Lucio Libertini
Lucio Libertini | |
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Lucio Libertini nel 1979 | |
Senatore della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 20 giugno 1979 – 7 agosto 1993 |
Legislature | VIII, IX, X, XI |
Gruppo parlamentare |
PCI, Rifondazione Comunista |
Circoscrizione | Piemonte |
Collegio | Verbano-Cusio-Ossola (VIII Leg.); Casale Monferrato-Chivasso (IX e X); Torino (XI) |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Deputato della Repubblica Italiana | |
Durata mandato | 5 giugno 1968 – 19 giugno 1979 |
Legislature | V, VII |
Gruppo parlamentare |
PSIUP, PCI |
Collegio | Torino |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Socialista Italiano (1957-1968) Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria (1968-1972) Partito Comunista Italiano (1972-1991) Partito della Rifondazione Comunista (1991-1993) |
Titolo di studio | Laurea in scienze politiche |
Professione | Giornalista pubblicista |
Lucio Libertini (Catania, 1º giugno 1922 – Roma, 7 agosto 1993) è stato un politico italiano.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Membro della Federazione giovanile del Partito Socialista Italiano, nel 1946 diede vita alla corrente "Iniziativa socialista". Nella primavera 1952 comincia a collaborare a "Risorgimento Socialista", il settimanale fondato da Aldo Cucchi e Valdo Magnani, di cui assume la direzione dal 18 dicembre 1954 fino alla chiusura (marzo 1957), occupandosi prevalentemente della politica estera, della decolonizzazione, dei movimenti socialisti a livello internazionale.
Membro della direzione dell'U.S.I. dal I Congresso (1953), nel marzo 1957 confluisce con l'intero movimento nel P.S.I. Nel 1958, quando ormai la politica del Fronte Democratico Popolare era già stata abbandonata dai vertici del PSI, scrisse con Raniero Panzieri le Sette tesi sul controllo operaio, in cui rilanciava la necessità dell'abolizione della proprietà privata. Nel 1968 venne eletto alla Camera nelle liste del PSIUP. Nel 1972 aderisce al Partito Comunista Italiano, divenendo membro del comitato centrale e dove rimase per tre anni[1].
Ritornò alla Camera nel 1976, eletto questa volta in quelle del Partito Comunista Italiano. Nel corso della legislatura presiedette la commissione trasporti della Camera. Alle elezioni del 1979 fu eletto Senatore con il Partito Comunista Italiano, confermando il seggio nel 1983 e 1987. Nel 1991 è tra i padri fondatori di Rifondazione Comunista, con il quale viene rieletto Senatore nel 1992 e di cui fu dirigente fino alla morte improvvisa, avvenuta un anno dopo a causa di un male incurabile[1].
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b Vera Schiavazzi, È morto Libertini. Una vita a Sinistra e tante scissioni, in la Repubblica, 8 agosto 1993, p. 15. URL consultato il 28 febbraio 2011.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Lucio Libertini
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Lucio Libertini, su Senato.it - XI legislatura, Parlamento italiano.
- Lucio Libertini, su Senato.it - X legislatura, Parlamento italiano.
- Lucio Libertini, su Senato.it - IX legislatura, Parlamento italiano.
- Lucio Libertini, su Senato.it - VIII legislatura, Parlamento italiano.
- Lucio Libertini, su Camera.it - VII legislatura, Parlamento italiano.
- Lucio Libertini, su Camera.it - V legislatura, Parlamento italiano.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 261234122 · ISNI (EN) 0000 0000 8123 7536 · SBN RAVV038069 · LCCN (EN) n82084200 · WorldCat Identities (EN) lccn-n82084200 |
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