Quarta pagina

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Quarta pagina
film perduto
Valentina Cortese e Claudio Gora in una scena del film
Lingua originaleitaliano
Paese di produzioneItalia
Anno1943
Durata90 min
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,37 : 1
Generecommedia
RegiaNicola Manzari
SoggettoFederico Fellini e Piero Tellini
SceneggiaturaEdoardo Anton, Ugo Betti, Federico Fellini, Nicola Manzari, Spiro Manzari, Giuseppe Marotta, Ottavio Poggi, Gianni Puccini, Steno, Piero Tellini e Cesare Zavattini
Casa di produzioneCervinia Film
Distribuzione in italianoRex Film
FotografiaRenato Del Frate e Giorgio Orsini
MontaggioFernando Tropea
MusicheAlessandro Cicognini e Alexandre Derevitsky
ScenografiaPiero Rosi e Arrigo Equini
Interpreti e personaggi

Quarta pagina è un film italiano del 1943 diretto da Nicola Manzari.

La pellicola risulta oggi non reperibile[1].

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Un irreprensibile impiegato di banca scompare con una grossa somma e l'assicurazione affida il caso ad un suo collaboratore legale che indaga con l'aiuto della segretaria Valentina. I due trovano nell'abitazione dello scomparso diverse lettere di una sconosciuta e un ritaglio di annunci apparsi su un quotidiano a cui rispondono. Dagli incontri che ne seguono emergono le vicende, comiche o drammatiche, di una varia umanità: un ex detenuto, una sfiorita impiegata di un Banco Lotto, un giovane timido succube di una madre prepotente, un anziano viveur decaduto. C'è anche un severo professore di zoologia il cui annuncio è solo uno scherzo dei suoi studenti.

Alla fine nessuna di queste vicende dà la soluzione del caso. L'avvocato e Valentina scoprono che è stato l'insospettabile bancario a sottrarre la somma, anche se con l'attenuante di voler aiutare una figlia - la misteriosa donna delle lettere - di cui solo da poco aveva scoperto l'esistenza e che stava per uscire dal collegio senza mezzi. Nonostante l'arresto del padre costei trova l'affetto e la sicurezza nel matrimonio con un giovane professore. Lieto fine e matrimonio anche per l'avvocato e Valentina.

La promozione del film sui periodici dell'epoca
Foto di scena. Al centro Oretta Fiume

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Sceneggiatura[modifica | modifica wikitesto]

Quarta pagina (il titolo riprende il fatto che all'epoca era la pagina dei quotidiani con gli annunci matrimoniali), è basato su un soggetto scritto da Piero Tellini e Federico Fellini, presentati rispettivamente come «uno dei nostri giovani soggettisti più apprezzati ed un noto umorista, più noto con il nome di "Federico"[2]». La vicenda ideata dai due soggettisti prevedeva una sorta di film ad episodi, per ognuno dei quali la sceneggiatura venne affidata ad autori diversi (da qui il nutrito elenco di nominativi), ma uniti da un esile filo conduttore costituito dall'indagine messa in atto dal legale e dalla sua segretaria; una soluzione che fu presentata come «il film delle innovazioni[3]». La tenue trama di indagine presentata dal film rispondeva all'avversione dichiarata dal regime per le vicende "gialle" o gangsteristiche di impronta americana a vantaggio di una produzione di genere di stampo italiano[4].

Il film fu realizzato presso gli studi Fert di Torino, che conobbero nei primi anni quaranta una breve rinascita[5], con esterni girati nel Parco del Valentino[6]. La lavorazione iniziò nei primi giorni del maggio 1942[7] per concludersi alla fine di luglio dello stesso anno[8]. Fu l'unico film realizzato nel 1942 dalla "Cervinia film", che aveva da poco assorbito la "Stella film" (che due anni prima aveva prodotto Un'avventura di Salvator Rosa). Non si trattò di una esperienza fortunata perché, dopo aver prodotto un secondo film di scarso successo, la società fallì nell'aprile del 1944[9].

L'ambizione produttiva di riunire in una sola pellicola un grande numero di attori ed attrici di forte popolarità fece presentare Quarta pagina come «il film degli assi[10]», dato che ogni episodio - o meglio "segmento di storia" - ruotava attorno ad uno o due interpreti. Venne quindi allestito «uno stuolo di attori che sarebbe sufficiente a realizzare almeno dieci film, tanto che è stato difficile riunirli tutti a Torino nei giorni stabiliti a causa dei rispettivi impegni[3]». Gli unici due che presero parte a tutto il film furono l'ormai affermato Claudio Gora e la diciottenne Valentina Cortese, qui in uno dei suoi primi ruoli di rilievo.

Sul set di Quarta pagina: Armando Falconi ed il regista Nicola Manzari

In alcune testimonianze è stato messo in dubbio che Manzari (già collega di Fellini nelle trasmissioni radiofoniche all'EIAR[1]) abbia effettivamente curato la regia, che sarebbe stata invece di Domenico Gambino[11]. Resta controversa anche la partecipazione di Fellini al set di Torino, negata dall'interessato[1], ma confermata nella testimonianza della Cortese, secondo la quale egli era il regista "de facto" del film, ed interveniva nelle scene aggiustando il testo della sceneggiatura «con un viso scanzonato pieno di simpatia, intelligenza, genialità[6]».

Sergio Tofano in una scena del film

Accoglienza[modifica | modifica wikitesto]

Nonostante la lavorazione fosse terminata nell'estate del 1942, e la prima proiezione sia datata 17 dicembre 1942[12], il film non circolò nelle sale che a partire dal marzo 1943, quando ormai l'Italia stava precipitando verso un periodo storico difficile e tormentato. Contraddicendo le enfatiche presentazioni che ne profetizzavano un ruolo da «caposcuola sulla strada del primato qualitativo della cinematografia italiana indicato dal "Rapporto sul cinema" del Ministro della cultura popolare Pavolini[13]», Quarta pagina non ebbe dalla critica un'accoglienza particolarmente positiva, anche se la presenza nel cast di tanti attori popolari gli assicurò comunque un esito commerciale discreto.

Considerato il difficile periodo in cui apparve i commenti critici disponibili non sono numerosi, ma quelli espressi non manifestarono particolari apprezzamenti per un film con episodi «tutti senza persuasione, realizzati con l'aria di volersi sbrigare in fretta, in cui soltanto Gora e la Cortese reggono sino all'ultimo, ma solo perché si devono sposare[14]». Analogo il giudizio del Corriere della sera, secondo cui Quarta pagina presenta «la sfilata di uno stravagante scampolo di umanità, la maggior parte delle volte alquanto discutibile[15]», mentre secondo il futuro regista Giuseppe De Santis il film si abbandona «al pateticume ed alle languidezze della letteratura amena per ragazze (ed) ogni attore recita con evidente malavoglia e sfiducia[16]».

In base ai soli dati disponibili[17]. Quarta pagina registrò un incasso di circa 2.300.000 lire dell'epoca, lontano da quello che risulta, in base agli stessi dati, il film più visto (Harlem di Gallone, che avrebbe incassato oltre 10 milioni), ma comunque superiore a molti altri titoli del periodo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Kezic, cit. in bibliografia, p. 105.
  2. ^ Umberto De Franciscis, articolo Un giallo a lieto fine, in L'Illustrazione italiana n, 28 del 12 luglio 1942.
  3. ^ a b Articolo in Lo schermo, n. 5, maggio 1942.
  4. ^ Orio Caldiron, Giallo zafferano in Storia del cinema italiano, cit. in bibliografia, p. 198.
  5. ^ Articolo in La Stampa del 23 aprile 1942.
  6. ^ a b V. Cortese in Cinecittà anni Trenta, cit. in bibliografia, p. 380.
  7. ^ Notizia ne L'Illustrazione italiana, n. 17 del 26 aprile 1942.
  8. ^ Cinema, prima serie, n. 146 del 25 luglio 1942.
  9. ^ Alberto Friedmann, Cinema a Torino, in Storia del cinema italiano. cit. in bibliografia, p.460.
  10. ^ Primi piani, n. 5 maggio 1942.
  11. ^ Gora in Cinecittà anni Trenta, cit. in bibliografia, p. 628.
  12. ^ Storia del cinema italiana, cit. in bibliografia, p. 667.
  13. ^ Articolo in Film, n. 25 del 20 giugno 1942.
  14. ^ Carlo A. Felice in L'Illustrazione italiana, n. 12 del 14 marzo 1943.
  15. ^ Articolo di f.s. [Filippo Sacchi] in Corriere della sera del 4 marzo 1943
  16. ^ De Santis, "Film di questi giorni" in Cinema, n. 168 del 25 giugno 1043.
  17. ^ Non esistono dati ufficiali sugli incassi dei film italiani degli anni trenta e primi quaranta. Le somme riportate sono citate nelle tabelle della Storia del cinema italiano, op. cit. in bibliografia, p. 666 e seg., e sono dedotte indirettamente dai documenti relativi ai contributi alla cinematografia concessi dallo Stato in base alle norme incentivanti dell'epoca

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Tullio Kezich, Fellini, Milano, Rizzoli, 1988, ISBN 88-17-11503-7
  • Francesco Savio, Cinecittà anni Trenta. Parlano 116 protagonisti del secondo cinema italiano (3 voll.), Roma, Bulzoni, 1979, ISBN non esistente
  • Storia del cinema italiano, volume VI (1940-1944), Venezia, Marsilio e Roma, Edizioni di Bianco e nero, 2010, ISBN 978-88-317-0716-9,

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