Chiesa di San Vitale (Sala Baganza)

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Chiesa di San Vitale
Facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneEmilia-Romagna
LocalitàSan Vitale Baganza (Sala Baganza)
Indirizzovia Abate Giuseppe Peroni 7
Coordinate44°39′58.74″N 10°11′22.3″E / 44.666316°N 10.189527°E44.666316; 10.189527
Religionecattolica di rito romano
Titolaresan Vitale
Diocesi Parma
Consacrazione1941
ArchitettoLorenzo Raschi e Luigi Bianchi
Stile architettoniconeoclassico
Inizio costruzioneprima dell'XI secolo
Completamento1868

La chiesa di San Vitale, nota anche come pieve di San Vitale Baganza, è un luogo di culto cattolico dalle forme neoclassiche situato in via Abate Giuseppe Peroni 7 a San Vitale Baganza, frazione di Sala Baganza, in provincia e diocesi di Parma; fa parte della zona pastorale di Calestano-Felino-Sala Baganza.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La prima testimonianza dell'esistenza di una pieve a San Vitale Baganza risale al 1005, quando fu nominato nell'Ordo Archipresbiterorum Plebium, voluto dal vescovo di Parma Sigifredo II, l'arciprete Iohannes Sancti Vitalis a.s.. Il luogo di culto fu menzionato anche in un rogito del 1094.[1]

Nel 1142 la chiesa, il vicino castello e il piccolo borgo risultavano appartenere all'abbazia di San Giovanni Evangelista di Parma;[2] nel 1144 il papa Lucio II confermò all'abate del monastero i diritti su tutti i beni posseduti, tra cui il "castrum Sancti Vitalis cum ecclesia et curte".[3]

Nel 1230[4] dipendevano dalla pieve cinque cappelle del circondario: Monte Palero, Neviano dei Draghi, Santa Maria del Castellaro, San Basilide a Talignano e San Donnino a Limido.[1]

Nel XVIII secolo accanto alla chiesa fu innalzata la torre campanaria.[5]

Il 14 febbraio del 1834 una violenta scossa tellurica causò il parziale crollo della pieve romanica a tre navate, coperte da capriate lignee, risparmiando soltanto il campanile settecentesco.[1] L'anno seguente, demolito il vecchio edificio, furono avviati, su disegno dell'architetto Lorenzo Raschi, i lavori di costruzione del nuovo tempio neoclassico, che fu completato nel 1841. La facciata, progettata dall'architetto Luigi Bianchi, fu terminata nel 1868, mentre le statue furono aggiunte nel 1885.[6]

Il luogo di culto fu solennemente consacrato nel 1941 dal vescovo di Parma Evasio Colli.[6]

Il 23 dicembre del 2008 un nuovo terremoto colpì pesantemente la chiesa, che fu chiusa al culto; l'edificio, successivamente restaurato e rinforzato strutturalmente, fu riaperto nell'agosto del 2012, in occasione della festività della Madonna del Suffragio, patrona del paese.[7]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Facciata e lato nord
Abside e campanile

La chiesa si sviluppa su un impianto a navata unica, affiancata da otto cappelle.[1]

La simmetrica facciata a capanna, interamente intonacata, è suddivisa orizzontalmente da un'alta trabeazione spezzata in aggetto; il prospetto è tripartito verticalmente da un doppio ordine di quattro semicolonne, coronate da capitelli ionici al livello inferiore e dorici a quello superiore. Inferiormente è collocato nel mezzo l'ampio portale d'accesso, raggiungibile attraverso una scala di alcuni gradini; l'ingresso, delimitato da cornice modanata, è coronato da un architrave in aggetto con modiglioni, retto da volute inginocchiate; ai lati si stagliano all'interno di due ampie nicchie ad arco a tutto sesto le statue di due santi risalenti al 1885, probabilmente realizzate dallo scultore Agostino Ferrarini. Superiormente si apre al centro una finestra a lunetta, delimitata da una cornice modanata e inquadrata da un'ampia arcata a tutto sesto; ai lati sono collocate due sottili nicchie rettangolari.[6] In sommità si staglia il frontone triangolare spezzato di coronamento.[1]

Il fianco libero a destra è scandito superiormente da quattro profonde arcate a tutto sesto in aggetto, che inquadrano altrettante finestre a lunetta, delimitate da cornici. Il lato sinistro è affiancato da alcuni edifici, ospitanti la canonica e il salone parrocchiale a sud-ovest, oltre al campanile posto nell'angolo sud-est; la torre settecentesca in laterizio è arricchita da lesene sugli spigoli e coronata, oltre la cella con aperture ad arco a tutto sesto, da una cuspide piramidale[6] non coeva.[5]

Sul retro si allunga il presbiterio absidato, su cui si aprono lateralmente due alte monofore ad arco a tutto sesto.

All'interno la navata, coperta da volta a botte, è decorata superiormente da una cornice modanata che si sviluppa lungo il perimetro dell'aula; ai lati si aprono le ampie arcate a tutto sesto delle cappelle, le ultime due delle quali aggettano sull'aula. Il lungo presbiterio absidato, leggermente sopraelevato, ospita l'altare maggiore in legno dorato.[6]

La chiesa contiene varie opere di pregio, risalenti al XVII e XVIII secolo,[1] tra cui due dipinti del 1774 del pittore Giuseppe Peroni, raffiguranti la Madonna tra i santi Gregorio e Vitale e Santa Lucia,[8] e l'organo del 1875, restaurato dopo il terremoto del 2008.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Fallini, Calidoni, Rapetti, Ughetti, p. 73.
  2. ^ San Vitale, su geo.regione.emilia-romagna.it. URL consultato il 5 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 7 gennaio 2017).
  3. ^ Migne, p. 834.
  4. ^ Capitulum seu Rotulus Decimarum della diocesi di Parma
  5. ^ a b San Vitale Baganza, su scuolasalabaganza.com. URL consultato il 5 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2021).
  6. ^ a b c d e Chiesa di San Vitale "San Vitale di Baganza, Sala Baganza", su Le chiese delle diocesi italiane, Conferenza Episcopale Italiana. URL consultato il 5 gennaio 2017.
  7. ^ a b Cristina Pelagatti, San Vitale, ecco la "nuova" chiesa, in www.gazzettadiparma.it, 6 agosto 2012. URL consultato il 5 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 7 gennaio 2017).
  8. ^ Peroni, Giuseppe, su treccani.it. URL consultato il 5 gennaio 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marco Fallini, Mario Calidoni, Caterina Rapetti, Luigi Ughetti, Terra di pievi, Parma, MUP Editore, 2006, ISBN 88-7847-021-X.
  • Jacques Paul Migne, Willelmi Malmesburiensis monachi opera omnia, Tomus unicus, Parigi, J.-P. Migne editore, 1855.

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