Panthera leo

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Leone
Leone
Panthera leo
Stato di conservazione
Vulnerabile
Classificazione scientifica
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Carnivora
Famiglia Felidae
Sottofamiglia Pantherinae
Genere Panthera
Specie P. leo
Nomenclatura binomiale
Panthera leo
Linnaeus, 1758

Il leone (Panthera leo) è un mammifero della famiglia dei Felidi e uno dei quattro "grandi felini" del genere Panthera. Il leone è il secondo più grande felino, dopo la tigre. Il leone maschio, facilmente riconoscibile dalla sua criniera, pesa tra i 150 e i 225 kg e le femmine vanno dai 120 ai 150 kg [1]. In natura, i leoni vivono intorno ai 10-14 anni, mentre in cattività possono vivere oltre 20 anni. Mentre una volta si poteva trovare nella maggior parte di Africa, Asia ed Europa, attualmente si può incontrare allo stato selvatico solamente in Africa e in India (dove si trova solamente nel Sasan-Gir National Park).

Popolazione e distribuzione

La foresta di Gir nello stato del Gujarat, in India, è l’ultimo habitat naturale dei 300 leoni asiatici in soprannumero, ma c’è in corso un programma per reintrodurne alcuni nel Palpur-Kuno Wildlife Sanctuary nel vicino Stato del Madhya Pradesh, in India, per assicurare la loro sopravvivenza a lungo termine contro epidemie e calamità naturali.
Mappa di distribuzione dei leoni in Africa

In tempi storici l’habitat dei leoni abbracciava gran parte dell’Eurasia, andando dal Portogallo all’India, e comprendendo tutta l’Africa. Intorno all’inizio dell’era attuale scomparvero dall’Europa occidentale e dal II secolo il leone era scomparso dall’Europa. Tra gli ultimi anni del XIX secolo e i primi del XX secolo si estinsero anche dall’Africa settentrionale e dal Medio Oriente. Ora, la maggior parte della popolazione vive in Africa, e il loro numero è in rapida diminuzione, stimato tra i 16.000 e i 30.000 esemplari in natura, diminuendo dai 100.000 stimati nei primi anni ’90. La popolazione è anche più a rischio, perché le popolazioni rimanenti sono spesso isolate geograficamente dalle altre, causando incroci. [2]

Il leone asiatico (sottospecie Panthera leo persica), che in tempi storici spaziava dalla Turchia all’India attraverso l’Iran (Persia) e andando dal Caucaso allo Yemen, si estinse in Palestina durante il Medioevo e dalla maggior parte del resto dell’Asia dopo l’arrivo di armi da fuoco facilmente disponibili nel XVIII secolo. In Iran l’ultimo leone venne ucciso nel 1942. La sottospecie ora sopravvive solamente nella foresta di Gir dell’India nordoccidentale e intorno a essa. Circa 300 leoni vivono in un santuario di 1412 kmq nello stato del Gujarat, ricoperto per la maggior parte da foresta. Il loro numero rimane stabile.

I leoni si estinsero in Grecia dal 100 e nel Caucaso, il loro ultimo avamposto europeo, nel X secolo. Altre sottospecie estinte od estinte in natura sono il leone del Capo, il leone delle caverne europeo (sottospecie Panthera leo spelaea), che coabitò con gli umani durante l’ultima era glaciale, e il leone americano (sottospecie Panthera leo atrox), un parente stretto del leone delle caverne europeo (da non confondere con il leone di montagna o puma).

Comportamento sociale

Visione comparata della struttura dell’uomo e del leone, 1860 circa.

I leoni sono predatori carnivori che mostrano due tipi di organizzazione sociale. Alcuni sono residenti, vivono in gruppi, chiamati branchi. Il branco è formato da femmine imparentate, dai loro cuccioli di entrambe i sessi e da un gruppo da uno a nove maschi, conosciuto come la coalizione, che si accoppiano con le femmine adulte. Altri sono nomadi, che vagabondano in lungo e in largo, sia singolarmente che in coppie.

Essendo più piccole e più leggere dei maschi, le leonesse sono più agili e più veloci e vanno a caccia di prede, mentre i maschi più forti perlustrano il territorio e proteggono il branco, pretendendo così la "parte del leone" dalla preda delle femmine. Quando si fermano, i leoni sembrano divertirsi in buona compagnia con vari tocchi, sfregamenti di testa, leccate e fusa. Ma quando è il momento di mangiare ogni leone pensa solo a sé stesso. Liti e combattimenti sono comuni, con i maschi adulti che di solito mangiano per primi, seguiti dalle femmine e poi dai leoncini.

Sia i maschi che le femmine difendono la preda dagli intrusi. Tipicamente, i maschi non tollerano maschi esterni e le femmine non tollerano femmine esterne. I maschi vengono espulsi dal branco o abbandonati da soli quando raggiungono la maturità.

I leoni non hanno una specifica stagione degli amori.

Attacchi agli umani

Mentre un leone affamato può attaccare occasionalmente un umano che gli passi vicino, alcuni leoni (quasi sempre maschi) sembrano considerare gli umani delle prede. Alcuni dei casi più famosi includono i mangiatori d'uomini dello Tsavo e il mangiatore d'uomini di Mfuwe. In entrambe i casi i cacciatori che uccisero i leoni scrissero libri dettagliati sulla "carriera" dei leoni come mangiatori d’uomini. Nel folklore i leoni mangiatori d’uomini sono a volte considerati demoni.

Gli incidenti di Mfuwe e dello Tsavo mostrano alcune somiglianze. I leoni di entrambe gli incidenti erano tutti più grandi del normale, erano privi di criniera e sembravano soffrire di carie. Alcuni hanno sostenuto che dovessero appartenere a una specie sconosciuta di leone, o che, essendo malati, non avrebbero potuto facilmente catturare prede.

Sono stati anche registrati casi di attacchi agli umani da parte di leoni in cattività; statisticamente, però, sono molti di più i casi di attacchi da parte di tigri in cattività. Anche i leoni selvatici hanno attaccato molto meno volte gli umani di quanto non lo abbiano fatto le tigri selvatiche.

Riproduzione e sessualità

Maschio e femmina di leone africano (Panthera leo krugeri)

I leoni si accoppiano per lunghi periodi di tempo, copulando frequentemente dalle venti alle quaranta volte al giorno. Durante il periodo dell’accoppiamento, che può durare alcuni giorni, la coppia, frequentemente, non va a caccia. A volte la femmina si accoppia con altri maschi del branco, aumentando la probabilità che diversi leoncini nella stessa figliata abbiano padri diversi. In cattività i leoni si riproducono molto bene.

La gestazione dura tra i cento e i centoventi giorni e la femmina partorisce una figliata da uno a quattro leoncini. Le femmine di un branco sincronizzano i loro cicli riproduttivi, così possono cooperare nell’allevamento e nell’allattamento dei giovani, che succhiano indiscriminatamente da qualunque femmina con piccoli del branco. I leoncini sono svezzati tra i sei e i sette mesi. In natura la competizione per il cibo è feroce e quasi l’80% dei leoncini morirà prima del secondo anno di vita.

Quando un nuovo maschio (o una coalizione) prende il comando di un branco e scaccia il precedente padrone (o padroni), i conquistatori uccidono spesso ogni leoncino rimasto. Questo è spiegato dal fatto che le femmine non possono diventare fertili e ricettive finché i leoncini non crescono o muoiono. I leoni maschi raggiungono la maturità a circa 3 anni di età e sono in grado di prendere il comando di un altro branco a 4-5 anni. Cominciano a invecchiare (e così a indebolirsi) a 8 anni circa. A loro rimane così un piccolo spazio di tempo per far nascere e crescere la propria discendenza – i maschi sono in grado di procreare una volta lasciato il branco. Qualche volta una femmina cerca di difendere sé stessa e i piccoli del leone spossessato dal nuovo maschio, ma tali azioni hanno raramente successo, e così, quasi sempre, esso uccide tutti i leoncini del maschio dominante precedente minori di due anni.[1]

Le osservazioni hanno dimostrato che sia i maschi che le femmine possono avere rapporti omosessuali.[2][3] I leoni maschi stanno insieme per un certo numero di giorni e iniziano l’attività omosessuale con strofinamenti e carezze, cercando di montare e di penetrarsi. In natura circa l’8% delle monte avviene con altri maschi, mentre le coppie di femmine sono molto più comuni in cattività.

Altri osservatori interpretano la monta e la penetrazione come una manifestazione di affermazione di status sociale e di gerarchia, come avviene nei primati [4].

Caratteristiche fisiche

Il leone maschio, facilmente riconoscibile dalla sua criniera, può pesare tra i 150 e i 225 kg, ma quasi sempre la maggior parte dei maschi ha un peso che si aggira intorno ai 186 kg e le femmine variano dai 120 ai 150 kg [5], con la media intorno ai 125 kg. In natura i leoni vivono 10-14 anni, mentre in cattività possono vivere per più di 20 anni.

Le criniere

Immagine termografica di un leone in inverno.

I primi leoni erano presumibilmente privi di criniera. Le forme senza criniera persistettero in Europa e forse nel Nuovo Mondo fino a circa 10.000 anni fa. Le forme con la criniera apparvero circa 320.000-190.000 anni fa. Queste erano più avvantaggiate da un punto di vista selettivo e rimpiazzarono le più vecchie forme senza criniera in Africa e nell’Eurasia occidentale prima dei tempi storici.[6] La criniera si è evoluta in seguito alla pressione sessuale selettiva, che ha reso questa caratteristica così esagerata che a prima vista non sembra avere alcuna funzione. Essa ha richiesto anche dei costi di mantenimento che possono superare anche i benefici. Infatti, leoni con criniere particolarmente grandi hanno spesso problemi di termoregolazione. [7]

Nel passato gli scienziati credevano che il "diverso" status sottospecifico di alcune sottospecie potesse essere giustificato dalla loro morfologia esterna, come dalle dimensioni della loro criniera. Questo aspetto venne usato per la loro identificazione, come nel caso del leone berbero e del leone del Capo. Comunque, ora sappiamo che vari fattori estrinseci influenzano il colore e la dimensione della criniera del leone, come la temperatura ambientale.[8] La temperatura ambientale più fredda di alcuni zoo europei e nord-americani può favorire la crescita di grosse criniere. Quindi le dimensioni della criniera sono un segnale inappropriato per l’identificazione delle sottospecie.[9][10]

Leoni privi di criniera sono stati trovati in Senegal. Oltre a essere anche una componente ereditaria, la presenza, assenza e condizione della criniera è associata anche con la maturità sessuale e la produzione di testosterone. Leoni castrati hanno criniere minime. Il bizzarro maschio di leone bianco di Timbavati è anch’esso senza criniera. La mancanza di criniera si riscontra anche in popolazioni di leoni dove ci sono stati accoppiamenti tra consanguinei; anche questa condizione deriva da una scarsa fertilità. Una grossa criniera può fornire un’indicazione della salute genetica e fisica del leone. Può anche offrirgli una certa protezione nei combattimenti. In alcune specie animali le femmine mostrano una preferenza per i maschi con un migliore aspetto esteriore di fertilità e vigore. È possibile che le leonesse si accoppino più attivamente con i maschi dalle criniere più grosse nei branchi guidati da una coalizione di 2 o 3 maschi, sebbene non sembrino esserci studi pubblicati al riguardo.

Tassonomia

Sottospecie

Leonessa asiatica, Panthera leo persica, chiamata MOTI, nata allo zoo di Helsinki (Finlandia) nell’ottobre del 1994 e arrivata allo zoo di Bristol (Inghilterra) nel gennaio del 1996. La foresta di Gir in India è la roccaforte naturale del leone asiatico, ma questo animale è nato in cattività.

Le maggiori differenze tra le sottospecie dei leoni sono la localizzazione, l’aspetto della criniera, le dimensioni e la distribuzione. Comunque, alcune delle forme elencate sotto sono discutibili. Le evidenze genetiche indicano che tutti i leoni moderni derivano da un solo antenato comune di circa 55.000 anni fa. Dunque la maggior parte dei leoni sub-sahariani può considerarsi una singola sottospecie, Panthera leo leo.

La maggior parte degli scienziati riconosce delle sottospecie (non tutte indicate qui e considerate valide da tutti gli scienziati).[11]

Oltre a queste sottospecie ce ne furono anche alcune preistoriche. [12]

Variazioni

Nelle popolazioni di leoni sono state osservate un certo numero di variazioni naturali. Alcune di queste sono state facilitate da allevamenti in cattività.

Leoni bianchi

Sebbene siano rari, leoni bianchi si incontrano occasionalmente a Timbavati, in Sudafrica. Il loro insolito colore è dovuto a un gene recessivo. Un leone bianco ha degli svantaggi quando va a caccia: la sua presenza può essere tradita dal suo colore, diversamente dal leone normale che si fonde perfettamente con l’ambiente circostante. I leoni bianchi nascono quasi del tutto bianchi, senza le normali macchie di camuffamento che si trovano nei cuccioli di leone. Il loro colore si scurisce gradualmente fino a diventare crema o color avorio (colore noto con il nome di biondo).

Leoni incrociati con altre specie di grossi felini

I leoni sono stati fatti accoppiare con le tigri (più spesso quelle dell’Amur e del Bengala) per creare ibridi chiamati ligri e tigoni. Sono stati anche fatti accoppiare con i leopardi per dare leoponi e con i giaguari per dare giagleoni. Il marozi è a quel che si suppone un leone maculato o un leopone prodotto naturalmente, mentre il leone maculato congolese è un complesso ibrido leone/giaguaro/leopardo chiamato leogiagleop. Alcuni ibridi erano una volta allevati comunemente negli zoo, ma questa attività è stata ora scoraggiata dall’enfasi data dalla conservazione delle specie e delle sottospecie. Ibridi sono ancora allevati in allevamenti privati e zoo in Cina.

Il ligre è un incrocio tra un leone maschio e una tigre femmina. Poiché il progenitore leone porta un gene promotore della crescita, ma il corrispondente gene inibitore della crescita proveniente dal leone femmina è assente, i ligri sono più grossi di entrambe i loro genitori. Mostrano gli aspetti fisici e comportamentali di entrambe le specie di genitori (macchie e strisce su uno sfondo color sabbia). I ligri maschi sono sterili, ma i ligri femmine spesso sono fertili.

Il meno comune tigone è un incrocio tra una leonessa e una tigre maschio. Poiché il maschio di tigre non porta un gene promotore della crescita e la leonessa porta un gene inibitore della crescita, i tigoni sono spesso relativamente piccoli, pesando solamente non più di 150 chilogrammi, peso del 20% più piccolo di quello dei leoni. Come i ligri, hanno tratti fisici e comportamentali di entrambe le specie di genitori e i maschi sono sterili.

Il leone nella cultura

  • I principali attributi di Eracle sono la sua clava e la pelle del leone nemeo, che uccise a mani nude.
  • C. A. W. Guggisberg, nel suo libro Simba, dice che il leone è nominato 130 volte nella Bibbia, per esempio nella Prima lettera di Pietro, 5,8 dove il Diavolo è paragonato a un leone ruggente che cerca qualcuno da divorare.
  • Il leone può anche trovarsi nelle grotte dipinte dell’età della pietra.
  • Sebbene non siano nativi della Cina, i leoni appaiono nell’arte di questo paese e il popolo cinese crede che i leoni proteggano gli uomini dagli spiriti maligni, da cui la danza del leone del capodanno cinese per scacciare demoni e fantasmi.
  • I leoni hanno una grande importanza storica nell’araldica e nella simbologia inglese. I Tre Leoni furono un simbolo per Riccardo Cuor di Leone e, più tardi, per l’Inghilterra.
  • Il leone venne adottato dal popolo britannico come loro mascotte insieme al bulldog.
  • Il leone è anche una popolare mascotte dello sport. Venne usato come mascotte dei mondiali di calcio tenutisi in Inghilterra nel 1966 e nei campionati europei di calcio del 1996. Il leone divenne ancora una volta una mascotte con Goleo VI per i mondiali di calcio del 2006. Un gruppo britannico, i Lighting Seeds, ispirati dall’emblema della squadra di calcio inglese, hanno scritto la canzone Three Lions, che è il nomignolo della squadra. La National Football League ha anche i Detroit Lions tra le sue squadre. La squadra nazionale di calcio macedone è conosciuta anche come i Leoni Rossi tra i suoi fan.
  • Il nome di Singapore è la forma italianizzata dell’originale nome sanscrito, derivato dal malese, di Singapura, che significa 'la città del leone'. La mitologia malese descrive come il principe fondatore di Singapore (poi chiamato 'Temasek') avvistò una strana bestia rossa e nera con una criniera quando per primo sbarcò sull’isola. Credendo che fosse un leone e un buon segno (sebbene nessun leone sia mai esistito in Asia sud-orientale), ribattezzò l’isola Singapura. Il leone figura sulla bandiera dell’esercito nazionale di Singapore ed è anche il nomignolo della squadra di calcio nazionale. 'La città del leone' è anche un comune appellativo per la città-stato.

Il leone nell’arte

Leone da guardia monumentale Britannia Bridge, in Galles
Leone del Capo che si riposa di Rembrandt

I leoni sono stati largamente usati in scultura e statuaria per dare un senso di maestosità e soggezione, specialmente a edifici pubblici, tra cui:

  • La Grande Sfinge di Giza.
  • La Colonna di Nelson in Trafalgar Square a Londra.
  • L’ingresso del Britannia Bridge sullo stretto di Menai Strait, in Galles.
  • Patience e Fortitude, i grandi leoni di pietra al di fuori dei due rami della Biblioteca Pubblica di New York, che sono anche le mascotte del sistema bibliotecario pubblico di New York e Brooklyn.
  • I leoni cinesi sono usati frequentemente nella scultura nell’architettura cinese tradizionale. Per esempio, nella Città Proibita a Pechino, in Cina, si possono vedere due statue di leoni davanti a quasi tutte le porte d’ingresso.
  • L’ingresso a Sigiriya, la Rocca del Leone dello Sri Lanka, avviene attraverso il Ponte del Leone, la bocca di un leone di pietra. Le zampe del leone si possono vedere ancora oggi. È uno dei 7 siti d’importanza mondiale dello Sri Lanka.
  • La leonessa morente è un bassorilievo del 650 a.C. proveniente da Ninive (ai giorni nostri in Iraq) che mostra una leonessa semiparalizzata trafitta da frecce. Questo frammento, attualmente, si trova in Inghilterra.

Il leone nella letteratura

Il leone nei media

  • Un leone, come simbolo di superbia è mutuato dai bestiari medievali da Dante Alighieri e posto nel primo canto della Divina Commedia.
  • Sono stati ben cinque i leoni usati come mascotte dalla casa cinematografica Metro-Goldwyn-Mayer (MGM), sulla base della mascotte della Columbia University, l’università del pubblicista MGM Howard Dietz. Sebbene i cinque leoni furono noti con il nome di Leo the Lion, il primo si chiamava Slats. Slats venne addestrato da Volney Phifer a ruggire al segnale del ciak, come possiamo vedere all’inizio dei film MGM. Leo morì nel 1936 e venne seppellito a Gillette, nel New Jersey.
  • Nel 1966 uscì il film d’azione Nata libera, basato sulla storia vera narrata nel bestseller internazionale dallo stesso titolo. Racconta la storia della leonessa keniota Elsa e degli sforzi di Joy Adamson e del suo marito guardacaccia George per addestrare la leonessa al ritorno in natura.
  • Nel 1994, la Disney realizzò un film d’animazione di grandissimo successo chiamato Il Re Leone, durante l’apice del successo dell’animazione Disney a metà anni ’90.
  • Osamu Tezuka realizzò un anime chiamato Il Leone Bianco, che parla di un piccolo cucciolo di leone che cresce senza genitori facendo affidamento sui suoi amici per sopravvivere ai cacciatori e agli altri predatori.
  • Nel 2005, la leonessa keniota Kamuniak catturò l’attenzione internazionale quando adottò dei piccoli di orice, una specie animale normalmente predata dai leoni. Respinse i predatori e i branchi di leoni che cercavano di mangiare i suoi protetti. La storia di Kamuniak venne raccontata nell’episodio di Animal Planet "Cuore di leonessa".

Il leone nell’araldica

Lo stesso argomento in dettaglio: Leone araldico.

Il leone è un emblema comune in araldica, simbolizzando tradizionalmente il coraggio, il valore e la forza. Sono riconosciute le seguenti posizioni di leoni araldici:

  • rampante
  • guardante
  • riguardante
  • passante
  • stante
  • coricato
  • saliente
  • seduto
  • dormiente

Il leone come nome di località


  1. ^ [http://www.honoluluzoo.org/lion.htm Honolulu Zoo lion information page
  2. ^ Bruce Bagemihl, Biological Exuberance: Animal Homosexuality and Natural Diversity, St. Martin's Press, 1999; pp.302-305. In his discussion of lion same-sex relations, Bagemihl is making use of published work by: J.B. Cooper, "An Exploratory Study on African Lions" in Comparative Psychology Monographs 17:1-48; R.L. Eaton, "The Biology and Social Behavior of Reproduction in the Lion" in Eaton, ed. The World's Cats, vol.II; pp.3-58; Seattle, 1974; G.B. Schaller, The Serengeti Lion; University of Chicago Press, 1972
  3. ^ Suvira Srivastav, Lion, Without Lioness in TerraGreen website
  4. ^ Ciochan, R.L and R.A. Nisbett, eds., 1998. The Primate Anthology: Essays on Primate Behavior, Ecology and Conservation from Natural History. New Jersey: Prentice Hall (selections from Natural History magazine)
  5. ^ BBC Wildfacts – Lion, su bbc.co.uk.
  6. ^ Yamaguchi, N., A. Cooper, L. Werdelin & D.W. Macdonald. 2004. Evolution of the mane and group-living in the lion (Panthera leo): a review. Journal of Zoology, 263: 329-342 Cambridge University Press
  7. ^ Simandle, E. T. & C. R. Tracy. 2003. The main question: Untangling why lions have it. SICB Annual Meeting & Exhibition Final Program and Abstracts 2003.
  8. ^ West P.M., Packer C. 2002. Sexual selection, temperature, and the lion’s mane. Science, 297, 1339–1343.
  9. ^ Barnett, R., N. Yamaguchi, I. Barnes & A. Cooper. 2006. Lost populations and preserving genetic diversity in the lion Panthera leo: Implications for its ex situ conservation. Conservation Genetics. Online full-text pdf
  10. ^ Yamaguchi, N. & Haddane, B. (2002). The North African Barbary lion and the Atlas Lion Project. International Zoo News 49: 465-481.
  11. ^ Barnett, R., N. Yamaguchi, I. Barnes & A. Cooper. 2006. Lost populations and preserving genetic diversity in the lion Panthera leo: Implications for its ex situ conservation. Conservation Genetics. Online pdf
  12. ^ Burger J, Rosendahl W, Loreille O, Hemmer H, Eriksson T, Götherström A, Hiller J, Collins MJ, Wess T, Alt KW. (2004). Molecular phylogeny of the extinct cave lion Panthera leo spelaea. Mol. Phylogenet. Evol., 30, 841–849. Online pdf
  13. ^ Burger J, Rosendahl W, Loreille O, Hemmer H, Eriksson T, Götherström A, Hiller J, Collins MJ, Wess T, Alt KW. (2004). Molecular phylogeny of the extinct cave lion Panthera leo spelaea. Mol. Phylogenet. Evol., 30, 841–849. Online pdf