Rosa Bianca

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Monumento all'Università Ludwig Maximilian di Monaco, dedicato al gruppo della Rosa Bianca

La Rosa Bianca (in tedesco Weiße Rose) fu un gruppo di resistenza tedesco contro la dittatura del nazionalsocialismo formato da studenti e basato essenzialmente su valori cristiani. Fece ricorso ad azioni non violente nella Germania nazista dal giugno 1942 al febbraio 1943, quando i principali componenti del gruppo vennero arrestati, processati e condannati a morte mediante decapitazione.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il gruppo fu operativo a Monaco di Baviera, città nella quale diffuse sei opuscoli che invitavano i tedeschi a opporsi con la resistenza passiva al regime nazista. Un settimo opuscolo, che era stato solo progettato, non venne mai distribuito perché il gruppo cadde nelle mani della Gestapo. La Rosa Bianca era composta da cinque studenti: Hans e la sorella Sophie Scholl, Christoph Probst, Alexander Schmorell e Willi Graf, tutti poco più che ventenni. A loro si unì anche un professore, Kurt Huber, che stese gli ultimi due opuscoli.[1]

Erano tutti di religione cristiana, sia protestanti sia cattolici, e un ortodosso (Schmorell). Sebbene i membri della Rosa Bianca fossero tutti studenti all'Università Ludwig Maximilian di Monaco, avevano anche partecipato alla guerra sul fronte francese e su quello russo, dove furono testimoni delle atrocità commesse contro gli ebrei e sentirono che il rovesciamento delle sorti che la Wehrmacht soffrì a Stalingrado avrebbe alla fine portato alla sconfitta della Germania. Sophie Scholl, che aveva studiato come infermiera, era stata anche disgustata dal programma di eutanasia forzata basato sull'eugenetica nazista (Aktion T4) attuato contro i tedeschi affetti da disabilità intellettiva e fisica grave. Essi rigettavano la violenza della Germania nazista di Adolf Hitler e credevano in un'Europa federale che aderisse ai principi cristiani di tolleranza e giustizia. Citando estensivamente la Bibbia, Sant'Agostino, Rilke, Heine, il fondatore del taoismo Laozi, Aristotele e Novalis, così come Goethe e Schiller, si appellarono all'intellighenzia tedesca, credendo che si sarebbe intrinsecamente opposta al nazismo. La loro ideologia si era formata seguendo le tesi del movimento giovanile cattolico Quickborn, guidato dal sacerdote d'origine italiana Romano Guardini[2] ed era stata influenzata, oltre che dal parroco di Söflingen (un quartiere di Ulm in cui era presente una forte resistenza cattolica al nazismo) Franz Weiss, anche da Carl Muth e Theodor Haecker, due intellettuali cattolici anti-nazisti, il cui pensiero influenzerà molto le scelte di resistenza pacifica del gruppo.[3] Questa, secondo i loro piani, doveva attuarsi attraverso la distribuzione di volantini in luoghi pubblici, il cui contenuto avrebbe dovuto risvegliare la coscienza del popolo tedesco.

«Fate resistenza passiva, resistenza ovunque vi troviate; impedite che questa atea macchina da guerra continui a funzionare, prima che le città diventino un cumulo di macerie...»

Atrio dell'Università Ludwig Maximilian di Monaco, nella Geschwister-Scholl-Platz (piazza fratelli Scholl)
L'aula dello Justizpalast (palazzo di giustizia) dove ebbe luogo il processo

In un primo momento, gli opuscoli vennero spediti in massa verso differenti città della Baviera e dell'Austria, poiché i membri ritenevano che la Germania meridionale fosse più ricettiva nei confronti del loro messaggio antimilitarista. In seguito a un lungo periodo di inattività, dopo il luglio 1942, la Rosa Bianca prese una posizione più vigorosa contro Hitler nel febbraio 1943, distribuendo gli ultimi due opuscoli e dipingendo slogan anti-hitleriani sui muri di Monaco, e addirittura sui cancelli dell'università. Lo spostamento delle loro posizioni risulta ovvio dalla lettura dell'intestazione dei loro nuovi opuscoli, sui quali si leggeva "Il movimento di resistenza in Germania".

Il sesto opuscolo venne lanciato dalle finestre dell'università il 18 febbraio 1943.[4] Quasi tutti i volantini vennero distribuiti in luoghi frequentati, Sophie Scholl prese la coraggiosa decisione di salire in cima alle scale dell'atrio e lanciare da lì gli ultimi volantini sugli studenti sottostanti. Venne individuata da Jakob Schmid, un bidello nazista, che la bloccò assieme al fratello mentre stavano per lasciare l'edificio, consegnandoli entrambi al segretario della cancelleria, Albert Scheithammer. Poiché il rettore dell'università, Walther Wüst, era inizialmente assente, Schmid e Scheithammer portarono i fratelli dal consulente legale dell'università, Ernst Haeffner, che li consegnò alla polizia segreta di regime, la Gestapo, che nonostante i suoi migliori sforzi non era stata in grado di catturare gli autori. Gli altri membri attivi vennero subito fermati e il gruppo, assieme a tutti quelli a loro associati, venne sottoposto a interrogatorio da parte della Gestapo. Gli Scholl si assunsero immediatamente la piena responsabilità degli scritti sperando, invano, di proteggere i rimanenti membri del circolo. I funzionari della Gestapo che li interrogarono rimasero stupiti per il coraggio e la determinazione dei due giovani: Robert Mohr, il poliziotto della Gestapo, torturò Sophie Scholl per quattro giorni, dal 18 al 21 febbraio 1943.[5]

I fratelli Scholl e Probst furono i primi ad affrontare il processo, che si rivelò una farsa. Vennero giudicati il 22 febbraio 1943 dal Tribunale del Popolo, presieduto dal giudice-boia di Hitler, Roland Freisler, che era giunto appositamente da Berlino a Monaco in treno con gli altri giudici. Nel corso di un breve dibattimento, durato cinque ore, furono privati di ogni difesa da Freisler, reputati colpevoli e il giorno stesso vennero ghigliottinati. Le guardie del carcere di Stadelheim e lo stesso boia Johann Reichhart dissero che non avevano mai visto giovani morire tanto coraggiosamente, riferendosi in particolare alla ragazza. Qualche giornale di Monaco riportò brevemente la notizia. Le motivazioni della sentenza furono[6]:

«Gli accusati hanno, in tempo di guerra e per mezzo di volantini, incitato al sabotaggio dello sforzo bellico e degli armamenti, e al rovesciamento dello stile di vita nazionalsocialista del nostro popolo, hanno propagandato idee disfattiste e hanno diffamato il Führer in modo assai volgare, prestando così aiuto al nemico del Reich e indebolendo la sicurezza armata della nazione. Per questi motivi essi devono essere puniti con la morte.»

I secondini del carcere di Monaco testimoniarono[7]:

«Si sono comportati con coraggio fantastico. Tutto il carcere ne fu impressionato. Perciò ci siamo accollati il rischio di riunire i tre condannati un momento prima dell'esecuzione capitale. Volevamo che potessero fumare ancora una sigaretta assieme. Non sapevo che potesse essere così facile morire, disse Christoph. E poi: fra pochi minuti ci rivedremo nell'eternità. Poi vennero condotti al supplizio. La prima fu la ragazza. Andò senza battere ciglio. Noi tutti non riuscivamo a credere che ciò fosse possibile. Il boia disse di non aver mai veduto nessuno morire così.»

Gli altri membri chiave del gruppo, processati il 19 aprile 1943, furono anch'essi trovati colpevoli e decapitati nei mesi successivi. Furono complessivamente, tra Monaco e Amburgo, quindici i membri della Rosa Bianca condannati a morte, mentre altri trentotto vennero incarcerati.[8] Amici e colleghi della Rosa Bianca, che aiutarono nella preparazione e distribuzione degli opuscoli e raccolsero fondi per la vedova e il giovane figlio di Probst (Probst aveva tre figli, di cui uno appena nato), vennero condannati al carcere con una pena oscillante tra i sei mesi e i dieci anni. Questi ultimi alla fine della guerra furono liberati dalle truppe statunitensi. Durante il nazismo il Volksgerichtshof da solo condannò a morte cinquemilatrecento persone.[5]

Secondo David Irving (La guerra di Hitler), Hitler così commentò la repressione della Rosa Bianca[9]:

«Quando un manipolo di studenti diffuse alcuni volantini in cui si richiedeva il rovesciamento di Hitler, i leader furono immediatamente tratti in arresto e condannati a morte dal Tribunale del Popolo. "Forse, alcuni protesteranno che un Tribunale del Popolo possa comportarsi in modo così brutale" - affermò Hitler in un discorso segreto ai suoi generali - "un uomo che ha semplicemente distribuito volantini, un professore universitario e due studenti, accusati del medesimo misfatto, giustiziati! Ma in fondo, se essi fossero andati al fronte, sarebbero probabilmente già stati uccisi. È il rischio che quotidianamente corrono i nostri soldati!»

Ispirazione[modifica | modifica wikitesto]

Davanti alla Gestapo, Sophie sostenne che Hans si era ispirato al simbolo dei nobili perseguitati dalla rivoluzione francese.[10] Diversi riconoscono influenze anche di Léon Bloy, scrittore reazionario cattolico francese, sul pensiero di Hans Scholl, ideologo principale, in particolare i testi La cavaliera della morte, incentrato sulla regina Maria Antonietta, Il sangue del povero e Il miracolo di La Salette.[11] Nel quarto volantino, con uno stile che ricorda quello di Bloy, Hans attacca Hitler con toni mistici:

«Ogni parola che esce dalla bocca di Hitler è una menzogna. Quando egli parla di pace pensa alla guerra, quando egli in modo blasfemo pronuncia il nome dell'Onnipotente, si riferisce invece alla potenza del Male, agli angeli caduti, a Satana. La sua bocca è come l'ingresso fetido dell'inferno ed il suo potere è corrotto nel più profondo. È ben vero che si deve portare avanti con metodi razionali la lotta contro lo stato terroristico; ma chi oggi dubita ancora sulla reale esistenza di forze demoniache, non ha assolutamente capito lo sfondo metafisico di questa guerra. Dietro al concreto, che è afferrabile con i sensi, dietro ogni riflessione obbiettiva e logica, sta l'irrazionale, è cioè la lotta contro il demonio, contro il messaggero dell'Anticristo. Ovunque ed in ogni tempo, i demoni sono stati in agguato nelle tenebre in attesa dell'ora in cui l'uomo diviene debole, in cui esso abbandona volontariamente la sua posizione fondata sulla libertà donatagli da Dio e cede alle pressioni del Male, si distacca dall'ordine divino: Così, dopo aver fatto liberamente il primo passo, viene spinto al secondo, al terzo, ed ancora innanzi con sempre più turbinosa velocità. Allora, dovunque e nell'ora estrema del bisogno, sono sorti uomini, profeti, santi, che avevano conservato la loro libertà, che hanno richiamato il popolo al Dio unico, e con il suo aiuto lo hanno incitato a tornare indietro. L'uomo è bensì libero, ma senza il vero Dio è indifeso contro il male, come un neonato senza madre, come una nube che si dissolve.»

Anche la frase che compare in un volantino "non dimenticate che ogni popolo merita il governo che tollera”, è una ripresa di aforisma attribuito a un filosofo cattolico controrivoluzionario, Joseph de Maistre ("ogni Nazione ha il governo che si merita").[12]

Questo fa supporre un pensiero non democratico, ma aristocratico e antipopolare, nei primi quattro volantini, mentre negli ultimi due, con una intestazione diversa dalla Rosa Bianca, diventa evidente una visione democratica e federalista.[13] Schmorell puntualizzò, nell'interrogatorio con la Gestapo, di essere acerrimo nemico del bolscevismo, responsabile di aver corrotto la sana e religiosa Russia, e di conseguenza conservatore e convinto sostenitore dello zarismo, unico governo autoritario adatto a quel popolo. Nei verbali confermò la sua scelta esistenziale, morale e politica per la sua madre patria, professandosi nostalgico di uno Stato patriarcale, non tirannico come il Terzo Reich ma neppure democratico: "Abbiamo visto dove ci hanno portato le democrazie...", sostenne. Hitler si era imposto con la crisi della Repubblica di Weimar, la cui debolezza aveva aperto proprio tramite elezioni democratiche la strada al nazismo.[14] Oltre a Schmorell, anche gli altri membri non mostrarono mai nessuna simpatia per il bolscevismo, essendo chiaramente come il nazismo.[15] In un appunto del 1942 Sophie Scholl cita lo scrittore cattolico-democratico francese Jacques Maritain, intimo amico del citato Bloy:

«Ho imparato che un animo forte senza un cuore tenero non porta alcun frutto; lo stesso vale per un cuore tenero senza l'animo forte. Credo sia vera la frase di Maritain: Il faut avoir l'esprit dur et le coeur tendre [bisogna avere un cuore tenero e uno spirito duro][16]»

Il quinto volantino riportò la frase Volantino del movimento di resistenza e questo fece supporre che il gruppo si sentisse sostenuto da un movimento di dimensioni maggiori.[17]

La parola democrazia ricorre solo una volta nei volantini. Nel primo, con una prudentissima astensione: "Non vogliamo qui formulare giudizi sulle possibili, diverse forme di Stato, la democrazia, la monarchia costituzionale, la monarchia assoluta e così via". Resta implicito l'obiettivo democratico in tutti gli altri testi, che condannano lo Stato autoritario e totalitario e auspicano il ritorno della Germania a uno Stato di diritto.[18]

Influenza culturale e politica[modifica | modifica wikitesto]

«Nella grande notte del nazismo, la storia della Rosa Bianca è solo una piccola stella, ma è per ciò più preziosa e appartiene a tutta l'umanità.»

Le tombe dei fratelli Scholl e del loro amico Christoph Probst
Il cippo memoriale in piazzetta Hans e Sophie Scholl a Bolzano

Con la caduta del regime nazista, la Rosa Bianca divenne una rappresentazione della forma più pura di opposizione alla tirannia, senza interesse per il potere personale o l'autocelebrazione. La loro vicenda divenne così popolare che il compositore Carl Orff (che era rimasto in Germania durante la guerra) sostenne, per fugare da sé i sospetti di collusione con il regime nazista di fronte agli alleati che lo interrogavano, di essere stato uno dei fondatori della Rosa Bianca e venne rilasciato. Benché fosse personalmente in contatto con Huber, non ci sono prove che Orff fosse stato in alcun modo coinvolto nel movimento e probabilmente fece quella dichiarazione per sfuggire alla carcerazione.

Traudl Junge, una delle ultime segretarie di Hitler, portò fino alla morte il peso del rimorso per non essersi mai resa conto del genocidio messo in atto dalla Germania nazista. Si autodefinì sprovveduta e infantile, soprattutto dopo aver scoperto da questa targa commemorativa che Sophie Scholl era stata una sua coetanea, uccisa proprio quando lei aveva iniziato a lavorare per il dittatore.

La fondazione Weiße Rose è stata costituita nel 1986 a Monaco di Baviera da componenti e superstiti del gruppo e da parenti e amici dei membri giustiziati, in particolare Franz Josef Müller e Traute Lafrenz, con lo scopo di promuovere la conoscenza storica e culturale del movimento di resistenza antinazista.

La piazza dove è ubicato l'atrio principale dell'Università Ludwig Maximilian di Monaco è stata rinominata Geschwister-Scholl-Platz (Piazza fratelli Scholl) in onore di Hans e Sophie Scholl. In Italia, alla Rosa Bianca è intitolato l'istituto di istruzione superiore di Cavalese e Predazzo in Trentino-Alto Adige e la scuola media statale di Saluzzo, in provincia di Cuneo. Dall'unione delle sezioni linguistiche pubbliche della città di Trento è nato il liceo linguistico intitolato a Sophie Magdalena Scholl[19]. Il nome è inoltre utilizzato da alcuni movimenti culturali e politici.

Cinema e televisione[modifica | modifica wikitesto]

Libri[modifica | modifica wikitesto]

La storia della Rosa Bianca è stata d'ispirazione per un albo dall'artista italiano Roberto Innocenti, scritto e illustrato nel 1983 e pubblicato per la prima volta negli USA nel 1985 con il titolo Rose Blanche (in Italia nel 1990 come Rosa Bianca)[22]. Rosa Bianca è il nome della piccola protagonista che abita nella Germania della seconda guerra mondiale e osserva la mobilitazione militare dalla sua scuola. Un giorno segue un bambino portato via da una camionetta finché non raggiunge un vicino campo di concentramento, dove rimane scossa dalla presenza di bambini lì imprigionati e torna quotidianamente per portare loro del cibo, fino alle estreme conseguenze. Della Rosa Bianca se ne parla nel libro "Lezioni" di Ian McEwan.

Musica[modifica | modifica wikitesto]

I fatti della Rosa Bianca sono soggetto dell'opera cameristica Die Weiße Rose di Udo Zimmermann, che racconta gli ultimi istanti di vita di Hans e Sophie Scholl prima di essere decapitati.

Ai fatti della Rosa Bianca viene fatto riferimento, se pur non esplicitamente, nella canzone dei Rammstein: Armee der Tristen, contenuta nell'album Zeit uscito nel 2022.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) 1942/43: The White Rose Resistance Group, su en.uni-muenchen.de, Università Ludwig Maximilian di Monaco. URL consultato il 17 settembre 2020.
  2. ^ Aa.Vv., Romano Guardini e i movimenti moderni, RACCOLTA CIVILE (2), 2011, p. 2.
  3. ^ Hans and Sophie Scholl, German Resisters of the White Rose, Toby Axelrod, Library Bound Book, 2001, ISBN 978-0-8239-3316-7.
  4. ^ Sophie Scholl, la studentessa che si oppose al nazismo con i volantini della "Rosa Bianca", su bonculture.it. URL consultato il 17 settembre 2020.
  5. ^ a b Testimonianza di un sopravvissuto del gruppo, su nostreradici.it. URL consultato il 17 settembre 2020.
  6. ^ Roberto Bertoni, Protagonisti sempre, 2018.
  7. ^ Dalla rivista Missioni Consolata, su sfogliabile.rivistamissioniconsolata.it. URL consultato il 17 settembre 2020 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2016).
  8. ^ La Rosa Bianca (die weisse rose), su storiaxxisecolo.it. URL consultato il 17 settembre 2020.
  9. ^ La guerra di Hitler, traduzione di M. Spataro, Roma, Edizioni Settimo Sigillo, 2001.
  10. ^ La Rosa Bianca non vi darà pace, p. 194.
  11. ^ (FR) Lettres de Hans et Sophie Scholl, su periblog.fr.
  12. ^ Ogni nazione ha il governo che si merita; da una lettera scritta a San Pietroburgo nel 1811 e diretta al re Vittorio Emanuele I.
  13. ^ La Rosa Bianca non vi darà pace, pp. 194-195.
  14. ^ La Rosa Bianca non vi darà pace, pp. 50, 55.
  15. ^ La Rosa Bianca non vi darà pace, p. 50.
  16. ^ Ho imparato che un animo forte senza un cuore tenero non porta alcun frutto; lo stesso vale per un cuore tenero senza l'animo forte (da Sophie Scholl)
  17. ^ La Rosa BiancaGiovani contro Hitler, su anpi.it. URL consultato il 17 settembre 2020.
  18. ^ La Rosa Bianca non vi darà pace, pp. 55-56.
  19. ^ Liceo Linguistico Trento - Sophie Magdalena Scholl, su linguisticotrento.it. URL consultato il 17 settembre 2020.
  20. ^ (EN) La rosa bianca (1971), su Internet Movie Database. URL consultato il 31 luglio 2019.
  21. ^ (EN) Die weiße Rose (1982), su imdb.com. URL consultato il 17 settembre 2020.
  22. ^ Robero Innocenti - Pubblicazioni, su Roberto Innocenti. URL consultato il 18 febbraio 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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