inserita nei giorni indicati nel Martirologio Romano; con la riforma post-conciliare, sono stati omessi. Cf. Martirologio romano pubblicato per ordine del Sommo Pontefice Gregorio XIII, riveduto per autorità di Urbano VIII e Clemente X, aumentato e corretto nel 1749 da Benedetto XIV (PDF), quarta edizione italiana, Libreria editrice vaticana, 1955, pp. 219 e seguenti.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, p. 293.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, p. 295.
- ^ Bini, Sensibilità religiosa e mentalità popolare, pp. 177-179.
- ^ a b Mario Oronzo Spedicato, Simboli identitari. Studi sui Santi Patroni del Salento moderno, Congedo, 2005, pp. 85-112.
- ^ Bini, Sensibilità religiosa e mentalità popolare, pp. 179-180.
- ^ Bini, Sensibilità religiosa e mentalità popolare, p. 180.
- ^ De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie, prima parte, p. 276.
- ^ Piazza Sant’Oronzo e il potere del vescovo Luigi Pappacoda, digitalhistory.unite.it
- ^ Sant’Oronzo 2023. Il quesito dei Leccesi: perché la processione si svolge proprio il 24 agosto?, su portalecce.it.
- ^ Sant’Oronzo 2023. Seccia al santuario del martirio: anche per noi ha dato la vita senza paura, su portalecce.it.
- ^ Sant'Oronzo d'ottobre. Processione sulla 'via oronziana' fino al santuario fuori le mura, su portalecce.it.
- ^ Cappellone di Sant'Oronzo alla Grotta - Chiese e cattedrali, interregaismart.regione.puglia.it
- ^ L'Associazione "Città Oronziane", su viacittaoronziane.it.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Raffaele De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie sino alla metà del seicento (PDF), in Centro Studi Salentini, XVI, Lecce, 1963, pp. 276-317.
- Raffaele De Simone, S. Oronzo nelle fonti letterarie sino alla metà del seicento (PDF), in Centro Studi Salentini, XVIII, Lecce, 1964, pp. 279-317.
- Raffaele De Simone, Giusto, Oronzo e Fortunato, santi, venerati a Lecce, in Bibliotheca Sanctorum, VII, Roma, 1966, pp. 279-317.
- (LA) De SS. Justo, Orontio et Fortunato MM. Lycii in provincia Hydruntina Italiae, in Acta Sanctorum Augusti, V, Parigi-Roma, 1868, pp. 764-776.
- Francesco Del Sole, La 'Devotio orontiana' e la Controriforma trionfante in Terra d'Otranto, in IN_BO. Ricerche E Progetti Per Il Territorio, La Città E l’architettura, vol. 12, n. 16, 2021, pp. 232-243.
- Giovanna Bino, Sensibilità religiosa e mentalità popolare nel XVII secolo: il culto di un santo in Terra d'Otranto nella pubblicistica coeva (PDF), in Archivio Storico Pugliese, XLIII, 1990, pp. 169-182.
Altri progetti
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Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Oronzo di Lecce, su Santi, beati e testimoni, santiebeati.it.
- Santo Oronzo, Parrocchia Santa Maria del Popolo Surbo
