Francisco Desquivel

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Francisco d'Esquivel
arcivescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiArcivescovo di Cagliari (1605-1624)
 
Nato1550 a Vitoria
Nominato arcivescovo20 giugno 1605 da papa Paolo V
Consacrato arcivescovo11 settembre 1605 dall'arcivescovo Alfonso Laso Sedeño
Deceduto21 dicembre 1624 a Cagliari
 

Francisco d'Esquivel Landa, anche riportato come Desquivel (Vitoria, 1550Cagliari, 21 dicembre 1624), è stato un arcivescovo cattolico spagnolo di origine basca, figura importante nella storia della Sardegna.

Vita in Spagna[modifica | modifica wikitesto]

Francisco d'Esquivel nacque da illustre famiglia di Vitoria, figlio di Francisco de Ali d'Esquivel e di donna Maria de Landa, intorno al 1550[1]. Sulla forma del cognome vi sono differenze radicate, trovandosi tanto la dizione d'Esquivel quanto quella Desquivel.

Nel 1584 conseguì la laurea in diritto civile ed ecclesiastico presso l'università di León, successivamente vi insegnò per alcuni anni, fu vicario del vescovo di Castel Rodrigo e verso il 1595 assunse la carica di inquisitore a Maiorca.

In questa veste riscosse notevole consenso, tanto presso la popolazione[2] quanto presso re Filippo III, che nel 1604 lo nominò arcivescovo di Cagliari. Papa Paolo V lo elesse nella prestigiosa carica il 20 giugno 1605.

Vita in Sardegna[modifica | modifica wikitesto]

L'anno seguente, assunta la carica, resse l'Inquisizione in Sardegna tramite un delegato; in virtù della sua esperienza in materia rimase un punto di riferimento per tutto il regno di Sardegna anche dopo la nomina di un inquisitore effettivo. Nel governo spirituale della diocesi indisse due sinodi e curò diverse visite pastorali, inoltre riprese duramente i parroci che non adempivano all'obbligo della residenza, benché in generale il suo giudizio sul clero sia decisamente positivo e di conseguenza anche quello sulle anime affidategli.

Alla sua azione, insieme a quella dei predecessori, del consiglio della città e del parlamento, si deve l'istituzione dell'università di Cagliari, con bolla di Paolo V del 1606 e diploma regio del 1620; ed insieme, del seminario diocesano. Ad insegnare in entrambe le istituzioni furono chiamati i gesuiti.

Inoltre fu per sua iniziativa che nel 1618, fu fondato un seminario dedicato alla preparazione culturale anche dei laici, fino allora molto scadente: il Collegio dei nobili, ancora in funzione nell'anno scolastico 2020/21 col nome di Convitto nazionale Vittorio Emanuele assunto nel Risorgimento[3].

I sancti innumerabiles[modifica | modifica wikitesto]

Il nome di monsignor d'Esquivel è però legato indissolubilmente al rinvenimento delle reliquie dei santi martiri cagliaritani. All'epoca, era aspra la polemica per il titolo di primate di Sardegna con l'arcivescovo di Sassari; quest'ultimo, che aveva appena rinvenuto, le reliquie dei santi Gavino, Proto e Gianuario[4] (cui è tuttora dedicata la magnifica basilica a Porto Torres) si appellava alla delegazione primaziale concessa all'arcivescovo Prospero di Torres nel XIV secolo. In risposta, Esquivel organizzò a partire dal 1615 imponenti e invadenti scavi archeologici nelle aree in cui la pietà popolare venerava martiri paleocristiani, in particolare intorno alla basilica di San Saturnino a Cagliari ed a Sulci (isola di Sant'Antioco).

A Cagliari egli diresse i lavori di persona e trovò una lapide con la scritta + S....INUM..., interpretata erratamente come sancti innumerabiles; effettivamente negli anni seguenti furono scoperti numerosi resti, fra cui quelli dei santi Cesello, Camerino, Lussorio e finalmente Saturnino, patrono della città.

Per onorare queste presunte sante reliquie costruì una cripta nella cattedrale di Cagliari, contenente il santuario dei martiri cagliaritani: in tre cappelle - dedicate alla Madonna dei martiri, a San Saturnino ed a San Lucifero, uno dei primi vescovi della città autore di opere importanti contro le eresie - pareti e volta contengono seicentodiciassette rosoni diversi e centosettantanove nicchie ognuna col nome del santo di cui contengono reliquie, gli uni e le altre tutte scolpite a mano in marmo policromo. Ancora oggi questo monumento è uno dei più singolari esiti dell'architettura barocca in Sardegna.

La morte[modifica | modifica wikitesto]

Il sarcofago di monsignor Desquivel, raffigurato anche nel dipinto.

Nonostante le sue richieste di tornare in Spagna, monsignor Francisco d'Esquivel rimase a Cagliari fino alla morte, avvenuta il 21[5] dicembre 1624, dopo 18 giorni di malattia. Il suo corpo fu sepolto in un sarcofago all'entrata del santuario da lui costruito, vicino ai "suoi" santi martiri.

Genealogia episcopale[modifica | modifica wikitesto]

La genealogia episcopale è:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Benché il Casula riporti verso il 1554 ed il Tola il 1561, il Pala cita don Pedro Deysunca che visto il certificato di battesimo riferiva che nel 1604 l'Esquivel aveva 54 anni: Alberto Pala, I vescovi di Cagliari: 1605-1624 Francesco Desquivel, "L'eco della primaziale", 2011, 31. In assenza di riferimenti diversi, le informazioni di questa voce sono tratte da quest'ultima fonte, in quanto più completa e specifica delle altre.
  2. ^ P. Tola, Dizionario citato in bibliografia, ad vocem.
  3. ^ Antonello Angioni, Guida alla città di Cagliari, GIA, Torre degli Ulivi (Capoterra), 2002, p. 98.
  4. ^ Per i quali si veda http://www.santiebeati.it/dettaglio/55250
  5. ^ Quinque libri mortuorum, Cattedrale di Cagliari. Tale data è riportata anche nella lapide sulla tomba. Il Pala invece, citando l'annuncio del vescovo ausiliare monsignor Sebastiano Carta, parla del giorno 26.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Cesare Casula, ad vocem, in Dizionario storico sardo. Edizione riveduta e ampliata Cagliari, L'unione sarda, 2006, volume 5, pp. 1156–1157.
  • Giuseppe Manno, Storia di Sardegna, Torino, Alliana e Paravia, 1825-1827.
  • Pietro Martini, Storia ecclesiastica di Sardegna, Cagliari, Stamperia reale, 1839-1841.
  • Alberto Pala, I vescovi di Cagliari: 1605-1624 Francesco Desquivel, "L'eco della primaziale", 2011, 31-35.
  • Pasquale Tola, ad vocem, in Dizionario biografico degli uomini illustri di Sardegna, Torino, Tipografia Chirio e Mina, 1837-1838, volume 2 [1], pp. 68–70.
  • Raimondo Turtas, Storia della chiesa in Sardegna: dalle origini al Duemila, Roma, Città nuova, 1999.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Arcivescovo di Cagliari Successore
Alfonso Laso Sedeño 20 giugno 1605 - 21 dicembre 1624 Lorenzo Nieto
Predecessore Primate di Sardegna e Corsica Successore
Alfonso Laso Sedeño 20 giugno 1605 - 21 dicembre 1624 Lorenzo Nieto
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