Cimitero monumentale di Staglieno

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Il Pantheon di stile romano e la statua della Fede,
opera dello scultore Santo Varni

Il cimitero monumentale di Staglieno è la maggiore necropoli di Genova ed è uno dei cimiteri monumentali più grandi e importanti d'Europa. Si trova nella Val Bisagno, nel territorio del "Municipio IV - Genova Media Val Bisagno", comprendente il quartiere di Staglieno.

Per la vastità dei suoi imponenti monumenti funebri è considerato un vero e proprio museo a cielo aperto. In esso sono sepolti figli illustri del capoluogo ligure, tra cui uno dei padri della Patria italiana, Giuseppe Mazzini, il partigiano Ferruccio Parri, il compositore della musica dell'Inno d'Italia Michele Novaro, il garibaldino Antonio Burlando (che fece parte della spedizione dei Mille), l'attore Gilberto Govi, il cantautore Fabrizio De André e la moglie di Oscar Wilde.

Le numerose statue funerarie e cappelle - opere prevalentemente di scultori genovesi - sia pure costruite in stili differenti restituiscono all'insieme del complesso un importante valore sotto l'aspetto dell'architettura funebre occidentale.

La progettazione

La sua progettazione risale al 1835 ancora sulla scia dal clima creato dall'editto del governo napoleonico firmato a Saint-Cloud ed entrato in vigore il 2 giugno 1804, con il quale si vietavano le sepolture nelle chiese e nei centri abitati.

Il progetto originario dell'architetto Carlo Barabino venne approvato dal Comune di Genova. Barabino tuttavia morì nello stesso anno a causa dell'epidemia di colera che aveva colpito la città e il progetto passò al suo collaboratore e allievo Giovanni Battista Resasco (il piazzale dell'ingresso secondario del camposanto ne ricorda oggi il nome).

L'area di Staglieno parve la più indicata per la costruzione di un cimitero poiché poco abitata e, allo stesso tempo, vicina al centro della città. I lavori iniziarono nel 1844 e la struttura venne aperta al pubblico nel 1851.

Dopo vari ampliamenti portati avanti nel tempo, oggi comprende un'area di circa 18.000 metri quadrati ed include anche un cimitero inglese (dove si trova la tomba della moglie di Oscar Wilde, Mary Constance Lloyd), uno protestante ed uno ebraico.

Al centro della necropoli - dove un tempo vi era semplicemente un grande prato - si erge ora la statua della Fede, alta nove metri, opera dello scultore Santo Varni.
Prospiciente la statua della Fede, al culmine di un'imponente scalinata, si staglia il Pantheon (copia del Pantheon di Roma) con il suo bellissimo pronao di colonne in stile dorico, fiancheggiato da due statue marmoree rappresentanti i profeti biblici Giobbe e Geremia.

Lungo la collina che lo sovrasta si possono incontrare, lungo il cammino, cappelle monumentali in stile gotico, bizantino, neo-egizio, Liberty, mesopotamico e neoclassico. Il cimitero ospita le tombe di personaggi famosi come Giuseppe Mazzini, Gilberto Govi, Nino Bixio, Fabrizio De André, Stefano Canzio, Ferruccio Parri.

Veduta del cimitero di Staglieno in una cartolina di inizio Novecento
verso sinistra si nota il Pantheon; più all'esterno il corso dell' antico acquedotto
Statua al cimitero di Staglieno

Il camposanto di Staglieno, evidentemente, non può non essere motivo di orgoglio cittadino. È stato ed è - per la sua bellezza - meta di artisti e letterati giunti da ogni dove: Ernest Hemingway lo definì una delle meraviglie del mondo.

Ma la migliore descrizione della struttura e dell'imponenza del complesso architettonico la dà Mark Twain nel suo libro "The Innocents Abroad" ("Innocenti all'estero", del 1867):

«È un ampio corridoio di marmo fiancheggiato da colonne che si stende intorno ad un grande quadrato di terreno libero; il suo spazioso pavimento è di marmo e su ogni lastra c'è un'iscrizione, giacché ogni lastra ricopre una salma.
Da una parte e dall'altra, avanzando nel mezzo del passaggio, vi sono monumenti, tombe, figure scolpite squisitamente lavorate, tutte grazia e bellezza. Sono nuove, nivee; ogni lineamento è perfetto, ogni tratto esente da mutilazioni, imperfezioni o difetti; perciò, per noi, queste lunghissime file di incantevoli forme sono cento volte più belle della statuaria danneggiata e sudicia salvata dal naufragio dell'arte antica ed esposta nelle gallerie di Parigi per l'adorazione del mondo.»


Luci / e ombre
a sin: Statua; al centro: Statua d'angelo; a ds.: Statua a Caterina Campodonico, detta Catainin dae reste

Il principale cimitero genovese ha subito nel tempo una comprensibile decadenza anche se mantiene inalterato il suo fascino. Certo, le tombe e le sculture che agli occhi di Twain apparivano nuove e nivee, oggi sono rese grigie dalla polvere e dallo smog. Ma, anche se lasciate in totale abbandono, restano ugualmente piene di grazia e perfette nella struttura, rimanendo di sicuro uno fra i più begli esempi dell'arte funeraria con cui la borghesia genovese dell'Ottocento ostentava la propria opulenza.

Analisi storica

Una statua al cimitero di Staglieno

Per comprendere meglio l'aspetto puramente artistico ed il valore della parte monumentale del cimitero di Staglieno occorre procedere ad una valutazione di tipo storico-sociale considerando cioè - per quanto riguarda almeno il periodo del cosiddetto realismo borghese - i riflessi e le ricadute dello sviluppo, della formazione e del consolidamento di un certo tipo di borghesia - quella genovese del tempo - quanto mai propulsiva e per molti aspetti artefice di una mentalità progressista ante litteram.

In quegli anni, i tentativi insurrezionali mazziniani del 1832-34 di Chambery, Torino e Genova, pur falliti, scossero l'opinione pubblica preoccupando i vari casati nobili al potere e intimorendo in linea di massima le classi sociali dominanti che, se talvolta si mostravano aperte al progresso, d'altro canto capivano che una cospicua parte del loro potere sarebbe stata erosa dal suffragio universale di una costituzione repubblicana.

Si sviluppò così una linea di pensiero di tipo liberale moderato che aveva la chiara intenzione di esser guida per i movimenti risorgimentali ma nel contempo di impedire sconvolgimenti sociali irreversibili, nella convinzione che l'impegno sociale e politico e riforme adeguate avrebbero gradualmente portato sia all'indipendenza nazionale sia all'unificazione del mercato, indispensabile per uno sviluppo industriale simile a quello delle nazioni più moderne dell'epoca.

Utilizzando i mezzi legali di comunicazione che in quel periodo storico - ovvero metà Ottocento - eran loro permessi, gli aderenti a questa linea di pensiero si adoperarono con tenacia ed anche coraggio personale per il raggiungimento di maggiori libertà supportate da leggi diverse che tenessero conto anche delle esigenze della classe operaia che stava crescendo a ritmi fortissimi soprattutto a Genova. Ad esempio, un obiettivo fondamentale era adeguare l'istruzione alle necessità del periodo storico sociale che si stava profilando, in particolare in modo tale che la formazione seguisse i ritmi dell'industrializzazione (ricalcando così, almeno nelle linee principali, il concetto di libero scambio poi analizzato da Adam Smith e ancora successivamente diffuso in Italia da Richard Cobden).

Tombe e scultori nei porticati:

Vedi il dettaglio

Porticato inferiore

  • Statua di Caterina Campodonico, scultore Lorenzo Orengo
  • scultore Ramognino: Tomba Famiglia Rocca
  • scultore Salvator Terelli: tomba marchesa Rovine Lomellini
  • Tomba Luigi Groppallo, scultore Santo Varni; accanto: tomba Marcello Groppallo, scultore Lorenzo Orengo
  • Altre tombe di Santo Varni nel porticato inferiore: tomba Chichizola - tomba Donghi - tomba Lomellini - tomba Ronco - tomba Tagliacarne - tomba Maggiolo-Staglieno - Tomba Durazzo Spinola
  • scultore Giuseppe Gaggini: Tomba Nicora
  • scultore Benetti: Tomba Tagliaferro
  • scultore Rubatto: tomba del marchese G. C. Di Negro
  • Scultore Giacobbe: tomba Musso - tomba Montebruno
  • Scultore Vittorio Lavezzari: tomba Queirolo, tomba Fossati, tomba Repetto, tomba Pizzorni
  • scultore Luigi Orengo: tomba Cabella
  • Scultore Rota: tomba Serra (statua del frate) - tomba Brunetti - tomba Pasquale Pastorino
  • Scultore S. Saccomanno: tomba Faustino da Costa - tomba Casella
  • Scultore Carli: tomba Tomaso Pellegrini - tomba Dottor Pisano
  • scultore Villa: tomba coniugi Chiappa
  • scultore Demetrio Paernio: tomba Luigi Priario (1877) - tomba Carlo Celesia (1899)
  • scultore Scanzi: tomba Giacomo Borgonovo - tomba Casella - tomba Elisa Falcone - tomba Ghiglino - tomba Carpaneto
  • scultore G. B. Cevasco: tomba Danovaro - tomba Francia Pescetto - tomba Badaracco - tomba Galleano (con pitture di Nicolò Barabino)
  • scultore Rivalta: tomba Ghigliani - tomba Giulio Cesare Drago (donatore della ringhiera del ponte di Carignano)
  • scultore Pietro Costa: tomba Sorelle Da Passano
  • scultore Antonio Bozzano; tomba De Fornari - tomba Scanzi
  • scultore Giulianotti: tomba Conti
  • scultore Bistolfi: tomba Tito Orsini
  • scultore Lorenzo Massa: tomba Paganelli
  • scultore Calvi: tomba Mainetto
  • scultore Pasciutti: tomba Rebora

Galleria frontale

  • scultore P.E. De Barbieri: tomba Nicolò Frugoni - tomba Bisso Traverso
  • scultore Brizzolara: tomba Risso-Zerega
  • scultore Scanzi: tomba Bertollo-Ferralasco
  • scultore Vittorio Lavezzari:Tomba Canale (1912)
  • scultore Demetrio Paernio: tomba Appiani (1910)

Porticato semicircolare trasversale

  • scultore Pasciutti: tomba Garbugino
  • scultore Edoardo De Albertis: tomba Ferrando Roggero
  • scultore P. E. De Barbieri: tomba Frixione
  • scultore Eugenio Baroni: tomba Luisa Cibilis Remus - tomba Rota
  • scultore a. De Albertis: tomba Anostaz-Pazzoni - tomba Profumo
  • scultore Benetti: tomba DaPino
  • scultore Gigi Orengo: tomba Cabona

Porticato ai piedi del Pantheon a Levante

Galleria trasversale

  • monumenti degli scultori Campora - Lavarello - Razeto - De Barbieri - Orengo - Noris

Scala per i porticati superiori

  • scultore Cavasco: tomba Galleano (Cristo deposto dalla Croce)
  • scultore Montarsolo: tomba Vallebona (Cristo rescuscita Lazzaro)
  • scultore Vela: tomba Torti (effigie in medaglione rotondo del poeta Giovanni Torti(1774 - 1852))

Porticati superiori, incima allo scalone

Porticato superiore (Porticato delle celebrità cittadine)

«NICOLÒ CROSA DI VERGAGNI / GIÀ MINISTRO DI SARDEGNA PRESSO LA S.SEDE / DA LUNGA ED ACERBA INFERMITÀ TRVAGLIATO / LASCIÒ ESEMPIO IMITABILE / DI CRISTIANA FORTEZZA NEL SOFFRIRE / RAPITO ALL'AMORE DEI FIGLI IL DÌ XXIII GIUG.° MDCCCLIV»

Apporto degli scultori genovesi

Lo stesso argomento in dettaglio: Scultori genovesi e Angelo di Monteverde.
La statua della Fede

Fra gli scultori che si sono succeduti nel dar vita alle opere che decorano il cimitero monumentale vi sono principalmente Santo Varni (autore della bella statua dedicata alla Fede, alta nove metri e posta al centro della necropoli, statua eseguita non per una tomba in particolare ma come emblematica presentazione del grandioso cimitero allo spettatore che vi accede) e Lorenzo Orengo (che scolpì la tomba dedicata a Caterina Campodonico, la famosa venditrice di noccioline).

Sono poi da segnalare Augusto Rivalta (autore della tomba Piaggio), Eugenio Baroni (autore di numerose tombe di famiglia), Luigi Rovelli (che costruì la Cappella Raggio, nota anche come Duomo di Milano per la somiglianza con la cattedrale meneghina), Michele Sansebastiano (cui si devono il cippo Tagliaferro, il cippo Romanengo-Bussa e la Tomba Barbieri), Edoardo Alfieri e Norberto Montecucco.

Una menzione particolare merita, infine, l'Angelo di Monteverde, opera dello scultore Giulio Monteverde che orna sontuosamente con una figura d'angelo d'inusitato fascino la tomba Oneto al Porticato superiore di ponente.

Curiosità

La tomba della famiglia Appiani in una vecchia foto, che si trova nel porticato sud usata come copertina dell'album Closer dei Joy Division

Il gruppo new wave inglese dei Joy Division (1977-1980) scelse, per le copertine di due dischi, foto di tombe scattate nel cimitero di Staglieno.
La prima immagine rappresenta il particolare di una tomba dallo stile vagamente egizio nel basamento, e fu usata per la copertina del 45 giri Love will tear us apart; la seconda è una foto scattata da Bernard Pierre Wolff ed utilizzata per la copertina del long playing pubblicato postumo (ovvero dopo il suicidio di Ian Curtis) Closer nel 1980, per cui è stata usata una foto della tomba della famiglia Appiani, che si trova nel nel porticato sud.

Note

Bibliografia

L'angelo di Giulio Monteverde
  • F.Resasco, La Necropoli di Staglieno, Genova 1892
  • T.Crombie, The Sculptors of Staglieno, Genoese nineteenth-century funerary monuments, in Apollo 1973 n. 135
  • R.Bossaglia-M.F.Giubilei, Cadaveri eccellenti, in Arte 1982, n. 124
  • F.Sborgi (a cura di), L'Ottocento e il Novecento. Dal Neoclassicismo al Liberty, in La scultura a Genova e in Liguria. Dal Seicento al primo Novecento, Genova 1988
  • G.Berengo Gardin-G.Nessi Parlato, Il giardino del tempo, Pomezia 1993
  • F.Sborgi, Staglieno e la scultura funeraria ligure tra Ottocento e Novecento, Torino 1997
  • S.Diéguez Patao-C.Gimènez (a cura di), Arte y architectura funeraria, Dublin, Genova, Madrid (XIX-XX), Torino, Electa España 2000
  • G.Berengo Gardin-G.Nessi Parlato, Staglieno, Giganti di marmo. Marble Giants, Tormena 2002
Lo stesso argomento in dettaglio: Bibliografia su Genova.

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