Chiesa e monastero di Santa Flavia

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Chiesa di Santa Flavia ed ex monastero dei benedettini
La chiesa e l'annesso monastero
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàCaltanissetta
Coordinate37°29′38.41″N 14°03′49.95″E / 37.494002°N 14.063875°E37.494002; 14.063875
Religionecattolica di rito romano
Diocesi Caltanissetta
Inizio costruzionefine del XVI secolo
CompletamentoXVII secolo (monastero)
1793 (chiesa)

La chiesa e il monastero di Santa Flavia sono un complesso religioso di Caltanissetta, all'interno dell'omonimo quartiere.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La nascita del monastero è legata alla figura di donna Maria d'Aragona, duchessa di Montalto, vedova del conte di Caltanissetta Francesco II Moncada, la quale, dopo la morte prematura del giovane marito avvenuta nel 1592, versò un contributo di 500 onze annue per la realizzazione e il mantenimento di un monastero benedettino che sarebbe dovuto sorgere accanto all'esistente chiesa di Santa Venera, in un luogo panoramico che dominava visivamente l'intera città. Il terreno per il monastero fu concesso dai giurati di Caltanissetta già nel 1593; l'atto di fondazione si trova presso l'archivio di stato di Caltanissetta. Papa Clemente VIII diede la sua approvazione tramite la bolla pontificia del 27 agosto 1594.[1] Nel 1596 il vescovo di Girgenti (da cui all'epoca dipendeva la chiesa nissena), concesse il terreno su cui sorgeva Santa Venera per la costruzione della chiesa annessa al monastero, che per esplicita richiesta della duchessa sarebbe stata dedicata a santa Flavia, sorella del martire benedettino san Placido.[1][2]

I lavori iniziarono tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo; dopo la morte della duchessa, furono portati avanti da suo figlio, il principe Antonio d'Aragona Moncada. L'importanza e l'imponenza dell'opera furono tali al punto che, secondo i resoconti dell'epoca, la costruzione del monastero aumentò il valore dell'intera città di Caltanissetta. Nella nuova chiesa, per volontà di donna Maria, venne dedicata una cappella a Santa Venera; nella cappella dedicata a Santa Flavia furono sepolti Antonio Moncada, cugino dell'omonimo principe, e di sua moglie Maria.[2]

I tempi per la costruzione della chiesa furono lunghi. Sebbene una testimonianza riporti che questa fosse in funzione già nel 1607, i lavori che porteranno la chiesa ad assumere l'aspetto odierno iniziarono intorno al 1650. Inoltre, da alcuni documenti si evince che la chiesa di Santa Venera, definita chiesa vecchia, dovesse ancora esistere nel 1667, e che i lavori per l'altare maggiore della nuova chiesa avvennero verosimilmente intorno al 1669. A causa di problemi economici, la costruzione della chiesa venne interrotta per diversi decenni; fu ripresa solo nel 1763 e fu completata nel 1793.[2]

Nel XIX secolo vi dimorò Giuseppe Benedetto Dusmet. Egli vi giunse nel 1847 come segretario di Carlo Antonio Buglio, eletto abate del monastero. Vi rimase fino al 1850, ma vi ritornò due anni dopo con il titolo di priore amministratore con funzione di abate su insistenza di Antonino Maria Stromillo, primo vescovo di Caltanissetta, che lo voleva come aiutante nella gestione della sua neonata diocesi. Nel 1854, durante una violenta epidemia di colera, Dusmet fu in prima linea nel soccorso e nel conforto degli ammalati. Rimase a Caltanissetta fino alla morte del vescovo Stromillo, che egli assistette fino all'ultimo, nel 1858.[3] Al cardinale Dusmet è intitolata la via che affianca la chiesa di Santa Flavia.[4]

Con l'unità d'Italia il monastero e la chiesa furono confiscati; furono dapprima destinati a lazzaretto, durante l’epidemia di colera del 1885,[5] poi furono convertiti in caserma "Belleno" e in deposito militare. Successivamente il monastero fu destinato a rifugio per gli indigenti, mentre la chiesa fu restituita al culto nel XX secolo. Negli anni sessanta l'edificio era fatiscente, e all'ipotesi di demolizione si opposero i parroci dell'epoca che iniziarono il restauro senza contributi da parte dell'erario. Nel 1978 si arrivò a un accordo secondo cui il monastero sarebbe stato ristrutturato con fondi del Ministero delle finanze purché i locali della struttura fossero utilizzati per attività sociali.[1]

I lavori di restauro eseguiti nei primi anni duemila hanno riportato alla luce la facciata dell'antica chiesa di Santa Venera, oggi inglobata nella parete laterale della chiesa di Santa Flavia.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'altare maggiore

La facciata della chiesa presenta due ordini, separati da una cornice marcapiano. Il monastero, originariamente a due elevazioni, ma con una terza realizzata in epoca successiva, racchiude un cortile dentro il quale vi insisteva un porticato, demolito probabilmente durante la trasformazione in caserma.[2]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Salvatore La Mendola, Il Convento benedettino di S.Flavia ieri... e oggi, su parrocchie.it. URL consultato l'11 ottobre 2017.
  2. ^ a b c d e Progetto Scuola Città.
  3. ^ Breve biografia del Beato Cardinale Dusmet, su dusmet.weebly.com. URL consultato l'11 ottobre 2017.
  4. ^ Rosetta Bonomo, Vie e Vite, Gela, Betania editrice, 2010, p. 61.
  5. ^ Ospedalità antica in Sicilia – Caltanissetta, su www3.unict.it. URL consultato l'11 ottobre 2017 (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2011).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • AA.VV., Chiesa S. Flavia e convento dei benedettini, in Daniela Vullo (a cura di), Progetto Scuola Città, Caltanissetta, Lussografica, 2005, pp. 43-46.
  • Giovanni Carovello, Eroe di Carità. Il Beato Giuseppe Benedetto Dusmet a Caltanissetta (1847-1850 e 1852-1858), Caltanissetta 2007.
  • Giovanni Carovello Grasta, "Il Beato Dusmet a Caltanissetta (1847-1850: 1852-1858)", in: Benedictina 64(2017), pp. 115-138.
  • Giovanni Carovello Grasta, In honorem Divae Flaviae. Storia e storie dell'Abbazia di Santa Flavia in Caltanissetta dalle origini ai giorni nostri, Caltanissetta 2019.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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