Python (ceramografo)

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Python, cratere a campana con Ulisse e le sirene, Antikensammlung, Berlino

Python o Pitone (in greco antico: Πυθον?; ... – ...; fl. 340 a.C. / 320 a.C.) fu un ceramografo pestano.

Biografia e opere[modifica | modifica wikitesto]

La sua firma è nota solamente in un cratere a campana ritrovato a Sant'Agata de' Goti tuttavia sono numerosi i vasi a lui attribuiti[1].

Di particolare interesse in questo vaso (dal 1890 al British Museum) è la rara rappresentazione nella ceramica del mito di Alcmena su uno dei due fianchi: la donna seduta su un'ara supplica Zeus mentre ai lati Anfitrione (a destra) e Antenore appiccano il fuoco alla pira davanti all'altare; alle spalle della vittima designata l'immagine di un arcobaleno racchiude un miriade di gocce ed è spezzata dalle mezze figure delle Iadi intente a generare la pioggia versando l'acqua delle loro idrie; agli angoli superiori sono rappresentati Zeus che consente il prodigio ed Eos che osserva con uno specchio in mano. Sull'altro fianco è la più comune rappresentazione di Dioniso danzante con due Menadi sormonti da mezze figure maschili (un giovane satiro, un umano e Pan)[2].

Alcune altre produzioni a lui sicuramente attribuibili sono sempre al British Musuem (un hydria ed un cratere), un altro cratere è ai Musei Vaticani o il cosiddetto vaso di Cadmo del Louvre dove però si avvicina allo stile di Assteas, a cui inizialmente era decisamente influenzato. Pare ci fosse in stretta collaborazione tra i due ceramografi di fatto utilizzavano strutture compositive molto simili, carattere distintivo di Pitone era la fascia di ornato a foglie d'edera, il panneggio pesante era comune ai due anche se meno elaborato in Assteas, mentre soprattutto nel disegno dei volti la resa era molto diversa[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b de Marinis 1965.
  2. ^ (EN) Bell krater (F149), su British Museum. URL consultato il 19/06/2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Simonetta de Marinis, Python 2, in Enciclopedia dell'Arte Antica classica e orientale, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1965.

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