Giovanni Battista Federici

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Giovanni Battista Federici
NascitaGenova, 26 novembre 1785
Morte1860
ReligioneCattolicesimo
Dati militari
Paese servito Repubblica Ligure
Bandiera della Francia Primo Impero francese
Regno di Sardegna
Regno di Sardegna
Forza armataArmée de terre
Armata sarda
ArmaFanteria
CorpoGranatieri
Anni di servizio1800 - 1848
GradoTenente generale
FeriteBraccio sinistro a Bautzen (20-21 maggio 1813)
Comandanti
GuerreGuerre napoleoniche
Prima guerra d'indipendenza italiana
CampagneTerza coalizione
Sesta coalizione
Campagna di Lione (1815) (con i piemontesi)
BattaglieBattaglia di Bautzen
Battaglia di Pastrengo
Assedio di Peschiera
Comandante di
  • Colonnello del 9º reggimento della Brigata La Regina
  • Maggior generale comandante della Brigata Pinerolo
  • Luogotenente generale della 1ª divisione del IV Corpo d'Armata piemontese
Decorazionivedi qui
dati tratti da Per un dizionario dell'alta ufficialità dell'esercito carlo albertino. Prosopografie dei protagonisti dal 1831 al 1849[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Giovanni Battista Federici (Genova, 26 novembre 17851860) è stato un generale italiano, nobile e veterano delle guerre napoleoniche che partecipò al comando della 4ª Divisione, appartenente al II Corpo d'armata del generale Ettore De Sonnaz, alla prima guerra d'indipendenza italiana. Partecipò alle fasi preparatorie dell'assedio alla fortezza di Peschiera, di cui fu comandante dopo la capitolazione, e si distinse nel corso della battaglia di Pastrengo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Genova il 26 novembre 1785, figlio di Alessandro e Vittoria Dinegro.[2] Tra il 1800 e il 1802 fu, come soldato semplice della Guardia, al servizio della Repubblica Ligure. Cinque anni dopo operava come sergente nell'esercito francese, con il quale partecipò alla seconda campagna d'Italia, e a quella in Prussia dove, con il grado di tenente del 101e Régiment d’infanterie de ligne, rimase ferito al braccio sinistro nel corso della battaglia di Bautzen (20-21 maggio 1813).[2] Venne posto in congedò dall'esercito francese con il grado di luogotenente, e il 18 luglio 1814 fu inquadrato nel I Battaglione di linea genovese come tenente.[1] Dopo l'annessione di Genova al Regno di Sardegna fu arruolato nell'Armata Sarda il 18 marzo 1815, come tenente nella Brigata Genova.[1] Il 11 dicembre dello stesso anno passò nei granatieri, e il 1 luglio 1817 fu trasferito come capitano nella Legione Reale Leggera.[1] Il 1 gennaio 1822 passò in servizio nella Brigata Savona.[2] Il 24 gennaio 1825 ritornò nei granatieri, e il 27 gennaio 1827, promosso maggiore, fu assegnato alla Brigata Piemonte.[3] Il 24 agosto 1831 fu promosso tenente colonnello, e il 1 gennaio 1832, come tale passò nel 1º Reggimento fanteria della Brigata Piemonte.[3] Nel 1835 come colonnello fu assegnato al comando del 1º Reggimento fanteria della Brigata Regina[4] finché, nel 1840, promosso maggior generale assunse il comando della Brigata Pinerolo.[5] Promosso tenente generale, nel corso della prima guerra d'indipendenza italiana del 1848 ebbe il comando della 4ª Divisione del II Corpo d'armata del generale Ettore De Sonnaz.[3] Partecipò alle fasi preparatorie dell'assedio alla fortezza di Peschiera, e poi alla battaglia di Pastrengo (30 aprile) dove, con la Brigata Piemonte e i volontari parmensi andò all'assaltò del fianco destro dello schieramento dell'esercito imperiale.[3] Avanzando sul lato sinistro piemontese, si mosse senza molti problemi alla volta delle colline di Pastrengo.[3] Quando re Carlo Alberto di Savoia decise di riprendere le operazioni su Peschiera con al comando il figlio Ferdinando duca di Genova, egli si trovò al comando delle brigate Piemonte e Pinerolo[N 1] Con la capitolazione della fortezza di Peschiera il 30 maggio, egli abbandonò il comando della 4ª Divisione, sostituito dal duca di Genova, per assumere l'incarico di governatore della fortezza appena conquistata.[3] Dopo la sconfitta di Custoza e la successiva ritirata che portò alla firma dell'armistizio di Salasco, il 24 agosto fu collocato in aspettativa insieme al generale Carlo Canera di Salasco.[N 2][6] Nel dicembre 1848 fu posto definitivamente in pensione, e si spense nel 1860.[3]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
«per i suoi onorevoli servigi e per i suoi sentimenti di schietta ed invariabile devozione accoppiata ad altre pregevoli qualità»
— 13 luglio 1831.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ La quale era al comando del maggior generale Michele Bes.
  2. ^ In quello stesso giorno vennero posti in ritiro i generali Vittorio Garretti di Ferrere e Teodoro Cacherano di Bricherasio.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Di Pietrantonio 2020, p. 77.
  2. ^ a b c d Lo Faso di Serradifalco 2016, p. 188.
  3. ^ a b c d e f g Di Pietrantonio 2020, p. 78.
  4. ^ Calendario generale pe' regii stati, 1839, p. 310. URL consultato il 5 marzo 2022.
  5. ^ Calendario generale pe' regii stati, 1847, p. 372. URL consultato il 5 marzo 2022.
  6. ^ Luseroni 2016, p. 335.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alberto Leoni, Addio mia bella addio. Battaglie ed eroi (sconfitti) del Risorgimento, Milano, Edizioni Ares, 2020.
  • Luca Di Pietrantonio, Per un dizionario dell’alta ufficialità dell’esercito carlo albertino. Prosopografie dei protagonisti dal 1831 al 1849, Torino, Università degli Studi di Torino, a.a. 2019-2020.
  • Luca Di Pietrantonio, Vecchie e nuove generazioni. Gli ufficiali di Carlo Alberto nella prima guerra d'indipendenza, Tesi di laurea magistrale Torino, Università degli Studi di Torino, a.a. 2022-2023.
  • Virgilio Ilari, Davide Shamà, Dario Del Monte, Roberto Sconfienza e Tomaso Vialardi di Sandigliano, Dizionario bibliografico dell’Armata Sarda seimila biografie (1799-1821), Invorio, Widerholdt Frères srl, 2008, ISBN 978-88-902817-9-2.
  • Alberico Lo Faso di Serradifalco, Gli ufficiali del Regno di Sardegna dal 1814 al 1821. Vol.2 (PDF), Torino, Centro Studi Piemontesi, 2016.
  • Giovanni Luseroni, Giuseppe Mazzini e i Democratici nel Quarantotto Lombardo, Roma, Gangemi, 2016.
  • Piero Pieri, Storia militare del Risorgimento, Torino, Einaudi, 1962.