Pedro Cantero Cuadrado

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Pedro Cantero Cuadrado
arcivescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricoperti
 
Nato23 febbraio 1902 a Carrión de los Condes
Ordinato presbitero22 marzo 1926
Nominato vescovo19 dicembre 1951 da papa Pio XII
Consacrato vescovo27 aprile 1952 dal patriarca Leopoldo Eijo y Garay
Elevato arcivescovo20 maggio 1964 da papa Paolo VI
Deceduto19 dicembre 1978 (76 anni) a Madrid
 

Pedro Cantero Cuadrado (Carrión de los Condes, 23 febbraio 1902Madrid, 19 dicembre 1978) è stato un arcivescovo cattolico spagnolo.[1] Sviluppò un'importante carriera politica durante la dittatura di Francisco Franco. Fu nominato direttamente dal capo dello Stato procuratore alle Cortes Españolas, consigliere del Regno e membro del Consiglio di reggenza.[2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Pedro Cantero Cuadrado nacque a Carrión de los Condes il 23 febbraio 1902.

Formazione e ministero sacerdotale[modifica | modifica wikitesto]

Studiò discipline umanistiche presso il seminario gesuita "San Zoilo" nella sua città natale. Conseguì il dottorato in filosofia e teologia presso la Pontificia Università di Comillas e poi la laurea in giurisprudenza all'Università di Madrid.[1]

Il 22 marzo 1926 fu ordinato presbitero.[3]

Durante la guerra civile spagnola combatté dalla parte dei ribelli come cappellano militare dell'arma di cavalleria.[4] Il 19 luglio 1936, non appena scoppiò la guerra, si offrì volontario al fronte. Durante i primi otto mesi fu cappellano della Falange Palentina. Dal 9 aprile 1937 alla fine del conflitto prestò servizio a Liahona. Per il suo servizio ricevette la croce di guerra, la croce rossa, la medaglia della campagna.[5]

Dopo la guerra collaborò con l'Auxilio Social, un organo benefico legato alla Falange. In particolare, nel 1939 fu nominato consigliere per le questioni morali e religiose di questa organizzazione, seguendo in questa posizione le linee guida ideologiche falangiste del suo predecessore, Andrés María Mateo. Dalla sua posizione Cantero fu l'architetto principale della ricattolicizzazione forzata di coloro che chiedevano assistenza: gli adulti furono costretti a contrarre un matrimonio canonico, mentre i bambini furono battezzati anche senza il consenso dei loro genitori.[6]

Ministero episcopale[modifica | modifica wikitesto]

Il 19 dicembre 1951 papa Pio XII lo nominò vescovo di Barbastro. Ricevette l'ordinazione episcopale il 27 aprile successivo dal vescovo di Madrid e patriarca delle Indie occidentali Leopoldo Eijo y Garay, co-consacranti il vescovo di Palencia José Souto Vizoso e quello di Albacete Arturo Tabera Araoz. Nonostante la breve durata del suo episcopato, il consiglio comunale di Barbastro votò all'unanimità il conferimento al vescovo della Medaglia d'oro della città per la sua intensa attività.[7]

Il 22 ottobre 1953 è stato nominato primo vescovo della diocesi di Huelva. Nello stesso anno pubblicò En defensa de la unidad católica de España, l'opera che forse riflette meglio il suo pensiero, in difesa dell'unità cattolica spagnola e contro la libertà religiosa.[8]

A Huelva si impegnò per erigere e organizzare le strutture diocesane: cattedrale, capitolo, curia e seminario. Collaborò con il piano nazionale di alfabetizzazione e si dedicò ai problemi della trasformazione industriale della provincia, creando un'apposita commissione. Nello stesso periodo si dedicò anche personalmente al giornalismo, facendone un mezzo di promozione pastorale.[7]

Il 20 maggio 1964 papa Paolo VI lo nominò arcivescovo metropolita di Saragozza. Partecipò attivamente alle quattro sessioni del Concilio Vaticano II (1962-1965). Fondò la Scuola di giornalismo della chiesa, di cui fu il primo direttore. Fu membro del Segretariato per l'Unità dei Cristiani e della Pontificia commissione delle comunicazioni sociali e della Pontificia accademia mariana internazionale.[7]

Fin dal suo ingresso in diocesi mantenne uno stile autoritario. Questo implicò il fatto che nelle riunioni dell'assemblea paritetica vescovi-sacerdoti dell'Aragona avviata nel dicembre del 1970 il gabinetto tecnico rassegnò integralmente le dimissioni, lamentando una mancanza di dialogo. Inoltre c'era poca chiarezza nella gestione economica della diocesi. Il malcontento per la sua direzione raggiunse l'apice nel cosiddetto "conflitto di Mequinenza", dove monsignor Cantero sostenne la società ENHER nella costruzione del bacino idrico che causò l'allagamento del centro storico di Mequinenza, compresa la chiesa di Nostra Signora dell'Assunta. Il sacerdote Eduardo Royo si rifiutò di lasciare la canonica, ma l'arcivescovo risolse il conflitto con la procedura di sfratto nell'aprile del 1973 e infine rimuovendo il sacerdote dall'incarico.[9]

Nei conflitti interni alla Chiesa, che caratterizzarono gli anni dal Concilio alla morte di Franco, si schierò decisamente a fianco dei sacerdoti e dei fedeli che la tradizione plurisecolare dello Stato cattolico e si mostravano pertanto contrari agli orientamenti conciliari in materia de libertà religiosa, pluralismo politico e separazione tra Chiesa e Stato, e anche alle stesse riforme ecclesiastiche.[7]

Nonostante questi conflitti locali, monsignor Cantero era una personalità influente, essendo stato nominato nel 1967 procuratore delle Cortes Españolas direttamente da Francisco Franco. Era un conservatore di spicco, che cercò di ostacolare i settori operai della Chiesa,[10] , settori d'altra parte molto politicizzati del clero e del laicato.[7] Il gesuita Jesús María Alemany riferì che aveva persino usato documenti di polizia per questi scopi. Lo stesso Cantero, in un corso di teologia tenutosi nel giugno del 1969, lo riconobbe pubblicamente, provocando la clamorosa disapprovazione dell'uditorio.[11]

Nel maggio dello stesso anno, come decano dei rappresentanti episcopali alle Cortes Españolas, fu nominato da Francisco Franco consigliere del Regno e membro del Consiglio di reggenza.[12] Successivamente, nel 1973, in un'intervista per la televisione olandese, giustificò la sua partecipazione come prelato nelle più alte agenzie statali. In risposta, un gruppo di membri di comunità cristiane, seminaristi e sacerdoti dell'arcidiocesi di Saragozza presentarono una dichiarazione in cui consideravano questo atteggiamento del loro arcivescovo contrario alla dottrina stabilita nel Concilio Vaticano II e non più adatto ai criteri pastorali del chiesa.[13] Si oppose ai sacerdoti più progressisti della sua diocesi, in seguito alla deposizione del parroco di Fabara nel 1974.[14]

Fu un fedele difensore della cosiddetta "crociata franchista" e la sua adesione e vicinanza al regime erano totali. Nel 1975 spogliò la Vergine del Pilar per portare il mantello a Madrid per accompagnare Francisco Franco nelle sue ultime ore.[2] Alla morte del caudillo assunse la reggenza insieme agli altri membri del consiglio fino alla proclamazione del re Juan Carlos, due giorni dopo.

Il 3 giugno 1977 papa Paolo VI accettò la sua rinuncia al governo pastorale dell'arcidiocesi per raggiunti limiti di età.[4]

Morì a Madrid [1][15] il 19 dicembre 1978 all'età di 76 anni. Da diversi anni soffriva di complicazioni cardiache.[16]

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Croce di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia della campagna 1936-1939 - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (ES) Ha muerto monseñor Cantero Cuadrado, in ABC (Madrid), 20 dicembre 1978. URL consultato il 10 novembre 2019.
  2. ^ a b (ES) Iván Valén Falcón, Conflictividad en la Iglesia aragonesa durante el tardofranquismo. Una aproximación desde el Centro Pignatelli, Master interuniversitario in storia contemporanea, dicembre 2014. Università di Saragozza, p. 59.
  3. ^ (ES) Doctor Cantero Cuadrado, in Huelvainformación. URL consultato il 12 marzo 2020.
  4. ^ a b (ES) Cantero Cuadrado, Pedro, in Gran Enciclopedia Aragonesa. URL consultato il 12 marzo 2020 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2014).
  5. ^ (ES) José Luis González Gullón, Jaume Aurell, Josemaría Escrivá de Balaguer en los años treinta: los sacerdotes amigos, ISSN 1970-4879, pp. 51-55, Biblioteca Josemaría Escrivá de Balaguer y Opus Dei.
  6. ^ (ES) Ángela Cenarro Laguna, Historia y memoria del Auxilio Social de Falange, "Pliegos de Yuste, numero 11-12, anno 2010", p. 72.
  7. ^ a b c d e (ES) Vicente Cárcel Ortí, Biografia sul sito della Real Academia de Historia
  8. ^ (ES) Iván Valén Falcón, Conflictividad en la Iglesia aragonesa durante el tardofranquismo. Una aproximación desde el Centro Pignatelli, Master interuniversitario in storia contemporanea, dicembre 2014. Università di Saragozza, p. 73.
  9. ^ Iván Valén Falcón, Conflictividad en la Iglesia aragonesa durante el tardofranquismo. Una aproximación desde el Centro Pignatelli, Master interuniversitario in storia contemporanea, dicembre 2014, Università di Saragozza, pp. 60-73.
  10. ^ (ES) Curas que osaron encararse a Franco, in Redes Cristianas (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2014).
  11. ^ Iván Valén Falcón, Conflictividad en la Iglesia aragonesa durante el tardofranquismo. Una aproximación desde el Centro Pignatelli. Master interuniversitario in storia contemporanea, dicembre 2014. Università di Saragozza, pp. 92-93.
  12. ^ (ES) Don Pedro Cantero tomó ayer posesión ante el Jefe del Estado, in Archivo Linz de la Transición Española. URL consultato il 12 marzo 2020.
  13. ^ Iván Valén Falcón, Conflictividad en la Iglesia aragonesa durante el tardofranquismo. Una aproximación desde el Centro Pignatelli. Master interuniversitario in storia contemporanea, dicembre 2014. Università di Saragozza. p. 89.
  14. ^ (ES) La Iglesia que resistió al franquismo, su almendron.com, 15 maggio 2009. URL consultato il 12 marzo 2020.
  15. ^ (ES) Doctor Cantero Cuadrado, obispo de Huelva, in Información Huelva, 16 giugno 2008. URL consultato il 10 novembre 2019. Il giornaleEl País informò che il luogo del decesso era Saragozza.
  16. ^ (ES) Murió el arzobispo Cantero Cuadrado, in El País, 20 dicembre 1978. URL consultato il 12 marzo 2020.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Vescovo di Barbastro Successore
Arturo Tabera Araoz, C.M.F. 19 dicembre 1951 - 23 ottobre 1953 Segundo García de Sierra y Méndez
Predecessore Vescovo di Huelva Successore
- 23 ottobre 1953 - 20 maggio 1964 José María García Lahiguera
Predecessore Arcivescovo metropolita di Saragozza Successore
Casimiro Morcillo González 20 maggio 1964 - 3 giugno 1977 Elías Yanes Álvarez
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