Edoardo Matania

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La banca chiusa, c. 1871

Edoardo Matania (Napoli, 31 agosto 1847Napoli, 17 dicembre 1929) è stato un pittore e illustratore italiano.

Edoardo Matania è stato autore di numerosissime incisioni di tema risorgimentale, e fu tra i pittori impressionisti napoletani chiamati ad affrescare le volte del Caffè Gambrinus di Napoli.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Edoardo Matania, figlio di Fortunato, «negoziante di chincaglierie», e da Carmela Di Majo[1], fu un pittore di impianto naturalista e, similmente ad altri artisti contemporanei, svolse per problemi economici l'attività di illustratore di copertine per l'editore Bideri, e collaborò con L'illustrazione italiana di Emilio Treves. Per lo stesso Treves ha inoltre illustrato l'opera Garibaldi e i suoi tempi di Jessie White Mario (1884) e la "Storia del Risorgimento Italiano" di Francesco Bertolini (1889); mentre per Sonzogno ha realizzato l'iconografia de La Gerusalemme liberata del Tasso

Dalla sua unione con la sorella di Alberto della Valle nasce Fortunino Matania, altro valido pittore ed illustratore, con il quale illustrerà La vita e il regno di Vittorio Emanuele II di Giuseppe Massari, i cui 350 bozzetti originali saranno oggetto di una mostra dedicata, tenutasi dal 16 febbraio 1901 alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma.

La nipote Clelia Matania, figlia del figlio Fortunino, diventerà una nota attrice di rivista e di cinema, lavorando a fianco di figure come Totò e Delia Scala in numerosissime pellicole.

Oltre a Fortunino, ebbe altri cinque figli: Francesco (1884-1957), anch’egli dedito all’illustrazione e alla musica, Maria, Evelina, Anna ed Erminia.

Il 24 novembre 1862 venne ammesso a frequentare l’Istituto di belle arti nella prima classe delle scuole elementari del disegno e figura dove l’anno successivo, il 16 marzo 1863, ricevette il terzo premio di 16 lire per la riproduzione in disegno della figura di Adone tratta da una stampa[2]. All'età di diciannove anni partecipò alla IV Esposizione della Promotrice napoletana del 1866 con un dipinto a olio dal titolo Una scena d’autunno, l'ubicazione attualmente è sconosciuta.

Successivamente, proseguì le esposizioni saltuariamente con opere che risultano essere tutte di ubicazione ignota: Zingari (1871), con cui ottenne un premio non meglio specificato; Studio dal vero e Nisida da Posillipo (1873); La contribuzione e Un articolo interessante (1875); Marina (1890 e 1892); l’acquerello Armi ed amori (1897). Solo una volta partecipò all'esposizione nazionale di Roma del 1893, con il dipinto Marina (Napoli, collezione Matania), che potrebbe essere lo stesso esposto nelle Promotrici napoletane del 1890 e del 1892 (Salvatori, 1993).

Edoardo Matania, nonostante le poche esposizioni e pubblicazioni, continuò la sua attività pittorica per tutta la vita, seppur rallentata a causa dell’impegno sempre più dominante di illustratore.

Egli produsse una serie di tele e di acquerelli, rinvenuti soprattutto negli ultimi anni sul mercato antiquario, in cui la scelta iconografica di districa tra scene di interni e paesaggi marini con figure, con tratti prevalentemente dalla tradizione popolare napoletana declinata nelle diverse varianti. Per questo verso essi sembrano assecondare il gusto del tempo; e tuttavia rivelano nel sobrio ed elegante naturalismo di matrice veristica una vicinanza alla Scuola di Resina, in particolar modo a Giuseppe De Nittis.

I soggetti sono vari: dallo sfondo moralistico, come La banca è chiusa e il suo pendant Alla casa d’aste, dipinti a olio delle stesse dimensioni (cm 38 × 49,5) e datati entrambi al 1871[3], a soggetti romantici, come Stolen moments (Momenti rubati) del 1876[4]; e ancora da scene d’intimità familiare, come La giovane famiglia, olio su tela del 1876[5], a scene marinaresche, sicuramente tratte dal vero, come Pescatori, passato sul mercato a più riprese, tra il 1997 e il 2000, con i titoli Beim Fischen[6]; Young boy and fisherman[7], o come l’acquerello Marina con sfondo di Capri del 1908[8].

Agli anni Settanta e Ottanta potrebbero appartenere altri due dipinti, Pineta a Torre del Greco e Autoritratto giovanile (Napoli, collezione Matania), ed anche alcuni ritratti che gli decretarono un discreto successo, come quello di Giuseppe Aragona Pignatelli Cortes duca di Terranova (firmato e datato 1880 e conservato nel Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes di Napoli), e quello di Alfonso Mele (Napoli, collezione privata), proprietario dei grandi magazzini, per cui il Matania lavorò come cartellonista eseguendo manifesti e cataloghi tra il 1891 e il 1896[9], e con il quale continuò a mantenere rapporti fino al 1909[10].

La fama di Edoardo Matania è legata soprattutto alla sua attività di disegnatore per le illustrazioni di riviste e libri. Dopo varie collaborazioni a giornali e romanzi di editori di Napoli e Roma, a partire dal 1876 iniziò il lungo sodalizio con i Fratelli Treves che lo apprezzarono per la giustezza e la finitezza del tratto disegnativo, sempre connotato da una raffinata eleganza.

Trasferitosi a Milano per l’occasione, il pittore iniziò con la casa editrice milanese una collaborazione assidua all'Illustrazione italiana, per la cui varietà di scelta fu in gara con Raffaele Armenise, passando agilmente dal trattare costumi pittoreschi della bassa Napoli ai disegni degli scavi archeologici di Pompei ed Ercolano, a reportages di sposalizi, banchetti, funerali, guerre e balli. Con la stessa casa editrice si dedicò anche ad alcuni lavori imponenti, sia in collaborazione con altri artisti, come per Napoli e i Napoletani di Carlo Del Balzo, illustrata anche da Armenise e da Edoardo Dalbono e pubblicata nel 1885, e per Vita militare di Edmondo De Amicis, alla cui terza edizione del 1891 attese con Vincenzo Bignami, Eduardo Ximenes e altri, sia da solo con soggetti che, per la loro ampia diffusione, lo avrebbero reso celebre, come per l’edizione del 1892 di Garibaldi e i suoi tempi di Jessie White Mario.

Dal 1886 al 1897 lavorò alla nuova edizione della Storia del Risorgimento italiano di Francesco Bertolini (1899), cui si affiancò La vita ed il regno di Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re d’Italia di Giuseppe Massari (1901), per la quale chiese la collaborazione del figlio Fortunino (Napoli 1881 - Londra 1963), il quale ereditò da lui la qualità di illustratore. In occasione della pubblicazione di quest’opera, il 16 febbraio del 1901 venne inaugurata alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma l’esposizione dei 350 cartoni realizzati a olio e acquerello riprodotti per le illustrazioni in fototipia[11].

Contestualmente, tra il 1870 e la fine degli anni Novanta, Edoardo Matania, prestò la sua opera anche presso altre case editrici, come la Sonzogno, che pubblicò nel 1895 La Gerusalemme liberata, illustrata interamente da lui stesso.

Per la realizzazione delle composizioni il maestro traeva la sua ispirazione da un variegato archivio di immagini che si era costruito negli anni attraverso la raccolta di materiale (libri, stampe, divise, ritratti, paesaggi), lavoro nel quale molto lo aiutarono la moglie Clelia Della Valle, figlia di un colonnello borbonico di Napoli, e il cognato Alberto. Con quest’ultimo, anch’egli collaboratore di Treves dal 1880 e illustratore dei romanzi di Emilio Salgari, e con il figlio Fortunino, attinse da riviste illustrate di ogni provenienza e di tutti i settori, delle quali spesso riteneva solo qualche foglio o ritaglio che poteva essere particolarmente interessante. Inoltre, condivise con loro soprattutto l’uso di allestire veri e propri tableaux vivants domestici in costume che venivano fotografati da Alberto e servivano come modello per realizzare i vari soggetti delle illustrazioni. Nelle composizioni essi stessi posavano come attori, coinvolgendo di volta in volta anche gli altri membri della numerosa famiglia come figure comprimarie.

Ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Agli inizi del Novecento, E. Matania lasciò Milano per ritornare a Napoli, dove si stabilì verso il 1903 in Corso Vittorio Emanuele e dal 1908 al 1913 a Villa Haas in via Cimarosa, pur continuando a lavorare per le pubblicazioni milanesi in qualità di corrispondente artistico.

Il 16 dicembre 1889, A Napoli, l'artista riceve la nomina a professore onorario del Real Istituto di Belle Arti[12], ed era stato invitato a far parte del comitato della Società promotrice napoletana Salvator Rosa.

L'anno successivo, il 1890, fu chiamato insieme con Giuseppe De Sanctis, Vincenzo Caprile, Vincenzo Volpe, Vincenzo Irolli, Giuseppe Migliaro e altri, a realizzare gli affreschi delle sale del Caffè Gambrinus (oggi distrutti), divenuto luogo d’incontro della élite partenopea.

Allo scoppio della prima guerra mondiale andò a vivere temporaneamente a Londra, dove si era trasferito Fortunino, cui si affiancò nel far fronte alle numerose committenze di riviste internazionali, tra le quali The Sphere e The Graphic di Londra.

Rientrato a Napoli dopo la fine del conflitto, Edoardo Matania vi morì il 17 dicembre 1929.

Nel 1942 gli fu dedicata una grande mostra al Castello Sforzesco di Milano, dal titolo «Eroismo e Romanticismo del Risorgimento», organizzata dal direttore del Museo del Risorgimento Antonio Monti.

Questi, attraverso 250 tavole disegnate in nero e anche acquerellate conservate nella collezione, gli attribuì il giusto riconoscimento come a uno dei più grandi illustratori delle vicende italiane della seconda metà dell’Ottocento.

Nella collezione del Museo comunale di Barletta, alla sezione Donazione Gabbiani, si conservano alcuni dei suoi dipinti donati dal pittore ottocentesco barlettano Giuseppe Gabbiani alla sua città natale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Napoli, Archivio dell’Accademia di belle arti, Alunni, Fascicoli personali, b. 587, f. 1.
  2. ^ R. Istituto di belle arti in Napoli. Concorsi e premiazioni dell’anno 1863, Napoli 1864, p. 3.
  3. ^ Casa d’aste della Rocca [catal.], p. 105, Torino, 22 nov. 2006, lotto 641; Casa d’aste Antonina, Roma, 11 dic. 2004, lotto 418.
  4. ^ Skinner Auctioneers, American & European paintings, 20 maggio 2005, lotto 38.
  5. ^ Tableaux anciens et du XIXe siècle, vendita 8837, Tajan - Drouot, Paris, 23 giugno 2008, lotto 202.
  6. ^ Auktion: Ölgemälde und Aquarelle des 19. Jahrhunderts, Dorotheum, Wien, 24 sett. 1997, lotto 147.
  7. ^ Sotheby’s London: 19th & 20th century pictures, Sotheby’s, 5 nov. 1998, lotto 90.
  8. ^ Pitture e sculture del XIX secolo [catal.], p. 46; Vincent, casa d’aste, asta n. 19, 8 marzo 2008, lotto 133..
  9. ^ Salvatori, 1993; Picone Petrusa, 1996.
  10. ^ due lettere del Matania a Mele, in Id., 1988.
  11. ^ L’esposizione dei 350 cartoni dei Matania per la vita di Vittorio Emanuele II, in L’Illustrazione italiana, 24 febbr. 1901, p. 154.
  12. ^ Napoli, Archivio dell’Acc. di belle arti, Professori onorari, b. 31, f. 47.

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