Utente:Chicca3/Sandbox

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All’interno delle bande partigiane, il ruolo delle donne non era solo ausiliario (lavare e rammendare i vestiti, cucinare e prendersi cura dei feriti), ma fondamentale per condurre le operazioni militari: esse svolgevano funzione di raccordo tra il CNL e le bande ("staffetta"), tenevano la comunicazione con le forze di occupazione e partecipavano direttamente alla lotta partigiana come combattenti.


Anna Cinanni nasce il 12 febbraio 1919 a Gerace Superiore in provincia di Reggio Calabria da Antonio e Pasqualina Pezzano, agricoltori. E’ la sorella del più noto Paolo, esponente del Partito Comunista italiano (PCI), nonché protagonista nel 1943-1953 delle lotte per la terra in Calabria e Piemonte, regione dove la famiglia si trasferisce tra la fine del 1928 e l’inizio del 1929. Dattilografa, è assunta nel 1936 alla fabbrica di dolciumi Venchi-Unica dove rimane fino al settembre 1943. Il lavoro in fabbrica sviluppa ulteriormente la sua coscienza sindacale e politica. È il fratello Paolo, dal 1935 in contatto con i comunisti torinesi, ad avviarla all’attività politica. Attiva nel «Soccorso rosso», nel 1938 conosce Elvira Pajetta[1], antifascista e madre del futuro dirigente nazionale e deputato del PCI, Gian Carlo; si lega d'amicizia con alcuni importanti oppositori piemontesi del regime fascista: Leo Lanfranco[2], Giovanni Guaita, Ludovico Geymonat e Cesare Pavese.Dal dicembre 1943, aderisce al Partito Comunista ed entra nella Resistenza col nome di battaglia «Cecilia». Come staffetta partigiana, operativa soprattutto nel Cuneese, è incaricata dei collegamenti tra gli antifascisti di Torino, Cuneo, Asti, Alessandria, Vercelli, Novara, nonché dei rapporti di questi gruppi con il Comitato di Liberazione Nazionale d'Alta Italia (CNL) a Milano. In seguito lavorò per il Fronte della Gioventù tenendo i collegamenti tra il Piemonte e Milano. È arrestata a Vercelli il 5 marzo 1945 in seguito alla scoperta di materiale clandestino nel doppio fondo della sua borsa. Chiusa insieme ad altri giovani nella caserma della 7ª Brigata Nera per dieci giorni subisce interrogatori e sevizie prima della traduzione nel carcere di Vercelli in attesa di giudizio da parte del Tribunale speciale di Torino. Il CNL ne ottiene la scarcerazione in uno scambio con prigionieri tedeschi fissato per il 30 aprile, ma la Liberazione del capoluogo piemontese le consente di uscire dal carcere il 26 aprile. Con la fine della guerra, riprende la militanza nelle fila del PCI e il lavoro in fabbrica. Per le elezioni del 2 giugno 1946 organizza in Piemonte l’associazione «Ragazze d’Italia»; nel gennaio 1947 è eletta responsabile delle donne alla 4ª Sezione «Luigi Capriolo» del PCI, operativa nel quartiere torinese di Borgo San Paolo. Nel luglio 1949 frequenta il 5° Corso della Scuola Nazionale Femminile, al termine del quale è nominata funzionaria organizzativa e politica dell’UDI (Unione donne italiane). Nominata responsabile del settore donne alla FIATMirafiori, al 7° Congresso del PCI del 1951 è eletta nel Comitato federale, sezione problemi femminili. Nel luglio dello stesso anno viene inclusa nella sezione di organizzazione della Federazione per i problemi femminili. L’anno successivo è incaricata della direzione della Commissione Femminile Federale e successivamente è assegnata all’UDI come responsabile dell’organizzazione provinciale torinese. È rieletta nel Comitato federale all’8° congresso del PCI. Per l’attività svolta nella Brigata Garibaldi «Curiel» è stata insignita della Croce al merito dell’Esercito italiano col riconoscimento del grado di soldato semplice. Muore a Torino il 26 gennaio 2001.


Teresa Cirio nasce il 2 febbraio del 1912 a Canelli in Provincia di Asti, da famiglia operaia socialista. Si trasferisce a Torino prima della Prima Guerra Mondiale. Nel 1927 il padre antifascista è incarcerato con l'accusa di ricostituzione del Partito Socialista. Dopo la scuola elementare lavora come modista e prosegue gli studi. In opposizione al regime fascista rifiuta di firmare a sostegno della campagna militare in Africa. Entra nel Partito Comunista clandestino nel 1941 e dal 1942 assicura come corriera i collegamenti con la direzione del PCI a Milano, portando a Torino stampa clandestina che viene poi distribuita in città. Dopo l’8 settembre 1943 effettua frequenti viaggi tra Torino e Milano per il PCI. Dal febbraio 1945 tiene i collegamenti in città e partecipa alla preparazione dello sciopero preinsurrezionale torinese[3]. Dopo la Liberazione è membro del Comitato direttivo dell’Unione Donne Italiane (UDI) di Torino e nel 1948 passa alla Commissione provinciale di organizzazione del PCI. Successivamente è responsabile femminile provinciale del Partito e membro della Commissione femminile della Camera del Lavoro. Per il contributo dato alla Resistenza ha ricevuto la stella d’oro al valore del Comando delle Brigate Garibaldi. Muore a Torino nel 1955.


Donne e Uomini della Resistenza: Elvira Berrini Pajetta, su wikisource.org Leo Lanfranco, su anpi.it Sciopero preinsurrezionale torinese, su resistenze. org