M86 (astronomia)

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M86
Galassia lenticolare
la galassia M86
Scoperta
ScopritoreJohann Koehler[1]
Data5 maggio 1779[1]
Dati osservativi
(epoca J2000.0)
CostellazioneVergine
Ascensione retta12h 26m 11.7s[2]
Declinazione+12° 56′ 46″[2]
Distanza52 milioni[3] a.l.
(18,36 milioni pc)
Magnitudine apparente (V)9,8[2]
Dimensione apparente (V)8,9 x 5,8'[2]
Redshift-419 (blueshift)
Caratteristiche fisiche
TipoGalassia lenticolare
ClasseS0(3)/E3[2]
Caratteristiche rilevantimostra un raro spostamento verso il blu
Altre designazioni
NGC 4406, UGC 7532, PGC 40653, VCC 0881[2]
Mappa di localizzazione
M86
Categoria di galassie lenticolari

Coordinate: Carta celeste 12h 26m 11.7s, +12° 56′ 46″

M 86 (nota anche come NGC 4406) è una galassia lenticolare visibile nella costellazione della Vergine; fu scoperta da Charles Messier nel 1781 e appartiene all'Ammasso della Vergine. Fa coppia con la vicina galassia M84, con cui condivide pure l'aspetto e parte delle caratteristiche fisiche.

Osservazione[modifica | modifica wikitesto]

Mappa per individuare M86.

M86 si trova in una regione di cielo priva di stelle di riferimento, fra le costellazioni della Vergine e della Chioma di Berenice; si può individuare quasi a metà via partendo dalla stella Denebola e raggiungendo Vindemiatrix. Fa coppia con M84, con cui appare visibile in quasi tutti gli oculari a medio campo montati su un telescopio amatoriale fino a 150mm di apertura; al binocolo invece è osservabile solo in casi di cieli perfettamente nitidi e in condizioni atmosferiche ottimali, sebbene sia leggermente più luminosa della compagna. L'alone diventa ben visibile con strumenti da 200mm di apertura, in cui si mostra come una macchia chiara che sfuma gradualmente sul fondo cielo; il nucleo appare invece brillante. Nei dintorni è possibile osservare anche numerose altre galassie, come NGC 4388 e NGC 4402.[4]

M86 può essere osservata con facilità da entrambi gli emisferi terrestri e da tutte le aree abitate della Terra, grazie al fatto che la sua declinazione non è eccessivamente settentrionale; dalle regioni boreali è maggiormente osservabile e si presenta estremamente alto nel cielo nelle notti di primavera, mentre dall'emisfero australe appare mediamente più basso, ad eccezione delle aree prossime all'equatore.[5] Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale è quello compreso fra marzo e agosto.

Storia delle osservazioni[modifica | modifica wikitesto]

Charles Messier fu il primo ad osservare questa galassia, che la descrisse come una nebulosa tonda e senza stelle, con un centro brillante e circondato da un alone debole; la inserì nel suo catalogo col numero 86; John Herschel la descrisse assieme alla vicina M84 come una nube molto brillante larga e di forma rotondeggiante, molto luminosa al centro e non risolvibile.[4]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

La distanza di questa galassia è stata in dubbio per lungo tempo, dato che mostra una velocità radiale in avvicinamento a noi di 419 km/s, in forte contrasto con quello medio dell'Ammasso della Vergine, che è in via di allontanamento: si è infatti sospettato che si trattasse di un membro fuoriuscito dall'ammasso e visibile dunque in primo piano; il suo moto nello spazio la sta portando esattamente nella nostra direzione. Probabilmente ciò è dovuto alla forte azione gravitazionale dello stesso ammasso di galassie, che le avrebbe conferito una direzione anomala a seguito di un transito ravvicinato presso il suo centro.[6] Secondo la sequenza di Hubble si tratta di una galassia ellittica o probabilmente lenticolare, esattamente come la vicina M84, con la quale condivide pure la caratteristica di possedere un gran numero di ammassi globulari.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) Courtney Seligman, NGC Objects: NGC 4400 - 4449, in Celestial Atlas. URL consultato il 22 aprile 2020.
  2. ^ a b c d e f NASA/IPAC Extragalactic Database, su Results for NGC 4406. URL consultato il 14 novembre 2006.
  3. ^ Jensen, Joseph B.; Tonry, John L.; Barris, Brian J.; Thompson, Rodger I.; Liu, Michael C.; Rieke, Marcia J.; Ajhar, Edward A.; Blakeslee, John P., Measuring Distances and Probing the Unresolved Stellar Populations of Galaxies Using Infrared Surface Brightness Fluctuations, in Astrophysical Journal, vol. 583, n. 2, febbraio 2003, pp. 712–726, DOI:10.1086/345430.
  4. ^ a b c Federico Manzini, Nuovo Orione - Il Catalogo di Messier, 2000.
  5. ^ Una declinazione di 13°N equivale ad una distanza angolare dal polo nord celeste di 77°; il che equivale a dire che a nord del 77°N l'oggetto si presenta circumpolare, mentre a sud del 77°S l'oggetto non sorge mai.
  6. ^ Jacoby, G. H.; Kenney, J. D. P.; Tal, T.; Crowl, H. H.; Feldmeier, J. J., Imaging and Spectroscopy of Large Scale H-alpha Filaments in M86, in American Astronomical Society Meeting 207, #138.06; Bulletin of the American Astronomical Society, vol. 37, 2005, p. 1392.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Libri[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Stephen James O'Meara, Deep Sky Companions: The Messier Objects, Cambridge University Press, 1998, ISBN 0-521-55332-6.

Carte celesti[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]