Ponte Capodarso

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Ponte Capodarso
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
AttraversaImera meridionale
Coordinate37°29′43.35″N 14°08′43.87″E / 37.495376°N 14.14552°E37.495376; 14.14552
Dati tecnici
Tipoponte ad arco
Materialemuratura
Lunghezza95 m
Luce max.26 m
Altezza luce13[senza fonte] m
Altezza14[senza fonte] m
Realizzazione
Progettistimaestranze venete
Costruzione...-1553
Mappa di localizzazione
Map

Il ponte Capodarso è un ponte ad arco del XVI secolo che attraversa l'Imera meridionale al confine tra gli attuali comuni di Caltanissetta ed Enna, e le loro rispettive ex province. Situato in un luogo selvaggio e impervio, protetto da piccole ripide alture che chiudono il fiume in una stretta gola, prende il nome dal vicino monte Capodarso (Capitarsu in siciliano).

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il ponte in una cartolina dei primi anni del Novecento
Il disegno ad acquaforte di Jean Houel.
In scuro la sagoma del ponte antico ed in rossiccio le nuove aggiunte (1864).

Il ponte fu costruito nel 1553 sull'Imera meridionale (comunemente detto "Salso") per ordine di Carlo V[1] per evitare il guado del fiume, particolarmente pericoloso durante le piene.[2] Originariamente aveva l'aspetto di un ponte a un solo arco "a schiena d'asino", che poteva essere attraversato solo dai pedoni;[1] ai lati vi erano statue raffiguranti i dodici apostoli.[3] Nel XVIII secolo il geografo Antonio Chiusole l'annoverò, assieme all'Etna e alla fonte Aretusa di Siracusa, tra le meraviglie della Sicilia («un monte, un fonte e un ponte»);[4][5] intorno alla fine del secolo il pittore francese Jean Houel ne fece un disegno ad acquarello, durante uno dei suoi viaggi in Sicilia.[6]

Sebbene fosse collocato esattamente sul confine con Castrogiovanni, il ponte rimase di pertinenza nissena, come attestato da un documento del 1620 in cui si attribuiva alla municipalità di Caltanissetta la manutenzione dell'intera opera.[4]

Nel 1842 fu interessato da un restauro commissionato dal consiglio provinciale,[1] ma solo dopo l'Unità d'Italia, nel 1863[3] (o già nel biennio 1847-48, secondo altra fonte)[7] la forma originaria venne totalmente stravolta: furono realizzati due piccoli archi laterali affiancati all'arco principale che lo resero piano, e venne allargato per renderlo adatto al passaggio dei carri. Alla fine dei lavori, nel 1866, fu inserito nell'itinerario della strada rotabile Caltanissetta-Piazza Armerina.[8]

Il ponte fu distrutto il 9 luglio 1943 dai tedeschi in ritirata, e ricostruito l'anno successivo. Il 10 aprile 1961 crollò nuovamente in seguito a una piena eccezionale; fu riaperto al traffico il 27 gennaio 1962.[8]

Il ponte oggi[modifica | modifica wikitesto]

Fa parte dell'itinerario della strada statale 122 Agrigentina ed è importante per gli spostamenti tra Caltanissetta ed Enna; annualmente è sede della partenza della storica Coppa Nissena. Il ponte ricade all'interno della riserva naturale orientata Monte Capodarso e Valle dell'Imera Meridionale. Oggi è sovrastato dal viadotto "Capodarso" (lungo 2210 m) della strada statale 626 della Valle del Salso.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Ponte Capodarso, su Piccola Atene. URL consultato il 25 settembre 2016 (archiviato dall'url originale il 2 giugno 2016).
  2. ^ Santagati, 2017, p. 34.
  3. ^ a b Giuseppe Saggio, Immagini di una città, in Caltanissetta tra Ottocento e Novecento, Caltanissetta, Lussografica, 1993, p. 146.
  4. ^ a b Santagati, 2017, p. 35.
  5. ^ Antonio Chiusole, Il mondo antico, moderno, e novissimo, ovvero Breve trattato dell'antica, e moderna geografia, vol. 1, Venezia, 1759, p. 420. URL consultato il 3 gennaio 2021.
    «Vengono in essa [in Sicilia] celebrati dagli Scrittori un Monte, un Fonte, ed un Ponte, e sono il Mongibello [...]; l'Aretusa Fonte [...]; ed il Ponte di Capitarso eretto mirabilmente con ingentissima spesa sulla cima di due piccoli monti, in mezzo dei quali scorre il fiume Salso, che è il più grande in tutta l'Isola, vicino Caltanissetta, e Castro Giovanni.»
  6. ^ Santagati, 2017, p. 32.
  7. ^ Santagati, 2006, p. 51.
  8. ^ a b Santagati, 2017, p. 33.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Santagati, Ponti antichi della provincia di Caltanissetta, in Archivio Nisseno, n. 20, Caltanissetta, Società Nissena di Storia Patria, gennaio-giugno 2017, pp. 31-57. URL consultato il 25 dicembre 2017.
  • Luigi Santagati, La Sicilia del 1720 secondo Samuel von Schmettau ed altri geografi e storici del suo tempo (PDF), volume I, 2006.
  • Luigi Santagati, Ponti antichi di Sicilia. Catalogo ragionato comprendente anche i ponti acquedotti con un’appendice sui traghetti fluviali e marini e con note tecniche sulla datazione dei ponti, Lussografica, Caltanissetta 2018. p. 18
  • Antonella Armetta, I ponti in Sicilia (XVIII-XIX secolo) fra tradizione e innovazione. Le sperimentazioni sul Simeto al passo di Primosole, Edizioni Caracol, Palermo 2014.
  • Bonanno Lucia, Architettura del paesaggio. Ponti di Sicilia, Edizione fuori commercio, Palermo 1999.
  • Aldo Casamento, La Sicilia dell’Ottocento. Cultura topografica e modelli cartografici nelle rappresentazioni dei territori comunali. Le carte della Direzione Centrale di Statistica, Edizioni Giada, Palermo 1986.
  • Vito Maria Amico e Statella, Lexicon topographicum Siciliae, volumi II, Palermo 1757- 60; tradotto ed aggiornato da Di Marzo Gioacchino, Pietro Morvillo, Palermo 1855-6.
  • Aldo Casamento, La Sicilia dell’Ottocento. Cultura topografica e modelli cartografici nelle rappresentazioni dei territori comunali. Le carte della Direzione Centrale di Statistica, Edizioni Giada, Palermo 1986.
  • Antonio Chiusole, Il mondo antico, moderno, e novissimo, ovvero Breve trattato dell’antica, e moderna geografia, vol. 1, Venezia, 1759.
  • Francesco Maria Emanuele e Gaetani marchese di Villabianca, Ponti sui fiumi della Sicilia, a cura di Salvo Di Matteo, Edizioni Giada, Palermo 1992.
  • Lavinia Gazzè, L’acqua contesa. Sicilia e territorio (secc. XV-XVIII), Società di storia patria per la Sicilia orientale, Catania 2012
  • Jean-Pierre Louise Laurent Houel, Voyage pittoresque des isles de Sicile, de Malta et de Lipari , 1° volume, Parigi 1782-7.
  • Ferdinando Maurici e Melo Minnella, Antichi ponti di Sicilia, L’Epos, Palermo 2006.
  • Mario Turrisi e Patrizia Firrone, Sicilia che scompare. I ponti di Sicilia, Fuori commercio, Palermo 2002.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]