Wikipedia:Oracolo/Archivio/agosto 2019

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AAA qualcuno che conosca la chimica cercasi

Ciao qualcuno mi potrebbe aiutare? Io ho il gasatore per l'acqua del rubinetto, solo che al posto di quelle bomboline che non durano niente l'ho fatto collegare a un bombolone da 3 litri di CO2 con sopra una valvola. È una cosa normalissima fatta da molti. Il problema è che se per sbaglio lascio la valvola aperta, quando gaso l'acqua si vede che la CO2 entra ad alta pressione, e l'acqua che ottengo è poco frizzante, ma ha un odore e un sapore amaro, cattivo. Da quel poco che ricordo della chimica fatta alle superiori acqua + anidride = acido, e da ignorante azzarderei l'ipotesi che con la pressione avviene una reazione chimica ed ottengo l'acido carbonico, che presumerei causi quel saporaccio, e quindi ho meno CO2 che da la frizzantezza. Ma ripeto sono ipotesi azzardate da un completo ignorante in materia. Suppongo giusto oppure succede qualche altra cosa?


--93.33.11.37 (msg) 19:42, 26 lug 2019 (CEST)

Non so rispondenti e lascio la parola a chi ne sa, però un acido dal sapore amaro? Mmmh qui c'è qualquadra che non cosa--95.237.164.38 (msg) 20:03, 27 lug 2019 (CEST)
Una risposta completa richiederebbe un bel po' di tempo e forse risulterebbe inesatta, perché ci sono molte supposizioni (ad esempio che il bombolone contenga solo CO2 e non altri gas disciolti, che non ci sia formazione di ruggine o sporco nel sistema, che l'acqua sia sempre la stessa, ecc.). Dunque, al momento posso darti solo alcuni spunti, che bisognerebbe valutare con calma:
  • La reazione chimica tra H2O e CO2 avviene ad una certa temperatura; probabilmente nel tuo sistema tale temperatura non viene raggiunta (anche se la pressione potrebbe modificare un po' tale valore di temperatura)
  • Il saporaccio no indica necessariamente che si sia realizzata una reazione chimica; potrebbe anche essere causato dalla precipitazione di qualche sale o in generale ad uno spostamento della concentrazione delle sostanze disciolte causate dalla variazione di concentrazione CO2 nel sistema
  • I tuoi dubbi potrebbero essere risolti attraverso un'analisi chimica (da fare svolgere a laboratori chimici "seri")
  • Ti sconsiglio di bere l'acqua se non sai bene cosa è successo; potrebbe avere ripercussioni anche gravi sulla tua salute.
  • Visto che si parla di salute, stai anche attento al bombolone, che essendo in pressione deve essere utilizzato seguendo delle particolari precauzioni, per evitare ad esempio che esploda (chiedi un parere ad un esperto di sicurezza sul lavoro).
--Daniele Pugliesi (msg) 16:32, 1 ago 2019 (CEST)

Immortals vs New immortals secondo RS

Buonasera, vengo subito al dunque: gli artisti che la rivista ha eletto "New Immortals", non hanno nulla a che vedere con i 100 migliori artisti della suddetta rivista, perché non fanno parte di quella categoria. E' un "extra" del celebre magazine. Secondo il mio modesto parere, la dicitura "New Immortals" sulla pagina dei "Grandi 100" della RS, di WKP è fuori luogo, perché non appartiene a quel contesto. Sono ansioso di conoscere il vostro parere in merito. Vi ringrazio.

--93.41.100.198 (msg) 21:54, 1 ago 2019 (CEST)

Principi di Avellino - alla corte dei Borboni nel primo 800 - serve un miracolo

qualcuno riesce ad identificare la mecenate di Luigi Lablache? --2.226.12.134 (msg) 21:01, 3 ago 2019 (CEST)

le ipotesi più probabili sono Giustina Lancellotti o Eugenia Doria Pamphili Landi, solo che mi servirebbero maggiori informazioni in materia, quindi il nome esatto.. --2.226.12.134 (msg) 13:45, 4 ago 2019 (CEST)

Zio Paperone e l'economia

Domanda apparentemente un po' stupida. Inutile dire che è ovvio che Paperon de Paperoni non esiste e nemmeno qualcuno che usa il denaro in quel modo, ma ipotizzando per assurdo che sia reale, dato che ha una quantità immensa di dollari USA che non usa per il loro scopo, ma li tiene immobili in un edificio e ci fa il bagno dentro, di fatto è come se del denaro venisse ritirato dal mercato.

Appunto per via della quantità di dollari in questione, se Paperone fosse reale col suo comportamento il dollaro USA subirebbe una deflazione?

--88.8.202.140 (msg) 23:40, 4 ago 2019 (CEST)

teoricamente si'. In pratica chi emette denaro portrebbe calcolare i verdoni nel deposito e rimpiazzarli senza creare inflazione (dato che, come sappiamo, Paperone non si separepa' mai dai suoi soldi).
fuori dal fumetto, puoi leggere 50_State_Quarters#Signoraggio --Hal8999 (msg)

Idiotismo

Caro oracolo onnisciente, il Belli scrive, nell’introduzione ai suoi sonetti:

Io qui ritraggo le idee di una plebe ignorante, comunque in gran parte concettosa ed arguta, e le ritraggo, dirò, col soccorso di un idiotismo continuo, di una favella tutta guasta e corrotta, di una lingua infine non italiana e neppur romana, ma romanesca. Questi idioti o nulla sanno o quasi nulla; (Il corsivo è mio.)

Adesso mi chiedo (o anzi chiedo te) se idiotismo vada compreso come ‘regionalismo’ o piuttosto come ‘idiozia’. Siccome in questo piccolo tratto si parla tanto di "lingua" e "favella" quanto di "idioti" mi pare che il contesto permetta entrambe le soluzioni. O risulta ovvio a te (L’italiano non è la mia madrelingua)? Grazie! --Galtzaile (msg) 22:20, 31 lug 2019 (CEST)

Direi che è chiaramente inteso come "idiozia". --82.58.86.54 (msg) 14:42, 10 ago 2019 (CEST)

Confusione storica:

Non ho capito una cosa di storia: prima gli arabi si sono espansi fino a occupare il nord Africa, la Sicilia e la Spagna. A nord c'erano i bizantini. Com'è che dal grande impero arabo si sono formati così tanti piccoli regni e/o emiri islamici? E poi ancora come si è passati dall'avere tutti questi piccoli stati di nuovo a un grande impero, quello ottomano, che spunta fuori dai bizantini? Tra l'altro l'Impero ottomano era musulmano, ma i bizantini mica erano cristiani?

Qualcuno mi aiuterebbe a capire?


--93.38.160.151 (msg) 13:35, 10 ago 2019 (CEST)

Reati minori commessi in aereo

C'è una questione riguardante l'applicazione della legge di uno stato che non ho ben capito. Sembrerà una scemenza lo so, ma è solo per capire quanta sovranità può avere uno stato su un velivolo. Su un aereo, nel momento in cui le porte si chiudono si applica la legge dello stato in cui il velivolo è immatricolato. Ipotizzando un volo dall'Italia allo stato B su un velivolo immatricolato nello stato C (quindi né quello di decollo né quello di atterraggio), se un italiano si comporta in modo tale da violare la legge dello stato C, ma non quella italiana o dello stato in cui atterrerà, può essere comunque multato dallo stato C? Intendo comunque reati minori, che assolutamente non comporterebbero la messa in pericolo di altri passeggeri o del velivolo stesso (ad esempio il vilipendio alla bandiera o al capo dello stato C).


--82.58.86.54 (msg) 14:38, 10 ago 2019 (CEST)

Qui trovi una domanda simile. In sostanza sì: vanno rispettate le leggi dello stato di bandiera. Non so altrove, in Italia (e quindi sui mezzi con tale bandiera) il comandante durante la navigazione é ufficiale di polizia giudiziaria (UPG), con tutti i poteri (incluso quello di arresto) che ne conseguono. Essendo UPG è anche pubblico ufficiale: quindi ha, non solo il potere, ma il dovere di far rispettare la legge, essendo soggetto all'obbligo di denuncia anche fuori dai casi previsti per i privati cittadini.--Equoreo (msg) 17:21, 10 ago 2019 (CEST)

Sete Gibernau

Che significato ha il nome Sete, del pilota motociclistico spagnolo Gibernau? --5.169.209.90 (msg) 18:23, 10 ago 2019 (CEST)

Potrebbe essere un diminutivo di Alfonso: Alfonso > Alfonsete > Sete --Lepido (msg) 18:43, 10 ago 2019 (CEST)
Gibernau si chiama Manuel. Dove lo leggi Alfonso? --5.169.203.87 (msg) 19:00, 10 ago 2019 (CEST)
Nel senso: potrebbe essere un diminutivo, ho fatto l'esempio di Alfonso. Poi quale sia non lo so, è semplicemente un soprannome che lui si è aggiunto (e che quindi non c'entra niente col suo nome). --Lepido (msg) 20:07, 10 ago 2019 (CEST)
Quando guidava le moto, ad alte velocità, sudava parecchio. Alla fine aveva un gran bisogno di acqua, solo che esausto dalla gara e con la bocca molto secca non aveva molta voglia di parlare. Allora appena scendeva dalla moto gridava sempre <<¡Sete!>> (lui è spagnolo, il punto esclamativo al contrario ce l'ha anche nei dialoghi) e gli portavano un bicchiere d'acqua fresca. Ed ecco perché il suo soprannome è "Sete"--62.211.141.9 (msg) 19:30, 12 ago 2019 (CEST)
Ip 63.221... tenendo conto che sete in spagnolo si dice comunemente Sed, la tua spiegazione mi sa di supercazzola. Sempre pronto a ricredermi in presenza di fonti ;) Da un blog leggo che il soprannome sarebbe stato scelto dal pilotalota per onorare lo zio "Alfonsete". Purtroppo non trovo fonti attendibili a sostegno.--Flazaza (msg) 21:21, 13 ago 2019 (CEST)
Ah, allora avevo ragione io....! Ma mi piaceva di più la storia della sete :-) --Lepido (msg) 21:47, 13 ago 2019 (CEST)
Flazaza: credo di poter affermare con un buon 99% di certezza, che la spiegazione voleva essere goliardica, tanto per fare 2 risate. :) --Wim b 19:58, 14 ago 2019 (CEST)

Equazioni differenziali a variabili separabili

Ciao a tutti voi, avrei un dubbio riguardo l'argomento del titolo a cui sono sopraggiunto svolgendo alcuni semplici esercizi

So che una tale equazione differenziale è del tipo: y'(t)=a(t)⋅b(y(t))

Mi trovavo di fronte a questo esercizio che ho ridotto in forma normale dopo alcuni calcoli

y'(t)=Csin(t)

L'ho risolta considerando Csint=a(t)

Tuttavia ecco il dubbio:

nessuno vieta di pensare che possa esistere (restringendo i casi delle possibili funzioni): y(t)=t a questo punto posso anche considerare sint=b(y), dunque dovrei separarle come

y'(t)/sint=C

che ovviamente darà un risultato diverso portandolo a risoluzione. Eppure i risultati che escono da tale ipotesi non sono contenuti nella soluzione operata in prima battuta considerando sin(t)=a(t). Tuttavia anche y(t)=t mi pare del tutto lecita come ipotesi e quindi essendo una hp più stringente tali risultati dovrebbero essere contenuti nell'altro metodo risolutivo, evidentemente sbaglio qualcosa... caro oracolo, sapresti dirmi cosa per favore? --37.161.5.29 (msg) 19:24, 13 ago 2019 (CEST)

Non sono certo di aver capito, ma proviamo... Partiamo dalla tua soluzione: y(t)=t non è soluzione dell'equazione; basta derivarla (y'=1) per vedere che le cose non quadrano, dato che non vale
1 = C sin t
Ma facciamo un passo indietro... sia pure b(y)=sin t; dato che b(y) non è zero, l'equazione resta valida se dividi per essa. Ma occhio alla variabile di integrazione! Tu devi integrare secondo la stessa variabile, quindi:
Int y'(t)/sin t dt = Int C dt
E ora a sinistra come te la giochi? In dt non riesci ad integrare, perché non sai integrare a priori y'(t) (se lo sapessi fare avresti già risolto l'equazione).
Allora pensi di fare il tipico cambio che si fa in ogni eq. a variabili separabili
dy = y'(t) dt
Ma non puoi, perché hai il sint fra i piedi!
Riassumendo, l'equazione resta valida, ma non stai veramente separando le variabili e quindi l'equazione non la risolvi!
Ho risposto? --Equoreo (msg) 22:53, 13 ago 2019 (CEST)
Oh sì, hai proprio risposto! Era proprio quel che cercavo di capire. Mi era stato detto da altri compagni che l'errore era sulfatto che la funzione non dipendesse da y, tuttavia la mia era una ipotesi più restrittiva nel porre y(t)=t => sint=b(y), la tua spiegazione è molto più convincente :).
Grazie e buon ferragosto. --37.162.186.217 (msg) 09:14, 14 ago 2019 (CEST)
Domanda interessante, non mi convince però un fatto della risposta: se compi la sostituzione otterresti Int 1/sin t dy = Int C dt e in questo caso 1/sint è una costante e arriverei al risultato y/sint = Ct. Forse sbaglio io, aspetta la risposta di Equoreo comunque --5.90.78.205 (msg) 09:50, 14 ago 2019 (CEST)
Formalmente nulla vieta di scrivere f(x,y,z,t)=1: f resta sempre una funzione in x,y,z,t anche se la dipendenza effettivamente non c'è (cosa che tu non sai a priori in un'eq. diff.). L'unico vincolo nel dividere è che b(y) sia non nulla (perché non puoi dividere per 0).
Infatti, se pensi al caso
y'=C sint y
quando fai la separazione delle variabili tu devi supporre y non 0, che invece è una soluzione! Quindi fai i due casi: y=0 e scopri che esiste una soluzione singolare e y=/=0 separando le variabili.
In sostanza, tu puoi dividere per quello che ti pare (purché non nullo), ma solo dividendo per tutto ciò che contiene y e lasciando a destra tutto ciò che contiene t ottieni una separazione completa; negli altri casi l'equazione resta valida in sé, ma non ne esci più (almeno, non col metodo della separazione di variabili).
Sulla seconda domanda: la sostituzione la puoi fare, ma non puoi supporre che f(t)=1/sint sia costante rispetto alla variabile di integrazione y; infatti y dipende da t e quindi, invertendo, t dipende da y! Infatti, se lo fai comunque, ottieni
y = C t sint + k sin t
e puoi facilmente verificare che non soddisfa l'equazione differenziale.
Quindi per integrare 1/sint in dy dovresti sapere la funzione inversa t=g(y)... e se la conoscessi avresti già risolto l'equazione!
D'altronde sarebbe troppo facile risolvere gli integrali facendo sostituzioni incomplete e poi "tirando fuori" tutte le rogne :-) --Equoreo (msg) 11:11, 14 ago 2019 (CEST)
Ancora un enorme grazie. --37.162.186.217 (msg) 11:32, 14 ago 2019 (CEST)

Diffusione radiofrequenze

Domanda basata su un fatto storico. Nei primi anni sessanta sarebbe stato possibile a Cipro ricevere, e poter ascoltare, conversazioni via radiofrequenze emesse dalla Rhodesia del Nord, oggi Zambia? Cioè due persone che in Rhodesia comunicavano tra di loro via radio, quelle onde sarebbero riuscite a raggiungere Cipro? --79.54.114.91 (msg) 13:54, 14 ago 2019 (CEST)

È possibile. Dipende dalla frequenza nonché dalla potenza dei trasmettitori. Vedi Radiopropagazione. --Captivo (msg) 16:41, 14 ago 2019 (CEST)

Derivare una funzione rispetto a una funzione

Vorrei, gentile oracolo, tediarti con un'ultima domanda/dubbio di analisi 1. So che non sei un tutor matematico ma ho trovato risposta e mi piacerebbe riuscire a estendereil mio sapere anche su questa seconda cosetta.

Con il metodo che sto per scrivere mi sembra di poter derivare una funzione rispetto a una funzione. Ora mettiamo di voler fare la derivata (abuso di notazione) /, sia per fissare le idee: , faccio la sostituzione

il mio dubbio ora è se rinominando con t quella funzione possa considerare la t come variabile e farmi la derivata di rispetto a (cioè derivare g(t) rispetto a t, normalmente) e poi sostituendo ottenere a conti fatti la derivata di rispetto (essendo per l'appunto ossia ora ho la variabile t=t(x)).

Per tutto quest'anno l'ho intesa così, discutendo però con qualcuno molto più bravo di me mi è stato detto non avere senso questa sostituzione e non capisco l'ingippo dove sia.

Con questo trucchetto mi sembra di poter ora derivare una funzione rispetto ad un'altra che tratto come variabile libera, mentre l'altro interlocutore sostiene che la derivazione si dovrebbe fare rispetto a una variabile (e non rispetto a una funzione e che quanto dico non ha senso).

Io non voglio aver ragione, ma soltanto capire dove sbaglio perché proprio non lo riesco a vedere :(. Grazie ancora saggio oracolo! --37.162.186.217 (msg) 09:30, 14 ago 2019 (CEST)

Per me hai ragione te: anche la semplice derivazione rispetto alla "variabile" x (es.: dx/dx) può essere vista come una derivazione rispetto a una "funzione": qualcuno potrebbe infatti aver definito che x = f(y). Perdonate la mia terminologia completamente scorretta (non ho mai capito fino in fondo queste cose), e so benissimo che probabilmente ho scritto una ca... stroneria.--EquiMinus (Codec) 10:22, 14 ago 2019 (CEST)
L'operazione in sé e per sé non è sbagliata, anzi è molto comune: è un banale cambio di variabile. Semplicemente nessuno ne parlerà mai nei termini di una "derivata rispetto a una funzione".
Pensala così: una funzione è un trespolo che prende valori in ingresso e spara fuori valori in uscita: x -> f(x)
Tu hai costruito due nuove funzioni, che a loro volta non hanno nulla di speciale, sono normalissime funzioni:
1. la funzione "cambio di variabile": x -> t(x)
2. e la funzione "nella nuova variabile" t -> g(t)
Ovviamente la 2. non è scelta a caso: è scelta ad arte in modo tale che la sua "composizione" con 1. si comporti come la funzione originale:
3. x -> t(x) -> g(t(x)) = f(x)
Il punto è questo: quando "derivo g" cosa ho calcolato? La normalissima derivata rispetto a una variabile della funzione al punto 2, g(t), o la derivata della funzione composta del punto 3, g(t(x)), rispetto alla funzione t(x)?
Ecco: tu stai pensando al punto 3 e l'hai concettualizzato come "derivata rispetto ad un'altra funzione". Tutti gli altri ti stanno facendo notare che ti stai complicando la vita per nulla, introducendo un nuovo concetto matematico di cui nessuno sente l'esigenza: è la solita, banale, noiosa derivata del punto 2, dove "t" è, dopo il cambio di variabile.... la tua nuova variabile. :-) -- Rojelio (dimmi tutto) 00:34, 15 ago 2019 (CEST)
Che sollievo poter capire. Nessuno era stato sì chiaro. Mille grazie, siete mitici in questa pagina sacerdotale :). Buon ferragosto, questa volta per davvero, anche a te. --37.160.65.222 (msg) 08:03, 15 ago 2019 (CEST)

Meccanica quantistica

Ciao a tutti

So che la maggior parte di chi risponde qui è pratico del mondo fisico, e che quando leggerà ciò che scrivo dirà "ah ah ah che ignorante!" Ma io so di essere ignorante e non mi faccio problemi a chiedere. Ma prima è il caso di presentarmi: sono un universitario fallito. Si, nel senso che ho mollato il corso di fisica perché non ero in grado di impararla. Chissene, mi rassegno a fare il cassiere all'Esselunga. Però questo è per dirvi che il mondo della meccanica quantistica l'ho toccato con le dita. E non ho capito che senso ha. Il mondo è fatto di cose concrete: io sono qui, la luna sta lassù (e sta sera la vedrò). Se lancio una pallina contro un muro questa mi rimbalza addosso. Invece secondo la meccanica quantistica se lancio una pallina contro un muro esiste la possibilità che questa lo attraversi come se fosse aria. Un altro esempio, detto testualmente da un docente universitario (quindi non da uno stupido come me): se lascio casere una matita, esiste la probabilità che le molecole di aria si orientino e scorrano in modo tale da far magicamente levitare la suddetta matita e non farla cadere, sempre secondo la meccanica quantistica. E qui mi chiedo: ma che cavolo vuol dire? Vi posso garantire che posso stare lì a lanciare miliardi e miliardi di volte, fino a farmi diventare un braccione da far impallidire Schwarzenegger, una pallina contro un muro che questa rimbalzerà sempre. E posso stare per il resto dei miei giorni a far cadere matite, che quella schifezza predicata dal mio prof non accadrà mai. Ripeto, so che agli occhi di uno che ha studiato la materia sembrerò un ignorante, ma la verità sembra proprio questa: sembrano solo teorie campate per aria. Il gatto non può stare in un limbo vita-morte, o è vivo o è morto. Una particella non può essere contemporaneamente qui o in Cina: o è qui o è là. E posso andare avanti all'infinito. La domanda è breve, nonostante la lunghissima premessa di cui mi scuso: perché dare retta, studiare o persino finanziare la meccanica quantistica, se la realtà che ciascuno può toccare ogni giorno dimostra esattamente il contrario e riesce a smontarla? Perché dovrei credere che vale la pena dare credito a questo campo della fisica? Grazie, perdonate la mia ignoranza.

--79.40.134.7 (msg) 14:06, 15 ago 2019 (CEST)

"Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia." (cit. Amleto) Queste domande filosofiche, di solito, me le fanno a Ferragosto quando gli amici sono al mare e i cassieri rimangono in città a lavorare all'Esselunga. Un grazie a tutti i lavoratori di Ferragosto;). L'Oracolo
Il problema è che lanciare la pallina miliardi e miliardi di volte non basta: devi lanciarla molte più volte :-D
Il fatto è che la realtà macroscopica (quella della tua pallina e di tutti i giorni) fa a botte con la meccanica quantistica, ma quella microscopica la conferma e ci va a braccetto; e un mucchio di cose che usi quotidianamente non funzionerebbero se gli effetti quantistici fossero solo panzane inventate da qualche fisico fumato. Qualche esempio? Penne USB e hard-disk a stato solido, alcuni tipi di decadimento radioattivi (e prima di dirmi che tu non li usi tutti i giorni, chiediti se ti piace avere un tempo misurato con precisione, se ci tieni a radiografie, TAC e simili, ecc...).
E allora perché il macroscopico si ostina o negare ciò che per il microscopico è un'evidente realtà? Torniamo alla pallina. Immagina di lanciare una pallina formata da una sola particella contro un "muro per particelle": la meccanica quantistica ti dice che 1 volta su 1000 (un numero a caso, ma grande) il miracolo accade e la pallina passa, anche se non dovrebbe. Ora prendiamo una pallina con due particelle: non ti basta più un miracolo, te ne servono due e pure contemporaneamente (1 volta su un milione)! Una pallina vera (prendiamone una da 12 g di puro carbonio-12) è formata di 6x10^23 atomi, e ogni atomo contiene 18 particelle (6 protoni, 6 neutroni e 6 elettroni): ecco, perché la pallina passi ti servono 10^25 miracoli contemporaneamente! Quando hai finito di lanciare la pallina 1000^(10^25) volte facci un fischio! :-D
Chiaro il problema? Le "assurdità" previste dalla meccanica quantistica sono già rare (ma comunque possibili) quando hai a che fare con un pugno di particelle per volta, ma quando ti sposti nella vita quotidiana le particelle diventano talmente tante che la probabilità di vedere la quantistica all'opera è praticamente zero (pur non essendo propriamente zero). --Equoreo (msg) 16:21, 15 ago 2019 (CEST)

Che giro fa il mio pacchetto dati?

Ricordo, gentile oracolo, che qualche anno fa da windows (mi pare) dal prompt dei comandi potevo vedere il tracciato di rimpalleggio del mio pacchetto dati internet. Si lanciava questa stringa dal prompt, appunto, e usciva la scritta dei luoghi che raggiungeva in europa (per la maggior parte) prima di giungere a destinazione. Era curioso, ma non ricordo più come si facesse né dove lo imparai. Sapresti getilmente aiutarmi? --37.163.153.31 (msg) 08:43, 15 ago 2019 (CEST)

Si chiama "traceroute"; sotto Windows il comando è "tracert". -- Rojelio (dimmi tutto) 12:49, 15 ago 2019 (CEST)
Eh sì, era lui! Grazie. --37.163.145.136 (msg) 11:58, 16 ago 2019 (CEST)

Diffamazione ?

Vorrei un chiarimento su cosa possa definirsi "diffamazione", prendendo spunto da un caso reale. Parlando in diretta radio ad un'emittente locale, un ragazzo ha dichiarato: " Comprate da Cotton & Silk, non da ****" (censuro per precauzione); in seguito il titolare (o socio, non so bene) di tale attività ha minacciato querela per diffamazione. Ma rientra sotto la casistica di atto diffamatorio ? Non vi è alcuna offesa, al massimo un'ironia un po' tagliente. Inoltre il soggetto dell'attività non ha sentito in diretta la frase, ne è venuto a conoscenza in un secondo momento.


--151.35.47.195 (msg) 03:44, 16 ago 2019 (CEST)

Per come riporti il caso in questione, direi di no, la diffamazione si verifica quando si va a ledere la reputazione di un soggetto assente al momento dell'affermazione ritenuta offensiva, ma questa affermazione deve contenere l'attribuzione di un qualsiasi fatto determinato. In questo caso, dal momento che non sono stati attribuiti fatti controversi ma è stata espressa una mera preferenza, direi che si rientra nel Diritto di critica. C'è da osservare però, che pur non avendo il fatto rilevanza penale, il socio della ditta menzionata potrebbe ritenere di avere subito da una critica gratuitamente aggressiva e immotivata un danno d'immagine non patrimoniale, quindi intentare una causa civile --Lemure Saltante sentiamo un po' 07:44, 16 ago 2019 (CEST)
Merita, inoltre, rilevare che l'attività citata (riporto il nome, avendo verificato che non lede la privacy) è una catena: Base Dodici. Non un singolo negozio; nella dichiarazione rilasciata in radio non è stata specificata la città. Sarebbe come dichiarare "Comprate l'Audi e non la BMW" o "Mangiate da McDonald e non da BurgerKing"; in tal caso, si farebbe capo al marchio registrato ? --82.53.185.220 (msg) 14:58, 16 ago 2019 (CEST)
Il diritto all'immagine è riconosciuto tanto ai semplici negozi quanto alle società più grandi che dispongono di un marchio registrato. Chiaramente, diviene anche una questione di opportunità: è molto più probabile che una causa civile venga intentata da un piccolo negozio che viene criticato su una radio a diffusione locale, piuttosto che da una multinazionale o un marchio già molto noto - che rischia perlopiù di rendersi impopolare sul mercato --Lemure Saltante sentiamo un po' 20:57, 16 ago 2019 (CEST)

Miscuglio miracoloso

Sommo oracolo chimico, mi serve una tua illuminazione

Colleziono euro, mi piace avere le monete belle lucide. Per lucidare le monetine da 1, 2 e 5 centesimi una volta usavo un certo prodotto, che però è stato tolto dal mercato. In seguito ho scoperto che un mix di acqua, aceto e sale riusciva a lucidarmi le monetine.

Solo acqua e aceto non funziona, solo acqua e sale nemmeno. Ma una soluzione di aceto e sale funziona benissimo, mi toglie l'ossido dalle monetine da 1,2 e 5 centesimi in un baleno.

Un po' di chimica la mastico, visto che sono un tecnico chimico-biologico. Ma non ai livelli di uno che ha fatto l'università. Però desidererei sapere davvero perchè solo l'aceto e solo il sale non fanno nulla, mentre i due combinati riescono a togliere l'ossido in modo quasi miracoloso. Acido + sale in teoria rimangono inerti l'uno con l'altro e non reagiscono, in base a quello che ho imparato all'IPSIA.

Spero che l'oracolo possa illuminarmi.--88.12.48.61 (msg) 13:41, 15 ago 2019 (CEST)

Ho trovato questa spiegazione (il bicarbonato è sale). Spero ti sia utile --UltimoGrimm (msg) 14:03, 15 ago 2019 (CEST)
No, assolutamente no. E ti dico anche perché: con sale intendevo il sale da cucina (il cloruro di sodio). La reazione che hai trovato è tra un acido e il bicarbonato che sviluppa CO2 Ma perchè il bicarbonato con un acido porta alla formazione di acido carbonico, che è instabile e si dissocia in CO2 + acqua. Ma anche se fosse questa la situazione, non spiegherebbe come fa a togliere l'ossido da una moneta.--88.12.48.61 (msg) 14:12, 15 ago 2019 (CEST)

La risposta di UltimoGrimm non c'entra nulla e genera solo confusione (se non si è afferrati su un argomento è meglio non rispondere, si rischia solo di confondere ancora di più chi chiede). Non è vero che acqua e sale non reagiscono, ma avviene una reazione di scambio: come hai detto pure te, acido acetico e bicarbonato di sodio portano alla formazione di acetato di sodio e acido carbonico; quest'ultimo poi come sai già è instabile e si dissocia. Ragionando per analogia, acido acetico e cloruro di sodio formano acetato di sodio e acido cloridrico. Non è una reazione completa, poiché l'acido acetico è una acido debole e si dissocia poco, ma una quantità di HCl si forma, e non si decompone come l'acido carbonico. (la reazione aceto + bicarbonato procede molto di più rispetto alla reazione aceto + NaCl perché dissociandosi l'acido carbonico si sottrae all'equilibrio, ma questo è un plus e te lo metto in piccolino) Dopo questa premessa, è utile sapere che un ossido e un acido reagiscono formando acqua e un sale. Se lasciassi le monetine per molto tempo sotto aceto, magari scaldando anche la soluzione, prima o poi vedrai che la patina di ossido inizierà ad andarsene. Perché l'acido acetico da solo ci mette un'eternità, mentre aceto e sale (quindi una soluzione con HCl) reagisce subito? Questione di cinetica. L'acido cloridrico, che è un acido forte, è molto più aggressivo dell'acido acetico e reagisce più in fretta. Spero di aver risposto al tuo dubbio ;)--95.232.162.26 (msg) 09:36, 17 ago 2019 (CEST)

Francia e Spagna parzialmente europee?

Su Commons, alla categoria c:Category:Logos of television programmes of Italy è specificato che Francia e Spagna sono in parte situate in Europa. Ero già a conoscenza che Regno Unito, Russia e Turchia lo fossero, ma anche Francia e Spagna sono (scusate la ripetizione) parzialmente europee? --5.169.193.31 (msg) 11:40, 16 ago 2019 (CEST)

La Spagna include le Isole Canarie nell'Atlantico e cinque plazas de soberanía sulla costa del Marocco.
La Francia include una costellazione di territori extra-europei chiamati complessivamente Francia d'oltremare. -- Rojelio (dimmi tutto) 13:55, 16 ago 2019 (CEST)
Tecnicamente anche l'Italia è parzialmente europea, visto che Lampedusa appartiene alla piattaforma continentale africana. --Arres (msg) 14:00, 16 ago 2019 (CEST)
Non dimentichiamoci allora dei Paesi Bassi, che includono i Paesi Bassi caraibici, del Regno di Danimarca che include la Groenlandia e della Norvegia che include l'Isola Bouvet. --Syrio posso aiutare? 22:17, 16 ago 2019 (CEST)
Allora tiriamo in ballo pure la Grecia, che ha diverse isole geograficamente asiatiche (esempio lampante è Kastellòrizo)--95.248.7.66 (msg) 08:28, 18 ago 2019 (CEST)

Business process management

Sapreste indicarmi un buon libro o un manuale sul Business process management?


--Daniele Pugliesi (msg) 23:49, 16 ago 2019 (CEST)

Solo in italiano o andrebbe bene anche in inglese?--95.248.7.66 (msg) 11:36, 18 ago 2019 (CEST)

Anche in inglese. --Daniele Pugliesi (msg) 15:53, 18 ago 2019 (CEST)

Sia chiaro non so nemmeno cosa sia quella roba che cerchi. Però nessuno ti rispondeva e mi dispiaceva vederti così snobbato da tutti. La pagina è anche sulla wikipedia italiana: Business process management (perché hai linkato quella in inglese?). In fondo alla pagina in italiano nelle note è indicato un libro, in fondo a quella in inglese ce ne sono molti. Se è una roba che si insegna all'Università, dimmi in che corso di laurea si trova la materia e forse riesco a farti avere il titolo di un testo universitario.--95.248.7.66 (msg) 18:09, 18 ago 2019 (CEST)

Daniele Pugliesi su amazon com cercando business process managment trovi qualcosa, leggiti le recensioni--Pierpao.lo (listening) 19:50, 18 ago 2019 (CEST)
Grazie per i consigli. Non so se viene studiato in ingegneria gestionale. In generale, mi interesserebbe un libro che parli della gestione di una piccola-media azienda a 360°, cioè non solo secondo la logica commerciale/consumistica "compra quello che ti serve - produci o rivendi prodotti o servizi - guadagna dai clienti", bensì un libro che discuta, anche brevemente, di tutte le attività e dinamiche aziendali, tra cui anche gestione del personale, rapporto tra colleghi, marketing, gestione del magazzino, gestione dei fornitori, gestione del brand, considerazioni etiche e morali sull'attività dell'impresa, ecc. Non mi serve necessariamente un'analisi approfondita di tutti i punti, ma almeno avere una visione globale delle attività di un'impresa, cioè capire secondo quali punti di vista può essere valutata un'impresa e per quali di questi esistono delle discipline o metodi più o meno "scientifici". --Daniele Pugliesi (msg) 23:46, 18 ago 2019 (CEST)

Sottofondo musicale, da quale opera?

Di quale opera fa parte il sottofondo musicale di questo video (togliete gli spazi)?

https: //you tu. be/ ZFXguE_FXao

--158.148.98.148 (msg) 16:35, 22 ago 2019 (CEST)

Parola di odio e/o di discriminazione

Mi chiedevo se esistesse una parola (in italiano o in un altra lingua) per indicare una situazione o un comportamento che crea dei danni o dei problemi solo nel momento in cui questo avviene in una società che non lo accetta. Un esempio potrebbe essere quello di un omosessuale in un ambiente dove odiano gli omosessuali, quella persona starebbe male per come viene trattato e probabilmente "farebbe star male" anche la sua famiglia perchè, che loro siano omofobi o meno, hanno addosso "la vergogna di avere un figlio omosessuale" secondo l'opinione popolare. Però il ragazzo non ha fatto nulla di male in realtà, per quanto effettivamente il problema sia reale e tangibile, l'origine non è il ragazzo ma la società in cui si trova. Quindi una parola che dia peso al concetto che un problema o una serie di problemi sia causato dall'ambiente in cui si trova, e non dalla componente attiva della questione.


--Fab1can (msg) 21:39, 24 ago 2019 (CEST)

perché non va bene "discriminazione"? --Lepido (msg) 23:00, 24 ago 2019 (CEST)
In riferimento al comportamento, esiste il concetto di devianza--Sakretsu (炸裂) 00:52, 25 ago 2019 (CEST)
Non credo esistauna parola dedicata alla situazione, ma vedi se puoi usare una locuzione comprendente la parola ostracismo che ben descrive il risultato o la reazione dell'establishment a tale comportamento.--Flazaza (msg) 09:50, 25 ago 2019 (CEST)
Oltre a "discriminazione" e "ostracismo", anche "emarginazione (sociale)" o "esclusione (sociale)": alla fine sono tutti sinonimi della stessa cosa. --Franz van Lanzee (msg) 11:41, 25 ago 2019 (CEST)
O "stigmatizzazione", ma da quanto ho capito la richiesta è di un termine che indichi il comportamento oggetto di giudizio, non la reazione o le conseguenze.--Sakretsu (炸裂) 11:59, 25 ago 2019 (CEST)

Proprietà dei terreni

Nel 1882 il governo italiano acquistò la baia di Assab dalla compagnia di R. Rubattino: da quel momento la baia di Assab divenne colonia italiana.

Visto il precedente storico, al giorno d'oggi:

  1. uno stato sovrano (A) può diventare proprietario di un terreno in un altro stato sovrano (B)?
  2. se si, tale terreno diventerebbe soggetto alla sovranità di A, lo stato acquirente (quindi varrebbero le sue leggi) o resterebbe sotto la sovranità di B?
  3. un soggetto privato, non importa di quale cittadinanza, che possiede un terreno nello stato B può venderlo allo stato A?

Grazie

--95.232.66.130 (msg) 13:16, 25 ago 2019 (CEST)

Se stiamo parlando di compravendita, uno Stato sovrano A può benissimo acquistare la proprietà di beni immobili (terreni, ma anche edifici) situati all'interno dello Stato sovrano B, comprandoli da chi ne detiene originariamente la proprietà (un privato, o lo stesso Stato B): è quello che fanno normalmente i fondi sovrani, per fare un esempio. In questa compravendita, tuttavia, lo Stato A si comporta come un normale soggetto di diritto privato secondo la legislazione civile dello Stato B: non c'è alcun passaggio di sovranità sul terreno (per quello servirebbe un trattato internazionale tra A e B, che è cosa diversa dalla compravendita) ma solo passaggio di proprietà. Sul terreno in questione si continuerebbero quindi ad applicare le leggi di B.
Per il passaggio della sovranità servirebbe, come detto, un trattato internazionale tra i due Stati; anche qualora sia previsto un passaggio di denaro in cambio del territorio ceduto (come nel caso dell'acquisto delle Isole Vergini americane) non si tratta però di una vera e propria compravendita. --Franz van Lanzee (msg) 17:16, 25 ago 2019 (CEST)
Aggiunta: giusto per chiarire, l'acquisto della Baia di Assab fu una sceneggiata per mascherare un atto di colonialismo, cioè l'occupazione da parte di uno Stato di un territorio non appartenente a un altro Stato (o, per dirla più complicata, appartenente a un soggetto che il diritto dell'epoca non considerava "uno Stato"). --Franz van Lanzee (msg) 17:40, 25 ago 2019 (CEST)
attenzione, a complicare tutto :)) c'è anche il fatto che una nazione può anche rinunciare alla territorialità di una parte di esso, vedi per esempio qui.. --2.226.12.134 (msg) 10:48, 27 ago 2019 (CEST)

Chimica, chimica industriale ed ingegneria chimica: tre corsi di laurea diversi, una domanda che mi viene: qual è l'esatta differenza tra queste 3 discipline?

82.52.94.1 - 25/08/2019 ore 14:00

Tutto dipende dal lavoro che vuoi fare. O meglio il mio consiglio è scegliere in base al tipo di lavoro, considerando "cosa" farai al lavoro, non lo stipendio, né la probabilità di trovare il lavoro, le materie che si studiano o altre considerazioni statistiche o legate alla didattica, che non tengono conto delle caratteristiche e dai desideri personali; perché in fin dei conti il titolo di studio ti serve per lavorare, no?
Quindi, partendo dal tipo di lavoro che andrai probabilmente (ma non necessariamente) a svolgere, detto in parole povere:
  • Un chimico spesso svolge analisi chimiche di laboratorio. Ad esempio, un cliente può essere interessato a sapere se un campione di acqua è potabile ovvero non contiene sostanze tossiche, ti da il campione, tu aggiungi dentro al campione delle sostanze che cambiano colore e in base a quale colore viene fuori dici al tuo cliente se il campione contiene sostanze tossiche o no. Poi esistono varie apparecchiature complesse (ad esempio cromatografi), comunque il lavoro di molti chimici è quello appunto di analizzare un campione per capire quali sostanze contiene e in che quantità (ovviamente è molto più complicato di come te l'ho spiegato, altrimenti non bisognerebbe prendere una laurea per capire come fare).
Oltre a conoscere benissimo la chimica, un chimico deve anche conoscere e applicare delle procedure standard, cioè quando si trova in laboratorio non può fare di testa sua, ma seguire degli specifici protocolli che puoi pensare come un insieme di azioni semplici da svolgere, che singolarmente sembrano banali, ma nel loro insieme richiedono una certa manualità, precisione, pazienza, ecc.
  • Il chimico industriale, detto molto semplicemente, è un chimico che lavora in un'industria. Questo in teoria è molto "semplice". Nella pratica succede che se lavori per un'industria ci possono essere tanti imprevisti (ad esempio i vertici dell'azienda decidono di ampliare la produzione creando un materiale che prima non producevano, oppure decidono di creare un impianto in un'altra zona del mondo), quindi a mio parere un chimico industriale rispetto ad un chimico potrebbe svolgere lavori meno di routine ed essere molto più impegnato mentalmente e professionalmente (parliamo della maggioranza, ci sono poi le eccezioni), perché quando capitano degli imprevisti potresti essere chiamato per dei lavori urgenti e diversi dal solito.
Il fatto di lavorare in un'industria implica inoltre che le sostanze che si vanno ad analizzare sono quelle prodotte da un'industria specifica e possono essere sostanze che un non addetto ai lavori non conosce (ad esempio una miscela di monomero per produrre polimetilmetacrilato). Questo vuol dire che per essere un bravo chimico industriale probabilmente dovrai "specializzarti" in un ramo particolare dell'industria e lavorerai solo in quel ramo o in rami affini (ad esempio: petrolchimica, metallurgia, produzione del vetro, produzione di materie plastiche, ecc.).
  • L'ingegneria chimica è il corso di laurea che ho frequentato. A parte la parola "chimica", ci sono moltissime differenze in ambito lavorativo tra un ingegnere chimico e un chimico (industriale o non). La differenza sostanziale è che per sua natura l'ingegnere progetta, mentre un chimico fa analisi. Inoltre un ingegnere chimico inizia la sua carriera progettando ma spesso durante l'avanzamento di carriera svolge mansioni più gestionali. Quindi il lavoro di ingegnere chimico rispetto ai primi due è ancora più specifico, anche se molti ingegneri chimici italiani spesso finiscono a lavorare nell'ambito petrolifero, cosa che all'estero spesso non succede perché ci sono altre figure apposite per questo tipo di industria (ingegneri del petrolio). Inoltre all'estero c'è anche un corso di laurea per "ingegnere di processo", che è il lavoro che molti ingegneri chimici vanno a fare, per cui ci troviamo nella situazione in cui in Italia l'ingegnere chimico si occupa anche di settori che per sua natura gli dovrebbe appartenere di meno (da una parte è un bene, perché hai più sbocchi potenziali, ma dall'altra parte è un male, perché ti mancherebbero molte competenze che l'università non ti da).
Mentre per i chimici è molto importante il rispetto delle procedure standard, per l'ingegnere chimico è spesso fondamentale conoscere tantissime leggi: ci sono leggi sulla sicurezza, leggi sull'ambiente, leggi sugli appalti, ecc. Quindi non solo l'ingegnere chimico deve studiare tante nozioni tecniche e scientifiche, ma dopo essersi laureato deve continuare a studiare anche la normativa. Dall'altra parte, l'ingegnere chimico generalmente conosce meno la chimica da laboratorio e la biochimica. Poi, come detto, ci sono le eccezioni, che nel caso dell'ingegneria chimica sono tante. Ad esempio un ingegnere chimico potrebbe trovarsi a lavorare in un impianto industriale dove si sfruttano processi biochimici, per cui in quel caso studierà anche biochimica (o almeno quello che gli serve per il suo specifico lavoro).
Non l'ho detto sopra, comunque l'ingegnere chimico di solito lavora in impianti chimici, che possono essere grandi quanto una città, dove passano tubi, fili elettrici, apparecchiature alte decine di metri, ecc., mentre il chimico di solito lavora dentro un laboratorio. Il chimico industriale è una via di mezzo, ma è probabile che lavori in un laboratorio all'interno o nei pressi di un impianto chimico, dove va ogni tanto a prelevare i campioni da analizzare. Tutte queste professioni si svolgono quindi in luoghi che hanno un elevato rischio per la salute, anche se di solito se scoppia un laboratorio è possibile che un chimico resti ferito, mentre se scoppia un impianto chimico possono morire migliaia di persone. Anche questo aspetto va considerato. Se poi lavori con sostanze infiammabili o esplosive (come succede nell'ambito della petrolchimica o dell'estrazione petrolifera), peggio ancora. Se guardi il film Deepwater - Inferno sull'oceano puoi capire meglio di cosa sto parlando e farti un'idea di cosa vuol dire essere un ingegnere che lavora in una piattaforma petrolifera.
Visto che hai messo a confronto la chimica con l'ingegneria chimica, che corrispondono a due tipi di lavoro completamente diversi anche per altri motivi, se fossi nei tuoi panni farei un passo indietro nella scelta del percorso di studi, e mi chiederei: "Che tipo di lavoro voglio fare?" Ovvero:
  • Vuoi lavorare nella tua zona, nella tua regione, in Italia o fuori Italia?
  • Vuoi avere tanto o poco tempo libero?
  • Vuoi guadagnare quanto basta o il massimo?
  • Vuoi continuare a studiare (anche da autodidatta) dopo la laurea, prima o mentre lavori?
  • Vuoi lavorare in uno spazio aperto o al chiuso?
  • Vuoi lavorare in uno spazio pieno di rischi per la salute o uno spazio sicuro?
  • Vuoi lavorare da solo o in un team?
  • Vuoi lavorare a contatto con i clienti, a contatto con i tuoi colleghi o in "isolamento"?
  • Vuoi lavorare creando qualcosa di nuovo o svolgendo lavori di routine?
Puoi continuare le domande all'infinito, comunque il punto chiave è: prima trova il tuo lavoro ideale, poi controlla quale titolo di studio o altri requisiti ti servono per svolgerlo.
Per cercare il lavoro ideale, puoi dare un'occhiata alle tantissime offerte di lavoro sul web, dove si trova la descrizione di ciò che devi fare, a volte anche quanto vieni retribuito, se devi trasferirti o fare trasferte, ecc.
Può sembrare faticoso, ma se davvero vuoi decidere tu della tua vita e non lasciare tutto al caso, non fare come fanno gli altri, cioè scegliere il percorso di studi in base alle materie che ti piacciono o dove pensi tu possa essere più portato. Non so perché i professori spesso danno questi consigli. Però se ci pensi bene, i professori sono professori, quindi non sanno realmente cosa vuol dire lavorare come chimico, chimico industriale o come ingegnere chimico. Informati da chi lavora (ad esempio su LinkedIn), non da chi insegna! ;)
--Daniele Pugliesi (msg) 16:42, 26 ago 2019 (CEST)
p.s.: Visto che a molti ingegneri chimici dopo 5-10 anni vengono affidati ruoli gestionali, se proprio continui ad avere dei dubbi e il tuo scopo è semplicemente avere una sicurezza lavorativa e guadagnare bene, il mio consiglio è quello di iscriverti ad Ingegneria gestionale: è una facoltà che sta dando lavoro a tantissimi e in futuro ancora di più, visto che sempre più aziende hanno necessità di questa figura. Inoltre un ingegnere gestionale, a differenza di molte altre professioni, può lavorare ovunque e ti fornisce tantissime competenze che puoi trasferire in altri lavori simili. Se tornassi indietro, io sceglierei ingegneria gestionale. --Daniele Pugliesi (msg) 16:49, 26 ago 2019 (CEST)

Cittadinanza giapponese

se una persona nasce da un genitore giapponese e da un altro non giapponese, a 21 anni deve scegliere la cittadinanza; se però dopo i 21 anni per esempio decide di prendere un'altra cittadinanza perde la cittadinanza giapponese o cosa? --2.226.12.134 (msg) 11:24, 27 ago 2019 (CEST)

Qualunque cittadino giapponese acquisisca una diversa cittadinanza dopo i 20 anni d'età ha due anni di tempo per dichiarare a quale delle due cittadinanze vuole rinunciare; se non dichiara nulla, la cittadinanza giapponese viene automaticamente revocata (articolo 14 legge sulla nazionalità [1]). --Franz van Lanzee (msg) 16:38, 27 ago 2019 (CEST)

Titolo libro per ragazzi

Buongiorno Oracolo, da bambino lessi un libro che narrava la storia di due gemelli adolescenti lasciati in vacanza da un parente che viveva in campagna. Nella storia trovano una capanna dove il tempo scorre più velocemente e uno dei due la usa per diventare adulto come ripicca al fratello giacché entrambi si erano invaghiti di una ragazza conosciuta appunto in questa vacanza. Ripenso sempre a quel libro ma non sono più riuscito a trovarlo. Credo fosse del Battello a Vapore, la serie rossa, o Gli Istrici Salani, l'ho letto negli anni '93-'96. Grazie Francesco --78.134.7.255 (msg) 12:43, 20 ago 2019 (CEST)

quello che cerchi è quasi sicuramente "Un buco nel tempo" di William Sleator. --79.30.123.252 (msg) 15:29, 24 ago 2019 (CEST)

SÌ SÌ SÌ GRAZIE E SCUSA IL CAPS LOCKQuesto commento senza la firma utente è stato inserito da 5.90.4.17 (discussioni · contributi) 20:58, 27 ago 2019‎ (CEST).

Oggi mi sento buono e ti perdono per il caps lock ... ma non per la mancanza della firma :P :P :P --80.116.47.31 (msg) 21:15, 29 ago 2019 (CEST)

Domanda di matematica

Gentile oracolo. Voglio essere sincero, mi ci sono messo a leggere la pagina Matrice ma non ci ho capito niente. So che ci sono queste tabelle con dei numeri, ma proprio non riesco a capire che cosa significano e a cosa servono. Non saprei come interpretare qualcosa tipo . Potresti gentilmente spiegarmele in modo anche semplice. Grazie.

--87.2.163.144 (msg) 13:22, 24 ago 2019 (CEST)

Premetto che sono un ingegnere e non un matematico... Di per sé una matrice non significa assolutamente niente, così come non significa assolutamente niente l'oggetto più semplice della matematica, il numero naturale, per esempio "5" (cinque mele? cinque metri al secondo?). La matematica studia le più svariate proprietà dei numeri naturali indipendentemente da cosa rappresentano; poi, queste proprietà (o almeno buona parte di esse, si spera!) mi saranno utili quando vorrò usare i numeri per rappresentare una quantità di merce o la velocità di un veicolo. La stessa cosa si può dire per quasi qualsiasi oggetto matematico, dalle frazioni ai numeri immaginari (pensa! numeri che NON ESISTONO! eppure aiutano ad es nello studio delle onde elettromagnetiche, quindi in un certo senso "fanno funzionare" TV, cellulari, radar, etc). Già se guardi la sezione Matrice#Applicazioni_lineari, vedrai due esempi di applicazioni delle matrici: le trasformazioni lineari e i sistemi di equazioni. Pensa a quando hai un numero decimale e decidi di rappresentarlo come frazione per sfruttare le innumerevoli proprietà delle frazioni: 3.5 lo "rappresenti" come 7/2, i numeri 7 e 2 non c'entrano assolutamente niente con il tuo problema reale, ma magari scrivere 7/2 ti rende il problema molto più semplice. Per i sistemi è la stessa cosa: hai un sistema di equazioni molto complicato (che magari rappresenta un problema di fisica, di economia, chi lo sa) e decidi di rappresentarlo come matrice perché così poi puoi applicare le proprietà delle matrici che ti aiutano a risolverlo (non mi ricordo i dettagli, eppure questa roba dovrei averla studiata! però se ne parla nella voce Sistema di equazioni lineari). Idem per le trasformazioni lineari: ogni volta che giochi ad un moderno videogioco o guardi un film pieno di effetti speciali, stai pur certo che dietro c'è del software di Computer-generated imagery che macina matrici a non finire. --79.30.56.213 (msg) 18:03, 25 ago 2019 (CEST)
Non so se la "spiegazione" qui sopra sia abbastanza chiara, comunque, per capire cos'è una matrice, si può partire dai concetti più semplici e poi arrivare al concetto di matrice, cioè capire prima cos'è un numero, quindi cos'è un vettore e poi cos'è una matrice:
  • Numero: tutti sappiamo cosa significa un numero. Non stiamo qui a parlare del significato filosofico, ma della pratica. Se ad esempio ad un fruttivendolo chiedi 5 mele, sapete entrambi cosa vuol dire "cinque", cioè una quantità riferita a qualcosa (le mele).
  • Vettore: supponiamo che tu e il tuo fruttivendolo avete entrambi studiato i vettori, e che la frutta è esposta in questo ordine: mele, poi accanto pere, poi accanto arance e poi mandarini. In questo caso, potresti dire al fruttivendolo che vuoi una quantità di frutta che corrisponde al vettore (5, 3, 2, 4). Questo vuol dire: 5 mele, 3 pere, 2 arance e 4 mandarini. In altre parole la posizione dei numeri nel vettore corrisponde all'ordine in cui è ordinata la frutta. Quindi piuttosto che associare il singolo numero ad un singolo oggetto (5 mele), hai raggruppato l'informazione in un unico elemento matematico, chiamato vettore, in modo da comunicare questa informazione in maniera ordinata e veloce.
  • Matrice: discorso simile ai vettori, solo che in questo caso si ragiona non per un semplice ordine, ma per due ordini, cioè l'ordine in orizzontale e l'ordine in verticale. Se il tuo fruttivendolo ha disposto una fila di frutta come indicato sopra e una fila più sotto con ciliegie, fragole, meloni e banane (quindi 4 tipi di frutta in una fila e altri 4 tipi di frutta nella fila più sotto), potresti chiedergli di darti la frutta secondo la matrice:
Questo vuol dire che oltre alla frutta che avevamo detto prima, vuoi anche dalla fila di sotto 12 ciliegie, 10 fragole, 1 melone e 0 banane.
In altre parole, i vettori e le matrici servono a indicare dei numeri o quantità riferiti a qualcosa che è messo in ordine, negli esempi qui sopra l'ordine nello spazio. Puoi quindi pensare alle matrici come a delle tabelle che contengono numeri.
Rispetto ai semplici numeri, fare operazioni con i vettori e con le matrici è più complicato, comunque in fin dei conti sono sempre operazioni tra numeri, solo che questi numeri sono raggruppati insieme secondo un certo ordine. --Daniele Pugliesi (msg) 15:38, 26 ago 2019 (CEST)
La spiegazione di Daniele è indubbiamente più... gustosa della mia :) --80.116.47.31 (msg) 21:17, 29 ago 2019 (CEST)

Relatività del tempo e simultaneità

Carissimo Oracolo, mi trovo a sbattere la testa contro un dubbio che non mi lascia in pace riguardo questo fatto: leggo da molte parti questo esempio per far familiarizzare con il concetto di relatività (siamo nella SR). Prendo un treno, due osservatori uno a terra e uno sul treno disposto nel mezzo. Due lampi colpiscono testa e coda nel momento simultaneo (delta t nullo) per l'osservatore a terra S. L'oservatore S', ovviamente, spostandosi percepirà i due bagliori in tempi diversi e concluderà non esserci simultaneità negli eventi. Sembra quindi giocare un ruolo unico e fondamentale la "finitezza" della velocità della luce, tuttavia dalle formule usando i vari boost di Lorentz a me sembrerebbe di intuire che sia invece dovuto a un fattore più intrinseco del movimento del soggetto osservante il fenomeno. Ad esempio potrei prendere due orologi atomici in testa e coda al treno e solidali con esso, essi segnano il momento in cui il fulmine colpisce il rilevatore: ecco, ora nessuna strada deve essere percorsa dalla luce per giungere all'osservatore; eppure, in teoria, stando alle formule dovrei proprio avere comunque un delta t' dell'osservatore sul treno diverso da zero, quando andrà a leggere il tempo segnato dai due orologi. Per intenderci, graficamente, ognuno di quei due orologi per ogni istante (e concordano sugli istanti) sembra segnare la stessa linea di contemporaneità nello spazio tempo di Minkowski. Ebbene i due eventi "lampo" dovrebbero appartenere a due linee di contemporaneità diverse comunque, anche se non devono percorrere strada per giungere all'osservatore.

Ho trovato questa pagina che parla dell'argomento: https://www.youmath.it/lezioni/fisica/teoria-della-relativita-ristretta/3412-relativita-del-tempo-simultaneita-degli-eventi.html e riassume proprio gli esempi che trovo in giro e su cui verte il mio dubbio.

Grazie Oracolo relativistico per aiutarmi. --37.161.204.70 (msg) 10:41, 27 ago 2019 (CEST)

La finitezza della velocità della luce (a) è in effetti fondamentale... ma non è la causa del dissincronismo. Ci devi aggiungere (b) la costanza della velocità della luce, ovvero la constatazione che quella velocità è misurata sempre identica da tutti gli osservatori.
In un universo in cui tutti gli osservatori sono sempre concordi se due eventi siano o meno "contemporanei", (a) e (b) non possono essere entrambe vere: è l'universo descritto dalla relatività galileiana.
Per contro, un universo in cui (a) e (b) sono entrambe vere è un universo in cui vale la relatività di Einstein, ed ha la conseguenza che il concetto di "simultaneità" tra eventi non è uguale per tutti gli osservatori. Questa discrepanza, come dici tu, è "intrinseca" a questo universo: certo, nasce (anche) dalla finitezza della velocità della luce, ma qui non stiamo parlando di eventi che "sembrano" accadere in tempi diversi perché la luce ci mette tempi diversi a raggiungere l'osservatore; stiamo parlando di discrepanze reali tra "sistemi di riferimento"... praticamente immagina che ogni osservatore sia un "dio" che ha l'istantanea percezione di tutti gli eventi che stanno succedendo in tutto l'universo adesso, "contemporaneamente"... e il problema di cui stiamo parlando è proprio che osservatori diversi non sono d'accordo su cosa "adesso" significhi in ciascun punto.
Prendiamo questi quattro eventi:
  1. L'orologio in testa al treno segna mezzogiorno.
  2. L'orologio in coda al treno segna mezzogiorno.
  3. Un fulmine colpisce il rilevatore in testa al treno.
  4. Un fulmine colpisce il rilevatore in coda al treno.
La contemporaneità di eventi che avvengono nello stesso punto dello spazio non è mai in discussione, neppure nella relatività di Einstein: se un osservatore vede due eventi accadere nello stesso punto dello spazio nello stesso istante, quei due eventi sono collocati nello stesso punto dello spazio-tempo, pertanto tutti gli osservatori saranno sempre d'accordo che quei due eventi si sono svolti nello stesso punto e nello stesso istante. Possono non essere d'accordo su quale istante esso sia, ma sono tutti d'accordo che sia lo stesso istante per entrambi gli eventi.
Punto di vista dell'osservatore a terra:
  • Gli eventi 1 e 3 coincidono: un fulmine ha colpito il rilevatore in testa quando segnava mezzogiorno (i due eventi sono avvenuti nello stesso punto dello spazio-tempo).
  • Gli eventi 2 e 4 coincidono: un secondo fulmine ha colpito il rilevatore in coda quando segnava mezzogiorno (idem come sopra).
  • Gli eventi 1 e 2 sono "simultanei": dal suo punto di vista, gli orologi erano "sincronizzati", ovvero segnavano sempre "la stessa ora nello stesso momento".
  • Per ovvia conseguenza di queste uguaglianze, discende naturalmente che gli eventi 3 e 4 fossero anch'essi simultanei: i due fulmini sono caduti "nello stesso momento".
Punto di vista dell'osservatore sul treno:
  • Gli eventi 1 e 3 coincidono: su questo devono concordare tutti.
  • Gli eventi 2 e 4 coincidono: idem.
  • Le trasformazioni di Lorentz ci dicono che gli eventi 3 e 4 non sono stati simultanei: il fulmine in testa al treno cade "prima" di quello in coda.
  • Sostituendo i valori delle uguaglianze di sopra, si scopre immediatamente cosa è successo:
Neppure gli eventi 1 e 2 erano simultanei, l'orologio davanti segna mezzogiorno prima di quello dietro: l'osservatore sul treno non è affatto d'accordo che i due orologi fossero sincronizzati, per lui quello davanti è in anticipo!
Alla fine dei giochi, quindi, esiste davvero una realtà inequivocabile su cui tutti concordano, come hai correttamente stabilito: entrambi i rilevatori si sono fermati segnando mezzogiorno.
Ma i due osservatori hanno idee diverse del perché, della "sequenza degli eventi":
  • Quello a terra sostiene che gli orologi fossero perfettamente sincronizzati e che segnano la stessa ora perché si sono fermati nello stesso momento.
  • Quello a bordo sostiene che i due orologi fossero sfasati, e che si sono fermati segnando la stessa ora solo perché quello in testa, in anticipo, è stato colpito per primo, e quello in coda ha avuto il tempo di recuperare prima di essere a sua volta colpito. -- Rojelio (dimmi tutto) 20:30, 27 ago 2019 (CEST)
È davvero una risposta completa e chiara. Era il mio pensiero seppur non con questa correttezza formale con cui l'hai esposto (complimenti!)
La tua risposta nutre ancor di più il dubbio che quell'esempio del sito, e che ho molte volte trovato per giustificare la "relatività", sia un po' incorretto. Non capisco perché cerchino di farlo intendere come percorso della luce diverso. Convieni con me, che l'esempio che portavo in apertura, è incompleto? Anche perché una giustificazione del genere varrebbe anche per la galileiana. Questo commento senza la firma utente è stato inserito da 37.162.118.65 (discussioni · contributi) 8:55, 28 ago 2019 (CEST).
Occhio, quell'esempio non sta giustificando la relatività ristretta: quell'esempio ha già dato per buona la relatività ristretta e le trasformazioni di Lorentz, e ora ne mostra una conseguenza non ovvia, ovvero il dissincronismo.
Tu invece ti stai ponendo in un'ottica diversa, onestissima ma diversa: date quelle osservazioni (tizio sul treno che percepisce un fulmine prima dell'altro, mentre quello a terra li percepisce contemporaneamente) perché dovrei tirare in ballo la relatività ristretta e le trasformazioni di Lorentz? Non potrei semplicemente accettare (come farei con il tuono di quei fulmini) che sul treno il lampo di fronte è stato percepito prima solo perché l'osservatore "gli andava incontro"?
L'osservatore a terra "giustifica" la non-contemporanea percezione degli eventi da parte dell'osservatore sul treno in virtù della diversa distanza che i loro "effetti" hanno dovuto percorrere per raggiungerlo... e questo non è un problema per nessuno, succedeva anche nella galileiana (immagino sia a questo, che ti riferisci).
Il problema è come quello sul treno giustifica la stessa cosa. Nel caso della relatività galileiana (diciamo che stiamo parlando dei tuoni, invece che del bagliore dei fulmini) è vero che l'osservatore sul treno percepisce il tuono davanti prima di quello dietro, ma è anche in grado di misurare che il fronte d'onda anteriore gli è "venuto addosso" a una velocità superiore rispetto a quello posteriore. In questo scenario, l'osservatore è nel punto medio tra i due eventi originali (i due fulmini), ma questo non gli basta, non può decidere nulla della contemporaneità o meno degli eventi solo sulla base della contemporaneità o meno della loro percezione: manca la variabile delle rispettive "velocità di propagazione". Misurandole, e facendo gli opportuni calcoli all'indietro, anche l'osservatore sul treno è in grado di ricostruire che gli eventi originali erano avvenuti "nel medesimo istante" () nonostante i loro effetti gli siano giunti sfasati: i due osservatori ricostruiscono sequenze degli eventi compatibili tra loro, e in particolare concordano sul concetto di simultaneità.
Quella pagina, invece, contiene un'affermazione apparentemente innocente ma assolutamente fondamentale: «Diciamo dunque che due eventi sono simultanei se la luce che proviene da essi impiega lo stesso tempo a raggiungere il punto medio tra le posizioni in cui sono accaduti i due eventi.»
Quella frase non è giustificabile, in relatività galileiana; affermare ciò implica che si è già accettato e dato per buono che «tutti gli osservatori misurano sempre la stessa identica velocità della luce» (è quello che intendevo quando dicevo, all'inizio, che la finitezza della velocità della luce non giustifica, da sola, relatività ristretta e dissincronismo: mancava questa seconda parte).
In un tale scenario, l'osservatore sul treno ha un unico modo di "ricostruire" gli eventi: a parità di distanza, se il fulmine davanti è stato percepito prima di quello dietro può solo essere perché è avvenuto prima di quello dietro, perché la velocità di propagazione dei due rispettivi effetti è una costante assoluta, non sono variabili libere. -- Rojelio (dimmi tutto) 14:27, 28 ago 2019 (CEST)
Suggerisco, come ulteriore elemento di riflessione sul significato di "simultaneità", la lettura di questa pagina di Wikipedia, e specificamente dell’ultimo paragrafo della sezione che ho linkato (quello che inizia con "Anche il concetto fisico di simultaneità..."). --5.90.5.22 (msg) 15:19, 28 ago 2019 (CEST)

Credo, forse, di aver capito il punto. L'osservatore si ritiene fermo sia nel caso che sia sulla navicella o che sia a terra. Quello sulla navicella tuttavia non potendo distinguere (per velocità) il fronte del bagliore anteriore rispetto a quello posteriore li ritiene uguali a meno i un segno per proprietà. Questo osservatore O' ha anche misurato furbescamente la distanza dalle pareti ritenendosi nel punto medio (ove in effetti è), dunque deduce che la luce avendo stessa velocità ha percorso i due tratti identici nello stesso tempo: per forza di cose un bagliore è partito prima dell'altro.

In precedenza facevo un errore interpretativo, ovvero vedevo l'istante di tempo in cui avveniva il fenomeno come una proprietà del punto ove avveniva, e quindi mi pareva che la relatività ristretta affermasse che in punti diversi dello spazio vi fossero tempi diversi, in realtà devo condurre tutto all'osservatore (singolo punto e non dove avviene l'evento) ed è per quanto ho scritto sopra in questo ultimo post che O' "misura" istanti doversi per due eventi contemporanei per O: il tutto si gioca sulla distanza percorsa dall'informazione luminosa che deve propagarsi a velocità costante sempre verso O'. È difficile a parole, spero mi confermiate stavolta la correttezza e che non abbia preso un altro "abbaglio" XD --37.161.169.231 (msg) 11:27, 30 ago 2019 (CEST)

No, nessun abbaglio. Lo so, a parole è un macello, viene infinitamente più facile da spiegare e da vedere tracciando i relativi diagrammi di Minkowski.
Questa pagina ha una dettagliata spiegazione di questi concetti, tutta illustrata proprio con quei diagrammi; in particolare, la sezione "Tracciamo l'asse x' graficamente" mostra proprio come l'osservatore in movimento "ricostruisce" l'asse formato dagli eventi "simultanei" usando come strumento la propagazione dell'informazione, e così facendo determina il "suo" asse delle ascisse che non coincide con quello dell'osservatore di riferimento. Non è una lettura facilissima, ma credo possa valer la pena. -- Rojelio (dimmi tutto) 13:51, 30 ago 2019 (CEST)

Quando la memoria fa cilecca

su wikipedia si dice (giustamente) che le fonti fanno testo, ci sono però casi rilevantissimi di fonti prestigiosissime che hanno clamorosamente sbagliato, ovviamente per loro sfortuna e non per ingenuità o altro? Qualcuno si ricorda di casi in cui una voce di una qualsiasi enciclopedia sia stata pesantemente corretta per un errore clamoroso?


--2.226.12.134 (msg) 14:39, 31 ago 2019 (CEST)

La domanda qual è? --Captivo (msg) 20:48, 31 ago 2019 (CEST)
spiegato meglio (spero).. --2.226.12.134 (msg) 23:02, 31 ago 2019 (CEST)

Gerry Scotti ?

Nella canzone "Basta" di Mocambo (Mario Biondi) del 2017, si sente ad un certo punto una voce dire "Eh, caro". A me è sembrato Gerry Scotti; sapreste confermare o smentire ?


--79.49.92.93 (msg) 20:06, 31 ago 2019 (CEST)