Mario Casotti

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Mario Casotti (Roma, 10 giugno 1896Marina di Pietrasanta, 12 luglio 1975) è stato un filosofo e pedagogista italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Roma da Enrico Casotti e Virginia Sciello. A Pisa fu allievo, nelle Università di Pisa e di Roma, dei filosofi Giovanni Amendola e Giovanni Gentile. Con quest'ultimo si laureò nel 1918 con una tesi intitolata La concezione idealistica della storia, in cui esprimeva la propria entusiasta adesione alla dottrina gentiliana dell'attualismo.[1]

Nel 1921, a soli venticinque anni è caporedattore delle riviste La nuova scuola italiana e Levana, entrambe fondate nel 1921 da Ernesto Codignola (1885-1965) ed espressioni dell'idea di scuola gentiliana[2].

Dopo aver insegnato Pedagogia a Pisa e a Torino, nel 1923, anno della Riforma Gentile, pubblica La nuova pedagogia e I compiti dell’educazione moderna, che costituisce un primo ripensamento critico dell’idealismo che fino a quel momento lo aveva ispirato. L’anno successivo si converte al cattolicesimo[2].

Dopo aver aderito all'appello Per un Fascio di Educazione Nazionale,[3] sottoscritto tra gli altri da Ernesto Codignola, Giuseppe Lombardo Radice e Augusto Monti, in vista di un rinnovamento della scuola italiana, Casotti indirizzò il proprio percorso professionale in direzione della pedagogia, orientata alle teorie idealiste di Gentile, da lui riprese e rielaborate anche nelle prime esperienze di insegnamento alla Scuola Normale di Pisa e all'Istituto Superiore di Magistero dell'Università degli Studi di Torino.[1] Del Codignola fu anche collaboratore nella redazione delle riviste Levana e La nuova scuola Italiana.[4]

Nel 1924 tuttavia, motivazioni personali, unite all'esigenza di approccio più realista all'educazione, portarono il Casotti ad allontanarsi in maniera piuttosto repentina dalle posizioni idealistiche precedenti e ad aderire al neotomismo cattolico. viene chiamato da padre Agostino Gemelli (1878-1959), il francescano fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, alla cattedra di Pedagogia nella facoltà di Magistero di questo ateneo, cattedra che manterrà per quasi quarant’anni, oltre all’incarico di Storia della Pedagogia nella facoltà di Lettere e Filosofia dello stesso istituto[2], in cui Casotti insegnerà fino al 1964, sviluppando una forma di pedagogia cattolica ispirata a Raffaello Lambruschini, Antonio Rosmini, e san Giovanni Bosco, basata sulla perennis philosophia dell'aristotelismo tomista tramandata dalla Chiesa.[1]

Egli avversò da un lato l'attivismo e il naturalismo pedagogico, recuperando l'importanza della «lezione» e della «disciplina», in una prospettiva di insegnamento rivolta all'«imitazione di Cristo». Dall'altro reinterpretò il rapporto maestro-allievo nell'ottica di Tommaso d'Aquino, contestando la pretesa dell'attualismo gentiliano di risolverne il dualismo in unità, concependolo piuttosto come condivisione di uno stesso cammino di crescita, incentrato sulla Rivelazione, nel quale l'educazione è vista come un'arte, che consente il passaggio dalla potenza all'atto.[1]

Nel 1933 Casotti fondò la rivista Supplemento pedagogico alla Scuola italiana moderna, rinominata nel 1952 in Pedagogia e vita. Nel 1948 pubblicò in due volumi una sintesi del suo pensiero educativo, che vede la pedagogia contraddistinta, «come scienza e come arte», sia da un aspetto etico-religioso, finalizzato a un ideale, sia da uno scientifico basato sulla «sperimentazione» del metodo più opportuno da seguire e adattare alle difficoltà del contesto didattico.[1]

Pensiero filosofico e pedagogia[modifica | modifica wikitesto]

La prima filosofia a cui si accosta Casotti è lo spiritualismo dinamico (o anche assoluto idealismo) di stampo gentiliano, che contraddistinguerà il suo primo periodo, di netta condanna verso l'interpretazione empirica della pedagogia, ritenuta alla stregua di un'offesa verso la spiritualità umana, aspetto principe della persona ma ignorato dall'approccio empirico, secondo l'interpretazione di Casotti stesso[5].

Casotti si sposta poi verso la pedagogia cattolica ispirata al neotomismo a seguito della sua conversione, mentre nel suo ultimo periodo troviamo una concezione dell’educazione come scienza (in netto contrasto da quanto dichiarato nelle sue prime opere, prima fra tutte Introduzione alla pedagogia, in cui si scaglia contro la classificazione della Pedagogia come scienza) e come arte, oltre ad una forte critica al personalismo.

Di conseguenza, Casotti auspica un ritorno all’umanesimo popolare cristiano, in contrasto con l’avanzare di una pedagogia sempre più secolarizzata, arrivando addirittura a definire deviazioni e aberrazioni l’attivismo naturalistico di John Dewey[6].

Mario Casotti sosterrà per tutto il suo percorso che l’educazione è un processo finalizzato alla conoscenza del Vero e alla pratica del Bene, unificati nel loro rapporto con l’Ente, cioè con Dio, nell’ambito della pedagogia cristiana. Vero, Bene e Ente saranno i fulcri su cui costruirà la sua filosofia e da cui, a dispetto delle diverse ideologie che abbraccerà nel corso dei suoi lavori, non si distaccherà mai in maniera significativa.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Saggio di una concezione idealistica della storia, Firenze, Vallecchi, 1920
  • Introduzione alla pedagogia, Firenze, Vallecchi, 1921
  • La nuova pedagogia e i compiti dell'educazione, Firenze, Vallecchi, 1923
  • Lettere su la religione, Milano, Vita e Pensiero, 1925
  • La pedagogia di Raffaello Lambruschini, Milano, Vita e Pensiero, 1929
  • Il "moralismo" di G. G. Rousseau. Studio sulle idee pedagogiche e morali di G. G. Rousseau, Milano, Vita e Pensiero, 1929
  • Maestro e scolaro. Saggio di filosofia dell'educazione, Milano, Vita e Pensiero, 1930
  • La pedagogia di S. Tommaso d'Aquino. Saggi di pedagogia generale, Brescia, La Scuola, 1931
  • Educazione cattolica, Brescia, La Scuola, 1932
  • Scuola attiva, Brescia, La Scuola, 1937
  • La pedagogia di Antonio Rosmini e le sue basi filosofiche, Milano, Vita e Pensiero, 1937
  • Didattica, Brescia, La Scuola, 1938
  • Pedagogia generale, 2 voll., Brescia, La Scuola, 1948
  • Esiste la pedagogia?, Brescia, La Scuola, 1953
  • La pedagogia del Vangelo, Brescia, La Scuola, 1953
  • Educare la volontà, Brescia, La Scuola, 1957
  • Il metodo educativo di Don Bosco, Brescia, La Scuola, 1960
  • L'arte e l'educazione all'arte, Brescia, La Scuola, 1961
  • Memorie e testimonianze Brescia, La Scuola, 1976

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e Franco Cambi, Mario Casotti, su treccani.it.
  2. ^ a b c Mario Casotti pedagogista cattolico, su totustuustools.net.
  3. ^ Appello per un "Fascio di educazione Nazionale", su «L'educazione nazionale», anno II, n. 1-2, pp. 1-3, 15 gennaio 1920.
  4. ^ Franco V. Lombardi, Filosofia e pedagogia nel pensiero di Mario Casotti. Dall'Idealismo alla Neoscolastica, op.cit., pag. 103.
  5. ^ Casotti Mario, Introduzione alla pedagogia, Vallecchi, 1921.
  6. ^ Tina Tomasi, Scuola e pedagogia in Italia dal 1948 al 1960, p. 73.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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