Semseyite

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Semseyite
Classificazione StrunzII/E.21-20
Formula chimicaPb9Sb8S21
Proprietà cristallografiche
Gruppo cristallinotrimetrico
Sistema cristallinomonoclino[1][2][3]
Classe di simmetriaprismatica[2][3]
Parametri di cellaa = 13.48, b = 11.87, c = 24.48[2], a = 13.64, b = 11.96, c = 24.46[3]
Gruppo puntuale2/m[2][3]
Gruppo spazialeC 2/c[2][3]
Proprietà fisiche
Densità6,08[1][3], 5,8-6,1[2] g/cm³
Durezza (Mohs)2,5[1][3]
Sfaldaturaperfetta[1], buona secondo {112}[2], perfetta secondo {112}[3] e secondo {001} il piano della [galena][3]
Fratturafragile[1][2][3]
Coloregrigio acciaio[1][3], grigio[2], nero[2][3]
Lucentezzametallica[2][3]
Opacitàopaca[2][3]
Striscionero[2][3]
Diffusioneassai rara[1]
Si invita a seguire lo schema di Modello di voce – Minerale

La semseyite è un minerale, un solfuro di piombo e antimonio. Il nome deriva dal nobile collezionista di minerali Andor von Semsey, (1833-1923)[2][3]. Scoperto dal mineralogista ungherese Jozsef Sandor Krenner (Budapest 3 marzo 1839, - Budapest 16 gennaio 1920)

Abito cristallino[modifica | modifica wikitesto]

Lamine, prismi e geminati

Origine e giacitura[modifica | modifica wikitesto]

Ha origine idrotermale e paragenesi con stibnite e pirrotite. Il minerale è associato ad altri solfuri di piombo e arsenico[1].

Forma in cui si presenta in natura[modifica | modifica wikitesto]

Si presenta in cristalli, aggregati globulari e fibroso-raggiati. I cristalli sono tabulari e appuntiti, sovente raggruppati a rosette[1].

Caratteri fisico-chimici[modifica | modifica wikitesto]

Reagisce con HNO3 e HCl.

Località di ritrovamento[modifica | modifica wikitesto]

Si trova a Wolfsberg, nell'Harz, Adlesbach nella valle del Kinzig, nella Foresta Nera in Germania; a Chiusbaia, Herja, Baia Sprie e Rodna, in Romania; a Gledinning nel Dumfriesshire in Scozia; a Montluçon in Francia e nella regione di Oruro, in Bolivia[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k Carlo Maria Gramaccioli, II. Solfuri, in Come collezionare i minerali dalla A alla Z, vol. 1, Milano, Alberto Peruzzo editore, 1988, p. 170.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r (EN) Webmin, su webmineral.com.
  3. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r (EN) mindat, su mindat.org.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Webmin, su webmineral.com.
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