Nick Sheppard

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Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo cestista statunitense, vedi Nick Sheppard (cestista).
Nick Sheppard
NazionalitàBandiera del Regno Unito Regno Unito
GenerePunk rock
New wave
Rock and roll
Rhythm and blues
Post-punk
Periodo di attività musicale1976 – in attività
Strumentochitarra
GruppiThe Cortinas
The Clash
The Viceroys
The DomNicks
Spics
Head

Nick Sheppard (Bristol, 1960) è un chitarrista britannico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Iniziò a suonare a 16 anni con i The Cortinas,[1][2][3][4]nome dato in onore di una macchina inglese, la Ford Cortina. La band che suonava R&B incominciò successivamente ad eseguire delle cover dei New York Dolls e dei The Stooges. I The Cortinas pubblicarono due singoli chiamati Fascist Dictator e Defiant Pose pubblicati dalla Step Forward, l'etichetta del manager dei Police, Miles Copeland, fratello di Stewart. La band si sciolse nel 1978. Quindi nel 1979 fondò a Bristol gli Spics, band che la critica considerò fra le più interessanti del panorama britannico[2][5][6]

Sheppard si trasferì in California, per poi ritornare nuovamente in Inghilterra. Quando i Clash licenziarono Mick Jones nel 1983,[7] Sheppard e Vince White lo rimpiazzarono divenendo membri effettivi della band,[8]suonando sia nel Tour europeo del 1984[9] che nel loro ultimo album, Cut the Crap.[10][11] L'album non fu accolto positivamente da pubblico e critica che contestarono soprattutto la rottura del nucleo originario della band e lo snaturarsi del loro sound[12]. Il disco fu ideato da Bernie Rhodes con l'aiuto del frontman dei Clash: Joe Strummer. Il singolo This Is England arrivò alla posizione no. 24[13] nella classifica britannica.[14] e no. 13 in quella irlandese.[15] ed è stato l'unico brano dell'album ben accolto da pubblico e critica, definito come "l'ultima grande canzone dei Clash".[16] Sheppard rimase membro dei Clash fino al loro scioglimento nel 1986.[7][17]

Dal 1986 al 1989 Sheppard, collaborò con Gareth Sager nel progetto Head, con cui pubblicò tre album per la Virgin Records[18] pur senza raggiungere picchi di vendite. Lavorò poi con Koozie Johns in Shot, che firmarono con la I.R.S. Records nel 1991, con Copeland come manager; comunque le registrazioni del gruppo non furono mai pubblicate. Nick si trasferì in Australia nel 1993, e suonò per gli Heavy Smoker e i The New Egyptian Kings. Nel luglio del 2002, Sheppard fu invitato a suonare come chitarrista ospite per il tour giapponese della nuova band di John, i Sinnerstar. Il tour fu cancellato.

La sua vita è stata raccontata nel documentario dal titolo The Bad Sheppard diretto da Danny Boyle [senza fonte]

Discografia[modifica | modifica wikitesto]

Con The Cortinas[modifica | modifica wikitesto]

Album
  • 1978 - True Romances
  • 2008 - For Fucks Sake Plymouth
  • 2009 - Please Don't Hit Me
  • 2010 - Punk Rock Anthology
  • 2018 - GBH Studio Demos 1977
Singoli ed EP
  • 1977 - Defiant Pose / Independences
  • 1977 - Fascist Dictator / Television Families

Con The Spics[modifica | modifica wikitesto]

Singoli ed EP
  • 1977 - You & Me / Bus Stop

Con The Clash[modifica | modifica wikitesto]

Album
  • 1984 - Five a Live
  • 1985 - Cut the Crap
Greatest Hits
  • 2003 - The Essential Clash
  • 2003 - Friday Night Saturday Morning

Con gli Head[modifica | modifica wikitesto]

Album
  • 1987 - A Snog On The Rocks
  • 1989 - Intoxicator
Singoli ed EP
  • 1996 - Car's Outside

Con Craig Davies[modifica | modifica wikitesto]

Album
  • 1990 - Groovin' On A Shaft Cycle

Con The Domnicks[modifica | modifica wikitesto]

Album
  • 2009 - Hey Rock 'N' Roller
  • 2012 - Super Real
Singoli ed EP
  • 2012 - Cool Runnings/I Wonder What You're Doin' Now

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Terry Hounsome, Rock Record 7, Record Researcher, 1997, ISBN 978-0-9506650-3-0. URL consultato il 22 maggio 2021.
  2. ^ a b (EN) Colin Larkin, The Guinness Encyclopedia of Popular Music, Guinness Pub., 1995, ISBN 978-1-56159-176-3. URL consultato il 22 maggio 2021.
  3. ^ (EN) Colin Larkin, The Virgin Encyclopedia of Seventies Music, Virgin, 1997, ISBN 978-0-7535-0154-2. URL consultato il 22 maggio 2021.
  4. ^ (EN) George Gimarc, Punk Diary, 1970-1979, Vintage, 1994, ISBN 978-0-09-952211-9. URL consultato il 22 maggio 2021.
  5. ^ The Spics (Bristol, England, UK) - Discography, su punkygibbon.co.uk. URL consultato il 22 maggio 2021.
  6. ^ The SPICS, su bristolarchiverecords.com. URL consultato il 22 maggio 2021.
  7. ^ a b Pat Gilbert, Passion is a fashion : the real story of The Clash, Aurum, 2004, ISBN 1-84513-017-0, OCLC 56639709. URL consultato il 22 maggio 2021.
  8. ^ Jacopo Ghilardotti, Ribelli all'angolo: Una storia dei Clash a cinque, LIT EDIZIONI, 19 settembre 2019, ISBN 978-88-6231-708-5. URL consultato il 22 maggio 2021.
  9. ^ (EN) Adrian Boot e Chris Salewicz, Punk: The Illustrated History of a Music Revolution, Penguin Studio, 1997, ISBN 978-0-14-026098-4. URL consultato il 22 maggio 2021.
  10. ^ Marcus Gray, The Clash : return of the last gang in town, Rev. ed, Helter Skelter, 2005, ISBN 1-905139-10-1, OCLC 60668626. URL consultato il 22 maggio 2021.
  11. ^ (EN) Dafydd Rees e Luke Crampton, Rock Stars Encyclopedia, DK Pub., 1999, ISBN 978-0-7894-4613-8. URL consultato il 22 maggio 2021.
  12. ^ (EN) Chris Knowles07 April 2021, Meet the guy who hated The Clash's last album so much he re-recorded it for them, su Classic Rock Magazine. URL consultato il 22 maggio 2021.
  13. ^ Chart Stats - The Clash, su chartstats.com. URL consultato il 28 novembre 2009.
  14. ^ Johnny Green, A riot of our own : night and day with the Clash, Orion, 2003, ISBN 0-7528-5843-2, OCLC 59320639. URL consultato il 22 maggio 2021.
  15. ^ The Irish Charts - All there is to know, su irishcharts.ie. URL consultato il 22 maggio 2021.
  16. ^ (EN) Why the Clash are still rock titans, su the Guardian, 29 ottobre 2006. URL consultato il 22 maggio 2021.
  17. ^ (EN) Mark Andersen e Ralph Heibutzki, We Are The Clash, Akashic Books, 3 luglio 2018, ISBN 978-1-61775-650-4. URL consultato il 22 maggio 2021.
  18. ^ (EN) Head | Album Discography, su AllMusic. URL consultato il 22 maggio 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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