Francesco Mosca (ingegnere)

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Francesco Mosca (Rieti, 16 giugno 188727 febbraio 1980) è stato un ingegnere e aviatore italiano, considerato uno dei pionieri dell'aviazione italiana. Nel corso degli anni dieci del XX secolo si trasferì in Russia dove lavorò dapprima presso la fabbrica Dux di Chodynka, e poi aprì una propria azienda, designata ""Cantiere Aeronautico Moscovita Francesco Mosca", a Mosca dove, oltre alla costruzione di velivoli su licenza Farman IV, vennero realizzati il ricognitore MB e il caccia MB bis. Rientrato in patria nel 1920, andò a lavorare presso la Caproni e poi presso la Breda. Nel corso del 1935 costituì, insieme a Gianni Caproni, le Officine Reatine di Lavorazioni Aeronautiche (O.R.L.A.) dotate di proprio aeroporto.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Rieti il 16 giugno 1887.[1] Dopo aver frequentato l'Istituto tecnico industriale[2] della sua città natale si trasferì a Milano nel 1909, iniziando subito a collaborare alla costruzione di un biplano[3] tipo Wright progettato da Giuseppe Radici,[2] e motorizzato con un propulsore di costruzione nazionale, il Rebus da 40 HP.[2] Il velivolo fu collaudato con successo sul campo delle corse al trotto di Turro Milanese, e quindi presentato ufficialmente all'Esposizione Italiana di Aviazione[4] tenutasi a Milano il 15 novembre 1909.[2][5]

Verso la fine di quell'anno, con Gherardo Baragiola,[6] costituì a Vizzola Ticino una società aeronautica per costituire una scuola di volo dotata di velivolo Blériot XI[N 1] e realizzare in proprio un biplano equipaggiato con propulsore Rebus da 60 HP.[2] Tale società ebbe vita brevissima in quanto fu rilevata dall'ingegnere Gianni Caproni,[6] e in cui confluirono anche lui, Baragiola e l'anno dopo l'ingegnere Agostino de Agostini.[2] Il 20 luglio 1911[1] conseguì il brevetto[N 2] di pilota,[2] e in quello stesso anno[7] fece conoscenza con alcuni allievi aviatori russi con i quali strinse amicizia. Due di essi, Georgij Viktorovič Jankovskij e Maksim Germanovič Lerche,[2] lo convinsero a trasferirsi in Russia al fine di realizzare aerei da vendere al governo imperiale.[2] Nel gennaio 1912 partì dall'Italia per raggiungere dapprima Pietroburgo,[2] e successivamente Mosca[8] dove iniziò a lavorare come direttore presso la fabbrica Dux di Khodynka.[1] In quello stabilimento nel corso del 1912 venivano prodotti su licenza velivoli Farman, Morane-Saulnier, Breguet e Voisin.[8]

In quello stesso anno realizzò un aereo monoplano monoposto dotato di motore Gnome da 50 HP,[1] che fu designato LyaM dal nome dei progettisti Lerche, Jankovskij e Mosca.[8] L'aereo venne portato all'Esposizione Aeronautica Internazionale di Mosca,[1] ottenendo la medaglia d'argento.[8] Presso la Dux progettò anche una serie di velivoli designati Meller, dal nome del fondatore dell'industria Dux, Ju. A. Meller.[8] Nel corso del 1914, in collaborazione con l'ingegnere Aleksandr Bezobrazov, realizzò un triplano senza piano orizzontale di coda, che volò per la prima volta il 2 ottobre dello stesso anno, con la guerra già iniziata, andando subito distrutto.[8] Presso la Dux collaborò alla realizzazione su licenza di 75 aerei Farman IV,[8] e iniziò un'attività di manutenzione degli aerei in servizio presso le scuole di volo militari.[8] Il 30 giugno 1915 fondò il "Cantiere Aeronautico Moscovita Francesco Mosca", situato nella capitale al civico 21 delle Petrogradskij Chaussee.[8] Qui realizzò, in collaborazione con il progettista Bystritsky, due tipi di aereo, il ricognitore MB e il caccia MB bis.[8]

La produzione in serie del primo, l'MB, fu autorizzata dalla Direzione del genio militare il 30 giugno 1915 con un ordine di 12 esemplari,[8] cui seguì il 27 giugno 1916 quello per la produzione su licenza di 15 Farman IV[9] emesso dalla Direzione Militare della Flotta Aerea Russa.[9] Il 27 luglio dello stesso anno arrivò una prima commessa per la realizzazione di 27 caccia MB bis e relative parti di ricambio, cui seguì nel mese di ottobre un'ulteriore commessa di 125 esemplari più le relative parti di ricambio.[9]

Allo scoppio della rivoluzione russa, il 26 ottobre 1917, i rivoltosi assunsero il controllo della fabbrica, tanto che egli dovette lasciarla sotto la minaccia delle armi.[9] L'8 novembre lasciò precipitosamente Mosca, trasferendosi successivamente a Taganrog,[1] località sul Mar d'Azov,[9] allora sotto il controllo delle forze bianche del generale Denikin. In questa città impiantò il nuovo stabilimento, denominato Officina Aeronautica Mosca, dove si effettuavano riparazioni di aerei e automobili dando lavoro a circa 150 operai.[9] Nei primi mesi del 1920 le forze bolsceviche guidate da Trockij occuparono Taganrog, ed egli dovette lasciare definitivamente l'Unione Sovietica trasferendosi a Costantinopoli, in Turchia.[1] Collaborò per breve tempo con la missione militare italiana[1] guidata dal maggiore Mario Stanzani,[9] che sull'aeroporto di San Stefano addestrava gli aviatori turchi.[9] Nel settembre del 1920 rientrò definitivamente in Italia, dove trovò occupazione presso la Caproni,[1] di cui divenne poi Direttore generale degli stabilimenti aeronautici, e poi, nel 1923,[1] presso il gruppo Breda.[9]

Tra il 1932 e il 1934 conseguì la laurea in ingegneria aeronautica presso l'Università di Friburgo, in Svizzera.[9]

Nel 1935,[9] insieme con Gianni Caproni, fondò a Rieti le Officine Reatine di Lavorazioni Aeronautiche (O.R.L.A.)[9] cui nel 1938 fu affiancato un apposito aeroporto. Nel corso della seconda guerra mondiale presso la ORLA si effettuavano grandi revisioni degli aerei da caccia italiani, e da trasporto tedeschi.[9] Si spense il 27 febbraio 1980.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Del cosiddetto “Tipo Manica”, in quanto simile a quello utilizzato da Louis Blériot per sorvolare il canale della Manica.
  2. ^ Si trattava del numero 47.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j Mancini 1936, p.452.
  2. ^ a b c d e f g h i j Ciampaglia 1999, p.95.
  3. ^ Cobianchi 1943, p.38.
  4. ^ Cobianchi 1943, p.40.
  5. ^ Cobianchi 1943, p.37.
  6. ^ a b Cobianchi 1943, p.146.
  7. ^ Cobianchi 1943, p.148.
  8. ^ a b c d e f g h i j k Ciampaglia 1999, p.96.
  9. ^ a b c d e f g h i j k l m n Ciampaglia 1999, p.97.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Mario Cobianchi, Pionieri dell'aviazione in Italia, Roma, Editoriale Aeronautico del Ministero dell'Aeronautica, 1943.
  • Luigi Mancini (a cura di), Grande Enciclopedia Aeronautica, Milano, Edizioni Aeronautica, 1936.
Periodici
  • Giuseppe Ciampaglia, Francesco Mosca, in Rivista Italiana Difesa, n. 4, Chiavari, Giornalistica Riviera Soc. Coop. a.r.l., aprile 1999, p. 95-97.