Porto Tolero

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Porto Tolero
città
(HR) Ploče
Porto Tolero – Veduta
Porto Tolero – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera della Croazia Croazia
Regione Raguseo-narentana
Amministrazione
SindacoAnte Karamatić
Territorio
Coordinate43°03′09″N 17°26′12″E / 43.0525°N 17.436667°E43.0525; 17.436667 (Porto Tolero)
Altitudinem s.l.m.
Superficie132,1 km²
Abitanti10 102 (31-03-2011, Censimento 2011)
Densità76,47 ab./km²
Insediamentielenco
Altre informazioni
Cod. postale20340
Prefisso020
Fuso orarioUTC+1
Cartografia
Mappa di localizzazione: Croazia
Porto Tolero
Porto Tolero
Sito istituzionale

Porto Tolero[1][2][3][4][5][6][7] (in croato Ploče) è una città di 10 102 abitanti (di cui 5 871 residenti nel capoluogo) della Croazia, nella Regione raguseo-narentana. All'epoca del governo del maresciallo Josip Broz Tito la località assunse il nome di Kardeljevo, in onore di Edvard Kardelj, ministro degli Esteri jugoslavo dell'epoca e maggiore teorico della via jugoslava al socialismo[8].

La città è un importante porto della Croazia. Essa si trova sul delta del fiume Narenta, lungo la costa del mare Adriatico; funge da principale porto per la Bosnia ed Erzegovina e come punto terminale del Corridoio paneuropeo 5C.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Venne fondata, nei pressi dell'attuale insediamento di Vido, dai Greci nel IV secolo a.C. per poi divenire nel tempo un importante centro commerciale e un centro urbano già nel II secolo a.C.

Nel I secolo a.C., come tutte le colonie greche, dopo una lunga lotta contro le tribù illiriche stanziate nei pressi, venne conquistata dall'Impero romano divenendo Colonia Iulia Narona, un vivace centro militare, amministrativo, giudiziario e culturale.

Caduto l'Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C., subì un marcato declino, aiutato anche dalla calata nel VII secolo degli Avari e Croati; questi ultimi fondarono il Principato Narentano, popolato da abili navigatori, nonché da famigerati pirati capitanati dal principe croato Domagoj (che divenne, una volta usurpato il trono di Zdeslav, duca della Dalmazia croata).

Dopo la sconfitta di Domagoj (e dei suoi alleati Franchi), anche grazie alla flotta veneziana, entrò nella sfera d'influenza bizantina.
Caduto l'Impero bizantino, nel XIV secolo la valle della Narenta venne governata dai principi bosniaci, e poi dai Turchi che nel XV secolo conquistarono la Bosnia; nella parte costiera dalmata invece si affermò dal 1420 la Serenissima, che fino al 1797 governò Porto Tolero.

Secondo i documenti storici custoditi nell'archivio di Dubrovnik, il primo ricordo di Porto Tolero risale al 1387 e riguarda un atto di compravendita (... ad quedum locum dictum la Ploca que est in fluminis Narenti).

Dopo l'intermezzo napoleonico, in cui il territorio venne annesso prima al Regno d'Italia, poi alle Province illiriche direttamente controllate dall'Impero francese, con il Congresso di Vienna (1815) viene annessa, assieme a tutta la Dalmazia, all'Impero austriaco, a cui rimane legata fino al termine della prima guerra mondiale.

Passò quindi, come tutta la Dalmazia, sotto il Regno dei Serbi, Croati e Sloveni cambiando nome in Aleksandrovo.

La città venne occupata nel 1941 dalle forze dell'Asse, e fu inglobata nello Stato Indipendente di Croazia.

Cessato il secondo conflitto mondiale, dal 1945 entrò a far parte della Repubblica Socialista di Croazia e, di conseguenza, della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia, assumendo alternativamente (tra il 1950 e il 1954 e tra il 1980 e il 1990) anche il nome Kardeljevo in onore di Edvard Kardelj.

Attualmente è collegata con la Bosnia-Erzegovina attraverso una ferrovia e con l'autostrada A1 (entro il 2008[9]) con il resto della Croazia.

Il nome veneziano della città è ancora utilizzato dalla locale squadra di calcio.[10]

Geografia antropica[modifica | modifica wikitesto]

Insediamenti[modifica | modifica wikitesto]

La città di Porto Tolero è suddivisa in 9 insediamenti (naselja)[11], di seguito elencati. Tra parentesi il nome in lingua italiana, generalmente desueto.

  • Baćina (Baccina[12]): 572 ab.
  • Banja (Bània): 173 ab.
  • Komin (Comino[12] o Comin[13]): 1.243 ab.
  • Peračko Blato: 288 ab.
  • Plina Jezero (Plina): 44 ab.
  • Porto Tolero - Ploče, sede comunale: 6.013 ab.
  • Rogotin: 665 ab.
  • Staševica (Stascevizza): 902 ab.
  • Šarić Struga: 235 ab.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cfr. in Istituto Idrografico della Marina, Carta indicativa delle linee di base dalle quali è misurata la larghezza del mare territoriale italiano (carta annessa al D.P.R. n. 816 in data 26 aprile 1977 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 305 del 9-XI-1977), carta nautica 330LB, Genova, 1977.
  2. ^ Dario Alberi, Dalmazia. Storia, arte, cultura, Lint Editoriale, Trebaseleghe (PD) 2008, pp. 1389-1390.
  3. ^ Ue: Bruxelles, firma accordi Croazia-Bosnia su confini, in notizie ANSA del 19/06/2013.
  4. ^ Fornitura di attrezzature per i posti d'ispezione frontalieri di Metković, Karasovići e Porto Tolero, avviso di gara relativo a un appalto di fornitura pubblicato sul supplemento alla Gazzetta ufficiale dell'Unione europea, 18/12/2012.
  5. ^ Straripa la Drina, allagamenti nei Balcani Archiviato il 22 gennaio 2015 in Internet Archive., in Euronews del 3/12/2010.
  6. ^ "Porto Tolero" in: Quadro d'unione della Carta di Cabottaggio del mare Adriatico, Foglio XI, Istituto Geografico Militare, Milano, 1822-1824[collegamento interrotto] - in: Mappae Antiquae. Liber Amicorum Günter Schilder, 2006, pp. 465-478
  7. ^ Porto Tolero nella mappa ingrandibile: Corso del fiume NARENTA Dalla Città di CICLUT fino al Mare, Acquistata Con altri Luoghi Dall'Armi Venete comandate dall'Illustrissimo et Eccellentissimo S. Cavalier DANIELE IV DELFINO, Generale in Dalmatia li 20 Giugno 1694, Desc: Dal P. Cosmografo Coronelli Archiviato il 22 ottobre 2013 in Internet Archive.
  8. ^ Dario Alberi, Dalmazia. Storia, arte, cultura, Lint Editoriale, Trebaseleghe (PD) 2008, p. 1389.
  9. ^ [1] Archiviato il 22 gennaio 2015 in Internet Archive. fonte HAC
  10. ^ [2] – blog de “MNK Porto Tolero Ploče”
  11. ^ Frazioni della Regione raguseo-narentana
  12. ^ a b Luigi Vittorio Bertarelli (a cura di), Guida d’Italia del Touring Club Italiano, 3ª ed., Milano, Touring Club Italiano, 1934 (XII), carta alle pp. 208-209, ISBN non esistente.
  13. ^ [3]

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