Cattedrale di San Martino (Lucca)

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Coordinate: 43°50′26.15″N 10°30′23.22″E / 43.840597°N 10.50645°E43.840597; 10.50645
Cattedrale di San Martino
Facciata e campanile
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Toscana
LocalitàFile:Lucca-Stemma.png Lucca
IndirizzoPiazza Antelminelli, 55100 Lucca LU
Coordinate43°50′26.38″N 10°30′21.13″E / 43.84066°N 10.50587°E43.84066; 10.50587{{#coordinates:}}: non è possibile avere più di un tag principale per pagina
ReligioneCristiana cattolica di rito romano
TitolareMartino di Tours
DiocesiArcidiocesi di Lucca
Consacrazione1070
Stile architettonicoromanico, gotico
Inizio costruzioneXI secolo
CompletamentoXII secolo
Sito webwww.museocattedralelucca.it/cattedrale.htm

La cattedrale di San Martino è il principale luogo di culto cattolico della città di Lucca, chiesa madre dell'omonima arcidiocesi.

Secondo la tradizione, il duomo fu fondato da San Frediano nel VI secolo, poi riedificato da Anselmo da Baggio, vescovo della città, nel 1060 ed infine rimaneggiato tra il XII e il XIII secolo.

Storia

Il sito della cattedrale, come in altre città di antica origine, si colloca ai limiti della città romana: gli spazi centrali della Luca romana erano fortemente urbanizzati e non era ancora attuabile il progetto, che si concretizzerà per la chiesa di San Michele, di utilizzare lo spazio del foro. Non abbiamo notizie sulla primitiva costruzione: si è pensato ad un esempio di "complesso episcopale"[1], costituito da una serie di chiese raggruppate, con funzioni differenziate. Nell'area dell'attuale piazza San Martino si affacciavano il battistero, la chiesa nota attualmente come Chiesa dei Santi Giovanni e Reparata e probabilmente la chiesa che occupava il sito della odierna cattedrale. Altri edifici sacri sorgevano nei pressi, come la chiesa oggi distrutta di San Salvatore in Pulìa.

San Martino ricevette il titolo di chiesa cattedrale nel VIII secolo, a scapito della chiesa di Santa Reparata. Lo spostamento avvenne probabilmente per sottolineare il nuovo stato di cose a Lucca, con la fine del dominio longobardo e l'avvento dei conti carolingi, in stretta collaborazione con il papato. Segno di questo cambiamento fu la traslazione nel 780, ad opera del vescovo Giovanni I, delle reliquie di San Regolo dalla ormai spopolata città di Populonia. Per ospitare le prestigiose reliquie si rese necessario l'ampliamento della chiesa, con la costruzione di una cripta e di nuovi e più sontuosi arredi interni.

La cattedrale fu completamente ricostruita a partire dal 1060 e solennemente consacrata nel 1070[2] da Anselmo da Baggio, che all'epoca della consacrazione era già papa Alessandro II, ma aveva mantenuto il titolo di vescovo di Lucca, anche perché impegnato nello scontro con l'antipapa Onorio II, ovvero Cadalo da Parma. L'unico resto di questa fase della cattedrale, che peraltro doveva essere un edificio di grande importanza, è il Busto di Anselmo da Baggio, conservato oggi nel Museo della Cattedrale. La chiesa, in stile romanico, doveva avere corpo basilicale a cinque navate, sorrette da colonne sormontate da matronei, tetti a copertura lignea. Il porticato, costruito successivamente, conserva ancora una serie i mensoloni su cui doveva essere disteso un tavolato in modo da formare un passaggio che congiungesse ai matronei.

Nel 1196 veniva costituita l'Opera del Frontespizio, che si dotava di consoli e rendite proprie allo scopo di costruire ed adornare la facciata con un nuovo portico, elemento già presente nella cattedrale fin dall'833, distrutto nel 905 e ricostruito nel 928. A sua volta la cattedrale pisana doveva influenzare pesantemente il rifacimento del portico di facciata, ad opera di Guidetto da Como, scultore ed architetto già impegnato nel cantiere pisano, che nella facciata del San Martino si raffigura con in mano una pergamena che reca la data 1204[3]. Il cantiere portò alla nascita del cosiddetto Secondo stile del romanico lucchese, fortemente influenzato dal più innovativo romanico pisano, ma che accentua ulteriormente la complessità e l'intrico della decorazione a colonnette.

Vista del lato sinistro del settore absidale, dove sono rimaste tracce della redazione del 1320; si notino gli archi acuti, e l'esile pilastro rettangolare (quello affrescato), con semplice modanatura senza capitello.

Appena concluso il cantiere del portico di facciata, si dovette mettere mano, forse a causa di un dissesto statico, ad un rifacimento dell'area absidale. Il vescovo Enrico II concesse parte del terreno degli orti del palazzo vescovile (ancora oggi situato ad est della cattedrale) ad augmentandam ecclesiam[4] per un prolungamento dell'abside di quattordici braccia. La lunghezza di questo prolungamento lascia supporre che si stesse già progettando un rimodellamento della cattedrale a tre navate con transetto; infatti il prolungamento ha portato le tribune della chiesa alla stessa lunghezza che successivamente fu data ai bracci del transetto. I lavori, come testimonia una lapide murata nell'abside, iniziarono nel 1308; furono ripresi nel 1320 dall'Operaio ser Bonaventura Rolenzi (che appose la lapide nel punto cui erano giunte le costruzioni sotto il suo predecessore). Nel 1348 come risulta da una donazione testamentaria della vedova di Castruccio Castracani[4] in trefunibus ( sic per tribunis) novis inceptis et finiendis, che forse per motivi di risparmio, forse per l'urgenza dei lavori, forse per lo spirito conservatore tipico delle espressioni artistiche lucchesi, furono portati avanti in gran parte riutilizzando pietre lavorate ed intarsi marmorei provenienti dalla antica chiesa, creando così una grande abside unica dall'ingannevole aspetto romanico in pieno XIV secolo.

Le cattive condizioni economiche della città di Lucca in quegli anni della sua storia, ridussero considerevolmente i fondi disponibili e le tribune furono costruite in un gotico alquanto povero e dimesso, con archi acuti e pilastri a sezione rettangolare coronati a cornice semplice, lavorati con poca destrezza e che denotano una «grande negligenza di esecuzione» (Ridolfi).

Nel 1372, due anni dopo la liberazione dal giogo pisano, che i lucchesi sentirono così grave da dedicare nel duomo stesso un altare Alla libertà, erano completate l’abside, il muro perimetrale del transetto, e voltata la prima campata orientale. La navata era ancora quella romanica e comunque si faceva conto di reimpiegarne le pareti perimetrali rinforzate e rivestite. Sia i pilastri sia le volte diedero però segni di dissesto statico; l’Opera del Duomo era talmente malridotta da non avere un Operaio in carica e la questione fu portata al Maggiore e generale Consiglio del popolo.

La cattedrale di Lucca in una fotografia degli anni '80 del XIX secolo

Questo, nell’adunanza del 19 aprile 1372 deliberò di eleggere ben tre Operai, che dovevano esaminare le proprietà rimaste all’Opera e cercare di trarne il maggior profitto possibile, col quale far continuare i lavori interrotti e iniziare quelli mai iniziati. Fra i tre Operai prescelti spicca il nome di Francesco Guinigi che - dopo aver recitato un ruolo primario nella liberazione della città da Pisa - si serviva delle sue enormi ricchezze per esercitare un signoria de facto sul governo lucchese. Probabilmente fu proprio lui a convocare un consulto in cui furono invitati i maggiori esperti d’architettura disponibili in Toscana. Ridolfi[5] ritiene che la maggioranza di questi esperti dovettero provenire dal grande cantiere di Santa Maria del Fiore, la cattedrale fiorentina, del cui gigantesco corpo basilicale si stava ormai terminando la costruzione, in attesa di affrontare il grande problema della cupola. La domanda posta agli intervenuti fu se si dovesse continuare il progetto iniziato o se fosse necessario apportare cambiamenti. Il parere conclusivo venne fatto conoscere al Consiglio generale nella seduta del 23 giugno 1372.

I lavori già effettuati furono giudicati «meschini e non solidi a sufficienza»[5] e si raccomandava l’adozione di pilastri più robusti, di un disegno ispirato a quelli talentiani usati per Santa Maria del Fiore. I pilastri già costruiti dovevano addirittura essere rimossi, dopo aver puntellato accuratamente le murature circostanti, e sostituiti da pilastri ottagonali del modello proposto, con una spesa di circa 600 fiorini. Nel corso della seduta venne data piena autorità agli Operai (menzionando con particolare onore Francesco Guinigi) di disporre dei proventi dell’Opera per disfare e costruire a loro arbitrio. Molto probabilmente, in quella sede o in successive sessioni, i maestri interpellati dovettero fornire modelli non solo per il nuovo pilastro, ma anche per il resto dell’alzato, coi matronei e le volte a costoloni. I lavori dovettero ricominciare con nuova alacrità anche se sappiamo da una istanza presentata dall’Operaio ser Bartolomeo di Nicolao Bacchini che nel 1379, nonostante fossero stati eretti altri pilastri, non si era ancora provveduto alla sostituzione di quelli eretti seguendo il precedente progetto. Il comune concesse altri 200 fiorini e si deve credere che solo allora si procedesse alla sostituzione. Nel maggio 1384 il comune erogava altri 200 fiorini per l’erezione di altri pilastri, dodici anni dopo la ripresa dei lavori. Altre notizie di vendite, richieste di sussidi e aiuti, al comune e nel 1387 addirittura a Papa Urbano VI, concorrono nell’indicare la fine dei lavori intorno al 1390.

Descrizione

Misure e dimensioni

Parametro Misura
Lunghezza 84,3 m
Larghezza delle navate 27,3 m
Larghezza del transetto 43,6 m
Altezza della navata centrale 27,6
Altezza del campanile 69 m

Facciata

La facciata

Alla facciata è addossato il portico-nartece aperto sulla piazza da tre grandi arcate di cui una più stretta per la vicinanza del preesistente campanile. Guidetto e i suoi collaboratori misero in opera bassorilievi con martirio di san Regolo raffigurato nella lunetta posta sopra l'ingresso della navata destra, un ciclo dei mesi e storie di San Martino; nella lunetta e nell'architrave dell'ingresso alla navata sinistra fu infine collocata la straordinaria Deposizione di Nicola Pisano, una delle opere più all'avanguardia del tempo (1260 circa).

Il porticato era spesso occupato da banchi di cambiavalute che trafficavano coi numerosi pellegrini che passavano da Lucca, una delle principali tappe sul percorso della Via Francigena. Una iscrizione monumentale ricorda ai cambiavalute l'impegno assunto a non frodare i clienti e invita questi ultimi a fidarsi della protezione del clero della cattedrale e di San Martino. Sull'altro lato della porta sinistra (la più spesso aperta perché consentiva la vista assiale della cappella del Volto santo) si trova una riproduzione della originale lapide con la datazione della cattedrale.

Su una delle pietre del pilastro addossato alla base del campanile si trova scolpito un labirinto affiancato da un'iscrizione che ricorda il mito di Teseo e Arianna.[6] Il genere di labirinto, per la similitudine con quello maestoso sul pavimento della Cattedrale di Chartres e l'affresco recentemente scoperto in Alatri (FR), ha fatto pensare ad una classe di opere artistiche dovute ai templari[7].

Interno

L'interno

L'interno della cattedrale è a croce latina, con aula divisa in tre navate con le due laterali sormontati da matronei con trifore gotiche e la centrale terminante con un'abside semicircolare illuminata da tre grandi monofore romaniche; l'abside è interamente occupata dal presbiterio, al centro del quale si trova l'altare maggiore in marmi policromi. Il transetto, della medesima altezza della navata centrale, è a sua volta suddiviso in due navate, ma è privo di matroneo. In generale l'aspetto dell'interno è caratterizzato da un marcato verticalismo, anche in virtù della notevole differenza di altezza tra la navata centrale e le laterali. Queste forme francamente gotiche, pur moderate dall'uso segli archi a tutto sesto (gli archi acuti si ritrovano nei matronei e nell'ultima campata prima dell'abside), fanno dell'interno della cattedrale di Lucca un esempio abbastanza raro nell'architettura italiana.

Nella cattedrale è custodita la Madonna in trono col Bambino e santi, opera di Domenico Ghirlandaio, che la dipinse intorno al 1479.

Lo stesso argomento in dettaglio: Monumento funebre a Ilaria del Carretto.

In un locale presso la sacrestia si trova il monumento funebre a Ilaria del Carretto, realizzato dallo scultore Jacopo della Quercia tra il 1406 ed il 1408. Esso raffigura la nobildonna lucchese, moglie di Paolo Guinigi, alla quale, morta di parto molto giovane, fu dedicato il sarcofago marmoreo. Il sarcofago raffigura la ragazza in posa dormiente, riccamente abbigliata e giacente su un catafalco decorato con putti reggifestone. Ai piedi della ragazza giace un cagnolino, simbolo della fedeltà coniugale.

Lo stesso argomento in dettaglio: Tempietto del Volto Santo e Volto Santo di Lucca.

Nella terza campata della navata laterale di sinistra, si trova il Tempietto del Volto Santo, opera di Matteo Civitali, dove è custodito il Volto Santo di Lucca. Il tempietto è una edicola realizzata nel 1484 a pianta ottagonale e dotata di otto colonne che sostengono volte archi a tutto sesto. All'interno del tempietto è custodito il Volto Santo ovvero il crocifisso ligneo che la tradizione vuole realizzato dal fariseo Nicodemo ad immagine di Gesù. La veneratissima immagine del Volto Santo è al centro delle celebrazioni per il 14 settembre, giorno della Santa Croce.

Organo a canne

Nella cattedrale, si trova l'organo a canne Mascioni opus 755, costruito nel 1957.

Lo strumento, a trasmissione elettrica ha 48 registri divisi su tre tastiere di 61 note ciascuna e pedaliera concavo-radiale di 32, con consolle mobile indipendente nell'abside; il materiale fonico è così collocato all'interno della chiesa:

  • dietro l'altare maggiore, nell'abside, si trova il Positivo corale (prima tastiera) e la relativa sezione del pedale (Pedale corale);
  • nella cassa rinascimentale sulla cantoria nella sesta campata della navata laterale di destra, si trovano il Grand'Organo (seconda tastiera) e il Pedale;
  • nella cassa rinascimentale sulla cantoria nella sesta campata della navata laterale di sinistra si trova l'Espressivo (terza tastiera).

Di seguito, la disposizione fonica dello strumento:

Prima tastiera - Positivo corale
aperto
Principale 8'
Ottava 4'
Decimaquinta 2'
Ripieno 4 file
Corno di camoscio 8'
Unda maris 8'
espressivo
Bordone 8'
Flauto 4'
Nazardo 2.2/3'
Flautino 2'
Viola 8'
Tromba dolce 8'
Seconda tastiera - Grand'Organo
Principale 16'
Principale I 8'
Principale II 8'
Ottava 4'
Duodecima 2.2/3'
Decimaquinta 2'
Ripieno grave 3 file
Ripieno acuto 5 file
Dulciana 8'
Flauto traverso 8'
Tromba 8'
Voce umana 8'
Terza tastiera - Espressivo
Bordone 16'
Bordone 8'
Diapason 8'
Principalino 4'
Ripienino 3 file
Flauto in VIII 4'
Flauto in XII 2.2/3'
Silvestre 2'
Decimino 1.3/5'
Sesquialtera combinata
Oboe 8'
Voce celeste 8'
Tremolo
Pedale
Contrabbasso 16'
Principale 16'
Bordone 16'
Basso 8'
Bordone 8'
Corno camoscio 8'
Ottava 4'
Controfagotto 16'
Trombone 8'
Pedale corale
Subbasso 16'
Coperto 8'
Flauto 4'

Note

  1. ^ (non frequentissimo in Italia, ma tipico del nord Europa, specie in epoca pre-carolingia)
  2. ^ Un'iscrizione murata nel portico della cattedrale odierna recita MILLEQUE SEX DENIS TEMPLUM FUNDAMINE IACTO/LUSTRO SUB BINO SACRUM STAT FINE PERACTO
  3. ^ l'iscrizione recita: Mill(esimo) CC IIII condidit electi / tam pulchras dextra Guidecti
  4. ^ a b Roberto Ridolfi, L'arte in Lucca studiata nella sua Cattedrale, Lucca 1882, pag 22 e sgg.
  5. ^ a b Ridolfi, Basiliche medioevali della città di Lucca, pag.132
  6. ^ tradotta suona più o meno Questo è il labirinto che il cretese Dedalo costruì e dal quale nessuno, entratovi, poté uscirne; all'infuori di Teseo aiutato, per amore, dal filo di Arianna.
  7. ^ Alatri prezioso affresco "Il Cristo nel Labirinto" in un cunicolo nel chiostro di San Francesco

Bibliografia

  • Enrico Ridolfi, L'arte in Lucca studiata nella sua Cattedrale, Lucca, 1882
  • Enrico Ridolfi, Basiliche medioevali della città di Lucca, a cura di G. Morolli, Silvana editoriale, Cinisello Balsamo, 2002
  • Giuseppe Merzario, I Maestri Comacini - Storia artistica di milleduecento anni (600-1800) Amiedi, Milano
  • Giovanni Pozzi, Templum Salomonis. Simboli e misteri intorno alla cattedrale di Lucca, San Marco Litotipo, Lucca, 2011

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