Euphorbia helioscopia

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Euforbia calenzuola
Euphorbia helioscopia
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) COM
Ordine Malpighiales
Famiglia Euphorbiaceae
Sottofamiglia Euphorbioideae
Tribù Euphorbieae
Sottotribù Euphorbiinae
Genere Euphorbia
Specie E. helioscopia
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Euphorbiales
Famiglia Euphorbiaceae
Genere Euphorbia
Specie E. helioscopia
Nomenclatura binomiale
Euphorbia helioscopia
L., 1753
Nomi comuni

Erba calenzuola
Erba verdona

L'euforbia calenzuola (Euphorbia helioscopia L., 1753) è una pianta erbacea e annuale, appartenente alla famiglia delle Euforbiacee[1].

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il suo epiteto specifico (helioscopia) deriva da due parole greche ”helios” (= sole) e ”skopein” (= guardare) perché le sue infiorescenze si volgono sempre verso il sole come i girasoli.

In tedesco questa pianta si chiama: Sonnenwend-Wolfsmilch; in francese si chiama: Euphorbe réveille-matin; in inglese si chiama: Sun Spurge.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Descrizione delle parti della pianta
Il portamento
Località: Val Belluna (BL), 350 m s.l.m. - 30/03/2008

L'”Euforbia calenzuola” è alta circa 10 – 40 cm. Tutta la pianta è glabra. La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto con poche foglie.

Radici[modifica | modifica wikitesto]

La radice è di tipo fibroso (o fittone) e ramificata. Dimensione delle radici: diametro 3 - 5 mm; lunghezza 7 – 10 cm.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

Il fusto è unico, cilindrico e ascendente (dei peli patenti possono essere presenti nella parte alta). Il colore è rossastro. Diametro del fusto: 3 – 7 mm.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie sono semplici, hanno una forma obovata o obcuneata (a forma di cucchiaio), e sono seghettate finemente all'apice che è arrotondato. Lungo il fusto sono disposte in modo opposto ma anche spiralato. Dimensioni delle foglie inferiori: 6 – 12 mm; quelle superiori sono grandi il doppio: larghezza 0,5 – 1,5 cm; lunghezza 1 – 3,5 cm.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

Infiorescenza
Località: Val Belluna (BL), 350 m s.l.m. - 30-03-2008

L'infiorescenza delle “euforbie” e quindi di questa pianta è diversa da quella delle altre Angiosperme e si chiama ciazio (= coppa da spumante), chiamata anche “pseudanzio”. Consiste in cinque brattee glabre verdastre e lisce, saldate a forma lievemente campanulata. La loro funzione è quella di protezione dei fiori interni: per questo motivo una tale struttura viene spesso chiamata involucro similmente all'involucro delle Asteraceae. Queste brattee è quello che rimane del perianzio dei fiori maschili. In quattro insenature, tra le dentellature delle cinque brattee, emergono in evidenza dei corpi ghiandolari (sono generalmente quattro – il quinto è mancante) a forma ovale; sono colorati di giallo scuro e contengono delle sostanze nettarifere per attirare gli insetti pronubi.
All'interno della coppa trovano posto dei fiori maschili e femminili. In realtà i fiori maschili sono diversi (fino a 5 e più) ma ridotti al solo stame. Mentre la parte femminile è rappresentata da un unico fiore centrale con una forma simile ad un calice lungamente pedicellato fino ad essere incurvato durante la fruttificazione; anche questo fiore è ridotto, cioè privo degli altri verticilli fiorali (calice, corolla e androceo) rimanendo solo il gineceo.
I ciazi sono disposti in ombrelle terminali, di tipo “pleiocasio” o “cima multipara” ossia a più di due raggi, in questo caso i raggi normalmente sono 5 (lunghi 2 – 4 cm) ognuno dei quali con ulteriori divisioni dicotome, ossia con due ciazi terminali (= infiorescenza “dicasiale”). Può essere presente anche una seconda divisione “dicasiale”. Alla base dell'ombrella sono presenti delle foglie (spesso in numero uguale ai raggi). Anche queste di forma obovata-oblunga con margini dentati. Mentre a protezione dei ciazi sono presenti due larghe brattee giallastre simili alle foglie superiori. Sono sessili e libere (non sono saldate alla base). Queste brattee sono obovata ed hanno il bordo dentellato come le foglie caulinari con apice arrotondato.
Questa unione di fiori unisessuati può facilmente essere scambiata per un singolo fiore ermafrodita; in effetti questa disposizione in rapporto agli insetti impollinatori differisce molto poco dai normali fiori ermafroditi della altre Angiosperme.[2][3][4]. Dimensioni delle foglie dell'ombrella: larghezza 0,8 – 1,4; lunghezza 3 – 4 cm. Dimensione delle brattee triangolari alla base del ciazio: larghezza 15 mm; lunghezza 13 mm. Dimensione dell'involucro: 2 x 2,5 mm.

Fiore[modifica | modifica wikitesto]

I fiori sono unisessuali (solo parte maschile e parte femminile) e monoici, ridotti all'essenziale (sono presenti solo gli organi strettamente riproduttori – quindi il perianzio è assente). Diametro dei ciazi: 10 – 20 mm.

A 1, G (3) (supero)[5]

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto

Il frutto è una capsula “tricocca” a tre logge monosperme (a un solo seme) e quindi contenente in totale tre semi. La forma dei semi invece è ovoidale e “caruncolata” (con protuberanze). Queste protuberanze emergenti derivano direttamente dall'ovulo nel quale inizialmente erano delle escrescenze del tessuto della placenta utilizzate durante la fecondazione da parte del polline[4]. La disseminazione avviene per esplosione della capsula . La superficie delle capsula è liscia, mentre i semi sono irregolarmente rugosi. L'endosperma è abbondante e i cotiledoni sono grandi. Dimensione della capsula: 3 mm; dimensione dei semi: 2 mm.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

  • Geoelemento: il tipo corologico (area di origine) è Cosmopolita, o più precisamente Eurasiatico.
  • Distribuzione: è comune su tutto il territorio. Anche sulle Alpi è presente ovunque. Sui rilievi e nelle pianure europee è altrettanto comune (escluse le Alpi Dinariche). È comune anche in Asia.
  • Habitat: è considerata pianta infestante ed è comune nei campi coltivati (e incolti) ma anche nei giardini ed orti di città ed in tutti gli ambienti rurali. Il substrato preferito è sia calcareo che calcareo-siliceo con pH neutro, alti valori nutrizionali del terreno che deve essere mediamente umido.
  • Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1200 m s.l.m. (massimo 1800 m s.l.m.); frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e in parte quello subalpino.

Fitosociologia[modifica | modifica wikitesto]

Dal punto di vista fitosociologico la specie di questa scheda appartiene alla seguente comunità vegetale[6]:

Formazione : delle comunità terofiche pioniere nitrofile
Classe : Stellarietea mediae
Ordine : Papaveretalia rhoeadis

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia di appartenenza dell'“Euforbia calenzuola” (Euphorbiaceae) è un gruppo vegetale abbastanza numeroso organizzato in 303 generi per un totale di circa 6700 specie[4].
Il genere di appartenenza (Euphorbia) è molto numeroso e comprende circa 2100 specie, diffuse soprattutto nelle regioni tropicali e subtropicali dell'Africa e dell'America, ma anche nelle zone temperate di tutto il mondo. Una ottantina di queste specie sono proprie della flora italiana.
Il genere delle "Euphorbie" essendo molto numeroso viene suddiviso in diversi sottogeneri. La pianta di questa scheda appartiene al sottogenere Anisophyllum, caratterizzato dall'avere le appendici dell'involucro a coppa di tipo petaloideo ossia colorate come i petali e capaci di secernere del nettare[2].

Variabilità[modifica | modifica wikitesto]

Questa specie è polimorfa nei seguenti caratteri:

  • portamento: normalmente è eretto, ma a volte può essere prostrato;
  • altezza: si possono avere forme nane;
  • fusto: l'arrossamento può essere più o meno evidente;
  • foglie e brattee: spesso acquistano un colore giallo chiaro;
  • capsule: a maturazione a volte arrossiscono lateralmente.

Nell'elenco che segue sono indicate alcune varietà e sottospecie (l'elenco può non essere completo e alcuni nominativi sono considerati da altri autori dei sinonimi della specie principale o anche di altre specie):

  • Euphorbia helioscopia L. fo. litoralis (Hurus.) Oudejans (1993)
  • Euphorbia helioscopia L. fo. major (Mutel) Oudejans (1993)
  • Euphorbia helioscopia L. proles helioscopioides (Loscos & Pardo) Rouy (1910)
  • Euphorbia helioscopia L. subsp. dominii (Röhl.) K. Malý (1908)
  • Euphorbia helioscopia L. subsp. helioscopia
  • Euphorbia helioscopia L. subsp. helioscopioides (Loscos & Pardo) Nyman (1881)
  • Euphorbia helioscopia L. subsp. helioscopioides (Loscos & Pardo) P. Fourn. (1936)
  • Euphorbia helioscopia L. subsp. hiemalis Khokhr. (1989)
  • Euphorbia helioscopia L. var. haussknechtii (Boiss.) Boiss. (1879)
  • Euphorbia helioscopia L. var. major Mutel (1836)

Sinonimi[modifica | modifica wikitesto]

La specie di questa scheda ha avuto nel tempo diverse nomenclature. L'elenco che segue indica alcuni tra i sinonimi più frequenti:

  • Euphorbia dominii Rohlena (1905)
  • Euphorbia helioscopioides Loscos & Pardo (1863)
  • Galarhoeus helioscopius (L.) Haw
  • Tithymalus helioscopia (L.) Hill

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

  • Euphorbia geniculata Ortega: è una specie originaria dell'America tropicale che però sta naturalizzandosi in Sicilia; si differenzia per le foglie che sono lungamente picciolate ed hanno dimensioni più grandi (fino a 8 cm di lunghezza), mentre quelle superiori avvolgono le ombrelle[3].
  • Euphorbia cuneifolia Guss. : il portamento è molto simile alla specie di questa scheda; si differenzia nella base delle foglie che è allargata in due orecchiette abbraccianti il picciolo.

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
  • Sostanze presenti e proprietà: tutta la pianta contiene un lattice biancastro, amaro e appiccicoso, ma tossico e irritante anche al semplice contatto con la pelle. Sembra che la linfa sia cancerogena. Nella medicina popolare questa pianta trova impiego come vermifuga (elimina in genere i vermi intestinali) e febbrifuga (abbassa la temperatura corporea) (proprietà delle foglie) e antielmintica (elimina svariati tipi di vermi o elminti parassiti) (proprietà della radice); mentre anticamente l'olio dei semi si usava come purgante (ma dati i suoi effetti energici ora non viene più usato)[7]. Il lattice veniva inoltre impiegato per lenire gli effetti delle punture d'insetto[8].

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Euphorbia helioscopia, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato l'8 gennaio 2023.
  2. ^ a b Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta, Milano, Federico Motta Editore, 1960.
  3. ^ a b Sandro Pignatti, Flora d'Italia, Bologna, Edagricole, 1982, ISBN 88-506-2449-2.
  4. ^ a b c Eduard Strasburger, Trattato di Botanica., Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, ISBN 88-7287-344-4.
  5. ^ Tavole di Botanica sistematica, su dipbot.unict.it. URL consultato il 17 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 14 maggio 2011).
  6. ^ AA.VV., Flora Alpina., Bologna, Zanichelli, 2004.
  7. ^ Plants For A Future, su pfaf.org. URL consultato il 17 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2009).
  8. ^ Il rimedio è citato anche nell'opera Suor Angelica di G. Puccini, libretto di G. Forzano: "Ecco, questa è calenzòla: col latticcio che ne cola le bagnate l'enfiagione..."

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Wolfgang Lippert Dieter Podlech, Fiori, TN Tuttonatura, 1980.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume secondo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 179.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume secondo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 42, ISBN 88-506-2449-2.
  • AA.VV., Flora Alpina. Volume primo, Bologna, Zanichelli, 2004, p. 1004.
  • 1996 Alfio Musmarra, Dizionario di botanica, Bologna, Edagricole.
  • Eduard Strasburger, Trattato di Botanica. Volume secondo, Roma, Antonio Delfino Editore, 2007, p. 826-829, ISBN 88-7287-344-4.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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