Ananio

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Ananio (in greco antico: Ἀνάνιος?, Anánios; ... – VI secolo a.C.) è stato un poeta greco antico.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Di lui non si sa quasi niente ma è menzionato, con Ipponatte, come possibile inventore del coliambo (trimetro giambico scazonte)[1]. La menzione congiunta al poeta di Efeso consente, comunque, quantomeno di situarlo nello stesso tornio di tempo, ovvero alla metà del VI secolo a.C.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Gli antichi ci tramandano 6 frammenti di Ananio, per un totale di 18 versi totali. Notevole fonte per la conoscenza di tali frammenti è Ateneo, che lo cita più volte[2], trasmettendone, in un caso, ben 9 versi, ossia la metà di quelli conservati, in tetrametri trocaici. Nei brani che ci restano, la tematica non si discosta molto da quella giambica tradizionaleː si va dai brani di tipo moralistico[3] all'elemento gastronomico[4] alla preghiera parodica che ricorda quella a Ermes di Ipponatte[5]:

«O tu che vivi a Delo o Pito, Apollo
o a Nasso, o a Mileto, o a Claro santa,
oh, vieni a questa festaǃ Oppure vuoi
viaggiare per la Scizia tutta quanta?»

Tuttavia, la concordanza di temi con Ipponatte, oltre che la forma metrica, ha fatto pensare[6] che l'opera di Ananio, certamente periferica rispetto al canonone dei giambografi, circolasse unita a quella del poeta di Efeso, causando anche negli antichi che ne citano i brani dubbi sull'attribuzione ad uno o all'altro.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Trichas Gramm., Libellus de novem metris, ed. Consbruch p. 370.
  2. ^ Frr. 2-5 W.
  3. ^ Frr. 2-3 W.
  4. ^ Frr. 4-5 W.
  5. ^ Fr. 1 W.
  6. ^ Cfr. A. Rotstein, The idea of iambos, Oxford, OUP, pp. 40-41.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Hipponactis et Ananii iambographorum Fragmenta, collegit et recensuit Fridericus Theophilus Welckerus, apud Vandenhoek et Ruprecht, 1817.
  • M. L. West, Greek Lyric Poetry: The Poems and Fragments of the Greek Iambic, Elegiac, and Melic Poets (Excluding Pindar and Bacchylides) Down to 450 BC, Oxford, OUP, 1999.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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