Focilide

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Focilide di Mileto (in greco antico: Φωκυλίδης?, Phōkylídēs; Mileto, VI secolo a.C. – ...) è stato un poeta elegiaco greco antico.

Biografia

Focilide sarebbe stato attivo nella seconda metà del VI secolo a.C. (secondo la Suda nacque nel quadriennio 544-541 a.C. e fu contemporaneo di Teognide[1]); di lui non si sa pressoché nulla, anche se sono giunti numerosi frammenti della sua opera. Isocrate lo citò come uno dei migliori consiglieri per la vita umana assieme ad Esiodo e Teognide.[2] Suoi componimenti furono citati da Platone[3] e da Aristotele[4] e fu accostato a Teognide anche da Dione Crisostomo[5] e da Ateneo di Naucrati[6].

Opere

La Suda afferma che Focilide scrisse versi epici ed elegie.[1] Di una delle sue opere, conosciuta con differenti titoli (Παραινέσεις, "Incitazioni"; Γνῶμαι, "Massime"; Κεφάλαια, "Capitoli"),[1] si sono conservati 18 frammenti (16 in esametri e 2 in metro elegiaco): ogni capitolo (in greco antico: κεφάλαιον?), di contenuto gnomico, iniziava coll'espressione "καὶ τόδε Φωκυλίδεω" ("anche questo è di Focilide"), ancora presente in 4 dei frammenti conservati[7].

A Focilide venne attribuito anche un poemetto didattico di 217 esametri, di solito indicato come Ποίημα νουθετικόν, in realtà attribuibile all'età ellenistica, in quanto contenente precetti estratti dall'Antico Testamento; l'attribuzione a Focilide dimostra proprio la fama di cui il poeta godeva per le sue massime[7]. L'autore di questo testo viene ora indicato come Pseudo-Focilide.

Il mondo poetico e concettuale di Focilide

I versi di Focilide, a differenza di quelli di Teognide, sono in esametri e non in metro elegiaco, quindi probabilmente non venivano cantati col sottofondo del flauto, bensì recitati, e non singolarmente, ma in concatenazioni formate da più capitoli, ognuno introdotto da "καὶ τόδε Φωκυλίδεω"[8].

Secondo Martin L. West l'autore pensò fin dall'inizio alla sua opera come a un organismo unitario e inserì la formula "καὶ τόδε Φωκυλίδεω" all'inizio di ogni capitolo al fine di sottolineare che ognuno di essi era un'aggiunta ("καὶ τόδε", "anche questo") alla serie dei capitoli precedenti; la ripetizione della fonte della citazione ("Φωκυλίδεω", "di Focilide"), tipica anche di altre raccolte di massime presso diversi popoli indoeuropei, serve a far notare quanto essa sia degna di fede, quindi a rendere più attendibili i consigli contenuti nelle massime stesse[9], anche se non è da escludersi che Focilide non fosse l'autore materiale dei componimenti, bensì un saggio il cui nome, garanzia di affidabilità, fu preso a prestito dall'autore dei medesimi[10] - forse un saggio abitante di Mileto della prima metà del VI secolo a.C.[11] che ben presto divenne proverbialeː infatti, a giudicare dai frammenti pervenuti, è probabile che il "καὶ τόδε Δημοδόκου" di Demodoco di Lero fosse una parodia di Focilide di Mileto[10].

Note

  1. ^ a b c Suda.
  2. ^ Isocrate, A Nicocle, 1542, 43.
  3. ^ Platone, Repubblica, III, 407 A.
  4. ^ Aristotele, Politica, IV, 11.
  5. ^ Dione Crisostomo, Orazioni, II, 5.
  6. ^ Ateneo, Deipnosofisti, 632 D.
  7. ^ a b Smith.
  8. ^ West, p. 164.
  9. ^ West, pp. 164-165.
  10. ^ a b West, p. 165.
  11. ^ West, p. 167.

Bibliografia

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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