Catubodua

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Catubodua (proto-celtico: * Katu-bodwā, "corvo da battaglia") è il nome di una supposta divinità celtica della guerra. Il nome è dedotto da una singola iscrizione rinvenuta a Mieussy, in Alta Savoia, Francia[1], che in realtà recita "ATHVBODVAE AVG SERVILIA TERENTIA S L M"[2]. La restituzione del testo come Catubodua dipende dal presupposto che una C iniziale sia andata perduta e che i nomi personali ATEBODVAE, ATEBODVVS e ATEBODVI rinvenuti in altre tre iscrizioni nell'Austria e nella Slovenia moderne[3] non siano correlati.

Catubodua sembra essere identica alla dea irlandese Badb Catha; sotto questa identificazione, Badb Catha era la dea che avrebbe previsto il destino dei guerrieri prima della battaglia. Nicole Jufer e Thierry Luginbühl collegano provvisoriamente Catubodua con altre divinità femminili della guerra attestate altrove, come Boudina, Bodua e Boudiga, i cui nomi condividono radici che significano "combattimento" o "vittoria"[4]. Questa divinità sarebbe quindi paragonabile alla dea romana Vittoria e alla dea greca Nike, e forse alla dea norrena Sigyn.

Leggenda[modifica | modifica wikitesto]

Il collegamento tra il corvo e la guerra è frequente nella mitologia celtica. Una storia delle guerre romane contro i Galli del IV secolo a.C., registrata da Tito Livio, Aulo Gellio e Dionisio di Alicarnasso, può contenere un riferimento a ciò. Secondo la leggenda, un soldato romano, Marco Valerio, accettò una sfida al combattimento singolo con un campione gallico. Quando iniziò il combattimento, un corvo atterrò sull'elmo di Valerio e iniziò ad attaccare il gallo, che, terrorizzato da questo intervento divino, fu facilmente sconfitto. Valerio adottò quindi il cognomen "Corvus" (corvo), e come Marco Valerio Corvo divenne un famoso generale e politico della Repubblica Romana[5].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cathubodua, in L'Arbre Celtique, 2015. URL consultato il 13 maggio 2015.
  2. ^ W. M. Hennessey, The Ancient Irish Goddess of War, 1870.
  3. ^ CIL III, 5247; CIL III, 4732; CIL III, 5386; [1] Archiviato il 19 luglio 2011 in Internet Archive.
  4. ^ Jufer, N. and T. Luginbühl (2001). Répertoire des dieux gaulois. Paris, Editions Errance.
  5. ^ Tito Livio. Periochae. Archiviato il 15 novembre 2018 in Internet Archive. Book 7:10.