Francesco Marino I Caracciolo, IV principe di Avellino

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Francesco Marino I Caracciolo
Principe di Avellino
Stemma
Stemma
In carica29 gennaio 1631 –
12 dicembre 1674
PredecessoreMarino II Caracciolo
SuccessoreMarino III Caracciolo
Altri titoliDuca di Atripalda
Marchese di San Severino
Conte di Serino
NascitaAvellino, 29 gennaio 1631
MorteNapoli, 12 dicembre 1674 (43 anni)
Luogo di sepolturaChiesa del Carmine, Avellino
DinastiaCaracciolo
PadreMarino II Caracciolo
MadreFrancesca d'Avalos d'Aquino d'Aragona
ConsorteGeromina Pignatelli
FigliMarino
Francesca
Giovanna
ReligioneCattolicesimo

Francesco Marino I Caracciolo, IV principe di Avellino (Avellino, 29 gennaio 1631Napoli, 12 dicembre 1674), è stato un militare e principe italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

I primi anni[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di Marino II, terzo principe di Avellino, e di sua moglie, Francesca d'Avalos d'Aquino d'Aragona, Francesco Marino I nacque postumo il 29 gennaio 1631 ad Avellino. Da subito venne dichiarato erede universale dei titoli e dei beni di suo padre, e venne tenuto a battesimo per procura dalla regina consorte d'Ungheria, Maria Anna di Spagna (futura imperatrice del Sacro Romano Impero), amica di sua madre, della quale era stata ospite poco prima della sua nascita. Il piccolo Francesco Marino venne posto subito sotto tutela, dapprima di suo zio Tommaso Caracciolo, vescovo di Cirene, il quale fu anche amministratore sapiente dei suoi beni e che gli assicurò la successione all'incarico di Gran Cancelliere del Regno di Napoli, incarico già ricoperto da suo padre. Successivamente passò sotto la tutela di un altro zio, Giuseppe Caracciolo, I principe di Torella, sino al 1646.

L'insurrezione di Masaniello[modifica | modifica wikitesto]

Quando a Napoli scoppiò nel 1647 l'insurrezione di Masaniello, il giovane Francesco Marino si impegnò per assoldare degli uomini da mettere a disposizione del viceré spagnolo per sopprimere la rivolta. Ad ogni modo, le sue terre feudali risultarono pesantemente colpite dalla rivolta e pertanto egli venne costretto a ritirarsi ad Avellino, dove venne a conoscenza che il capopopolo Paolo di Napoli si era impadronito del suo palazzo presso Atripalda. Malgrado avesse ricevuto dal viceré precise istruzioni di mantenere saldamente Avellino, lasciò il castello locale e si rifugiò quindi dapprima a Capua, poi ad Aversa dove si incontrò con lo zio Giuseppe e dove rimase sino all'inizio dell'anno successivo, subendo impassibile il sacco di Avellino. Venne quindi costretto nuovamente a portarsi a Capua e poi a Gaeta, tornando a Napoli solo il 22 febbraio successivo per affiancare le truppe del viceré. Represso il moto rivoluzionario, partecipò alla riconquista di Napoli nel 1648, ottenendo la restituzione di Avellino e San Severino. Il suo impegno venne lodato in un dispaccio di don Giovanni d'Austria.

Contro i Francesi[modifica | modifica wikitesto]

Quando nell'estate di quello stesso anno una flotta francese al comando del principe Tommaso Francesco di Savoia sbarcò a Procida e poi si portò ad occupare Vietri, nei pressi di Salerno, il Caracciolo assieme ad altri impedì che l'esercito nemico costituisse una testa di ponte sulla terraferma.

Nell'ottobre del 1650, il Caracciolo venne detenuto per un breve periodo per insubordinazione al viceré, ma venne quindi rilasciato in virtù del grande onor militare dimostrato. Nel 1653 ottenne l'incarico di portare a papa Innocenzo X a Roma l'annuale tributo dovuto dal Regno di Napoli (formalmente dipendente per antica tradizione dal papato), ma decise di fare ritorno poco dopo a Napoli senza aver preso licenza dal pontefice perché questi gli aveva chiesto di attendere prima di essere ricevuto.

L'anno successivo, il duca Enrico II di Guisa effettuò per conto del re di Francia un nuovo sbarco con la flotta francese presso Castellammare di Stabia ed ancora una volta il Caracciolo venne chiamato a gestire le operazioni militari che si dimostrarono vittoriose sul nemico. Nel 1655 si portò a Pavia in soccorso alla città che stava fronteggiando un assedio ad opera del duca di Modena, per poi tornare a Napoli che iniziava ad essere colpita dalla peste. Quando il morbo iniziò a diffondersi, si spostò ad Avellino, ma continuò comunque ad occuparsi dell'emergenza sanitaria, tentando con ogni mezzo di circoscrivere la diffusione della pestilenza, aumentando la distribuzione di viveri e denaro per i soccorsi.

Gli ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Dopo un viaggio alla corte di Madrid nel 1662, l'anno successivo re Filippo IV di Spagna lo creò suo consigliere e lo insigni dell'Ordine del Toson d'oro. Nel febbraio del 1672 il Caracciolo si ammalò, ma dopo poco recuperò la salute in tempo per accogliere il nuovo viceré di Napoli; dopo questo evento si ammalò di nuovo e morì il 12 dicembre 1674 a Napoli. Venne sepolto nella chiesa del Carmine di Avellino.

Uomo d'arte e di cultura oltre che valente militare, Francesco Marino fu mecenate di Cosimo Fansaga e fondò l'Accademia degli Inquieti presso il suo palazzo di Atripalda.

Matrimonio e figli[modifica | modifica wikitesto]

il Principe Francesco Marino I Caracciolo sposò il 7 novembre 1666 la Principessa Geromina Pignatelli figlia del Principe Ettore IV Pignatelli e della Principessa Giovanna Tagliavia d’Aragona Cortés; la coppia ebbe i seguenti Tre figli:

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine del Toson d'oro - nastrino per uniforme ordinaria

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Marino I Caracciolo, I principe di Avellino Domizio Caracciolo, I duca di Atripalda  
 
Lucrezia Arcella  
Camillo Caracciolo, II principe di Avellino  
Crisostoma Carafa di Ruvo Fabrizio Carafa, conte di Ruvo  
 
Porzia Carafa  
Marino II Caracciolo, III principe di Avellino  
Marzio Carafa, II duca di Maddaloni Fabrizio Carafa, I signore di Santo Mauro  
 
Girolama Carafa  
Roberta Carafa di Maddaloni  
Vittoria Spinelli Paolo Spinelli, signore di Cosoleto  
 
Cornelia Claver  
Francesco Marino I Caracciolo, IV principe di Avellino  
Cesare d'Avalos, III marchese del Vasto Alfonso III d'Avalos, II marchese del Vasto  
 
Maria de Aragón y Cardona  
Innico d'Avalos d'Aquino d'Aragona, V marchese del Vasto  
Lucrezia del Tufo Giovanni Giorgio del Tufo, II marchese di Lavello  
 
Antonia Caraffa Caracciolo  
Francesca d'Avalos d'Aquino d'Aragona  
Alfonso Felice d'Avalos, III principe di Francavilla Francesco Ferdinando d'Avalos, II principe di Francavilla  
 
Isabella Gonzaga  
Isabella d'Avalos d'Aquino d'Aragona, IV principessa di Francavilla  
Lavinia Feltria Della Rovere Guidobaldo II Della Rovere, duca di Urbino  
 
Vittoria Farnese  
 

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Michele Giustiniani, Historia del contagio di Avellino, Roma 1662
  • Innocenzo Fuidoro, Successi del governo del conte d'Oñatte, a cura di A. Parente, Napoli 1932, pp. 36, 53 s., 84, 163, 184, 187, 189-95
  • Benedetto Croce, Uomini e cose della vecchia Italia, I, Napoli 1956, pp. 176 s., 183
  • Francesco Fabris, La genealogia della famiglia Caracciolo, a cura di A. Caracciolo, Napoli 1966

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Principe di Avellino Successore
Marino II Caracciolo, III Principe di Avellino 1631 - 12 dicembre 1674 Marino III Caracciolo, V Principe di Avellino
Predecessore Duca di Atripalda Successore
Marino II Caracciolo, IV Duca di Atripalda 1631 - 12 dicembre 1674 Marino III Caracciolo, VI Duca di Atripalda
Predecessore Marchese di San Severino Successore
Marino II Caracciolo, I Marchese di San Severino 1631 - 12 dicembre 1674 Marino III Caracciolo, III Marchese di San Severino
Predecessore Conte di Serino Successore
Marino II Caracciolo, I Conte di Serino 1631 - 12 dicembre 1674 Marino III Caracciolo, III Conte di Serino
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