Utente:Wanax01/Sandbox

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Orca di Bigg
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Superphylum Deuterostomia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Tetrapoda
Classe Mammalia
Sottoclasse Theria
Infraclasse Eutheria
Superordine Laurasiatheria
Ordine Cetartiodactyla
Sottordine Odontoceti
Famiglia Delphinidae
Sottofamiglia Orcininae
Genere Orcinus
Specie O. rectipinnus
Nomenclatura binomiale
Orcinus rectipinnus
Cope in Scammon, 1869
Sinonimi

Orca rectipinna

L' orca di Bigg (Orcinus rectipinnus (Cope in Scammon, 1869)), è un mammifero marino appartenente alla famiglia dei delfini diffuso nel Pacifico settentrionale.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Orca di grandi dimensioni, probabilmente la specie di orca più grande presente nel Pacifico settentrionale, le femmine raggiungono i 7 m di lunghezza mentre i maschi superano gli 8 m; gli esemplari più grandi possono raggiungere i 9.8 m di lunghezza. La macchia oculare è di medie dimensioni e con la parte posteriore leggermente inclinata verso il basso. La pinna dorsale è più appuntita rispetto a quella di altre orche presenti nello stesso areale come Orcinus ater. Un ulteriore caratteristica utile al riconoscimento è la macchia dorsale a forma di sella che non risulta mai "aperta", come invece accade in O. ater.


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Rinoceronte di Giava indiano
Stato di conservazione
Estinto
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Perissodactyla
Famiglia Rhinocerotidae
Genere Rhinoceros
Specie R. sondaicus
Sottospecie R. s. inermis
Nomenclatura trinomiale
Rhinoceros sondaicus inermis
Lesson, 1838

Il rinoceronte di Giava indiano (Rhinoceros sondaicus inermis (Lesson, 1838)), noto anche come rinoceronte indiano minore, è una sottospecie estinta di rinoceronte di Giava un tempo diffusa in India nordorientale, Bangladesh, Buthan e Myanmar. La data esatta della sua estinzione non è chiara, ma si ritiene che sia scomparso all'inizio del XX secolo.





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Leone del Capo
Un leone del Capo al Jardin des Plantes nel 1860
Stato di conservazione
Estinto (2000)
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Mammalia
Ordine Carnivora
Famiglia Felidae
Sottofamiglia Pantherinae
Genere Panthera
Specie P. leo
Sottospecie P. l. melanochaitus
Nomenclatura trinomiale
Panthera leo melanochaita
Ch. H. Smith, 1842
Sinonimi

Panthera leo hollisteri, Panthera leo nyanze, Panthera leo melanochaitus

Il leone del Capo (Panthera leo melanochaita) è una popolazione di leone sudafricano, estinta in natura dal 1860 e dichiarato definitivamente estinto nel 2000.[1]

Un leone del Capo ritratto da Rembrandt.

Il leone del Capo viveva nella zona del Capo di Buona Speranza, in particolare nella provincia del Capo, in quello che oggi è il moderno Sudafrica. Tuttavia, non se ne conosce con precisione l'antico areale, anche perché in Sudafrica, al tempo, si potevano trovare altre sottospecie di leone. L'ultimo esemplare fu abbattuto nella provincia del Capo nel 1858.

Nel 2000, si scoprì che in Russia erano tenuti in cattività alcuni esemplari di leone, che apparentemente sembravano essere leoni del Capo. Tali esemplari sono stati portati in Sudafrica al fine di promuovere la rinascita della sottospecie.[2]

Successivamente si scoprì mediante analisi del DNA (Yamaguchi, N. 2000), che si trattava di leoni che non potevano essere classificati come sottospecie Panthera leo melanochaita, ma di incroci con il leone berbero, decretando pertanto l'estinzione del Leone del Capo.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Si ritiene che l'antico areale di questa sottospecie comprendesse la parte sudoccidentale della provincia del Capo, delimitato a est dai drakensberg e a nord dai fiumi Vaal e Orange, in coincidenza con il Karoo, un tempo abitato anche dagli anch'essi estinti quagga e antilope azzurra.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Panthera leo melanochaitus, su petermaas.nl. URL consultato il 31 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 15 ottobre 2015).
  2. ^ (EN) 'Extinct' lions surface in Siberia, in BBC News, 5 novembre 2000. URL consultato il 31 maggio 2010.

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Squalo dai denti a lancia
Stato di conservazione
Vulnerabile[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Infraphylum Gnathostomata
Superclasse Pisces
Classe Chondrichthyes
Sottoclasse Elasmobranchii
Superordine Selachimorpha
Ordine Carcharhiniformes
Famiglia Carcharhinidae
Genere Glyphis
Specie G. glyphis
Nomenclatura binomiale
Glyphis glyphis
(Müller ed Henle, 1839)
Areale

Lo squalo dai denti a lancia (Glyphis glyphis (Müller ed Henle, 1839)) è una specie di squalo di fiume diffusa in zone costiere e grandi fiumi tropicali in Australia settentrionale e Nuova Guinea.[2]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Ilustrazione di Glyphis glyphis

È una specie grande e di aspetto robusto, il più grande esemplare mai catturato era lungo 2,6 m anche se si crede possa raggiungere i 3 m. La colorazione è grigia nella parte superiore del corpo e bianca in quella inferiore; il confine tra i due colori sul capo si trova in corrispondenza del margine inferiore dell'occhio, questa caratteristica lo rende facilmente distinguibile da altre specie simili dove invece il colore cambia più in basso.[2]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Il comportamento di questa specie è poco conosciuto, ma si ritiene che abbia abitudini alimentari diverse dalla balenottera di Eden, in quanto quest'ultima si nutre di pesce prevalentemente in prossimità della superficie, mentre la balenottera di Rice si ciba in profondità probabilmente di pesci lanterna e pesci appartenenti alla famiglia Sternoptychidae. Anche se in assenza di osservazioni dirette, è probabile che questa specie, almeno durante i primi anni di vita, possa essere predata da orche e grandi squali come lo squalo bianco.[2]

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

La balenottera di Rice abita una ristretta area del golfo del Messico nord-orientale lungo la scarpata continentale in acque profonde tra i 100 e i 400 m; in particolare intorno al canyon sottomarino De Soto. Le catture effettuate dai balenieri nei secoli scorsi in zone al di fuori dall'areale odierno fanno presupporre che questa specie fosse un tempo più diffusa, abitando tutto il golfo e forse anche il nord del mar dei Caraibi.[1][2]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

L'IUCN considera questa specie come in pericolo critico, in quanto la popolazione è gravemente ridotta e risulta estremamente esposta agli effetti delle trivellazioni petrolifere, alle catture incidentali nelle reti da pesca, alle collisioni con le imbarcazioni e soprattutto ai disastri petroliferi, si stima che l'incidente della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon abbia ridotto la popolazione di balenottera di Rice del 22%.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c (EN) Kyne, P.M., Rigby, C.L., Darwall, W.R.T., Grant, I & Simpfendorfer, C. 2021, Wanax01/Sandbox, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ a b c d A new species of baleen whale (Balaenoptera) from the Gulf of Mexico, with a review of its geographic distribution, su onlinelibrary.wiley.com.

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Cammello selvatico
Camelus ferus
Stato di conservazione
Critico
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Subphylum Vertebrata
Classe Mammalia
Superordine Laurasiatheria
Ordine Artiodactyla
Sottordine Tylopoda
Famiglia Camelidae
Genere Camelus
Specie C. ferus
Nomenclatura binomiale
Camelus ferus
Przewalski, 1878
Areale

Il cammello selvatico (Camelus ferus (Przewalski, 1878)), è una rara specie di camelide che abita zone aride dell'Asia orientale, in particolare Mongolia meridionale e Cina settentrionale.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

È una sottospecie di grandi dimensioni, simile ai ghepardi dell'Africa orientale e meridionale, ma leggermente più piccolo, di colorazione più scura e con pelo più sottile. Raggiunge una lunghezza, esclusa la coda, di 110-140 cm; un'altezza al garrese che si aggira tra i 50 e gli 85 cm e un peso di circa 40-60 kg.[1]

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Il comportamento di questa sottospecie è poco studiato, ma si ritiene che sia simile a quello dei ghepardi dell'Africa orientale. Le femmine conducono una vita solitaria, mentre i machi possono occasionalmente formare delle coalizioni fra di loro. La gestazione dura circa 90-95 giorni e al suo termine nascono in genere tra 3 e 6 cuccioli, i quali trascorrono con la madre 13-20 mesi circa; la speranza di vita in natura si aggira intorno ai 10 anni. Preda gazzelle di Grant, gazzelle di Soemmerring, lepri del Capo, numididi e occasionalmente animali di taglia maggiore come alcelafi, zebre di pianura e struzzi.[1]

Habitat e distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Abita praterie e zone semi-aride dell'Africa centrale e nord-orientale; è riscontrabile in Repubblica Centrafricana, Chad, Etiopia, Eritrea, Djibouti, Egitto, Somalia e Sudan.[1]

Conservazione[modifica | modifica wikitesto]

Il suo status non è stato valutato dalla IUCN, ma è minacciato dal bracconaggio, dalla caccia, dal traffico illegale di selvaggina, dalla distruzione dell'habitat e dalla diminuzione del numero di prede.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e José R. Castelló, Felids and Hyenas of the World, Princeton University Press, 2020, p. 92-93, ISBN 978-0691205977.

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