Corrado Banchi

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La celebre "rovesciata di Parola" (Firenze, 15 gennaio 1950)

Corrado Banchi (Firenze, 6 novembre 1912Massa Marittima, 24 aprile 1999) è stato un fotografo italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque in via Ponte alle Mosse a Firenze, ultimo di tre fratelli, da Natale e Ofelia Banchi, commercianti. Disinteressato al lavoro dei genitori, si appassionò in giovane età della fotografia, quando a dodici anni ricevette in regalo una macchina fotografica, iniziando a lavorare come cartellonista per alcuni cinema della città toscana.[1] Giocatore dilettante di calcio, militò per quattro anni nella categoria allievi della Fiorentina – allora Libertas – negli anni trenta.[1][2]

Durante la seconda guerra mondiale fu destinato a presidiare la linea ferroviaria Tirrenica a Follonica, dove conobbe Lola Chiti, divenuta sua moglie nel 1944.[1] Banchi documentò con le sue fotografie eventi bellici avvenuti nel Massetano: immortalò la sepoltura in una fossa comune degli ottantatré minatori di Niccioleta, trucidati dai nazisti nel 1944; e l'ingresso dell'esercito americano a Massa Marittima il 24 giugno 1944.[1][2] Stabilitosi a Massa Marittima, vi aprì il suo studio fotografico con laboratorio, prima in via Cappellini e successivamente in via Moncini, iniziando a lavorare così come fotografo professionista.[1] Nel 1948 fotografò la cattura dei banditi Francesco Russo e Andrea Cucchiara, che avevano rapito un facoltoso cittadino svizzero, Gioacchino Zopfi, nel Volterrano.[1][2] Si specializzò presto in fotografo sportivo, collaborando con quotidiani quali Il Tirreno e La Nazione, e seguendo la Nazionale italiana nei campionati europei e mondiali.[1] Il 15 gennaio 1950, durante Fiorentina-Juventus allo stadio Artemio Franchi di Firenze, durante il campionato di serie A 1949-1950, Banchi realizzò la sua fotografia più famosa: la cosiddetta "rovesciata di Parola", resa celebre quale immagine delle figurine Panini.[1][2][3]

Dal 1952 al 1956 collaborò al cinegiornale Settimana Incom come operatore cinematografico. Per la Incom realizzò numerosi servizi: si ricordano la prima vittoria di Ribot all'ippodromo di Pisa nel 1953, l'ultima vittoria di Gino Bartali nel Giro di Toscana sempre nello stesso anno, l'alluvione del Polesine del 1954.[1] In Maremma documentò le condizioni sociali dei minatori della Montecatini e la tragedia di Ribolla del 1954, nella quale persero la vita quarantatré minatori; negli anni sessanta immortalò il veloce mutamento paesaggistico della costa grossetana, come la nascita dello stabilimento Montedison di Scarlino, e lo sviluppo edilizio per il turismo d'élite di Roccamare e Punta Ala.[1][2]

Nel 1980 realizzò un cartellone pubblicitario per il museo della miniera di Massa Marittima, che ricevette un premio nazionale dal Ministero dell'interno.[1] Nel 1985 fu premiato a Pisa dall'associazione italiana reporter fotografici, e gli fu conferito il titolo di cavaliere dal presidente della Repubblica Sandro Pertini.[1] Morì a Massa Marittima il 24 aprile 1999.[1][4]

Archivio[modifica | modifica wikitesto]

L’archivio, conservato presso la famiglia, raccoglie buona parte del materiale prodotto da Corrado Banchi dal 1935 al 1999: negativi, stampe originali, riproduzioni e ritagli stampa.[5] Significativa la documentazione storica sugli eventi legati alla Maremma, dalla seconda guerra mondiale alla nascita delle industrie e allo sviluppo balneare turistico e d'élite.[5] Numerose le fotografie a soggetto sportivo o per eventi mondani, come le elezioni di Miss Italia dal 1947 al 1954.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m Banchi Corrado, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 19 marzo 2018.
  2. ^ a b c d e Alberto Prunetti, Il fotografo che inventò la rovesciata rimasta in cielo, La Repubblica, 4 dicembre 2013. URL consultato il 19 marzo 2018.
  3. ^ Stefano Pacini, Corrado Banchi, il fotografo sconosciuto più famoso al mondo, su www.frontierenews.it. URL consultato il 19 marzo 2018.
  4. ^ È morto Corrado Banchi. Fotografò la rovesciata di Parola, Il Tirreno, 26 aprile 1999. URL consultato il 19 marzo 2018 (archiviato dall'url originale il 20 marzo 2018).
  5. ^ a b c Fondo Banchi Corrado, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 19 marzo 2018.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]